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Autore: Jules_Weasley    06/05/2015    1 recensioni
Penny Shane ha sangue magico nelle vene, ma genitori Babbani. Quando riceve la lettera per Hogwarts resta molto sorpresa. Non discende da nessuno dei personaggi della saga, ma questo non vuol dire che non li incontreremo nel corso della trama. Se volete prendere con me quest'Espresso per Hogwarts, conoscerete Penny e i suoi amici, impegnati nel loro sesto anno. Conoscerete anche le sue dis-avventure sentimentali con il ragazzo per cui, da sempre, ha una cotta. La sua storia, insomma.
Leggete e recensite in tanti, è la prima FF che scrivo, quindi sono graditi pareri di ogni genere.
[Dal Prologo:
"Ne ero quasi sicuro che sarebbe toccato a lei, me lo sentivo fin dalla sua nascita” disse, strizzando l'occhio a Penny. Lei non stava più nella pelle. Suo nonno era un mago. Era arrivata una lettera. Era una strega. Fin troppe cose per essere apprese nell'arco di venti minuti.]
Genere: Commedia, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Albus Severus Potter, James Sirius Potter, Nuovo personaggio, Rose Weasley | Coppie: Harry/Ginny, Ron/Hermione, Teddy/Victorie
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Nessun Incanto è pari alla tenerezza del cuore!'
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Capitolo Quattro



Filtro d'amore per Alice Paciock



Penny si era lasciata indietro James Potter, e andava verso un altro componente di quella immensa famiglia Weasley-Potter, alla quale ormai era legata a doppio filo. Entrò in aula in perfetto orario, mettendosi a sedere in terza fila, vicino ad Al.

"Sei già qui? Mi hai lasciata sola!" lo rimproverò. Lui aveva un'espressione colpevole. In realtà era solo divertito dalla sua reazione, Penny lo sapeva.

"Mi sembrava indelicato frappormi tra te e il tuo lui" la canzonò. Ecco, appunto.

"Ritiro quello che ho detto prima riguardo alla nostra fantastica amicizia". Al rise di gusto e si chinò sulla cartella per estrarre il libro di testo.

"Hai visto Alice?" le chiese poi, con finta noncuranza.

"Veramente no, perché?" Lui sembrò imbarazzato. Al imbarazzato... con lei?

"Le dovevo rendere un libro che mi aveva prestato, tutto qui". Per archiviare del tutto la faccenda chiese dove si fosse cacciata Rose. Come se l'avesse udito, in quel momento lei entrò insieme a Trixy. Si sedettero al banco davanti. "Ma dove diavolo eravate?" chiese Rose girandosi verso di loro. L'aula iniziava a riempirsi. Penny sbuffò e alzò gli occhi al cielo. Disse che aveva avuto uno spiacevole colloquio con James e ne approfittò per dare una gomitata ad Al, ripensando a come se l'era svignata. Al non sembrava preoccupato dall'eventualità che Penny continuasse a riempirlo di gomitate, perché continuava a guardarsi intorno. Rose gli chiese qualcosa riguardo alle predizioni per Divinazione, ma lui non la stava ascoltando.

"Ti verrà il torcicollo se continui così!" gli fece notare Rose.

"Cerca Alice" spiegò Penny. "Deve ridarle un libro". Non era affatto convinta da quella motivazione – le sembrava deboluccia, decisamente.

"E' in Infermeria" li informò Trixy. Albus iniziò ad agitarsi.

"Lo dici così?" esclamò, facendo voltare più di uno studente nella loro direzione.

"Al stai tranquillo, non è niente di grave" lo rassicurò. "Sarà dimessa entro stasera. Stava preparando una pozione, ma non è andata come aveva previsto Alice. Le avevo detto di non farlo" concluse Trixy. Evidentemente, l'amica non l'aveva ascoltata. Penny si ripromise di chiederle ulteriori spiegazioni. Al riprese a respirare, parve sollevato. In quel preciso momento, il professor Lupin fece il suo ingresso in classe.

"Buongiorno professore!" dissero in coro le due Case. In quel caso i Grifondoro dividevano la lezione con i Corvonero del sesto anno. Ottimi compagni di classe, i Corvonero. Comunque, nemmeno condividere la classe con Serpeverde avrebbe potuto renderla indifferente verso Difesa Contro le Arti Oscure. Theodore Lupin era il loro insegnante dall'anno precedente. Un insegnante coi fiocchi, anche se molto giovane. Aveva appena ventitrè anni, ma riusciva non solo a farsi rispettare da tutti i ragazzi e le ragazze di Hogwarts. Era un giovane brillante e affascinante, da poco sposato con Victoire Weasley, cugina di Al e Rose ma soprattutto talentuosa insegnante di Pozioni. Penny non amava Pozioni come Difesa Contro le Arti Oscure, ma doveva ammettere che Victoire era un'ottima insegnante.

"Buongiorno a tutti!" disse Lupin. Si sedette alla cattedra, sistemò i libri e le cianfrusaglie che si portava sempre appresso e poi si alzò di nuovo. Era una persona molto dinamica, Penny non ricordava di averlo mai visto fare lezione restando seduto per più di cinque minuti. "Oggi ripeteremo un argomento che abbiamo accennato l'anno scorso ma che non fa mai male ripassare. Sto parlando di come produrre un Incanto Patronus" disse. "Qualcuno se la sente di dirmi come si produce un Patronus e come usarlo per scacciare i Dissennatori?" chiese. Penny alzò la mano d'istinto.

"Signorina Shane, prego!" Fosse stata un'altra materia Penny non avrebbe alzato la mano con tanta prontezza, ma Difesa Contro le Arti Oscure era un'altra storia. Con Lupin ancora meglio: lo trovava eccezionale, degno erede di suo padre, almeno da quello che aveva sentito su di lui.

"Un patronus si produce concentrandosi su un ricordo estremamente felice, lasciando che ci colmi completamente, per poi pronunciare la formula Expecto Patronum. In tal modo, i Dissennatori si cibano del ricordo, senza attaccarci direttamente". Lui annuì soddisfatto.

"Sai anche dirmi se ce ne sono più tipi?" Penny non dovette neppure riflettere.

"Corporeo e non-corporeo, signore. Il primo prende una forma particolare, che ha un significato per colui chelo produce. Il secondo tipo invece non assume alcuna forma particolare" spiegò.

"Molto bene Penny! Cinque punti a Grifondoro per quest'ottima spiegazione!" disse. Lei sorrise, lievemente compiaciuta, poi si mise di nuovo all'ascolto. Dopo un pò di teoria si passò alla pratica; il professor Lupin era per un insegnamento che prevedesse un certo allenamento sul campo. Il fatto che Lord Voldemort fosse stato ridotto in polvere dal Prescelto non significava certo che i maghi oscuri fossero spariti dalla faccia della Terra. Era giusto che i suoi ragazzi si esercitassero, diceva lui. Penny non poteva che condividere, dato che aveva l'aspirazione di diventare Auror. Era un sogno che accarezzava ardentemente. Una volta finita la scuola avrebbe tentato quella strada.

Lupin decise di utilizzare un Molliccio per farli esercitare, come suo padre aveva fatto un tempo con i propri studenti. "Il Molliccio, come saprete se l'anno scorso mi siete stati a sentire per almeno tre minuti, prende le sembianze di ciò che più ci spaventa" disse. "Per ognuno dovrebbe prendere un aspetto diverso, non è detto sia un Dissennatore. Per questo motivo è stato appositamente Incantato dal sottoscritto, affinchè assuma sempre e solo la forma di un Dissennatore, con ognuno di voi".

"Grazie della premura, professore!" scherzò Lorcan, facendoli ridere.

Ciascuno si mise in fila, in attesa del proprio turno. La prima ad affrontare il molliccio fu Rose. A seguire vi furono alcuni Corvonero; poi Al, Trixy e Penny, finchè ognuno ebbe prodotto il proprio. Parecchi ebbero la meglio sul Molliccio, ma ci fu qualche ragazzo che non riuscì nell'intento. In questi casi Lupin si frapponeva tra lo studente e il molliccio, evocando il proprio patronus, che aveva l'aspetto di un lupo, proprio come quello appartenuto ad entrambi i genitori.

"Non scoraggiatevi" ripeteva a quelli che non ci riuscivano. "Avete fatto esercizio solo alla fine dell'anno scorso, è normale che non riusciate a padroneggiare l'incantesimo alla perfezione". Quando l'esercitazione si concluse, gli studenti erano quasi dispiaciuti di uscire dall'aula. Le lezioni di Lupin piacevano a tutti, non ci si annoiava mai. Avevano imparato più cose con lui al quinto anno, che nei quattro precedenti. Penny raccolse i libri, ma non uscì. Si diresse invece verso Teddy Lupin, che la sentì avvicinarsi alla cattedra e sollevò lo sguardo. Penny si schiarì la voce.

"Professore" disse. "Avrei una domanda".

"Perdona se intanto cerco la mia piuma d'oca, ma ti ascolto", rispose gentilmente, iniziando ad armeggiare con un cassetto della cattedra

"Ecco, mi chiedevo. Secondo lei, ho qualcosa che non va?" chiese. Lui sembrò non capire. "Con l'Incanto Patronum, intendo". Notando il volto preoccupato dalla ragazza smise di cercare la piuma d'oca e si mise a sedere. Le parlò con voce rassicurante:

"Penny, il tuo Patronus è uno dei più potenti della classe. Per giunta sei velocissima a produrlo. L'anno scorso sei stata la sola a riuscirci al primo colpo. Te lo ricordi? Era vero, era stata la prima a produrlo ed era piuttosto potente di solito; ma c'era qualcosa che la turbava.

"Signore, ecco... non è corporeo" disse incerta. "Non è strano? Insomma, io voglio diventare Auror. Non voglio che questa cosa influisca negativamente". Tutti i Patronus dei suoi amici avevano una forma. Quello di Rose era una lontra come quello di Hermione. Il patronus di Al aveva le sembianze di una cerva – chissà se per via della nonna o del suo secondo nome. Lily e Severus avevano avuto lo stesso Patronus, un tempo. Quello di Trixy l'anno prima era non-corporeo, ma ora aveva le sembianze di un Labrador. Penny sapeva perchè. Durante l'estate era morto il suo cane, al quale Trixy era legatissima. Era l'unica creatura della casa che l'avesse amata e che lei adorava. La sua morte aveva addolorato profondamente la ragazza, ed evidentemente il suo Patronus rispecchiava quell'avvenimento.

Lupin le riservò uno sguardo di tenerezza.

"Ascolta Penny: tu eccelli nella mia materia. So che non sei niente male anche in Pozioni, Incantesimi e Trasfigurazione. A mio parere sarai un ottimo Auror, e certamente il fatto che il tuo Patronus prenda forma o meno non cambierà nulla" la rassicurò. "Ci sono altri ragazzi ai quali non riesce un Patronus completo, ma sono sicuro che entro quest'anno il tuo prenderà forma" la rassicurò dandole un colpetto sulla spalla.

"Se lo dice lei mi fido" disse Penny. "Buona giornata professore". Uscì dall'aula e scoprì che gli altri l'avevano aspettata; disse loro che aveva chiesto dei chiarimenti, senza scendere in particolari. Insieme si incamminarono verso la Sala Grande.

"Si può sapere che diavolo è successo ad Alice?" bisbigliò accostandosi a Trixy.

"Te lo spiego a tavola, ma è meglio che Al non senta" sussurrò l'altra con aria di segretezza, facendola morire di curiosità. "Alice mi ucciderebbe".



Procedettero in silenzio fino alla Sala Grande. Si sedettero alla tavolata dei Grifondoro. Dall'altro lato del tavolo, Al ingaggiò una discussione con Matthew Finnegan, suo amico e compagno di stanza, che sosteneva di saper fare l'incantesimo Incarcifors, che fino ad allora non era riuscito a nessuno. La cosa giocava a loro favore, perché si trovarono libere di parlare. Penny e Rose morivano dalla voglia di sapere cosa fosse successo.

"Che ha combinato Alice con quella pozione?" chiese Rose. Trixy si guardò intorno, come se stesse per rivelare l'arcano, e iniziò a raccontare l'accaduto.

"Voleva preparare un filtro d'amore, anche piuttosto complicato" riferì alzando gli occhi al cielo. Disapprovava il maldestro tentativo dell'amica.

"Cosa? Un filtro d'amore?" esclamò Penny incredula. Non aveva idea che Alice fosse innamorata.

"Proprio così, ma non di quelli che devono essere ingeriti dal destinatario. Era lei a doverla bere, per poi dire una specifica frase – non so quale – all'oggetto del desiderio. Una specie di frase chiave che attiva l'incantesimo e scatena l'infatuazione" spiegò. "Ha sbagliato qualcosa nella preparazione e le sono spuntate delle bolle verdi sul viso. Ero insieme a lei e siamo corse da Madama Chips in Infermeria. Dice che non è grave". Rose e Penny erano sorprese.

Alice aveva tentato di preparare un filtro d'amore, per chi? Lo domandarono a Trixy, che su quel punto fu irremovibile.

"Non posso" disse. "Sarà Alice a dirvelo, quando se la sentirà".

"Sai che non avremo pietà nemmeno se è in punto di morte, vero?" disse Rose, facendole ridere.

"A proposito di mettere sotto torchio, tuo cugino ci ha interrotto, ma tu mi devi ancora spiegare come è nato tutto, fra te e Lorcan" le ricordò Penny mentre si alzavano da tavola. L'ora seguente, prima della lezione di Pozioni, fu trascorsa nel cortile di Hogwarts. Le temperature cominciavano pian piano a scendere. Ottobre si stava avvicinando, ma c'era ancora un bel sole.

"Allora, tu e Lorcan a che punto siete?"domandò Penny senza giri di parole.

"A nessun punto" rispose Rose. Penny rimase in ascolto, ma tacque. "Ci conosciamo da sempre; a dire il vero, ho sempre avuto più simpatia per Lysander. Mi sembrava più alla mano, non so" disse sorridendo. "Lorcan sembrava scostante, ma è solo riservato. Me ne sono accorta quest'estate, quando sono venuti a stare da noi". Stando a quel poco che le aveva scritto Al sapeva che Lorcan e Lysander avevano trascorso del tempo dai Potter perché i genitori erano partiti per fare ricerche riguardo ai mucillosi piagnoni, delle nuove creature che avevano scoperto. Luna era diventata una famosa naturalista e suo marito Rolf era un magizoologo.

"Dovevano stare via due mesi, così hanno affidato i gemelli al clan Potter-Weasley. Rolf ha esplicitamente dato ad intendere a papà che non gli andava di lasciarli a casa con Xenophilius Lovegood". Dentro di sè Penny non potè dargli torto. L'aveva visto un paio di volte, aveva persino scoperto che era amico di suo nonno. Sembrava una brava persona, pazzo al punto giusto da starle simpatico, ma non si poteva dire che desse l'idea di uno affidabile.



"Come sai siamo vicini di casa, quindi ci siamo divisi gli ospiti. Ai Potter Lysander e a noi Lorcan" continuò Rose. Penny fece un sorrisetto malizioso.

"Inizio a capire..."

"Stando sotto lo stesso tetto tutti i giorni, insomma... ho scoperto che abbiamo moltissime cose in comune. Per farla breve, in capo a due settimane ero completamente cotta. Ha tutto quello che cerco e sa come corteggiare una ragazza e... lo trovo maledettamente sexy" concluse. Non aveva mai sentito la sua migliore amica parlare di un ragazzo in maniera così entusiasta.

"C'è stato qualcosa?" indagò. Rose si mordicchiò un labbro. Brutto segno per lei: significava che era una nota dolente.

"Solo un mezzo bacio..." rispose. Penny sollevò un sopracciglio, dubbiosa.

"Che cavolo è un mezzo bacio?"

"Ecco, ci stavamo per baciare, ma abbiamo fatto appena in tempo a sfiorarci le labbra, prima che Hugo arrivasse a rompere le uova nel paniere" disse, seccata. "Da allora non ne abbiamo più parlato. Io continuo ad essere convinta che lui farà il primo passo e lui continua a non farlo" concluse. Dal suo tono traspariva la delusione che provava. Penny le prese la mano nella sua, per rassicurarla.

"Rose, sono sicura che prima o poi si farà avanti. Ho visto come ti guarda e posso affermare con certezza che è cotto quanto te. Oltre a me l'ha notato Al e perfino tuo cugino James, che sembra non accorgersi mai di niente".

Ogni riferimento a fatti, cose e persone è puramente casuale.

"È solo questione di coraggio. Perchè non vai tu all'attacco, invece di aspettare lui?" Rose storse il naso. "Ci ho pensato, ma non saprei che fare. Cosa gli dico?"

"Non ho mai detto che devi dirgli qualcosa. Bacialo! Vedrai che si sveglia" disse perdendo il tono serio.

"Mi stai consigliando di saltargli addosso, non mi pare una grande idea" le fece notare Rose.

"Merlino, che esagerazione! Per un po' di iniziativa! Fai come ti pare... struggiti per Lorcan fino al diploma" la celiò.

"Senti chi parla! Stai evitando James da un decennio! È come se il Boccino d'Oro fosse alla tua destra e tu decidessi di allungare la mano verso sinistra" disse. I paragoni calcistici di suo padre erano nulla rispetto a quelle perle della famiglia Weasley. Il Quiddich aveva dato alla testa a tutti, in quella casa.

"Forse è per questo che sono una Battitrice. Non sono in grado di cogliere le opportunità al volo" disse. "In questo è bravo James".

"Prendere il Boccino è ben poca cosa se non si accorge che ha la ragazza migliore sotto il suo naso!" rispose. "Però anche tu stai sbagliando. Ti si potrebbe dare una fiala di Felix Felicis e non riusciresti comunque a trarne gioia" aggiunse con fare da vecchia saggia, per poi alzarsi dalla panchina di marmo dove erano sedute e dirigersi all'interno. Penny si alzò a sua volta e si mise a camminare al suo fianco, per rispondere alla sua affermazione.

"Be' quello che provo per James non passa. Passerà, lo so. È questione di tempo, devo solo pazientare". Rose si girò verso di lei, squadrandola con espressione scettica.

"Non sarà così facile, per come sei messa. Inoltre, anzichè aspettare che passi, mi spieghi perchè non fai nulla affinchè questa cosa possa diventare concreta? Chi ti dice che Jamie non provi qualcosa per te? Glielo hai chiesto?" le rispose. Penny scoppiò a ridere. Un riso forzato, non certo allegro, ma piuttosto eloquente.

"Sappiamo entrambe che non sono il tipo di tuo cugino" disse. "Non c'è niente che possa attrarlo in me". Rose si limitò a sbuffare bofonchiando qualcosa.

Nel mentre, erano arrivate davanti all'aula di Pozioni. Si erano attardate in cortile ed erano già pronte ad essere rimproverate. Invece, la classe era piena, ma era Victoire, cioè la professoressa Weasley, ad essere in ritardo. Sia i Tassorosso che i Grifondoro erano già sistemati ai loro posti e purtroppo, l'unico banco rimasto vuoto era il primo della fila centrale, da veri secchioni.

"Mi sembra di essere Hermione Granger!" disse Rose, disgustata dalla postazione.

"Era secchiona fino a questo punto, tua madre?" domandò Penny. Rose si mise a ridere. "Anche più del punto, a quanto dicono papà e zio Harry. A onor del vero, bisogna ammettere che loro erano schiappe, specie mio padre!"

Quando Penny sentiva tutti quei racconti sui genitori di Rose e Al, non poteva fare a meno di pensare che suo nonno Arnold avesse fatto bene a tenere sua figlia fuori dal Mondo Magico; era stato il miglior modo di proteggerla. Anne si sarebbe sentita fuori luogo, come se non fosse all'altezza degli altri. Fra i babbani aveva una carriera ed era sempre stata apprezzata e rispettata per le sue capacità. Arnold amava sua figlia più di quanto non dimostrasse e Anne l'aveva capito solo quando Penny era entrata in quel mondo complesso e bellissimo della magia.

"Buon pomeriggio ragazzi!" trillò una voce argentina, interrompendo il flusso dei pensieri di Penny. Victoire fece il suo ingresso, splendida come sempre. I capelli biondi e il volto luminoso fecero sospirare molti dei ragazzi.

"Si vede che nelle sue vene c'è una traccia di sangue Veela: è uno schianto!", esclamò Matthew Finnegan, seduto vicino ad Al.

"Ehi, vacci piano, è mia cugina!" ci tenne a ricordargli Al. "Ed è anche sposata!" Finnegan arrossì fino alla punta delle orecchie. Non aveva pensato alla parentela. Del resto, metà del castello aveva una parentela di qualche tipo con Al e Rose.

Durante i suoi sette anni ad Hogwarts, Victoire si era dimostrata prodigiosamente dotata nella scienza delle Pozioni, stupendo la sua famiglia per la rapidità con cui era riuscita a ottenere l'impiego come insegnante presso la scuola. Aveva ventun anni, persino più giovane di suo marito, ma nonostante ciò aveva la rara abilità di trasmettere le informazioni che la propria passione per la materia. A Penny piacevano le lezioni di Victoire.

"Tirate fuori il calderone in peltro, una fiala, e tutti gli ingredienti che vi avevo detto di portare la volta scorsa, aprite il libro di testo supplementare che vi ho chiesto di comprare" ordinò, senza perdere tempo. "Pagina trecentonovantaquattro". Penny fece come le era stato detto e rise nel vedere che a pagina trecentonovantaquattro c'era la formula per realizzare la Felix Felicis.

"Ti spetta il posto della Cooman, Rose" disse alla compagna di banco. "Sei una veggente". L'amica ridacchiò.

"Non sarò mai alla sua altezza, lei possiede l'Occhio Interiore" disse in maniera teatrale, scimmiottandola. "Ti consiglio di non nominarla mai davanti a mia madre".

Passarono le due ore seguenti a schiacciare erbe, tritare radici e spalmarle di unguenti e oli di tutti i tipi, per poi mescolare il tutto nel calderone. Alla fine della lezione, la professoressa valutò i risultati. Finnegan aveva fatto esplodere il suo calderone in peltro, rendendo inagibile anche quello di Al, suo vicino di banco. Quest'ultimo era nero dalla rabbia, dato che solitamente otteneva ottimi voti in Pozioni. Gli unici risultati accettabili erano quelli di Rose, Penny e di un Tassorosso di nome Vincent. Victoire assegnò cinque punti ad ognuno di loro.

"Non mi aspettavo che ci riusciste oggi; preparare la Felix è una cosa molto complicata, che non rientra davvero nei compiti di uno studente del sesto anno. Ma, come sapete, non seguo sempre il programma, per questo vi ho fatto comprare un libro di testo aggiuntivo". Oh, si che lo sapevano. Era davvero tosta come insegnante. Bravissima, ma tosta. Nonostante questo, era sempre incoraggiante con gli studenti.

"Mi piace farvi sperimentare cose avanzate, perciò non sentitevi in difetto. Andrà meglio la prossima volta" disse. Una volta che ebbe dato i compiti per la lezione successiva, furono liberi di uscire dall'aula.

"Ora abbiamo un'altra ora libera"osservò Al.

"Ma poi ci tocca Cura delle Creature Magiche".

"Dai Penny" fece lui. "Non è male!" Era vero, non era affatto male come materia. Inoltre c'era Hagrid e a Penny piaceva stare all'aria aperta.

"No, tu non capisci. Con noi ci sono le serpi" disse tra i denti.

"Merlino, me ne ero completamente dimenticato!" esclamò, battendo il palmo della mano sulla fronte.

"Capisco che Finnegan ti abbia sbruciacchiato il calderone, ma non pensavo avesse intaccato anche il tuo cervello" esclamò Penny.

"Fai poco la spiritosa! Stavo per picchiarlo, giuro. Sono un cretino" ammise. "Papà me l'ha sempre detto di stare lontano dai Finnegan se hanno la bacchetta in mano".

"Non hanno una buona fama" ammise Rose, affiancandoli.

"Dovrebbero fabbricare dinamite" disse Penny.

"Dina-che?" chiesero all'unisono.

"Dinamite" ripetè ad alta voce, sentendosi poco compresa. Le loro espressioni perplesse non mutarono. "Be', roba da Babbani" li liquidò lei.





"Perchè in quest'oretta non andiamo a far visita ad Alice?" propose Rose. Penny la trovava un'ottima idea, a quanto aveva capito Trixy era già lì. L'avrebbero raggiunta e si sarebbero informate sulle condizioni di Alice.

"Posso venire con voi?" chiese Al, il tono incerto. Le ragazze non trovarono nulla da obiettare e si incamminarono verso l'Infermeria, preparandosi a sentire le solite lamentele di Madama Chips sui visitatori. Stranamente non fece storie, salvo che per Al. Non gli fu concesso di entrare, nonostante le reiterate richieste del ragazzo, e fu costretto a restare fuori.

"Rose! Penny!" Alice le salutò con un sorriso. Il suo volto sempre così dolce era coperto di bolle verdi, ancora visibili sotto una pomata giallastra, spalmatale allo scopo di farle sparire.

"Avete visto cosa ha combinato la vostra amica? Lozioni fai-da-te! Bah! Ai miei tempi, se ti pescavano a fare una cosa del genere, venivi appeso per i pollici nei sotterranei!" commentò Madama Chips. Era una cosa un po' eccessiva secondo Penny, ma era anche vero che Madama Chips probabilmente aveva frequentato Hogwarts ai tempi dei Quattro Fondatori.

"Come no! Comunque entro stasera saranno tutte sparite, quelle pustole verdognole" disse allontandandosi. Le ragazze si accostarono al letto dove era semidistesa la paziente, chiedendole spiegazioni.

"Ho detto solo che stavi preparando un filtro d'amore, ma non ho rivelato chi volessi conquistare" disse Trixy all'amica.

"Avresti fatto meglio, perchè io non so come dirlo" fece l'altra, mordicchiandosi un labbro.

"Coraggio, facci questo nome" disse Penny. Alice sembrò pensarci su, ma alla fine si decise.

"Albus Potter" mormorò. Rose non se lo aspettava, ne rimase molto sorpresa, ma nella testa di Penny si ricollegarono alcuni tasselli. Atteggiamenti, sguardi, sorrisi che aveva visto, presero tutti una connotazione diversa.

"Ti piace Al?" esclamò Rose.

"Parecchio, direi!" Fu Trixy a rispondere per lei. "Prima che vi offendiate perchè non ve l'ha detto, devo dire che anche io l'ho scoperto meno di una settimana fa".

"E' una cosa seria?" le chiese Penny. Trixy annuì.

"Merlino! La vuoi smettere di rispondere al posto mio?" la rimproverò Alice. "Si, lo è, credo di essere innamorata" disse. "E lui non è nemmeno venuto a trovarmi!" Sembrava affranta. "Ho chiesto a Madama Chips di impedirgli l'accesso, in ogni caso. Non voglio che mi veda in questo stato. Però sapere che non è neanche passato non è piacevole".

"Ti sbagli" disse Penny, felice di poterla rallegrare. "Al è qui fuori, che aspetta tue notizie. Ha insistito lui per accompagnarci, ora che ci penso. E quando stamane Trixy ci ha detto che stavi male era molto preoccupato". Trixy annuì di nuovo. Sembrava non avere la forza di fare altro.

"Be' Al è gentile con tutti, non è detto che..."

"Non cominciare!" Rose era evidentemente spazientita. "Sei peggio di Penny! Sono stufa di tutte queste insicurezze".

"Giusto, appena uscirai cercheremo un metodo naturale per provarci con Al" disse Penny. "Qualcosa che non preveda di ingerire pozioni fatte in casa, se possibile". Alice sorrise alle amiche.

"Decisamente basta intrugli" confermò. "Se mi vuole, bene. Se non mi vuole... Be', mi farò Obliviare per dimenticarlo" aggiunse facendole ridere. In realtà, furono tutte concordi nel dirle che già il suo interesse fosse un buon segnale.

"Ora dobbiamo andare" disse Trixy. "Il dovere ci chiama e i Serpeverde sono in trepidante attesa dei Grifondoro, me lo sento".

"Non vi invidio per niente!" esclamò l'altra. "Preferisco le pustole a quei serpenti a sonagli".



Quando uscirono, Al era esattamente dove l'avevano lasciato. Restò un po' perplesso nell'accorgersi che tutte e tre lo fissavano con uno strano sorrisetto. Non fece domande al riguardo e chiese direttamente informazioni sulla salute di Alice. "Non è ancora in forma smagliante, ma secondo Madama Chips stasera lo sarà" rispose Rose sbrigativa. Al avrebbe voluto più dettagli e le chiese cosa aveva causato le bolle. Silenzio di tomba, fu ciò che seguì.

Le tre ragazze cercarono disperatamente una spiegazione plausibile, negli anfratti più remoti del reparto scuse decenti da rifilare in qualsiasi occasione delle loro menti da adolescenti.

"Intossicazione alimentare!" esclamò Penny; Al la guardò dubbioso. "Così dice Madama Chips!" aggiunse abbassando la voce, come a giustificarsi. Mai stata una grande bugiarda, men che mai con Al.

"Ma non era stata una pozione?"

"Appunto! Ingerirla le ha provocato un'intossicazione" buttò lì Rose.

Lui si accontentò di quella risposta, anche perchè il tempo a loro disposizione era esaurito e dovevano recarsi alla lezione. Già in ritardo, corsero a perdifiato per i corridoi e poi per il pendio erboso e scosceso che conduceva alla casa di Rubeus Hagrid, tagliando per il campo di zucche. Giunsero appena in tempo per unirsi alla classe che si stava recando nella foresta, e nella foga Penny pestò i piedi a qualcuno. Alzò gli occhi per vedere chi fosse, ma non appena lo fece se ne pentì amaramente. Capelli biondo platino e uno sguardo di ghiaccio inconfondibile la sovrastavano, come se la aspettassero al varco. Aveva pestato i piedi al suo incubo personale, Scorpius Malfoy.

"Dovrò disinfettarmi la scarpa, ora!" disse sprezzante.

"Non l'ho fatto apposta". Probabilmente Penny avrebbe dovuto disinfettare le scarpe, non lui. Però non voleva guai, perciò fece per andarsene.

"Cosa fai, prima mi infetti e poi te la svigni?" la sfidò. Penny sentiva già la mano che scattava verso la bacchetta. "Perché non facciamo un duello, Sanguemarcio?"

"Schiantalo! Schiantalo! Schiantalo!" Doveva assolutamente far tacere quella vocina interiore.

"Lascialo stare, Penny" le disse Al, la voce della ragione. Ritrasse la mano dalla tasca e si limitò a mugugnare qualcosa su Malfoy, mentre il suo migliore amico la trascinava avanti in maniera piuttosto brusca.

"Vuoi un richiamo o stai cercando direttamente di farti espellere?" la rimbrottò.

"Mi sarei fermata" mentì. Probabilmente avrebbe estratto la bacchetta, idiota com'era. O forse no. Non ne era certa, ma non era il caso di discutere con Al.

"Quel verme tira fuori il peggio di me" si giustificò. "Ha un atteggiamento insopportabile".

"E' Malfoy! Che ti aspetti? Che ti stringa la mano e ti offra dei dolcetti?" Aveva ragione. Loro sapevano com'era, come si comportava. Non aveva senso prendersela per quello che diceva o per le provocazioni che lanciava.

Continuarono a camminare a larghe falcate, verso l'interno della foresta. Ad un certo punto, Hagrid si arrestò davanti ad un gran recinto, all'interno del quale c'erano degli Ippogrifi che li osservavano con fierezza. Una buona parte del recinto era riparata da una specie di tettoia in paglia, sicuramente realizzata da Hagrid. Penny si mise sulle punte e allungò il collo, cercando di oltre la folla degli studenti accalcati davanti a lei. Un Ippogrifo era disteso a terra.

"E' ferito?" domandò Rose, togliendole le parole di bocca.

"Non direi" le rispose Hagrid ridacchiando. "Questo", tuonò per sovrastare il chiacchiericcio, " è un esemplare femminile di Ippogrifo".

"E questo dovrebbe entusiasmarci?" chiese Scorpius ironico. Hagrid lo udì, ma lo ignorò.

"No signor Malfoy, la cosa interessante è un altra. Nancy, la nostra Ippogrifa, sta per partorire" annunciò orgoglioso, come se il figlio fosse suo.

"E noi cosa dovremmo fare?" domandò Al con una nota di terrore nella voce. Conoscevano tutti le idee strampalate di Hagrid quando c'erano di mezzo le creature magiche, non c'era da fidarsi. I genitori, gli zii, gli amici di famiglia erano tutti concordi in proposito.

"Noi aiuteremo Nancy a partorire, ovviamente! Ora entreremo nel recinto – senza dare fastidio agli ippogrifi, Scorpius – e poi ci avvicineremo lentamente, per aiutarla a far nascere un piccolo" spiegò. "Ci sono volontari?"

Calò un silenzio generale e nessuno sembrava voler fare un passo avanti. Alla fine toccò ad Hagrid scegliere un malcapitato.

"Al, ci vuoi provare tu? Tuo fratello l'anno scorso ci è riuscito piuttosto bene!" La faccia di Al era una maschera di terrore, mentre Penny si limitò a dubitare di quell'affermazione. James aveva avuto la delicatezza e la fermezza necessarie a far partorire una tra le creature meno gestibili in assoluto? Bisognava inchinarsi per fare amicizia, figuriamoci cosa si doveva fare per far partorire un Ippogrifo!

Nella testa di Al si stavano agitando pensieri simili, a giudicare dall'andatura con la quale si stava recando incontro al proprio destino. Mentre avanzava a passi sempre più lenti verso il recinto, si bloccò e fissò Hagrid supplichevole.

"Devo proprio?"

Si sentirono Malfoy e il suo amico Zabini sghignazzare divertiti dalla sorte di Al Potter.

"Lo aiuto io, professore!" si offrì Trixy, vedendo Al impallidire sempre di più e vergognandosi per i commenti idioti che suo fratello Daniel stava facendo insieme a Scorpius. Al la guardò come se l'avesse appena salvato dal patibolo. Hagrid fece un cenno d'assenso e i due ragazzi entrarono con cautela nel recinto, accostandosi lentamente. Il resto della classe li seguì a distanza fino ad un certo punto, per poi fermarsi e restare lì a guardarli. Trixy si accovacciò accanto all'animale disteso a terra, che scalciava da ogni parte. Al era in piedi, ritto e impalato, mentre lei sembrava concentrata sul da farsi.

"Come facciamo a sapere quando dobbiamo intervenire?" chiese, appena prima che un urlo lacerante rispondesse alla sua domanda.

"Ora" dichiarò Hagrid, perfettamente tranquillo. Penny si chiese come pretendesse che due ragazzi se la cavassero in una situazione del genere, senza spiegare come gestire la situazione. Ma per Hagrid veniva prima la pratica e poi la teoria.

L'urlo di Nancy sembrava aver risvegliato Trixy e atterrito Al, ora accucciato accanto alla bestia, sempre immobile. L'animale si contorceva e produceva suoni acuti di dolore, poco piacevoli da udire. Per un pelo la ragazza schivò una zampata in pieno visto, mentre allargava le zampe dell'animale per permettere al piccolo Ippogrifo di fuoriuscire. Il sangue le colava sulle mani, mentre le introduceva quasi totalmente dentro Nancy. Vedeva spuntare la testa, ma Al non si decideva a darle una mano, quindi prese il toro per le corna. Con una mano accarezzò Nancy per tranquillizzarla, mentre con l'altra la aiutò con calma a far uscire quello che si rivelò essere un magnifico esemplare maschile di Ippogrifo.

Trixy lo prese in braccio, sporco di quella che doveva essere una sorta di placenta in versione ippogrifale – come la descrisse in seguito Al – e lo mise nelle mani di Hagrid. Si sarebbe occupato lui di rimetterlo a nuovo, lei aveva fatto abbastanza per il momento.

"Lo chiamerò Norberto!" annunciò lui felice. "In onore di un vecchio amico".

"Aguamenti!" Trixy formulò l'incantesimo puntando la bacchetta verso una ciotola di legno che, riempitasi d'acqua, le permise di lavarsi le mani.

"Sei stata bravissima!" si complimentò Hagrid.

"Grazie" rispose compiaciuta. Cura delle Creature Magiche era sempre stata la passione di Trixy.

"Hai fatto esattamente quel che dovevi. La mamma del cucciolo va soprattutto tranquillizzata. Ben fatto, anche se non posso dire lo stesso di Al". Il ragazzo aveva ancora lo sguardo perso nel vuoto.

"Non credo sia abbastanza forte di stomaco da reggere uno spettacolo del genere" commentò Trixy trascinandolo fuori dal recinto.

"Ma tu si! Dovresti pensare ad occuparti delle creature magiche ragazza, te lo dico io" le disse Hagrid.

"I miei genitori la disconoscerebbero, se decidesse di fare un lavoro del genere!" commentò Daniel, a voce abbastanza alta da essere udito. Scorpius rise, mentre Penny e Rose si girarono a guardarli in cagnesco. Hagrid aveva sentito, ovviamente.

"Bene, in attesa che tu venga diseredata, assegno quindici punti a Grifondoro, per la tua brillante prestazione!" Lei sembrò molto soddisfatta.

"La tua prestazione" disse ad Al sottovoce, "è meglio non commentarla!". Il ragazzo era rosso di vergogna, poichè nel frattempo si era ripreso abbastanza da capire la portata della figuraccia che aveva appena fatto. Davanti alle serpi, per giunta.



"Abbiamo capito che la cura delle creature magiche non rientra nei tuoi talenti" lo canzonò Rose mentre facevano la strada a ritroso, per rientrare al castello.

"Chiudi il becco! Sono destabilizzato! Quel coso recalcitrante e urlante era difficile da gestire!" si lagnò.

"Sei destabilizzato? Mi hai lasciata sola a fare il lavoro sporco. In tutti i sensi. Non aveva un buon odore quel piccolo e tenero ippogrifo!" affermò Trixy sbuffando. Si vederva che era contenta di averlo fatto nascere, però.

"Hagrid era ammirato" commentò Penny.

"Cura delle Creature Magiche mi è sempre piaciuta. Gli Ippogrifi sono delle creature meravigliose, poi".

"Questo no!" protestò Al. "Sono presuntuosi e altezzosi fino all'inverosimile".

"Come ti permetti? Sono molto eleganti!" lo contraddisse la ragazza.

"Ehi, mi hai salvato, ma non mi farai cambiare idea. A proposito, scusami. Se vuoi picchiarmi fai pure, sono stato un disastro".

"Indubbiamente il peggior collaboratore che potessi avere. Diamine! Devo tornare indietro, ho lasciato la bacchetta al recinto, credo. Ci vediamo in Sala Comune!" disse loro facendo dietro front.

"Per fortuna Alice non c'era!" si lasciò sfuggire Albus. Rose e Penny lo fissarono dubbiose, solo in quel momento si rese conto delle parole che aveva usato. Per sua fortuna, Matthew Finnegan lo salvò da qualsiasi possibile domanda, perchè doveva parlargli di – tesualmente – cose da uomini. Al lo ringraziò mentalmente, di qualsiasi cosa volesse parlare, non aveva importanza. Si dileguò con lui mentre Rose e Penny risalivano fino al castello – l'una parlando di Lorcan, l'altra pensando a James.





Era trascorsa un'altra settimana dall'ultima volta che si erano parlati e James non era più tornato all'attacco. Penny non sapeva cosa pensare, il suo cervello oscillava come un pendolo. Da una parte era sollevata, dall'altra delusa. Per un attimo aveva sperato che tenesse a lei. Ovviamente si era sbagliata; quello di James era stato il capriccio di un momento. Si era sentito escluso dalla complicità che aveva col fratello e con la cugina, punto e basta. Il resto erano chiacchiere al vento, dette senza pensarci troppo.

"Pensi di riparlare con mio fratello, prima o poi?" le chiese Al mentre stavano percorrendo il corridoio insieme.

"Al, non guardarmi così, non è colpa mia. Non ci siamo incontrati, ultimamente. Non è dipeso da me!" constatò. Al si dimostrò piuttosto scettico a quella scusa.

"Diciamo che tu hai dato una mano al Destino, non facendoti trovare nei paraggi tutte le volte che lo vedevi avvicinarsi" puntualizzò.

Un ragazzo alto, ben piazzato e dai capelli rossicci le si fece incontro in quel momento, con un gran sorriso. Lei sorrise di rimando, sprizzava buon umore da tutti i pori quel tipo.

"Ehi Shane! Come va?"

"Ciao Sam! Tutto regolare, più o meno".

"Tra poco non avrai nemmeno il tempo di respirare, perciò goditi la libertà".

"Si, capitano!" Penny si mise sull'attenti. "Quest'anno la Coppa del Quiddich la vinciamo noi, io sarò lì a fare la mia parte. Mi sono mai tirata indietro?".

"Neanche una volta! Sei un'ottima Battitrice, e lo sai. Ora devo andare ragazzi, ci vediamo dopo" disse andando nella direzione opposta alla loro.

"Menomale che ha detto ragazzi, almeno so che si era accorto della mia presenza!", sbuffò Al, scocciato. Penny rise. Baston era il capitano della squadra di Quiddich, della quale Al non faceva parte.

"Non te la prendere, sai che mi adora! Ho salvato James in molte occasioni, permettendogli di acchiappare il Boccino" lo giustificò. Le sue stesse parole le ricordarono qualcosa che negli ultimi giorni aveva nuovamente rimosso.

A Ottobre sarebbe iniziata la stagione di Quiddich, quindi dovevano prepararsi per affrontarla. La elettrizzava l'idea di tornare a combattere contro i bolidi, ma si sarebbe trovata gomito a gomito con il maggiore dei Potter, cosa non proprio positiva.

Sam Baston, figlio di Oliver Baston, aveva seguito le orme di suo padre. Era molto amico di James e frequentava l'ultimo anno, come lui. Giocava come portiere nella squadra del Grifondoro e considerava il Quiddich la sua ragione di vita.

"Me ne sono accorto! Ma per tutte le cavallette, non sono trasparente!" protestò.

"Smettila di lamentarti! Pensa a me: mi toccherà stare incollata a tuo fratello ogni volta che un bolide rischia di colpirlo. Lo sai che mi ha detto l'ultima volta che ci siamo visti?" Al scosse la testa, come a ricordarle che era stata lei a non parlarne.

"Io e Rose ci siamo consultati e abbiamo pensato che fosse meglio non chiederti nulla" rispose. Penny sollevò un sopracciglio.

"Voi vi siete consultati? Cosa sono adesso, un caso clinico?". Albus rise di quelle parole, ma non le smentì. Pessimo segno! Ripensò alla conversazione con James e a quanto era stata dura con lui. In fondo voleva solo essere gentile, non aveva colpa. Le tornò in mente l'espressione dispiaciuta del suo volto. Però era stato lo stesso James che aveva dato voce a una serie di idiozie.

-"Non mi hai mai potuto soffrire e non fai nulla per nasconderlo, mi pare. Sei cordiale con tutti, ma quando arrivo io diventi fredda".



-"Bene, ora è proprio cristallino, che non sono fra le tue simpatie. Se vuoi che ti lasci in pace, fai una bella cosa: quando alla partita un bolide sta per venirmi addosso, tu lascialo fare!".



-"Deve essere difficile difendere qualcuno che ti sta così antipatico. Mi dispiace per te, davvero".





Erano parole impresse nella mente di Penny, e non riusciva a cancellarle. Insomma, quell'idiota non poteva davvero pensare che le costasse fatica difenderlo a Quiddich! Era una cosa in cui aveva sempre messo parecchio zelo.

"Deve essere difficile difedere qualcuno che ti sta così poco a cuore!" ripetè Al incredulo. James non era un tipo melodrammatico, di solito.

"È convinto che io lo detesti".

"Bisogna dire che tu non fai nulla per fargli cambiare idea".

"Ora la colpa è mia?" sbottò lei. Al alzò gli occhi al cielo, sentendo il suo tono scocciato.

"Ma figurati se incolpo te! Dico solo che non lo tratti come fai con le altre persone, sei scostante e a tratti poco gentile" precisò. "Normale che lui l'abbia notato".

"Cerca di capirmi Al, ero arrabbiata. In più la consapevolezza che essere arrabbiata non fosse mio diritto, mi ha fatto arrabbiare ancora di più". Al le diede una pacca sulla spalla. Oh sì, era messa male. "Non sono nessuno per giudicare le azioni di James. Non ho motivo di arrabbiarmi se bacia un'altra, perchè non mi deve niente".

"Ok, ma resta il fatto che non gli hai parlato, perchè?".

"Per dirgli cosa Al? James, scusa se sono triste perché hai baciato un'altra e sono arrabbiata con me stessa perché so di non potermela prendere con te" disse tutto d'un fiato, scimmiottando il proprio tono in modo caricaturale.

"Tu non parli così!" commentò Al ridendo.

"Lo so, ma rendeva più ridicola la frase". Era imbronciata, ora. Merlino, era così infantile.

"Non fare il broncio, vedrai che andrà tutto..." L'ultima parola rimase in sospeso e lo sguardo di Al si fissò al di là delle spalle di Penny. Evidentemente qualcuno si era avvicinato silenziosamente.

"Stavamo proprio parlando di te!" esclamò Al con tono pimpante, diretto al ragazzo alle spalle di Penny. Lei lo incenerì con lo sguardo. Si costrinse a girarsi per guardarlo.

"Ciao James" disse, il tono più neutro che riuscì a sfoderare.

"Mi saluti di nuovo, Shane?" Voleva renderle pan per focaccia. Al soppesò la situazione, spostando lo sguardo dal volto di James a quello di Penny, poi parlò.

"Vado a cercare Rose. Non so dove sia finita e dovevo chiederle i compiti di Incantesimi per domani. L'incantesimo Arresto Momentum è ancora poco chiaro, per me. Ci vediamo a Erbologia!" le disse sbrigativo.

Non ci poteva credere, la stava lasciando da sola! Lo guardò con la supplica negli occhi, ma nulla valse a sciogliere il cuore di pietra di Al Potter. La lasciò lì impalata, sola con James. Di nuovo.

"Posso sapere come mai sono di nuovo nella categoria delle persone degne del tuo saluto?" le chiese.

Merlino! Quel tono freddo la faceva impazzire. Come se non bastasse le si era anche avvicinato; ora aveva i suoi occhi puntati dritti in faccia. La squadrava dall'alto in basso. Iridi di un castano così scuro che finivano quasi per confondersi con il nero delle pupille. Probabilmente era lo sguardo intenso di James che l'aveva fatta capitolare e che, ogni volta, la lasciava senza parole. Non sapeva mai se prenderlo a schiaffi o buttargli le braccia al collo, quando incrociava i suoi occhi. Furono secondi interminabili. Si sentiva fuori dallo spazio e dal tempo.

"Shane, vuoi parlarmi o continuare a fissarmi come se io fossi un Troll?" La voce di James la riportò sul pianeta Terra, mondo magico, scuola di Hogwarts, corridoio quasi deserto. Penny deglutì rumorosamente e sbattè le palpebre un paio di volte.

"Mi dispiace se sono stata sgarbata l'altro giorno..."

"L'altro giorno?" disse ironico, "Sono passati sette giorni".

Sette giorni? Li aveva contati?

"D'accordo, mi spiace davvero" Disse Penny, sincera. Forse d'avvero si era sentito tagliato fuori." Ero molto nervosa. Tu non c'entri". Si, certo.

"Perchè ti sei comportata in quel modo?" aveva un tono diverso da quello freddo che aveva usato poco prima. Fu un sollievo per lei. Era meglio sentirlo irritato che con quel tono asettico – non gli si addiceva affatto.

"Mi dispiace" ripeté.

"L'hai già detto, Penelope" le fece notare. "Io non ho chiesto le tue scuse, ho chiesto perché". Penny non sapeva cosa risopondere, dato che la verità era fuori questione. Aveva il nome della moglie di Ulisse, Penelope, ma non la stessa pazienza: doveva andarsene alla svelta, troncare quella conversazione prima di arrivare alle mani. Inoltre picchiare James non era esattamente il tipo di approccio che le veniva in mente se pensava alle sue mani.

"Rose ha detto che non stavi male fisicamente e che Malfoy non ti aveva rivolto la parola: due possibili cause di malessere sono escluse. Non mi risulta che tu abbia avuto litigi o insufficenze".

"Non ti risulta?" disse lei stupita."Cosa fai, mi controlli?" James sembrò titubare, come se pensasse a come risponderle.

"Voglio dire che non tratti male qualcuno perchè sei nervosa o hai preso un'insufficenza e, in tal caso, non avresti avuto problemi a confidare una banalità del genere. Neppure a me". Calcò sulle ultime parole. Era proprio fissato con quella storia! Non lo riteneva inaffidabile. L'aveva detto solo perché accecata dalla gelosia, ma non rispecchiava l'opinione che aveva di James. Non avrebbe potuto innamorarsi di lui se non avesse visto oltre quella sua scorza da duro e a tratti arrogante.

"Senti James, io non so come dirti che non sei il centro del mondo". Sì, certo.

"Non ho detto questo!" sbraitò lui. Infatti no, era lei che metteva le mani avanti.

"Non penso tu sia superficiale, d'accordo?" chiarì, con un tono di voce che non ammetteva repliche. Aveva anche strillato, a giudicare da come aveva messo in fuga due Tassorosso del primo anno. James invece non era per nulla impressionato. "Siamo a posto? Sperò che la conversazione fosse finita.

"Non ti credo".

"Non so che farci". Penny si strinse nelle spalle, già pronta a girare i tacchi e cambiare direzione. Lui le si parò davanti.

"Stiamo parlando e tu scappi. Lo fai sempre". Le fece notare. Gli occhi erano fissi su di lei. "E' solo con me o è una tua tendenza personale?"chiese.

"Una mia tendenza, credo".

"Convincimi" disse James. "Dimostrami che ti fidi di me e -se non ce l'avevi con me- dimmi cos'avevo quel giorno".

"Tu sei pazzo Porrer! Chiedimi qualunque altra cosa" concesse. Suonava quasi come una supplica.

"Lo vedi che ho ragione?"

"No, maledizione. È una cosa privata che ci ho messo del tempo a rivelare persino ad Al e Rose; quindi ti prego, lasciami in pace". Sperava fosse sufficiente.

"Un'ultima cosa". Penny sbuffò ma acconsentì con un gesto.

"Al ha detto che parlavate di me prima: a che proposito?", domandò. Una luce gli brillava negli occhi. Era curiosità o speranza?

Penny tirò un sospiro di sollievo. Sam le aveva dato qualcosa a cui appigliarsi. Il Quiddich.

"In realtà parlavamo di me, di te, di Baston... di Quiddich, insomma. Mi stava ricordando che l'inizio della stagione non è poi così lontano", mentì. In fondo era una mezza verità.

"Capisco" rispose leggermente deluso. Fece per andarsene, ma fu lei a trattenerlo, stavolta. Sembrò stupito.

"Amici come prima?" disse chinando la testa. Quello sguardo penetrante la destabilizzava, non doveva guardarlo.

"Si" disse porgendole la mano. I brividi che sentì stringendola non li sentiva quando toccava Al, quindi non sapeva quanto il termine amico fosse appropriato per designare il primogenito dei Potter.

James la guardò allontanarsi, alla ricerca di Al – che era decisa a pestare a sangue- e di Rose. In quel momento, James desiderava solo trovare qualcuno con cui sfogare la frustrazione per quella conversazione. Le conversazioni con Penelope Shane lo lasciavano sempre insoddisfatto. Come se ogni volta rimanesse qualcosa di non detto, qualcosa in sospeso. Una spada di Damocle che pendeva sopra la testa di entrambi. Si trascinò svogliatamente fino al cortile, non sapeva bene a far cosa, ma sapeva che era in cerca di una valvola di sfogo.





ANGOLO AUTRICE


-Pagina 394 è un omaggio al compianto professor Piton.


- Penelope allude all'Odissea ovviamente, in cui la moglie dimostra la sua pazienza aspettando il marito per vent'anni. Per questo dice di non essere paziente come colei di cui porta il nome.


Arrivederci a todos!

  
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