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Autore: yoo_bro    06/05/2015    16 recensioni
New York, una casa e quattro ragazzi.
Storie nascoste, passati che ritornato e mille preoccupazioni.
Scuola,feste ed alcool.
Amore, gelosia e passione.
Litigi, risate e dolore.
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Annabeth Chase, Luke Castellan, Percy Jackson, Quasi tutti, Talia Grace
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Cap.19 (seconda parte)

 
Ai nove dolci raggi di sole che hanno aspettato pazientemente
questo capitolo. Grazie di tutto.



 
New York, 15 Gennaio.
 
 
Quando Talia varcò la piccola soglia dell'appartamento un intenso profumo di fragola invase le sue narici e tesa come una corda di violino mosse piccoli passi verso l’interno, con un labbro ben stretto tra i denti e il cuore che galoppava ad un ritmo incessante.
 
-Luke, tesoro sei tu?- urlò poi la voce dolce e sottile di una donna da una delle piccole camere adiacenti alla parete dell’ingesso.
 
Luke che se ne stava fermo e tranquillo nel bel mezzo dell’ampia sala, si passò velocemente una mano tra i già spettinati capelli biondo cenere e sorrise dolcemente scuotendo poi il capo divertito. Talia invece, si guardò intorno nervosa osservando con attenzione tutti i minuziosi dettagli delle piccole foto inchiodate con ordine alla parete color rosa antico nell’intento di distrarsi. Tese poi una mano in avanti, nella vana speranza di incontrare quella calda di Luke tastando però il vuoto. Il suo povero cuore fece un paio di piccole capriole e le viscere le si contorsero a quella strana sensazione di vuoto che le invase il petto. Lo osservò attentamente di spalle, rilassato e tranquillo come mai lo era stato davanti ai suoi occhi e sbuffò, imprecando mentalmente contro di lui ma soprattutto contro se stessa per essersi fatta coinvolgere in quella situazione.
 
I suoi pensieri però, furono interrotti dallo sbattere di alcune porte e dall'apparizione di quella donna che poteva essere solo e soltanto May Castellan. Lunghi capelli biondi infatti cadevano sciolti ed ondulati sulle piccole spalle, labbra sottili erano arricciate in un dolce ed amorevole sorriso. Il viso candido, con i primi segni dell'età che la rendevano ancora bella e gli occhi azzurri come il cielo simili a quelli di suo figlio.

Il cuore di Talia per un istante smise di battere mentre un 'oh' di sorpresa le sfuggiva dalle labbra rosee. Guardò intensamente la donna che le stava sorridente di fronte.
 
-Allora Luke, perché te ne stai lì impalato e non vieni qui ad abbracciare la tua vecchia?- la voce di May era sottile e soave, proprio come quella che Talia aveva udito pochi minuti prima e quando Luke gli si precipitò incontro per stringerla in una forte abbraccio, il suo viso si illuminò ancora di più.
 
-Quante volte dovrò ancora ripetertelo? Non sei per niente vecchia mamma.- Luke con dolcezza accarezzò i capelli biondi della donna e dopo quelle che per Talia erano sembrate lunghe ed interminabili ore, si voltò verso di lei. I loro occhi si incontrarono quasi subito e con sorpresa della corvina Luke le sorrise, quasi dolcemente. Talia rimase senza fiato e fece un passo indietro, puntando lo sguardo sul pavimento e lasciando che alcune ciocche corvine cadutele in avanti sul viso le coprissero il rossore sulle guance.
 
-E tu dovresti essere la famosa Talia non è così?- May fece piccoli passi in avanti, sorpassando Luke ed osservando con dolcezza Talia. La corvina annuì arrossendo mentre la donna le sorrideva tranquilla ed allungò una mano per sfiorarle il viso, regalandogli una dolce carezza.
 
-E’ un piacere conoscerla signora Castellan.- Talia ricambiò il sorriso ed una calda sensazione prese a scaldargli petto.
 
-Oh tesoro chiamami May, soltanto May.- la donna le sorrise ancora una volta, per poi voltarsi verso suo figlio che guardava con dolcezza, a pochi metri da loro, sia sua madre che Talia.
 
-Non mi avevi detto che fosse così bella Luke!- lo ammonì bonariamente la donna. Il ragazzo alzò gli occhi al cielo con un furbo sorrisetto sulle labbra e Talia arrossì per la millesima volta in quella giornata. May intanto rise divertita regalando un occhiolino malizioso a Luke. Afferrò poi dolcemente Talia per una braccio e facendo un cenno del capo al figlio li trascinò in cucina. Talia si sedette con imbarazzo sullo sgabello opposto a quello di Luke, che puntò ad un tratto i suoi occhi in quelli elettrici della corvina. Sembravano voler scovare la più piccola delle emozioni che in quel momento stesse provando e Talia tremò sotto quello sguardo così intenso.
 
-Luke tesoro mi stai ascoltando?- May richiamò con dolcezza il figlio, guardandolo attentamente. Luke scosse il capo e sua madre ridacchiò mormorando qualcosa a voce bassa.
 
-Ti ho chiesto come stanno Sally e Poseidone.- mormorò poi la donna mentre preparava indaffarata del caffè.
 
-Oh stanno bene, anche se Sally ultimamente è un po’ stressata considerando che stiamo per la maggior parte del tempo a gironzolare per la casa a causa della punizione. Direi però, che forse lo è più del solito. Inoltre, non siamo d’aiuto nel migliorarle la giornata.- Luke guardò sua madre tra il divertito ed il dispiaciuto, grattandosi la nuca e sorridendo angelicamente alla donna dai lunghi capelli biondi. May si voltò subito verso di lui, mani sui fianchi ed un vassoio di porcellana stretto in una mano. Luke deglutì saliva amara al solo pensiero di quel vassoio usato come arma contro di lui.
 
-Punizione, quale punizione Luke? E perché io non ne sapevo niente?- May guardò intensamente il figlio che si morse forte un labbro, sperando in un miracolo. Gli occhi della madre si scurirono, rimproverando con lo sguardo per l’ennesima volta un Luke già abbattuto.
 
-Io ed una mia compagna siamo scappate nel cuore della notte per andare ad una festa. Suo figlio e Percy sono venuti a recuperarci appeno lo hanno scoperto, ma quando siamo tornati tutti a casa Sally eri lì ci aspettava con un’amorevole mestolo ben stretto in mano.- si intromise Talia, le labbra carnose arricciate in una smorfia dispiaciuta e gli occhi che brillavano divertiti nel ricordare l’accaduto. May annuì, visibilmente rilassata di sapere che il suo unico figlio non aveva combinato nessun casino e Talia si voltò con finta aria angelica verso il ragazzo, lanciandogli uno sguardo da ‘dopo voglio la mia ricompensa per averti parato il culo’.
 
-E in cosa consiste questa punizione?- Luke gemette sconsolato addentando un biscotto al cioccolato.
 
-Consiste in tutto! E’ da un mese che lavo la biancheria di Percy, passo l’aspirapolvere e imbianco ogni singolo angolo della casa. Per non parlare di quando devo fare il bucato: adesso ho solo maglie rosa mamma, ed il rosa non è affatto un colore virile.- Talia cercò di soffocare le risate e Luke le fece la linguaccia come un bambino di cinque anni. Pochi secondi dopo si sporse verso sua madre con un adorabile broncio sul viso pregandole di chiamare Sally e di convincerla a lasciarli liberi.
 
-Beh l’avete fatta davvero grossa stavolta. Conosco Sally da una vita e non si comporterebbe in questo modo se non aveste combinato qualche guaio dei vostri.- Luke fece spallucce gemendo sconfitto e continuò ad ingozzarsi con i biscotti al cioccolato di sua madre, sotto lo sguardo sconsolato di quest’ultima.
 
-Allora da quand'è che state insieme?- chiese poi ad un tratto May mentre uno strano silenzio si calava su di loro. Luke, che mangiava affamato l’ennesimo biscotto per poco non si strozzò ed il caffè caldo che Talia stringeva tra le mani le cadde.
 
-Dio, May scusami!- esclamò arrossendo la ragazza, con voce dispiaciuta. May le sorrise tranquillamente e con un panno bagnato ripulì tutto velocemente mentre Luke se ne stava con la bocca aperta e il biscotto mezzo mangiucchiato sospeso in aria.
 
-Cos..cosa hai detto?- balbettò sotto lo sguardo divertito della madre. Si passò una mano tra i capelli biondo cenere e teso si appoggiò allo schienale dello sgabello.
 
-Vi ho chiesto da quanto tempo state insieme, ma dalle vostre reazioni devo dedurre che mi sono sbagliata.- May osservò intensamente suo figlio e poi Talia. Notò come lui fosse ad un tratto diventato teso e come lei avesse perso quel luccichio negli occhi che a May tanto era piaciuto, sin dall’inizio.
 
-Io e suo figlio siamo solo coinquilini.- spiegò a voce bassa Talia, gli occhi puntati sul tavolo di legno e le mani che stringevano ancora la tazzina vuota. Luke si voltò verso di lei, gli occhi azzurro cielo illeggibili aprì la bocca per parlare ma poi la richiuse, il suo umore d’un tratto cambiato.Guardò sua madre che dispiaciuta con lo sguardo gli chiese silenziosamente scusa. Luke fece spallucce alzandosi come a farle capire che con Talia era sempre così.
 
Un minuto prima andava bene, quello dopo si salvi chi può.Luke ci aveva fatto l’abitudine.
 
-E’ arrivato il momento d’andare. – dichiarò poi, schiarendosi la voce roca. La corvina, con gli occhi ancora puntati verso il basso si alzò e con un labbro ben stretto tra i denti chiese a voce bassa di poter usare il bagno ed uscì in tutta fretta dall’accogliente cucina.
 
-Ho detto qualcosa di sbagliato prima, non è vero?- May si avvicinò a Luke e con dolcezza carezzo una guancia del ragazzo visibilmente avvilito.
 
-Tranquilla, con Talia è così. Le cose tra noi sono abbastanza complicate, sempre se complicate è un termine adatto per descriverle. – Luke sull’orlo di un profondo crollo di nervi sospirò, stanco anche dalle sue stesse parole.
 
-C’è del bene tra voi tesoro, si vede a metri di distanza che siete legati.- May alzò il capo e puntò i suoi occhi in quelli del figlio, simili ai suoi. 
 
-Tra me e Talia non c’è niente e mai saremo niente mamma.- sussurrò, più a se stesso che a sua madre. Luke scosse il capo e sospirò profondamente chiudendo per svariati secondo gli occhi. May abbracciò forte il figlio.
 
-Datti tempo tesoro e dai tempo.Vedrai che prima o poi tutto ciò che più desideri accadrà. E’ solo questione di tempo Luke.-
 
Pochi secondi dopo, Talia rientrò in cucina e con un colpò di tosse silenzioso segnalò la sua presenza. May lasciò con dolcezza Luke dalla sua presa ed il ragazzo sospirò ancora una volta, stavolta affranto di non poter restare per sempre nelle braccia calde e familiari di sua madre. Lì, si sentiva ancora bambino. Si sentiva al sicuro da quel mondo e dai quei sentimenti che sempre più spesso sembrassero volerlo schiacciare.
 
May li riaccompagnò dispiaciuta alla porta, e dopo aver stretto in un altro lungo abbraccio il suo bambino e baciato più volte Talia sulla guancia si dileguò sparendo dietro la piccola porta dell’appartamento, non prima di essersi fatta promettere da Talia un pomeriggio insieme. I due ragazzi poi, presero a scendere le scale silenziosamente ognuno perso nei propri pensieri e quando l’aria fredda dello spiazzale la colpì in pieno viso, Talia si strinse nella sua felpa.
 
Luke si avviò silenzioso verso il vecchio pick-up di Percy ma quando sia accorse che Talia non lo stava seguendo, si voltò guardandola confuso ed irritato.
 
-Allora?- Talia incrociò le braccia sotto il seno e si morse un labbro nervosa e tremante a causa del vento quasi gelido.
 
-Non ci torno a casa con te.- mormorò in tono sommesso, puntando lo sguardo sull’asfalto. Sentì Luke imprecare da lontano.
 
-Come sarebbe a dire che non torni a casa con me?- Luke strinse forte le mani tanto far sbiancare subito le nocche, i nervi a fior di pelle.
 
-Sarebbe a dire quello che ho detto,ciò che non ci torno a casa con te. E’ così difficile da capire, oppure sei tu che sei così idiota da non arrivarci?- sbottò Talia. Luke, fermo ad una decina di metri da lei la raggiunse velocemente con quattro grosse falcate.
 
-Smetti per una volta di fare la bambina e sali su quella dannata auto Grace!- Luke la guardò in cagnesco, ma Talia scosse il capo decisa continuando a stringersi nella felpa.
 
-Spero che tu stia scherzando perché tutto questo non ha un fottuto senso! Hai quasi rischiato che un sudicio tassista ti mettesse le mani addosso per fare Dio sa chissà che cosa con te, ed ora non vuoi tornare a casa con me?- il ragazzo urlò afferrando la corvina per un polso ma la ragazza con uno strattone sfuggì alla sua presa.
 
-Non mi importa, non salirò su quella macchina con te.- Luke imprecò ancora, passandosi frustrato una mano tra i capelli.
 
-Si può sapere che diavolo di problemi hai Talia Grace? Prima o poi mi farai impazzire! - Talia alzò lo sguardo, fino ad allora costantemente puntano sul vecchio asfalto e fulminò Luke con gli occhi blu notte che sprizzavano elettricità.
 
-Dovresti farla a te stesso questa fottutissima domanda Luke e non a me.- alzò la voce la corvina, passandosi infuriata una mano tra i lunghi capelli scuri. Luke alzò gli occhi al cielo ed imprecò per la millesima volta in quei pochi minuti.
 
-Andava tutto bene fino a due secondi fa, cos’è successo Talia?- Luke fece un passo in avanti mentre il suo tono scendeva lentamente di qualche tonalità e si addolciva.
 
-Non mi è preso niente mister ‘non c’è niente e mai saremo niente’.- gli fece allora il verso Talia con rabbia. Luke sussultò e guardò la ragazza confuso. Pochi secondi dopo, la sua mente collegò tutti i pezzi del puzzle e sgranò gli occhi azzurri.
 
-Tu hai origliato la conversazione con mia madre?- chiese con un filo di voce e gli occhi quasi fuori dalle orbite. Talia abbassò il capo in risposta, rompendo il contato visivo con le iridi azzurre del ragazzo.
 
-Oh, tu si che sei davvero un’ipocrita Talia Grace.- Talia alle parole dure e sprezzanti del ragazzo, spalancò le labbra carnose e batté un per terra con stizza, avvicinandosi pericolosamente a Luke che intanto la guardava dall’alto del suo metro e ottantadue con un sorrisetto sardonico.
 
-Io? Credi davvero che tra i due l’ipocrita sia io?-  la ragazza rise falsamente ed annuì , i capelli scompigliati dal vento ed il viso arrossato a causa della rabbia.
 
-E vuoi sapere il perché? Fino a prova contraria, sei tu quella che ha detto a mia madre che siamo solo coinquilini appena venti minuti fa. Coinquilini? Avanti Talia dici sul serio? E poi vuoi affibbiarmi anche il titolo di ipocrita dell’anno?- Luke strinse le labbra in una linea sottile e scrollò le spalle con finta nonchalance sorridendo beffardo alla ragazza che gli stava a una manciata di centimetri distanti.
 
-Questo è diverso.- sussurrò Talia, torturandosi le mani in grembo.
 
-Perché sentiamo? Se siamo coinquilini, perché dovremmo essere altro? Io e te non siamo mai stati niente Talia e non capisco perché tu debba arrabbiarti su una cosa simile.- la ragazza, a quelle parole alzò gli occhi al cielo e grugnì.
 
-Perché credevo che tra noi le cose fossero cambiate idiota!- esclamò poi a voce alta adirata mentre con una mano colpiva forte il petto del ragazzo che però non si smosse. Luke imprecò a voce bassa.
 
-Dio Talia, sei tu che mi hai del semplice coinquilino!-
 
-L’ho fatto perché tua madre credeva che stessimo insieme, cosa avrei dovuto dirle?!- Talia portò le mani al cielo esasperata gesticolando come se presa in pieno da un filmine. Nemmeno lei sapeva il perché del suo comportamento ma al solo pensiero delle parole che Luke aveva sussurrato a sua madre, una forte fitta al cuore la colpiva velocemente, come quando le aveva ascoltate per la prima volta nascosta dietro la porta che dava alla cucina.
 
-Avresti dovuto dirle la verità Talia, la semplice e pure verità.- Luke scosse il capo e si morse un labbro affranto. Avrebbe tanto voluto urlare.
 
-Quale verità Luke quando nemmeno noi sappiamo cosa diavolo sta succedendo? Che nemmeno sappiamo perché un giorno litighiamo e l’altro cerchiamo di distruggere una casa intera solo per farci dispetti. Come gli avrei spiegato che un giorno mi viene voglia di strangolarti e quello dopo di stare con te per ore, che vorrei tanto cancellarti quel ghigno a suo di schiaffi ma che potessi dormirei ogni notte con te. Come avrei fatto Luke? - Talia sospirò esasperata stringendo le labbra in una linea sottile, gli occhi umidi e lucidi.
 
Luke non le rispose e Talia a quel punto sorrise, un sorriso che sapeva d’amaro e di dolore, un dolore diverso, che le attanagliava lo stomaco e le bloccava il respiro. Con Luke tutto era sempre stato come un treno in corsa e sin da subito, lei aveva odiato tutta quella velocità.
 
-Oppure avrei dovuto dirgli che davvero non siamo niente e che mai lo saremo perché infondo nemmeno sappiamo cos’è che vogliamo dall’altro, cos’è che vogliamo veramente. - la ragazza lo guardò per un’ultima volta, gli occhi lucidi e un dolore lancinante al petto che ancora una volta le bloccava il respiro. Luke distolse lo sguardo incapace di sostenere quelle pozze così intense e scure e con un sospiro vide Talia indietreggiare. Pochi minuti dopo la vide allontanarsi da lui a passo svelto, per poi salire nel vecchio pick-up. Non disse nulla, la raggiunse e si sedette al volante con un groppo amaro in bocca.
 
La osservò di sottecchi, rannicchiata contro il sedile e schiacciata contro il vetro come a voler mettere un’infinita distanza da lui. Luke aprì più volte la bocca per parlarle ma restò zitto e premendo l’acceleratore, partì alla volta di casa Jackson. 







*********






New York, 15 Gennaio.



Annabeth se ne stava tranquillamente stesa sul divano a poltrire come mai aveva fatto in vita sua, quando la porta di casa Jackson si aprì con un tonfo. Voltò di poco il capo, lasciando che i lunghi capelli biondi le cadessero disordinati sulle spalle mentre un radioso sorriso le illuminò il volto alla vista dell’amica.
 
 
-Tals, sei tornata! Allora, com’è stato conoscere la suocera?- Annabeth ghignò divertita ignara della situazione e come risposta ricevette solo un lungo silenzio, la porta della cucina che sbatteva con una forza inaudita e il suono del chiavistello scattare subito dopo.La ragazza, confusa si sollevò velocemente dal divano lasciando che alcune ciocche le cadessero sul viso ed inarcò un sopracciglio puntando i grandi occhi grigi sulla porta dove appena pochi secondi prima si era rintanata come una furia Talia.
 
La porta d’ingresso poi, si spalancò ancora una volta ed Annabeth spostò lo sguardo su Luke e Percy. Il primo teneva un vecchio straccio premuto sulle nocche della mano destra mentre il secondo gli sussurrava alterato qualcosa all’orecchio. Quando poi vide Luke gettare il vecchio straccio nella pattumiera, per poco non urlò.
 
-Che diavolo hai fatto a quella povera mano?- urlò preoccupata la bionda saltando con agilità dal divano. Luke non le rispose e con gli occhi azzurri tremendamente scuri e distanti, si morse un labbro. Continuò ad osservare un punto fisso nel vuoto mentre dalle sue nocche rosse continuava ad uscire sangue.

-Ha dato un cazzotto al muro qui fuori.- spiegò sottovoce Percy, la voce bassa e gli occhi anch’essi scuri. Annabeth lo guardò confusa ed il ragazzo, in tutta risposta gli mimò con le labbra il nome di Talia. Annabeth schiuse le labbra e scosse la testa, lasciando che un piccolo sbuffo le sfuggisse dalle labbra. Avrebbe dovuto dedurre dall’inizio che il comportamento strano di Talia dipendeva sicuramente da qualche ennesimo stupido litigio con Luke.
 
-Credo che questa volta sia stato diverso.- Percy osservò Annabeth dall’altro del suo metro e settantacinque, leggendola nel pensiero. La ragazza arricciò le labbra pallide e strinse le braccia al petto. Percy scortò Luke fino al divano, osservando l’amico silenziosamente.
 
-Credo siano arrivati agli sgoccioli Annabeth, la resa dei conti.- la ragazza sospirò ed annuì anche se incerta al sussurro del corvino. Per Talia e Luke, ogni litigio diventava sempre la resa dei conti.
 
-Watson e Sherlock, vorrei informarvi che io sono ancora qui.- solo in quel momento, gli occhi di Luke tornarono a brillare anche se lievemente e con un’alzata di capo segnalò la propria presenza agli amici che si voltarono verso di lui quasi stupiti.
 
-Si, sono ancora vivo e vegeto per vostra sfortuna.- Percy, rilassò le spalle e gli diede pochi minuti dopo un pugno sulla spalla. Luke gemette sconsolato fulminando con lo sguardo l'amico.
 
-Sei un’idiota Luke, credevo stessi in uno stato di trans o chissà che cosa. E poi perché mai devi prendere a pugni i muri?-lo ammonì bonariamente Annabeth con i capelli biondi scompigliati ed il ragazzo con un scrollata di spalle le sorrise, quasi con dolcezza liquidando così la faccenda. Percy sospirò tra l’esausto e lo stanco, alzando poi gli occhi al cielo. La ragazza lo imitò non appena vide l’amico stendersi, tanto da appisolarsi completamente pochi minuti dopo.
 
-Quel ragazzo è incredibile!- Percy rise piano e si passò una mano tra i folti capelli corvini. Annabeth, cercò di posare il meno possibile lo sguardo sul ragazzo dagli occhi color mare.
 
-Già.- sussurrò sbrigativa mentre raccattava i propri libri sparsi per la camera. Voleva sparire il più velocemente da lì, magari evaporizzando in un attimo perché restare in una camera per più di cinque minuti con Percy Jackson, gli noceva gravemente la sua salute mentale.
 

Non mi è ancora passata, si ritrovò a pensare mentre si allungava per recuperare dal tavolino uno dei suoi libri preferiti.
 
-Annabeth, possiamo parlare?- la ragazza si bloccò per un attimo con i libri stretti al petto mordendosi un labbro. Lei non lo vide, ma Percy le sia avvicinò cautamente e con dolcezza le posò una mano sulla spalla.
 
-Per favore.- le sussurrò ancora mentre uno strano silenzio aleggiava tra loro. Annabeth con grazia si voltò e sorrise, anche se freddamente, al ragazzo.
 
-Vorrei tanto Percy ma devo recuperare con lo studio, sono indietro di un paio di giorni.- Annabeth continuava a non guardarlo e quando quelle parole fuoriuscirono dalle sue labbra, Percy quasi stentava a credere fossero state pronunciate da lei. Erano prive di sarcasmo come all’apparenza poteva sembrare, prive di qualsiasi altra emozione se non l’apatia. Sembrasse aver provato quella frase tante volte come un attore prova le proprie battute prima dello spettacolo, con la sola differenza che le sua voce era prima di un qualsiasi sentimento.
 
-Ti ho visto studiare l’altro ieri in camera tua tutto il programma che dobbiamo svolgere il prossimo mese Annabeth, se nemmeno io e Luke siamo indietro con lo studio come puoi pretendermi di farmi credere che lo sia tu?- Percy le sorrise dolcemente e fece un passo in avanti verso la ragazza. Annabeth invece, ancorò il suo sguardo al pavimento e con fermezza abbozzò ad un finto sorriso.
 
-Io vorrei..vorrei continuare a portarmi avanti con il programma. E poi sto aspettando una chiamata importante di Piper e vorrei scrivere a mio padre. Inoltre ho una altra marea di cose da fare.- un lieve rossore le colorò le gote e sotto lo sguardo dolce di Percy, Annabeth si sentì minuscola. Nonostante sapesse quanto stesse mentendo spudoratamente, lui restava lì, fermo ad osservarla con dolcezza.
 
-Cinque miseri minuti e poi sarai libera di fare ciò che vuoi, non ti disturberò.- Percy le sorrise ancora con tranquillità.
 
-Percy..- Annabeth sospirò e con lentezza, puntò il suo sguardo in quello del ragazzo. Negli occhi chiari di Percy vi lesse un’immensa sincerità che la spiazzò, tanto da fargli distogliere lo sguardo pochi secondi dopo.
 
-Voglio solo dirti un paio di cose Annabeth, poi sparirò promesso.- la ragazza si morse un labbro forte e con cautezza annuì. Percy le sorrise riconoscente, o meglio ghignò lievemente emettendo un piccolo verso di gola gioioso e le si avvicinò con tranquillità spostandole dolcemente le ciocche bionde che arricciate le cadevano sul viso. Annabeth sussultò, ma qualcosa all’altezza dello stomaco le impedì di muoversi.
 
-So che sei ancora arrabbiata con me, perché anche io sono ancora arrabbiato con me stesso per i casini che ho combinato..- aveva poi preso a dirle Percy con voce roca e molto bassa.
 
-Non avrei dovuto e non avrei voluto, ma orami è successo e quindi sto cercando di riparare i danni. Tra le persone a cui ho fatto del male c’è Talia, Luke, me stesso ed infine tu.- Annabeth lasciò il suo labbro inferiore diventato violaceo e sospirò silenziosamente, scuotendo il capo.
 
-Odio i déjà-vu Percy e questo mi sembra uno di quelli. Ne abbiamo già parlato e so come andrà a finire. Io che ti sbraito contro e tu che te ne rimani in silenzio, ci sono già passata e non intendo farlo di nuovo.- sbottò atona la ragazza, mentre con grazia si apprestava ad andare via. Non appena mosse un passò però, Percy le afferrò saldamente un polso.
 
-Stavolta è diverso Annabeth, voglio davvero riparare le cose!- esclamò il corvino con voce alta. Si passò una mano tra i folti capelli scuri e si morse un labbro, imponendosi di continuare.
 
-Ho già chiesto scusa a Luke e farò lo stesso con Talia non appena le acque si calmeranno. Ho chieste scusa a me stesso l’attimo dopo essermi reso conto di quello che stavo facendo dandomi, si, del grande idiota. Ma adesso ho bisogno di chiedere scusa a te e ho bisogno di farmi perdonare, anche se questo vorrà dire accettare i tuoi rifiuti, le tue urla e le tue occhiate di disgusto. – Percy le si avvicinò pericolosamente e con un sospirò le afferrò dolcemente il mento, costringendo la ragazza ad inchiodare i suoi occhi grigi nei suoi. Il suo cuore perse un paio di battiti quando si rese conto solo allora, che dopo tanto tempo Annabeth aveva ripreso a guardarlo per davvero, come se nulla fosse mai cambiato.
 
-Sopporterò le tue occhiate assassine, le tue imprecazioni su di me e tutto quello che sarà necessario pur di riavere il tuo perdono, la tua amicizia.- ad Annabeth, per secondi interminabili mancò il respiro. Si morse con fermezza l’interno della guancia, tanto per provare qualcosa che non fosse quella strana sensazione di calore al cuore.
 
Percy, che ancora la guardava con quell’innaturale dolcezza si avvicinò alle sue labbra pallide tanto che pochi secondi dopo le sfiorò con delicatezza. Annabeth colse in quegli occhi che ancora la scrutavano tutte le sfumature del mare e l’attimo dopo cedette, chiedendo gli occhi e sporgendosi verso le labbra del ragazzo che tanto gli mancavano.
 
Le loro labbra si unirono per pochi secondi in un semplice bacio che sapeva di ritrovo ed Annabeth, con il cuore in gola si ritrovò a sparare nell’avere di più da quel contatto che per tanto tempo aveva desiderato riavere. Percy staccò però, di pochi millimetri le sue labbra da quelle di Annabeth e passò con delicatezza una mano sulla guancia arrossita della ragazza, carezzandola dolcemente.
 
-Farò di tutto e ti prometto che aspetterò, anche se questo consiste nell’aspettare giorni interi, settimane o mesi. Io ti aspetterò Annabeth e non andrò più via.- le sussurrò poi unendo di nuovo le loro labbra, in un bacio casto.
 
Annabeth annuì incapace di muoversi e quando Percy si staccò da lei, si perse ancora una volta in quei grandi occhi verdi. Nell'aria, colse qualcosa che sapeva dannatamente di ritrovo.














*L'angolo di Yoo*.

Dopo due mesi sono tornata per dirvi che si, non riuscirete a mai a liberarvi di me. Buon pomeriggio dolcezze mie, come state?
Io una favola se non cosideriamo lo studio matto e disperatissimo che mi aspetta, l'imminente crisi di nervi e l'istinto omicida nei confronti di molti esseri viventi. Vorrei potervi raccontare tutti i miei problemi esistenziali, ma no, non lo farò. 
Tornando a noi, ecco qui la seconda parte del capitolo 19.
Allora, tra Luke e Talia, si salvi chi può. I due sono sul piede di guerra per piccoli ed innocenti commenti, incapaci di capire che sono cotti l'uno dell'altra. Ma tranquille, nel prossimo capitolo ce ne saranno davvero delle belle. Annie e Percy invece, sembrano aver trovato finalmente la pace e si, c'è amore nell'aria.
Prima di sparire,per la gioia di molti, vorrei ringraziare le nove dolcezze che hanno recensito un capitolo. Dirvi che vi è amo è davvero troppo poco.
Un bacio, a presto spero, la vostra Yoo <3.



 










 


 
 
  
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