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Autore: JiminK_03    06/05/2015    0 recensioni
Pensai tra me e me quanto il mio psichiatra mi disse quelle parole. Vi starete chiedendo, perché uno psichiatra? Bhe è una storia davvero semplice da raccontare ma davvero difficile da poter comprendere. Ma io sono qui per raccontarvela. Salve, sono Chisana Iki Nobuo, sono nata in Giappone, ad Osaka di preciso, e sono una normalissima liceale da un certo punto di vista. Solo che la mia vita è stata un po’ più movimentata.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: OOC | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
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Angolo dell'autrice.
Salve a tutti, questa è la mia prima fanfiction, spero vi piaccia. ^^
Lo scritta prendendo spunto da una "poesia", se si può definire così, che ho scritto, mi sembrava una bella storia e volevo condividerla con voi, fatemi sapere se vi piace, ne sarei molto felice delle vostre recensioni.
Se piacerà questa storia continuerò molto volentieri, a presto. <3






 PIACERE SONO CHISANA IKI.
03.06.2017

"Bene Chisà, sei pronta per partire? Finalmente potrai iniziare da capo!" "Hahaha che idiota che sei!" Pensai tra me e me quanto il mio psichiatra mi disse quelle parole. Vi starete chiedendo, perché uno psichiatra? Bhe è una storia davvero semplice da raccontare ma davvero difficile da poter comprendere. Ma io sono qui per raccontarvela.                                                                                                                
Salve, sono Chisana Iki Nobuo, sono nata in Giappone, ad Osaka di preciso, e sono una normalissima liceale da un certo punto di vista. Solo che la mia vita è stata un po’ più movimentata. Il mio stupidissimo nome significa “Piccolo respiro”, affibbiato da mia nonna, siccome appena nacqui feci un leggero sospiro invece di piangere. Da quel nome tutti credono che io sia una semplicissima ragazza, tranquilla e serana.. ma non è tutto vero ciò che sembra.
Il freddo, quel freddo di inizio inverno,quel freddo che da                                                                                                                           l’idea di essere solo in mezzo al nulla.
Quel freddo che ti fa venire i brividi e ti fa avere paura nel solo sentirlo sulla pelle.
                                                                                  Quel freddo che ho provato io, quando tu non c’eri.

Il dottore mi mollò un bacio sulla fronte e mi spedì, fuori, lontano da quel posto. Passai ben tre anni rinchiusa in quella piccola stanza color azzurro chiaro ogni santissimo pomeriggio, per quel maledettissimo problema che ancora non avevo risolto. Era impossibile risolverlo lì, ciò che poteva curarmi era solo ed unicamente lui. Colui che amai e amo ancora, anche se lui non corrisponde. I miei genitori drasticamente decisero di allontanarmi dalla mia madre patria, portandomi in Corea nelle mani della mia cara zia. Lo stesso pomeriggio di quel giorno, partii per la Corea, e semplicemente rimasi impassibile per tutto il viaggio fino a quando non arrivai da mia zia, ma ugualmente non cambiò nulla.                                                                                                                                                                                         Mia zia mi riservò una bellissima stanza con le pareti rossastre, con pochi mobile e dei quadri antichi Giapponesi attaccati alle sue mura, il futon era rialzato su un ripiano di legno, aveva coperte bianche e soffici allo sguardo, mentre il pavimento era pura moquette. Lanciai le mie borse in un angolo, spensi le luci e socchiusi le tende della stanza, facendo entrare pochissima luce, mi lasciai scivolare sul letto a pancia in su, fissando il soffitto. < "Un tempo così lontano ma allo stesso tempo così vicino, mi manca poterti toccare e guardare,se non mi fossi immischiata tutto questo non sarebbe successo. Se io non mi intromettevo tu ora non saresti-" I miei pensieri furono bloccati da un bussare alla mia porta, "Chi è?" urlai per farmi sentire, alzando solo il busto dal materasso, mia zia aprì la porta e rivelò la sua figura e quello di un ragazzo alto e snello, "Chisa volevo presentarti Chanyeol, lui è il figlio della famiglia Park, i nostri vicini!" "Piacere mio Chisana!" guardai il ragazzo sorridermi in modo ebete, mi faceva tenerezza, così alto e fico, ma allo stesso tempo così stupido e stoccafisso. Feci un cenno con la nuca alzando la mano in segno di saluto, "Ciao." dissi in modo freddo facendo fare un sorriso forzato ad entrambe le perone che mi erano davanti. "Ooook.. vi vedete dopo!" Mia zia, come al solito, capì che non era momento, così uscirono tutti e due dalla mia stanza e sentii in modo ovattato, mia zia scusarmi da parte mia al ragazzo, siccome avevo risposto in modo freddo e per niente formale. Mi gettai sul letto sbuffando e portando entrambe le braccia ad affiancarmi il viso mi chiesi cosa ci facessi lì e poi ricordai, < "iusto, devo iniziare una nuova vita! Pf.. fosse davvero così semplice.".
Corsi urgentemente in bagno quella mattina, sentivo lo stomaco in subbuglio e avevo bisogno di vomitare, cosa? Non ne ho idea, non mangiavo da giorni. Finii di vomitare e poggiai i miei avambracci sul bordo della tazza poggiandoci poi sopra la mia fronte, inspirai profondamente e poi espirai, mi sentivo così fuori luogo. Uscita dal bagno andai da mia zia in cucina, che gentilmente mi preparò un’invitante colazione, così mi misi a tavola e cercai almeno di mangiare qualcosa. "Chisa stai bene? Ti vedo pallida." "Si. Va tutto bene zia, non preoccuparti." La zia insistette ancora sul voler sapere cosa avevo, mai io continuai a negare e a dire di non avere nulla, quando finii la colazione corsi in camera a vestirmi ed immediatamente uscii di casa. Uscita di casa l’aria fresca mi colpì in pieno il viso, facendomi rabbrividire,si sentiva che era pieno inverno. Sprofondai il viso nella mia calda sciarpa nera ed iniziai a camminare per il lungo viale, notando che quel piccolo quartiere era davvero tranquillo, pieno di villette e di parchi, ottimi per riposarsi. Mi allontanai un po’ da lì, ritrovandomi in una piccola cittadina, vidi un bar e subito mi ci addentrai per prendermi qualcosa da bere. Mi spinsi fino al bancone del piccolo bar dall’aria accogliente, "Una birra, per favore." "Non sei un po’ piccola per una birra Chisana?" "Cos-", guardai attentamente l’uomo davanti a me non capendo perché si immischiasse nei miei affari, e notai che era quel Chanyeol di prima. "Sono abbastanza grande per sapere cosa voglia, mi dia la birra per favore." Chanyeol mi guardava con aria superiore, e notai che fra le mani aveva la mia bottiglia di birra, feci scattare la mano verso di essa ma subito il ragazzo la allontanò da me, "Eih!" "Ti darò la tua birra ad una sola condizione!" "Quale?!" "Mi aspetterai per qualche minuto seduta a quel tavolo- indicò il tavolo accanto al bancone- e poi quando staccherò da lavoro berremo questa birra insieme e faremo a metà! Non voglio avere sulla coscienza una ragazzina ubriaca." "D’accordo!" sbuffai e mi andai a sedere a quel tavolo. < "Furbo il ragazzo anche se stupido!" Pensai sedendomi con le braccia conserte al petto, cosa voleva da me quel gigante dalle orecchie a punta, io volevo solo una birra! Aspettai le 17 del pomeriggio e poi Chanyeol si sedette affianco a me, con una bottiglia di birra e due bicchieri, li riempì entrambi e me ne porse uno, "Tieni!" lo ringraziai e portai alle labbra quel bicchiere, bevendo la mia birra, finalmente.  "Allora Chisana, come mai qui? Mi sembrava che fossi stanca ieri!" "Volevo farmi una passeggiata e poi non sono affari tuoi." Il ragazzo ridacchiò bevendo subito dopo, ancora mi chiedevo cosa volesse da me quel ragazzo, mi insospettiva, mi sembrava di averlo già incontrato, in un certo senso mi attirava. Rimanemmo in silenzio per molto tempo, ma non era un silenzio imbarazzante era solo un silenzio dovuto all’assenza di dialogo, fatte le 18 mi alzai di scatto dal tavolo "Io devo andare." "Ti accompagno!" disse il ragazzo guarda domi negli occhi, così potei notare che erano davvero scuri, era molto belli , alzandosi a sua volta, sospirai e mi feci accompagnare all’uscita. Io iniziai a camminare ma una mano mi prese dal polso e mi fermò sul posto, "Ho la macchina." annuii seguendo il ragazzo alla sua auto ed appena entrata non feci altro che guardare le luci dei lampioni accostati alla strada, <"Mi ricordano te.. anche solo delle semplici luci mi ricordano quella terribile notte. Perché devo vivere con questo senso di colpa  per colpa tua?" chiusi gli occhi lasciandomi ai miei pensieri, ma non mi accorsi di Chanyeol che mi fissava, appena si fermò ad un semaforo, mi scrollò leggermente, "Ehi! Non addormentarti, siamo quasi arrivati." "Mh? Si, certo." annuii e mi misi più composta su quello scomodo sedile in pelle.                                                                                                                                                                                                                 Arrivati davanti casa Chanyeol mi fece scendere dall’auto, lo salutai e corsi in casa, dove mia zia mi aspettava curiosa più che mai, "Eih Chisa! Allora Channie-ssi ti piace? Siete usciti insieme? Vi siete divertiti? Com’è?" "Zia non fare molte domande, ci siamo solo incontrati e mi ha dato un passaggio a casa." "Oh…" feci rimanere mia zia malissimo, ma non potevo farci nulla era così d’altronde. Le diedi la buonanotte e me ne andai in camera, mi levai tutti i vestiti rimanendo con solo la maglietta addosso e mi infilai a letto, mi rannicchiai sotto le coperte, fredde come il ghiaccio.                                                                                                                      <"Potrò mai ricominciare a vivere, senza mai pensarti? Diventerai mai solo un ricordo lontano?" Sospirai rassegnata chiudendo gli occhi per cercare di dormire.
 
Le notti passate in bianco a pensare a te in quella stanza buia e fredda
in cui abitavo con te,
senza mangiare, ne bere, ne dormire.
Vivevo d’ossigeno e del solo tuo ricordo.
  
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