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Autore: Jenny Ramone    06/05/2015    5 recensioni
STORIA SOSPESA.
U.S.A, anni Sessanta.
Infuria la guerra nel Sud-Est asiatico,contemporaneamente alle proteste giovanili e il movimento Hippy.
Delilah è una ragazza ribelle e pacifista che combatte per i diritti civili, David è un giovane uomo molto "inquadrato", proviene da una famiglia della middle-class benestante con alle spalle una lunga tradizione militare, basata sul senso del dovere e l'amore per la patria.
I loro destini si incroceranno, in quegli anni unici, drammaticamente divisi tra gli U.S.A e il Vietnam.
Genere: Drammatico, Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Il Novecento
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“Ragazzi, la posta! Ecco, qui ci sono le lettere, vediamo cosa sta accadendo in America…Tenente Mitchell, signore, ecco una lettera per lei!”-un giovane soldato stava consegnano le lettere da casa al plotone e David ne aveva appena ricevuta una di Delilah.
Da quando era diventato Tenente, era il terrore dei suoi soldati: tutti lo rispettavano e lo temevano perché spesso si dimostrava severo e inflessibile, costringendoli ad obbedire ai suoi ordini e punendoli se non lo facevano.
Non era diventato cattivo: nei momenti di riposo tornava ad essere calmo e a volte addirittura simpatico agli altri soldati, l’unico problema era che stava diventando sempre più nervoso, a causa della lontananza da Delilah, della guerra che… beh, non lo aveva ancora stancato però comunque si stava rendendo conto di cosa fosse in realtà.
Non gli dava tanto fastidio per i Vietcong che uccideva, benché a volte gli fosse capitato di vedere anche villaggi in fiamme e donne o bambini che scappavano.
 Questo lo aveva turbato un po’ ma in fondo, si diceva, fa parte della guerra.
Quello che veramente non poteva sopportare era come i soldati americani fossero venuti in Vietnam a combattere e venivano massacrati senza alcuna pietà da quella stessa gente che avrebbe dovuto essere felice del loro “aiuto”.
Non sopportava questo comportamento.
Aprì la lettera e lesse le parole di Delilah…il suo viso diventava sempre più pallido man mano che procedeva con la lettura, passando da uno choc iniziale alla felicità e poi, quando realizzò quelle parole, alla desolazione.
“Ci mancava solo questa!-urlò, sbattendo per terra il mitra, con il rischio di far partire una scarica”dovrei essere felice però non riesco ad esserlo completamente! Merda merda merda! Come ho potuto essere così stupido? Ecco, adesso sono nei doppi casini!”-continuò ad inveire da solo.
I soldati lo guardavano allibiti.
Paul, che era stato trasferito nel nuovo plotone insieme a lui, lo fermò e gli tappò la bocca prima che si facesse sentire, rischiando di far capire a potenziali vietcong nascosti nella giungla intorno a loro.
“Sta zitto David! Ma ti pare il caso? Dico, sei impazzito? Vuoi farci fare fuori tutti?”
David lo guardò con un misto di odio e tristezza, poi gli porse la lettera di Delilah.
“Beh, stai per diventare padre! Wow! Dovresti essere felice!”.
“Sono felice da una parte ma…insomma Paul, ti devo ricordare dove siamo adesso? Questo è il Vietnam, ci troviamo nell’ultimo luogo creato da Dio, dall’altra parte del mondo rispetto a casa, e siamo in guerra.
La mia ragazza è una hippie che combatte per una causa opposta alla mia e in questo momento si trova chissà dove per le strade d’America incinta, senza una casa e senza un soldo.
Io invece sono qui e potrei morire domani.
Devo essere più specifico o ti basta come spiegazione del perché sono nella merda?”-concluse, spazientito.
Non sapeva veramente cosa fare.
Eppure dal contenuto della lettera, Del sembrava decisa a tenerlo e pronta ad affrontare tutte le difficoltà che questa scelta avrebbe presentato.
Il ragazzo iniziò a scriverle una risposta, cercando di usare le parole adatte ad esprimere i sentimenti misti che provava in quel momento:

Ciao amore mio!
Io sto bene, mi hanno fatto avanzare di grado e adesso sono Tenente, al comando di un plotone.
La vita è dura, è difficile abituarsi a queste condizioni così diverse dall’America… spesso subiamo delle imboscate e dobbiamo stare molto attenti, è un continuo pericolo.
Adesso parliamo di noi però!
Ho ricevuto la notizia: sono veramente tanto felice di diventare padre!
Però non ti nascondo che sono anche molto preoccupato, insomma, tu sei da sola, io sono qui e non posso aiutarti, la mia vita ogni giorno è in pericolo… sei proprio sicura di volerlo tenere? Credi di farcela da sola?...io non ho proprio idea di quando tornerò, potrebbe essere tra un mese come tra un anno, questa guerra non sembra più così vicina alla conclusione.
In fondo so che sei una ragazza sveglia e responsabile e ce la farai benissimo anche durante la mia assenza, forse esagero a preoccuparmi così tanto.
Io mi auguro di poter tornare il prima possibile per poter stare con te e con nostro figlio! Immagina che bello sarebbe se al mio ritorno ci sposassimo e riuscissimo ad avere una famiglia tutta nostra!
Attendo con ansia la tua prossima lettera!
Nel frattempo inserisco nella busta cento dollari che avevo tenuto da parte nel caso fossero serviti e un paio di orecchini vietnamiti che mi ha regalato una signora(in cambio della salvezza di suo figlio)… non trovi che richiamino un po’ il tuo stile Hippie? Secondo me ti staranno benissimo, mandami una foto quando li indossi!
Un bacio a te e a nostro figlio!
A presto!
David”.

                                                                           **********
“Del, ho una grande notizia.
Ho trovato un libro veramente fighissimo! Veramente è un po’ vecchio, è stato pubblicato nel ’57 ma dubito che tu lo abbia mai letto… guarda qui! “On the road”-lesse Marylou-“Jack Kerouac.
Parla di questi due amici che intraprendono un viaggio attraverso gli U.S.A, simile al nostro! E indovina un po’? La ragazza che li accompagna si chiama Marylou come me! Dimmi un po’ se non è una coincidenza fantastica… devi assolutamente leggerlo.
Potremmo usarlo come guida turistica…”-Marylou era molto agitata e salterellava tutta contenta con una copia del libro in mano.
“Uhm… mi piace! Adesso però siamo bloccate qui, a Salt Lake City, come ci arriviamo in California? Ci siamo avvicinate ma non abbastanza… di questo passo non arriveremo più, ci vorrebbe una macchina.
Non vedo alcuna soluzione, l’unica sarebbe rubarla e comunque non abbiamo la patente….”-sospirò, spazientita.
“Vorrei dire che tu non hai la patente…”-la interruppe Marylou”io si! L’ho presa da pochi mesi ma sapevo giù guidare perché Steve mi aveva insegnato.
Dai, rubiamo una macchina? Ti prego ti prego ti prego! Non abbiamo i soldi per affittarla altrimenti potremmo farlo”.
Del non voleva credere che la sua amica sarebbe arrivata davvero a commettere un furto di quelle proporzioni… cos’è voleva finire in prigione di nuovo?
“No ma sei pazza? Figurati se rubiamo una macchina… piuttosto…rubiamo i soldi per affittarla, questo si!”-scoppiò a ridere,abbracciando l’amica.
“Ci sto Lou, hai ragione.
Questa città è piena di mormoni ricchi sfondati che sicuramente non sentiranno la mancanza di un po’ di dollari.
Adesso che ci penso… oggi è domenica! Potremmo andare in chiesa e derubarli mentre escono dalla funzione religiosa…”.
Le due amiche si accordarono a questo modo e un’ora dopo erano fuori dalla chiesa che aspettavano l’uscita dei fedeli.
Riuscirono ad individuare una famiglia che sembrava essere molto benestante, a giudicare da come erano vestiti tutti i componenti.
Delilah senza farsi notare fece cadere il cappellino che portava una delle figlie: si premurò di chiederle scusa, mostrandosi veramente pentita mentre Marylou, approfittando dell’attenzione della famiglia verso l’accaduto, sfilava il portafogli all’altra ragazza e al loro padre.
Dopo compiuto il furto, si ritrovarono dall’altra parte dell’isolato.
“Ma li hai visti quelli? Che ricchi tacchini ben pasciuti!”-esclamò Marylou con disgusto”fortunatamente non se ne sono accorti, erano troppo presi dal tuo modo signorile di scusarti…”.
“Si però io direi che sarebbe meglio andare ad affittare la macchina prima che se ne accorgano”-Del effettivamente era un po’ preoccupata per il furto.
Affittarono un’auto un po’ malandata ma ancora abbastanza nuova da portarle a destinazione velocemente e Marylou si mise alla guida, uscendo da Salt Lake City in tutta fretta e correndo lungo la strada lasciando a testimonianza del loro passaggio solo una nuvola di polvere…
                                                           ********
“Voi quattro! Entrate in quella capanna, probabilmente è il rifugio di qualche Vietcong!-urlava David, impartendo ordini.
I soldati entrarono e poco dopo si sentì un’esplosione, seguita da delle urla: i suoi compagni avevano dato fuoco alla capanna, uccidendo tutti coloro che vi si erano rifugiati.
David stesso si accanì verso degli uomini che stavano tentando di scappare, scaricando loro addosso una raffica di mitra.
Corse introno al piccolo campo che circondava la capanna, alla ricerca di qualcun altro che poteva essere sfuggito.
Inizialmente non vide nulla poi sentì una specie di canto provenire da dietro un cespuglio.
Lo scostò, puntò il mitra ma rimase impietrito da quello che vide: una giovane ragazza, più o meno dell’età di Del, che cullava un bimbo: il piccolo non aveva sicuramente più di un anno.
La madre guardò il soldato, terrorizzata.
Rimasero così, a fissarsi, per un lungo istante, prima che David si voltasse per gridare ai compagni: “Qui non c’è niente, possiamo andarcene!”.

ANGOLO AUTRICE: Ciao! :)
Approfitto di un momento di vuoto per pubblicare questo capitolo…David non sembra aver accolto molto bene la notizia di Delilah…. Anzi, si, solamente che è preoccupato, come dargli torto?
Volevo dare un paio di delucidazioni riguardo la storia: io cerco di essere il più precisa possibile ma non sempre ci riesco quindi se leggete dei deliri riguardo agli anni, che non corrispondono, non vi preoccupate: sono fatti apposta.
Adesso siamo nel novembre del ’64, vi dico solo che potrebbe passare molto tempo prima che i nostri due piccionicini si rivedano… non voglio spoilerarvi tutto.
 Per quanto riguarda per esempio cose tecniche: lo so che per diventare Tenente bisogna fare la scuola ufficiali, non lo si diventa per un gesto “coraggioso” come quello di David ( e chissà di quanti altri come lui) , non so esattamente se i Mormoni vanno in chiesa la domenica o se le ragazze portano il cappellini aha h.
Però so con certezza che molti vivono a Salt Lake City.
Quindi… perdonatemi queste piccolezze ma erano dovute a necessità del racconto.
Grazie, un bacio!
Jenny

Ah, dimenticavo! La corte suprema (?) ha deciso di presentarvi David e dargli finalmente un volto!
 

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