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Autore: questomondomistastretto    07/05/2015    4 recensioni
« Ѐ perché sono diverso, vero? Sono più umano. Non lo percepisco solo io. Lo senti anche tu. Io lo so. »
L’Araldo si fermò un attimo a pensare su ciò che le era appena stato detto. Fin da quando lo aveva incontrato nell’Oblio, sapeva di potersi fidare di lui. Demone o spirito, non importava: Cole era sempre ciò che vedeva, un ragazzo pallido, travagliato dalla sofferenza altrui e spesso incompreso. Voleva solo aiutare, lei l’aveva sempre saputo, ma effettivamente adesso era diverso. Cole era diverso. Non capiva se tale percezione fosse una concreta conseguenza alla sua magia, ma lei non riusciva più a prevederlo come prima. Vi era come una barriera, una barriera fatta di carne ed ossa. Adesso che Cole era più umano, il suo corpo era più vivo che mai.

[Fem!Lavellan x Cole]; OOC inevitabile per Cole. Spoiler sulla sua quest personale e sulla trama generale di DA se non avete finito il gioco.
Nella speranza di non essere l'unica ad amare questo assurdo pairing, condivido con voi un esperimento nato per caso ;)
Genere: Commedia, Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Missing Moments, OOC | Avvertimenti: Spoiler!
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Cap. I:

« Ehi Cole » esordì il Toro, appoggiando pesantemente il boccale sul tavolo in legno e guardando il ragazzo con occhi sorridenti « adesso che sei uno di noi a tutti gli effetti, dovresti decisamente darti una sistemata ». Cole inclinò appena la testa, mantenendo la sua espressione immutata. « Sì, insomma… » continuò il qunari « comprarti dei vestiti, darti una lavata, tagliarti i capelli… darti una lavata » sottolineò, senza porsi troppi problemi e scoppiando in una fragorosa risata.
« Toro! » la voce acuta dell’Araldo sovrastò quella della Furia, senza tuttavia interrompere il suo divertimento.
« Scusa capo, lo dico per il suo bene »
Cole si voltò verso Varric, quasi il suo fosse ormai un riflesso incondizionato.
« Si potrebbe fare » disse il nano, guardandolo negli occhi con un sorriso rassicurante « cosa ne pensi, ragazzo? Potremmo tirarti a lucido e farti luccicare più delle brillanti chiappe di Andraste »
« Va bene » asserì il giovane, stavolta volgendo il suo sguardo verso l’Inquisitore. Galadriæl gli sorrise dolcemente.
Il Toro si schiarì rumorosamente la voce ed alzò in alto il boccale. « Un brindisi al nuovo Cole, dunque! » propose, alzandosi « che possa godere appieno delle gioie e dei piaceri di una vita mortale! » soffocò una grassa risata nell’idromele e diede una forzuta pacca d’amicizia a Cole, quasi rovesciandolo sulla tavola.
 
La serata non si prolungò per molto, i membri dell’Inquisizione non reggevano l’alcool e presto o tardi si ritrovarono quasi tutti scomodamente addormentati sul tavolo della taverna. Solo il Toro di Ferro continuava a bere incurante dei suoi compagni sopiti tra i fumi dell’idromele. Galadriæl si alzò a fatica dalla panca, aspettando che il mondo smettesse di girare prima di azzardarsi a compiere il primo passo verso la porta. Raggiunse l’uscita e vide Cole seduto sul muro in pietra, con lo sguardo perso chissà dove.
« Va tutto bene, Cole?  »
« Sì, » rispose, continuando a fissare il vuoto « sono tutti felici per me. Lo sono anche io. È bello essere qui »
L’elfa lo raggiunse, fermandosi a pochi passi dal muro. Avrebbe voluto sedersi accanto a lui, ma farlo avrebbe significato volare giù e piombare su una delle tende dell’infermeria senza nemmeno rendersene conto.
« Stai male? » le domandò di colpo il ragazzo, questa volta voltandosi per guardarla.
« Mi gira solo un po’ la testa » confessò « non reggo granché l’alcool »
Ricordò per un momento le serate passate intorno al fuoco, all’accampamento dalish. L’alcool era severamente vietato, poiché portato dagli umani e distribuito di contrabbando tra gli elfi. Solo una volta un suo fratello se l’era procurato, ma non appena la Guardiana ne era venuta a conoscenza aveva immediatamente provveduto a liberarsene. Inutile dire che era scoppiato il finimondo.
« Dovresti riposare. Ti accompagno. » Cole si alzò con un unico, fluido movimento e la condusse ai suoi alloggi. I gradini di Skyhold non le erano mai sembrati così numerosi.
« Grazie » disse l’Araldo, lasciandosi cadere pesantemente sul letto « non so se ci sarei arrivata, da sola »
« Mi fa piacere aiutarti »
Galadriæl sollevò a fatica le pesanti coperte e ci si infilò sotto, incurante dei vestiti: ci avrebbe pensato il giorno dopo. Alzò lo sguardo e vide Cole in piedi davanti a lei.
« Ѐ stata una lunga giornata, dovresti andare a dormire anche tu » proferì con un filo di voce, lasciandosi sprofondare nel cuscino e chiudendo gli occhi.
« Io non dormo » fu l’ultima cosa che sentì prima di addormentarsi profondamente.
 
La mattina seguente quasi tutti i membri dell’Inquisizione lamentavano un forte e martellante mal di testa. Galadriæl ringraziò la grande e misericordiosa Mythal per averle risparmiato una tale tortura.
Si recò da Josephine per aggiornarsi sulle ultime alleanze e seguì il Comandante Cullen nell’addestramento delle nuove reclute. Vedere così tante persone dedicarsi spontaneamente alla causa la riempiva di orgoglio.
« Ma dove ti eri cacciata? Ti ho cercata per tutta Skyhold! » Varric le corse incontro come un bambino pieno di buone novelle.
« Che succede?  »
« Seguimi, voglio farti vedere una cosa »
Senza indugiare, l’Araldo lo seguì verso l’ala ovest del palazzo osservando divertita l’euforia incontenibile del nano. Giunsero davanti ad un portone in legno e Varric lo spalancò con aria solenne. La stanza era piccola ed angusta, un unico spiraglio nelle mura in pietra fungeva da finestra e le macerie ai piedi delle pareti lasciavano immaginare la sorte che spettava al locale. L’unico arredamento presente era un tavolino in legno con le gambe mangiate dai tarli, affiancato da due sedie che avevano subito lo stesso triste destino.
« Oh per gli Dei…  » esclamò l’elfa, ridendo divertita. In piedi, al centro della stanza, Cole agitava freneticamente la testa nel tentativo di scansarsi i capelli bagnati dal volto.
« Gli ho fatto un bagno di un’ora e mezza ed ho mandato casacca e cappello a lavare e rammendare. L’Alto Comandante gli ha prestato dei vestiti, i miei non gli stavano »
Non poté fare a meno di immaginarsi Cole con addosso i vestiti del nano ed a stento trattenne un sorriso.
« Restano da tagliargli i capelli, allora » affermò avvicinandosi al ragazzo e spostandogli i capelli dalla fronte. Si ritrovò improvvisamente a disagio nell’essere osservata dai suoi enormi occhi azzurri.
« Da asciutti non mi davano fastidio » si lamentò lui, aggrottando appena le sopracciglia.
« Lo so ragazzo, lo so » affermò Varric « ma non sarebbe poi tanto male riuscire a guardarti negli occhi mentre ti si parla, sai? Adesso troviamo qualcuno che ci sappia fare e vedrai che tutta Skyhold cadrà ai tuoi piedi »
« Potrei tagliarglieli io » propose l’elfa, lasciando il nano interdetto « nel clan non avevamo parrucchieri, ci arrangiavamo tra di noi. Ed io me la cavavo piuttosto bene con le forbici »
« Beh, se Cole è d’accordo io non ho nulla in contrario »
Il ragazzo annuì e prese posto sulla sedia in legno. Solo allora Galadriæl notò che appoggiati sul tavolo vi erano già forbici e pettine.
« Allora è deciso, al resto penso io. Grazie mille, Varric »
Il nano si congedò e chiuse alle sue spalle il pesante portone in legno.
 
La ragazza prese le forbici in mano e si avvicinò a Cole. Ignorò il disagio che percepiva sentendo il suo sguardo puntato addosso e si concentrò sui capelli quasi bianchi del suo amico.
« C’è qualche taglio in particolare che vorresti? »
« Non ci avevo mai pensato, prima d’ora » rispose lui « sono solo capelli »
« Varric non ha tutti i torti » si chinò accanto a lui, iniziando ad accorciare i capelli che gli ricadevano ribelli sul collo « hai degli occhi molto belli, è un peccato non poterli vedere »
« Anche tu »
Si fermò un attimo, avvertendo l’imbarazzo scaldarle le guance. Era un complimento? Improvvisamente la stanza le sembrò diventare terribilmente piccola.
« Grazie » sussurrò, non troppo convinta. Riprese a concentrarsi sulle ciocche ribelli del ragazzo, liberandogli la pelle albina del collo ed accorciando i capelli che incorniciavano il viso. Prese una corposa ciocca ed iniziò a sfilacciare con mæstria, lasciando poi i capelli ormai quasi asciutti ricadere sulla fronte bianca.
« Scusami » asserì all’improvviso lui, interrompendo il suo flusso di pensieri.
« Non hai nulla di cui scusarti, Cole »
« Sì invece. Ti sto mettendo a disagio. Non volevo. »
Galadriæl si accovacciò davanti a lui ed appoggiò gli avambracci sulle sue ginocchia, sospirando appena. Era dannatamente vero.
« No, scusa tu » gli disse « sono io a sentirmi a disagio senza motivo »
Cole la guardò dall’alto in basso, inclinando appena la testa come per concentrarsi meglio.
« Ѐ perché sono diverso, vero? Sono più umano. Non lo percepisco solo io. Lo senti anche tu. Io lo so. »
L’Araldo si fermò un attimo a pensare su ciò che le era appena stato detto. Fin da quando lo aveva incontrato nell’Oblio, sapeva di potersi fidare di lui. Demone o spirito, non importava: Cole era sempre ciò che vedeva, un ragazzo pallido, travagliato dalla sofferenza altrui e spesso incompreso. Voleva solo aiutare, lei l’aveva sempre saputo, ma effettivamente adesso era diverso. Cole era diverso. Non capiva se tale percezione fosse una concreta conseguenza alla sua magia, ma Galadriæl non riusciva più a prevederlo come prima. Vi era come una barriera, una barriera fatta di carne ed ossa. Adesso che Cole era più umano, il suo corpo era più vivo che mai.
Gli tolse i capelli tagliati di dosso, lasciandoli cadere a terra inermi. Lo guardò in viso e si stupì di quanto fossero enormi e spaventosamente celesti i suoi occhi.
« Anche tu sei diversa » le disse, con tono razionale ed immutato « Risplendi, sei quasi accecante. Bruci e sfrigoli incessantemente, scotti. Non riesco a guardare oltre, prima sì. Ora sento caldo »
Lo vide portarsi una mano al petto. Le lunghe dita affusolate afferrarono la maglia bianca e lisa che gli aveva prestato Cullen, stropicciandola.
« Caldo? » domandò l’elfa, senza capire.
« Sì, qui » si sporse verso di lei e le afferrò il polso, portandole la mano sotto la sua « scotta quando ci sei. Quando ti avvicini. »
Il petto di Cole non scottava affatto. Si protrasse appena verso di lui, senza capire, finché non sentì il cuore che gli batteva nel petto. Sentì il ritmo dei suoi battiti aumentare e la mano di Cole stringere, quasi lo spaventasse.
« Sono le emozioni, Cole? Sono quelle che ti spaventano? »
« Non ne ho paura. È piacevole, ma non capisco » chinò il capo, fissando per un momento le loro mani « perché succede con te ma non con Varric? »
Oh, beh. L’elfa sorrise, a metà tra il divertimento e l’imbarazzo. Come poteva spiegarglielo? Ma soprattutto, cosa poteva significare? Proprio in lui?
« Non te lo so dire » rispose. Ed era vero. La confusione che aveva in testa era decisamente troppa, provare a dare una risposta avrebbe solo peggiorato le cose.
Il ragazzo la guardò quasi con un velo di delusione negli occhi, dopodiché repentinamente si alzò in piedi e le poggiò una mano sul petto, distendendo il palmo. Galadriæl arrossì di vergogna, ma lo lasciò fare. Sapeva che non c’era malizia in quel gesto. Solo curiosità e tanta, troppa impulsività.
Lo osservò sgranare gli occhi ed avvicinarsi al suo viso quasi sorridendo.
« Succede lo stesso a te »
La ragazza restò in piedi davanti a lui senza dire nulla. Per un secondo volse lo sguardo verso la porta in legno, pensando ad una qualsiasi scusa per andarsene e dimenticarsi di tutta quella faccenda. Combattere draghi o giganti non era un problema, ma affrontare quell’inaspettato discorso la faceva sentire con le spalle al muro.
Cole ritirò la mano e si allontanò in tutta fretta, quasi tutto il disagio dell’elfa scaturito da quella sua domanda gli fosse piombato addosso all’improvviso.
« Non era mia intenzione spaventarti » sussurrò, aggrottando appena le sopracciglia. Portò una mano alla sua fronte, pensando di farle dimenticare, ma poi ricordò. Non poteva più.
Sospirando affranto le passò accanto silenziosamente ed uscì, seguito dal tonfo sordo della porta in legno. Galadriæl si portò istintivamente la mano sul petto, poggiandola sui seni morbidi. E tornò a respirare.

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Vorrei premettere solo due cose: per scrivere questa storia mi sono rivista decine e decine di volte le scene dedicate alla missione di Cole, nel renderlo più umano o più spirito, quindi spero di non aver commesso errori almeno nel riferirmi a certe cose... qualora l'avessi fatto, avete il permesso di sgridarmi >:)
E soprattutto, per quanto possa suonare strano, ho reso l'elfa Lavellan un po' sociopatica, perchè è così che mi piace immaginare gli elfi dalish: in armonia con la natura, introversi e sociopatici. Ogni critica sarà più che gradita, soprattutto perché confesso di non essere convinta al 100% di questa storia qui... vi ringrazio di aver letto e vi invito a recensire per farmi sapere cosa ne pensate ^^' Al prossimo capitolo!
 
 
  
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