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Autore: Mue    07/05/2015    1 recensioni
«Ehi, Folletto Saputello!»
Ecco come nei corridoi di Hogwarts il divino James Sirius Potter apostrofa Emily Hale, Corvonero, anonima, impacciata e senz'altra dote -se dote si può chiamare- che non un'estrema bibliofilia.
Sarebbe un episodio di potteriana impertinenza come tanti altri che Emily è costretta a subire se Stuart Dunneth, suo misantropo e ambiguo compagno di classe, non si trovasse per caso nei paraggi.
Emily, ligia alle regole, timida all'ennesima potenza e avversa a qualsiasi tipo di azione eroica, ancora non sa che questo incontro la coinvolgerà nel vischioso mistero che avvolge il ragazzo e sarà costretta, suo malgrado, a dare fondo a tutte le sue risorse per risolvere quello che, da giallo inquietante, potrebbe rivelarsi invece una storia dell'orrore delle peggiori. E i Potter, con le loro smanie di protagonismo, ovviamente non possono stare molto lontani.
Genere: Generale, Mistero, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Albus Severus Potter, James Sirius Potter, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'I Figli della Pace'
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V.
Corvo e grifone

 

La notizia si diffuse più veloce di un’epidemia di vaiolo di drago.
“Emily il Folletto Saputello” diventò da un giorno all’altro “Emily il Muschio Sapiente” su gentile inventiva di David Steeval e di tutta la sua compagnia - anche se il muschio era scomparso subito con un colpo di bacchetta della signorina Hartland.-
Se Jamie fosse coinvolto o no in quella nuova moda, Emily non lo sapeva e non voleva saperlo: lo evitava ogni volta che lo scorgeva profilarsi in lontananza con la sua classe, e aveva un sussulto tutte le volte che con la coda dell’occhio intravedeva il rosso e l’oro delle divise di Grifondoro.
Vuoi per la sua dote mimetica straordinaria, vuoi per l’abitudine a sforzarsi di passare ovunque inosservata, vuoi perché Jamie fosse davvero coinvolto e non volesse più avere niente a che fare con lo zimbello della scuola, ma il fatto era che lui ed Emily per tutte le settimane successive non ebbero occasione di incontrarsi nemmeno una volta.
Drilla non parlava dell’argomento, sia per non ferire l’amica sia perché aveva davvero la testa da tutt’altra parte: in effetti di lì a poco tempo si sarebbe disputata la prima partita della stagione di Quidditch, Grifondoro contro Corvonero, e tutti i membri della squadra sembravano irrequieti come non mai, divino Tristan Vidal compreso.
Emily, depressa, cercava di fingersi il più eccitata possibile per quell’evento, ma a dire il vero non gliene importava assolutamente nulla. L'unico fatto positivo che vi scorgeva era che una volta entrati nel pieno del fermento pre e dopo partita, tutti si sarebbero dimenticati di lei. O almeno così sperava.
Il tempo continuava a imperversare malevolo, portando piogge e diluvi come se ne erano visti pochi nella storia di Hogwarts.
Emily, bloccata all’interno del castello e senza più nemmeno la biblioteca dove rifugiarsi, passava gran parte del tempo nella Guferia, insieme alla sua civetta scura, Eco, o nella Sala Comune a giocare a scacchi magici insieme a Stuart.
Già, Stuart. Se non fosse stato per lui Emily sarebbe stata completamente isolata. Drilla era sempre agli allenamenti, tornava irritata a causa della pioggia e passava il resto del tempo a fare –o copiare- i compiti.
Stuart si era dimostrato un amico vero: dopo il giorno in cui l’aveva accompagnata lungo il passaggio segreto aveva cominciato a frequentare lei e Drilla sempre di più, sedendosi accanto a loro durante i pasti e condividendo il tavolo nelle lezioni.
Drilla, inizialmente perplessa, aveva alla fine accettato la sua silenziosa, schiva presenza, felice del fatto che finalmente Emily avesse trovato qualche altro amico oltre a lei.
Quanto alle lezioni di Pozioni e di Cura delle Creature Magiche, Emily aveva evitato Albus Potter almeno quanto il fratello maggiore, sebbene più volte le fosse sembrato – e non solo a lei, perché Drilla ogni volta le aveva tirato un’allusiva quanto dolorosa gomitata nel fianco- che volesse cercare di avvicinarla timidamente. Non ci era mai riuscito, ed Emily non sapeva bene se esserne sollevata o dispiaciuta .
«Cavallo in C3. Scacco», affermò Emily in uno dei tanti pomeriggi piovosi nella torre di Corvonero.
Stuart sorrise. «Ma non matto.»
Emily scrollò le spalle e scrutò una ad una le pedine nere dell’avversario disposte sulla scacchiera. Erano ad un punto morto, e nessuno dei due si fidava abbastanza da rompere la difesa ed andare all’attacco dell’altro.
«Vedremo», lo sfidò sorridendo. «Tocca a te.»
«Alfiere in D6», annunciò lui.
Emily fece un gesto di stizza. La sua torre era in trappola. Stava studiando la sua mossa successiva quando la porta del dormitorio si aprì ed entrò la squadra di Quidditch di Corvonero al gran completo, schizzata di pioggia e di fango da cima a fondo.
Drilla lasciò cadere da una parte la sua Comet Seicento e si abbandonò su una poltrona di velluto azzurro accanto a loro, imbrattandola ben bene di fango. «Sono distrutta! Se pioverà così anche il giorno della partita non so come faremo anche solo a vedere la Pluffa. Insomma, oggi non ci vedevo a un palmo dal mio naso, vi rendete conto?», si lagnò tutto d’un fiato.
«Avete provato con un incantesimo di Acquavista?», chiese in tono casuale Stuart.
«Non so cosa sia e non me ne può importare di meno in questo momento. Tutto quello che voglio è una doccia quanto più calda possibile e che nessuno mi chieda di alzare un dito per il resto della giornata o lo sbrano!» E, detto questo, scattò in piedi stizzita e afferrò malamente la sua scopa dirigendosi a passi pesanti verso la porta del dormitorio femminile.
A metà strada, però  la fermò un’alta, slanciata figura indistinguibile sotto il fango che ricopriva tutta la divisa blu. «Drusilla, potresti andare dal professor Ravenscar a portargli questo da parte mia?»
«Ma certo, Tristan!», cinguettò Drilla, e scomparve quasi levitando con i piedi staccati dal terreno.
Emily e Stuart si guardarono e scoppiarono a ridere all’unisono.

Il giorno dopo, tuttavia, Emily era molto meno allegra. Quando giunsero alla capanna del guardiacaccia per la lezione di Cura delle Creature Magiche, si ritrovarono davanti ad una lunga serie di gabbie di ottone molto grandi e dal pavimento cosparso di rovi e rose canine. In ciascuna di esse stava, nascosto tra i rovi o addormentato su un trespolo poco più in alto, un uccello dal piumaggio nero e sfumato di verde sulle ali.
«Che cosa sono?», chiese Drilla guardandoli ammirata. Erano molto belli.
«Augurey», rispose automaticamente Emily. «Gli uccelli della pioggia.»
«Esattamente, Emily», assentì il professore che usciva in quel momento dalla capanna. Era un uomo robusto, abbronzato e pieno di cicatrici sulle braccia, con i capelli rosso carota tipici della sua famiglia. Charlie Weasley, l’insegnante di Cura delle Creature Magiche da quando Hagrid era andato in pensione, due anni prima.
L’uomo si rimboccò le maniche e fece disporre gli studenti in cerchio attorno alle gabbie. Un grande tendone innalzato sullo spazio dove si teneva la lezione impediva agli studenti di bagnarsi. Tutti si strinsero sotto di esso. Emily si spostò di lato e si ritrovò spalla a spalla con Al Potter. Incrociarono per un attimo lo sguardo, ma Emily lo distolse subito arrossendo.
«Ora, mettetevi a coppie ciascuno con un esemplare. Sì, voi due andate di là… Lorcan, qui non c’è nessuno; Emily, Al, laggiù c’è una gabbia vuota.»
Emily e Al si guardarono. Erano rimasti da soli. Emily si morse il labbro e andò alla gabbia indicata dall’insegnante con il capo chino. In quel momento avrebbe preferito avere come compagno una Fungiliana.
Il professor Weasley si mise a spiegare le proprietà e le caratteristiche dell’animale.
Emily lo ascoltava annoiata: le sapeva già a memoria, aveva letto un intero libro su tutte le specie di volatili del mondo magico. Al, invece, prendeva appunti concentratissimo, o così parve a Emily finché, ad un tratto, non alzò lo sguardo e incrociò il suo. Subito riabbassò la testa sui fogli, imbarazzato.
«Gli Augurey mangiano soprattutto fate, ma dato che non ne abbiamo, useremo dei semplici insetti, che vanno bene lo stesso. Qui ce ne sono abbastanza per ogni gruppo: sono ghiotti soprattutto di libellule, attenti che non vi becchino le mani quanto gliele porgete: hanno il becco avvelenato.»
Al recuperò una manciata di insetti e ne porse un po’ a Emily senza guardarla.
«Grazie», fece Emily atona, porgendoli a sua volta al volatile, che allungò la testolina piumata curiosa e prese a beccare con appetito.
Passarono il resto dell'ora a studiare il comportamento di quegli animali insoliti e ad imparare come volassero solo in caso di pioggia o cantassero in previsione di un temporale.
Emily pensava di essere ormai al sicuro quando, verso la fine della lezione, Al alzò la testa verso di lei.
«Emily», esclamò, prendendola alla sprovvista.
Emily sussultò e si voltò verso di lui. «Sì?»
Al la guardava con le sopracciglia aggrottate. «Senti ma…ce l’hai con me, per caso?»
Emily, sorpresa da quella domanda, per poco non si lasciò sfuggire la manciata di insetti che tratteneva nel pugno. «Io? No, per niente!»
«E allora perché mi eviti?»
«Io non…», stava per dire io non ti evito, ma era una bugia, così si morse il labbro, rossa in viso e si zittì.
«Allora?», insisté Al.
Emily deglutì. «Ecco, io…», che doveva fare, essere sincera? «Io non vorrei evitarti ma…»
«Ma?»
Come faceva a spiegarglielo? Come? «Insomma, tu mi sei simpatico, Al, ma vedi, io te non possiamo, ecco… non possiamo essere amici.»
«E perché?», domandò lui stupito.
Emily arrossì e scosse il capo senza parlare.
«È per mio fratello?», chiese lui con insolita perspicacia. «È per lui, non è vero? Mi ricordo quello che stava per dirmi la tua amica su di lui, ma poi, quando gli ho parlato, Jamie mi ha detto che gli sei simpatica… pensavo che andaste d’accordo.»
Simpatica… parola grossa, pensò Emily, per uno che le aveva parlato una volta sola. «In realtà lui è stato gentile con me», ammise.
«Allora perché?»
La pena di rispondere fu risparmiata ad Emily dalla fine della lezione. Charlie Weasley raccolse gli insetti rimasti e rispedì gli studenti nel castello lasciando come compito quello di indagare il genere di fate di cui andavano più ghiotti gli Augurey.
Emily raggiunse in fretta Stuart e Drilla, mettendosi così in salvo dall’interessamento imbarazzante di Al Potter. Risalirono la strada per il castello, Al a pochi passi da loro, meditabondo. Emily non lo guardava, facendo finta di interessarsi alle chiacchiere sul tempo di Drilla. Pioveva e dovettero accelerare il passo per non venire completamente lavati.
Arrivarono nell’ingresso gocciolanti e zuppi, mentre i primi studenti scendevano dalle aule del piano di sopra per raggiungere quella dell’ora successiva. Drilla schizzò subito in un corridoio laterale per non arrivare tardi a Divinazione. Emily e Stuart, invece, che avevano l’ora di Aritmanzia, si diressero lenti attraverso l’atrio.
Fu in quel momento che una voce squillante -e sgradevolissima per Emily- risuonò per tutta l’immensa stanza.
«Ehi, guarda chi c’è, il Muschio Sapiente.»
Emily, Al e Stuart alzarono contemporaneamente lo sguardo sulla cima della scalinata e videro scenderne David Steeval seguito dal consueto codazzo di ragazze adoranti. «Ma come, con tutta questa umidità non te n’è cresciuto un altro po’?», aggiunse quando approdò alla fine delle scale. Le ragazze alle sue spalle scoppiarono in una risatina acutissima.
Emily avvampò, raggiungendo lo stadio cromatico di un pomodoro maturo. Stuart, al suo fianco, rimase immobile, fissando David con uno sguardo indecifrabile.
«Piantala, David.» Tutti ebbero un moto di sorpresa, persino David Steeval: la voce che aveva appena parlato era quella acuta ma decisa di Albus Potter.
«Ah, sei tu, Al», lo salutò cordiale David. «Ho appena lasciato tuo fratello alla sua lezione di Babbanologia, sai? Gli stavo giusto dicendo ieri…»
«Piantala», ripeté più forte Al. Era rosso in viso. «E chiedi scusa a Emily», aggiunse, sebbene l’effetto della frase fu rovinato un po’ dalla voce che gli tremava.
David strabuzzò gli occhi, come se non potesse credere a quello che aveva appena sentito. Guardò Al immobile per qualche secondo, poi la sua espressione di stupore si piegò in un sorrisetto e poi in un sogghigno. «Sei molto divertente, Al, anche se hai un senso dell’umorismo strano.»
Al sbiancò. Evidentemente non si aspettava di non venire creduto.
David continuò a sogghignare. «Comunque, riprendendo il discorso da dove l'ho lasciato, Piccolo Muschio, è davvero un peccato che tu sia tornata come prima. Sai, ti donava quel verde così…»
Non riuscì a terminare la frase nemmeno stavolta. Un lampo, blu, intenso e improvviso, gli passo a un soffio dalla guancia destra, infrangendosi con un rumore violento sulla scalinata di marmo senza tuttavia lasciarvi alcun tipo di danno.
Emily si voltò con un moto di sorpresa, come tutti i presenti, e rimase sbalordita. Perché chi aveva alzato la bacchetta e guardava David con un cipiglio duro non era altri che Stuart Dunneth, il secchione distratto di Corvonero.
David, sbalordito almeno al pari di Emily, se non di più, ci mise diversi secondi ad assimilare quello che era appena avvenuto. L’espressione sul suo viso passò dall’incredulità al dubbio, poi alla consapevolezza e infine alla rabbia.
«Come… hai… osato?», disse a fatica, livido.
Stuart rimase immobile e continuò a fissarlo come se fosse qualcosa di estremamente ripugnante capitatogli tra i piedi.
«TU, SECCHIONE INSIGNIFICANTE…!», David afferrò la bacchetta mentre insultava Stuart e la alzò.
«Ti consiglio di abbassarla se non vuoi guai», replicò Stuart con la massima calma.
David ruggì di rabbia e lanciò un attacco. «Dirupi!»
«Saucio!», gridò a sua volta Stuart.
Il lampo dorato di David si infranse contro quello rosso di Stuart, che però rimase integrò e colpì il braccio destro dell'avversario facendogli volare via la bacchetta.
David gridò di dolore e si portò la mano al braccio, su cui si era aperto un grosso squarcio. Sangue scuro prese a zampillare da esso, imbrattandogli i vestiti.
Alcune ragazze strillarono, altre corsero via terrorizzate, ma la maggior parte dei presenti rimase immobile al suo posto, sbalordita: un Corvonero spettinato, disordinato e insignificante del terzo anno aveva appena battuto uno dei più celebri e sbruffoni studenti di Hogwarts. Da non credere!
«Che cosa sta succedendo?», tuonò all’improvviso una voce. Tutti alzarono lo sguardo improvvisamente terrorizzati.
Dante Quebec, temibile, oscuro professore di Aritmanzia e direttore della casa di Serpeverde, era appena comparso in cima alle scale, e guardava la scena con un cipiglio che non prometteva nulla di buono.


Note:
Ma come mi piace Corvonero contro Grifondoro! La Casa di Priscilla è forse quella meno conosciuta di Hogwarts: fandom a parte, nei libri gli studenti che compaiono di meno e svolgono meno ruoli decisivi appartengono a questa Casa e l'unica di una certa importanza, Luna, non sembra nemmeno rispecchiare, perlomeno in apparenza, le doti principali di essa, ovvero l'intelletto e l'arguzia.
Però, a ben vedere, altre caratteristiche della Casa sono anche la creatività e l'individualità, e potremmo definirla quindi a ragion veduta anche la Casa degli artisti, tra cui Luna. Vi immaginate che meraviglia dev'essere il dormitorio? Potrebbe essere una specie di atelier oppure un salotto culturale *-* O magari solo una noiosa sala di lettura.
Comunque ho sempre immaginato che i suoi componenti tendano a fare meno "gruppetto" delle altre Case, essendo degli individualisti e degli estrosi, e non è così strano che Emily (e Stuart) abbiano legato poco con i compagni di Casa.
Tornando al capitolo, Stuart il secchione è emerso dal suo secchio-scudo niente di meno che per fronteggiare signor gnoccaggine-Steeval. Uno a zero per lui.
Ora la palla torna al centro, però. Per chi tifate? Mue

   
 
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