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Autore: A_Typing_Heart    08/05/2015    1 recensioni
Nella cornice di un Giappone moderno schiacciato dalla tirannia di un regime militare Hibari Kyoya e Rokudo Mukuro si ritrovano a inseguire i propri ideali di giustizia e libertà su fronti opposti. Hibari è pronto a separarsi da Mukuro in nome della legge, dell'ordine e della disciplina, lasciando il suo cuore imprigionato in un gelido inverno. Ma altri sono pronti a dare la vita affinchè torni a soffiare un vento carico di petali di ciliegio...
Genere: Azione, Drammatico, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Yaoi | Personaggi: Hayato Gokudera, Kyoya Hibari, Mukuro Rokudo, Takeshi Yamamoto, Tsunayoshi Sawada
Note: AU | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
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Tsuna attraversò di fretta le strade innevate della capitale, zigzagando in mezzo alle automobili in attesa a un semaforo. Essendo domenica mattina non c'era molto traffico, ma era una città molto più grande e caotica della piccola e provinciale Namimori, seppure avesse subìto un notevole sviluppo demografico ed edile negli ultimi anni. Raggiunse la fila di auto parcheggiate davanti all'albergo Hiroshige quando sentì il suo cellulare che squillava. Lo afferrò affrettandosi a rispondere, ma prima che riuscisse a spiccicare parola scivolò su un blocco di neve ghiacciata e finì prono per terra. A poco gli servirono le mani occupate da sportine, portadocumenti e cellulare: sbattè violentemente ginocchia, braccio e anche il mento.
-Aaahi.....- gemette dolorante.
Tsuna allungò la mano e afferrò il telefono riportandoselo all'orecchio, ancora troppo dolorante per poter far altro che annaspare, ma scoprì che la linea aveva fatto la sua stessa fine: era caduta. Imprecò vedendo la sua cartellina di fogli aperta e il contenuto sparso sul marciapiede, la busta della pasticceria ammaccata vicino alla ruota di un fuoristrada blu. Aveva le ginocchia in fiamme e solo con grande sforzo riuscì a sollevarsi e a mettersi seduto.
-Ehi, tutto bene?-
Tsuna alzò la testa e incrociò un viso sconosciuto. Si trattava di un ragazzo all'incirca della sua età, a vedersi; capelli rossi che sbucavano da sotto un berretto verde-azzurro di lana, occhi dall'aria triste o forse preoccupata, un cappotto verde militare e, dettaglio che gli parve abbastanza insolito, dei paraorecchie di lana con un motivo geometrico rosa. Il giovane gli fece un sorriso incoraggiante e gli porse la mano guantata di bianco.
-Non è niente, alzatevi... vi aiuto io...-
-Gra... grazie...-
Tsuna gli prese la mano e cercò di alzarsi nonostante il dolore alle ginocchia, ma proprio quando pensava che si sarebbero piegate inesorabilmente il giovane con i capelli rossi lo sollevò di forza. Ne fu abbastanza sorpreso: da quello che gli sembrava poteva essere alto qualche centimetro più di lui e aveva all'incirca la stessa sua corporatura, certo non un lottatore di wrestling. Il suo viso si trovò a un palmo dal suo e potè vedere da molto vicino i suoi occhi di una sfumatura rossa mai vista prima; sentì nel suo alito condensato dal freddo un profumo di menta e forse liquirizia. Un attimo dopo la neve assassina li fece scivolare entrambi, ma l'altro si aggrappò prontamente al cofano del fuoristrada, reggendo Tsuna con forza e impedendogli di cadere.
-N-neve bastarda.- balbettò Tsuna, in imbarazzo.
-Spostiamoci da qui, che ne dite?-
Il ragazzo si rimise in piedi con circospezione e fece qualche passo indietro raggiungendo il marciapiede cosparso di sale e quindi sgombro. Tsuna, sempre afferrando la sua mano, lo seguì. Osò solo in quel momento controllare i danni e scoprì che doveva essersi ferito, sui suoi pantaloni c'erano delle macchioline di sangue all'altezza del ginocchio. Faceva male da morire, effettivamente la sopportazione di Tsuna non era mai stata granché.
-Ecco, le vostre cose.- disse il ragazzo porgendogli il sacchetto e la cartellina con i fogli. -Vi accompagno di sopra, se me lo permettete.-
Tsuna lo fissò confuso per un momento, poi guardò la facciata dell'albergo, poi di nuovo il viso dagli occhi tristi, temporaneamente incapace di spiccicare un verbo e un soggetto insieme.
-Che avete? Non state bene?-
-Come... sai che alloggio qui?-
-Oh, è questo...?- fece il giovane, e sorrise. -Voi siete Tsunayoshi Sawada, per questo so che alloggiate qui... ci siamo anche già visti, in realtà.-
-Co... davvero? Dove? Quando?-
-Beh, forse solo io ho notato voi, voi mi siete sembrato piuttosto pensieroso... stavate rientrando in albergo dopo la conferenza stampa dell'altra sera... vi ho visto in quell'occasione.-
-Io... io non ti avevo visto.-
Il rosso sorrise, ma non commentò la disattenzione di Tsuna. Si limitò a fargli un cenno verso la porta dell'hotel.
-Posso accompagnarvi, per sicurezza?-
-Ah... sì... grazie...-
Tsuna prese finalmente la sua cartellina e il sacchetto e si avviò all'ingresso, seppur zoppicando vistosamente. Non doveva avere un bell'aspetto, sospettò, visto il modo in cui l'impiegato alla reception lo stava guardando. Superò i bei pavimenti di marmo della hall e raggiunse l'ascensore, già al piano terra. Il mento cominciava a fargli veramente molto male. E dire che era tutta colpa di quelle stupide fotocopie che si era dovuto far fare da sé perchè degli incompetenti all'ufficio stampa avevano deciso che di sabato sera non si poteva lavorare, nemmeno mentre era in atto una rifondazione totale del governo...
-State sanguinando, Sawada san.- disse il suo accompagnatore non appena l'ascensore chiuse le porte.
-Davvero...?-
Si sfiorò il mento con le dita e scoprì che stava sanguinando davvero. Il ragazzo dai capelli rossi tamponò la ferita con un fazzoletto ripiegato, con gran delicatezza.
-Sapete... molto tempo fa, ho avuto la fortuna di incontrare vostro padre... prima che l'Haido diventasse il primo partito del paese, ero ancora un ragazzino... tuttavia... era un uomo pieno di carisma... un vero leader, un ispiratore...-
Tsunayoshi non rispose. Non sapeva cosa dire e nemmeno che cosa provare, era vero che Iemitsu aveva delle spiccate doti di leadership che lui non avrebbe mai avuto, ma nella voce del ragazzo c'era fin troppa ammirazione per un uomo con alle spalle così tanti grossolani sbagli e gravi disattenzioni. Poi però pensò che alla massa la gran parte dei difetti degli ufficiali e i retroscena della vita privata del generale non erano noti.
-Mi è dispiaciuto apprendere della sua morte... anche se è indelicato che io lo dica proprio a voi.-
-Non preoccupartene... è il triste destino naturale dei figli seppellire i genitori.-
Le porte dell'ascensore si aprirono all'ultimo piano. Tsuna era ormai quasi arrivato, dopo avrebbe potuto sedersi e medicarsi quelle ferite brucianti e infierire quanto gli pareva su tutti gli idioti del suo ufficio. Gli faceva ancora uno strano effetto pensare che quello era il suo ufficio. E si sentì un po' meglio pensando che se voleva poteva vendicarsi licenziandoli tutti quanti, tanto Byakuran gli aveva dato tutta la libertà possibile...
-È questa, Sawada san?-
-Oh, sì.- ribattè Tsuna, strappato alle sue fantasie vendicative. -La quattrocentoventicinque.-
-Allora siete arrivato.- disse lui con un sorriso.
La porta si aprì all'improvviso facendoli sobbalzare entrambi. Ne fece capolino Lambo, con i suoi capelli ricci e gli occhi verdi che passavano in rassegna tutti e due, prima di fissarsi sul pacchetto della pasticceria.
-PASTICCINI!-
Lambo prese la busta e corse in camera chiudendosi la porta alle spalle. Tsuna fissò il legno come se potesse vederci attraverso, non sapeva se mettersi a ridere o arrabbiarsi. Alla fine il ragazzo dai capelli rossi si mise a ridere, così lui decise di arrabbiarsi. Bussò forte.
-LAMBO! Ma che maniere sono, piccolo ingrato?!-
La porta si spalancò una seconda volta, ma mentre Tsuna pensava che fosse di nuovo Lambo ai suoi occhi si presentò un volto molto più familiare e terribilmente detestabile: il viso pallido di Byakuran.
-Che cosa fai tu nella mia stanza?- gli chiese aspramente.
-Tsunayoshi chan, che hai fatto alla faccia? E alle ginocchia?-
-Sono caduto, ma tu che cosa...-
-Ti sei fatto male? Avanti, vieni a sederti, ti medico io.-
-Non cambiare discorso!-
-Quella botta in faccia ti si sta già gonfiando, ma dove sei caduto?-
-Byakuran, che cazzo, ascoltami!-
-Avanti, avanti, dentro!-
Byakuran lo prese per la manica e di fatto lo scaraventò seduto sulla poltroncina più vicina, poi andò al telefono chiamando il servizio in camera per avere una cassetta del pronto soccorso. Neanche a dirlo, Lambo si stava già ingozzando di torta alla frutta, ignorando del tutto le condizioni di chi gliel'aveva portata. Aveva la panna fin sulla punta del naso.
-Lambo, pulisciti la faccia, almeno... non con le maniche, si usa un fazzoletto!-
Solo in quel momento Tsuna si accorse di avere in mano il fazzoletto che il ragazzo dai capelli rossi gli aveva dato per tamponare il sangue. Si accorse anche che non lo aveva neppure ringraziato, e che non ne sapeva nemmeno il nome. Si alzò sfidando il dolore alle ginocchia e raggiunse la porta, affacciandosi.
-Non mi hai detto come ti...-
Ma il corridoio era vuoto e le luci dell'ascensore gli dissero che il suo salvatore stava già scendendo verso il piano terra per andarsene, senza aspettare di essere ringraziato, senza nemmeno lasciare il suo nome. Avrebbe potuto non ritrovarlo mai più.

-Sei proprio un impiastro, Tsunayoshi chan...-
-Falla finita, Byakuran.- sbottò lui. -E non chiamarmi così.-
Tsuna strinse i denti mentre Byakuran gli passava sul ginocchio qualcosa che bruciava da morire. L'altro era a malapena scorticato, quello invece era gonfio e bello affettato, come l'aveva definito il carceriere in persona poco prima. Morale della favola: un ginocchio quasi fuori uso, uno scorticato, il mento graffiato... per portare una torta a un bambino che nemmeno lo aveva ringraziato e per fare delle copie di un fascicolo che avrebbero dovuto fargli avere direttamente dall'ufficio, quei lavativi. Inoltre, a ciò si aggiungeva l'amarezza di non aver ringraziato il ragazzo che lo aveva aiutato e non sapere nemmeno chi fosse.
-Sei così pensieroso, Tsuna kun.- fece Byakuran, passandogli la punta delle dita sulla gamba scoperta.
-Non mi toccare, Byakuran.- lo ammonì lui. -Non voglio che mi tocchi.-
-Sai che non sei più tu quello che decide.-
-Ti ho detto che non voglio che mi tocchi davanti al bambino. Quante volte te lo devo ripetere perchè ti entri in quella testaccia marcia?-
Byakuran perse il sorrisetto lezioso e senza smettere di fissarlo trucemente gli afferrò la gamba e premette il cotone imbevuto di disinfettante con forza sul ginocchio ferito. Tsuna gemette di dolore e cercò invano di spostare la gamba.
-Portami rispetto, Tsunayoshi... io non ho alcuno scrupolo a togliere di mezzo chiunque mi ostacoli, te compreso.- gli disse freddamente. -E lo sai che se succede manderò una bella delegazione dei tuoi amici ad accompagnarti dall'altra parte.-
Byakuran lasciò la presa sulla gamba e Tsuna la piegò al petto, prendendo istintivamente a soffiare sulla ferita che bruciava come il fuoco. Non poteva fare nulla per contrastarlo, dopotutto aveva già ceduto l'unica arma che aveva, ora era lui il generale, poteva disporre della sua vita e di quelle dei suoi cari come preferiva. Ormai non aveva più potere su niente e soltanto in quegli ultimi giorni si era reso conto di quanto avrebbe potuto fare prima, quando suo padre era ancora vivo. Forse non sarebbe mai accaduto niente a Mukuro se lui avesse usato meglio i suoi mezzi...
-Tsunayoshi, tu non arrivi a capire che io non ti sono nemico.- disse Byakuran. -Io ormai non ho più alcun nemico, solo persone che sono utili e altre meno... se tu non mi ostacoli, non hai niente da temere da me... al contrario, se tu mi aiutassi, io sarei il più potente e il più fidato dei tuoi amici.-
-Sulla seconda avrei delle perplessità.-
-Lo vedi come sei malfidente? Chiedi al tuo amico Mukuro se ho mai mancato una promessa.-
-Lo farò, quando un giorno verrà a prendermi.-
Tsuna allungò la mano e afferrò la tazza del tè, ma il sorso che prese non ne voleva sapere di scendere. La sua gola si era annodata stretta, non riusciva a deglutire. Era così triste pensare che forse, se Mukuro aveva ragione sul trapasso, non lo avrebbe rivisto nemmeno morendo, perchè lui non sarebbe stato lì ad aspettarlo. Nè lui, nè i suoi genitori...
-Sai, gli avevo promesso che gli avrei reso un inferno gli ultimi giorni della sua vita se non fosse stato buono e obbediente...- disse Byakuran, con un sorriso inquietante, accarezzandogli di nuovo la gamba. -Ma lui è proprio come te... è talmente testardo... non ne voleva proprio sapere... e ho mantenuto la promessa... non vedeva l'ora che venisse il giorno dell'esecuzione e che tutto finisse...-
Tsuna fissò un punto a caso della moquette stringendo con forza la tazza. Sapeva già che era stato lui a detenere Mukuro negli ultimi giorni, ma non aveva mai saputo alcun dettaglio al riguardo. Le ultime ore di Mukuro erano avvolte nel mistero più fitto, così come l'estrema destinazione delle sue spoglie. E non era affatto disposto a scoprirlo, non ora che sapeva che tipo di uomo terribile fosse Byakuran...
-Gli ho anche promesso che non lo avrei lasciato scegliere come morire, e gli ho impedito di suicidarsi per ben tre volte... ehh... è un ragazzo davvero problematico, Mukuro chan...-
Tsuna guardò Byakuran e posò la tazza a casaccio sul bracciolo. Per quanto l'avesse turbato scoprire che il suo migliore aveva cercato di uccidersi per ben tre volte per sfuggire all'inferno della prigionia e dell'esecuzione pubblica, non gli era sfuggito un dettaglio, il tempo presente. Aveva proprio detto "è un ragazzo problematico". Byakuran non sembrava averlo detto per errore, perchè intercettò lo sguardo e gli sorrise con tutta la malizia di cui era capace.
-Oh, sì, Tsunayoshi... Mukuro chan è ancora vivo.-
-Co... cosa? Ma... no, ho visto l'esecuzione in diretta! Ho visto Hibari che gli parlava, e... no, doveva essere lui quello, Hibari se ne sarebbe accorto se non fosse stato lui!-
-Oh sì, l'uomo sul patibolo era Mukuro, senza dubbio.- disse il carceriere. -La legge marziale lo ha condannato a essere fustigato fino a perdere conoscenza e io non potevo fare niente per impedirlo... ma dato che Mukuro è svenuto, la pena è stata considerata scontata... ma no, Mukuro non è morto per quelle ferite...-
-Ma... ma...-
-Tu non sei molto bravo in diritto, eh, Tsunayoshi?-
-N-no...-
-Buffo, visto che l'attuale codice lo ha riscritto tuo padre... in ogni caso... la legge vieta di condannare a morte uno straniero, se nel suo paese non vige la pena capitale... è il caso di Mukuro... se fosse sopravvissuto alla punizione in sè, la legge non gli avrebbe vietato di essere medicato per questo motivo... e io ho fatto in modo che avesse delle cure immediate appena portato giù dal patibolo.-
Tsunayoshi era frastornato, sentiva i suoni un po' ovattati e temeva che se non fosse stato seduto sarebbe addirittura svenuto. Aggrappandosi ai braccioli della poltrona abbattè la tazza da tè, ma non se ne curò. Mukuro era vivo... Mukuro era sopravvissuto alla sua sentenza e in qualche maniera si era salvato, ma dov'era ora? Come stava? Ormai erano passati quasi due mesi...
-Io l'ho salvato. Non tu, non quella sua ragazzina a cui manca l'occhio, e nemmeno quel piccolo verme arrogante per cui Mukuro ha sprecato tutta la giovinezza.- sussurrò Byakuran. -Sono stato io a salvarlo... sono stato io che ho deciso di non far sapere a nessuno che è scappato dal carcere mentre io non c'ero... e sono sempre io che lo libererò dalla croce che voi miserabili egoisti gli avete scaricato addosso.-
Le dita di Byakuran, fredde e solide come metallo, si strinsero attorno al collo di Tsuna.
-Tu mi aiuterai. Mi dirai che cosa Mukuro vuole. Mi dirai che cosa brama dal profondo della sua anima e che posso dargli, qualcosa che non può prendere da solo... io glielo darò, e in cambio gli dirò di deporre le armi e tornare ad avere una vita normale. Lui non deve combattere tutta la vita.-
-I-io n-non...-
-Tu lo conosci da sempre, a te ha detto e mostrato cose che a me non ha voluto affidare!- sbottò Byakuran serrando di più le dita sul collo di Tsuna. -Dimmelo, Tsunayoshi. Non importa quanto insignificanti siano, dimmi tutto quello che Mukuro desidera, tutte le cose che non ha avuto o che ha perso.-
Non serviva che Byakuran lo minacciasse a parole, Tsuna sapeva già che se non gli avesse detto qualcosa di valido lo avrebbe strangolato, o avrebbe trovato qualche via più sadica per vendicarsi. Però, Mukuro era vivo, come poteva farlo cadere in trappola? Ma poi, era davvero una trappola? Un trucco per scoprire dove fosse nascosto e risbatterlo in prigione? Però Byakuran aveva parlato di "avere una vita normale"...
-B-Byakuran... che...- balbettò Tsuna, e diede un colpo di tosse. -Che cosa vuoi fargli...?-
-Lui odiava quel carcere, per questo lo chiuderò. Se depone le armi io posso perdonarlo, posso restituirgli una vita libera... quello che ha perso per colpa di un uomo che non lo ha mai voluto.-
Non riusciva a credere alle sue orecchie. Il diavolo bianco, come lo chiamavano i militari che avevano lavorato per lui al Sekko, che voleva chiudere il carcere che era il suo regno perchè Mukuro lo odiava? Voleva veramente perdonare Mukuro e lasciarlo vivere normalmente? Eppure sembrava animato da una brama sincera... come sincero era il disprezzo che indirizzava a Hibari. Possibile che Byakuran in qualche modo amasse Mukuro? Al punto di salvargli la vita... e dargli quello che desiderava?
Un nuovo eccesso di tosse convinse Byakuran a lasciare la gola di Tsuna, che respirò avidamente massaggiandosi il collo. Scegliere da che parte stare era difficile, soprattutto dopo lo shock della scoperta, però se davvero Byakuran voleva dare la libertà a Mukuro e liberarlo da una crociata solitaria e pericolosa, allora desideravano la stessa cosa. Era anche colpa di Tsuna, che aveva sempre osteggiato il regime senza fare niente, che Mukuro aveva preso quella strada. Aveva sofferto fin troppo.
-So... che cosa Mukuro vuole. Una cosa molto importante per lui.-
-Che cosa?-
Gli occhi viola di Byakuran scintillavano di desiderio. Tsuna li fissò con fermezza.
-La vendetta. Ci sono persone di cui Mukuro vuole vendicarsi, che gli hanno arrecato un grande dolore... ma che non è mai riuscito a trovare.- disse Tsuna. -Se tu sarai in grado di trovarle, se gliele darai... nessuno di noi è in grado di farlo, non abbiamo il potere per indagare su così tante persone.-
Byakuran si sedette di fronte a lui e prese il taccuino dalla tasca della sua giacca grigia. Si appoggiò di schiena comodamente, sfogliò poche pagine e tolse il cappuccio alla penna. Dopodichè puntò gli occhi viola su Tsuna.
-Dimmi chi sta cercando.-
   
 
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