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Autore: tuseilamialuce    08/05/2015    1 recensioni
[Drugs]
Guardò il fondo del bicchiere vuoto e gli sembrò di aver davanti ciò che era rimasto di lui: niente. Louis non si era preso una parte di lui, ma aveva scavato fino infondo al suo essere e si era preso tutto lui stesso, lo aveva prosciugato fino all’ultima goccia.
Genere: Angst, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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***

II. Questa l'ho già sentita

 

Il giorno dopo il rifiuto di Harry, Louis aspettò la ricreazione e raggiunse il più piccolo nella sua classe. Lo trovò intento a copiare il compito di matematica, ma non si fece problemi ad interromperlo.

“Ho da fare, non vedi?”

“Dai, ci vorrà un minuto.”

“E poi che dico alla prof di matematica?”

“Che stavi parlando con me. Vieni?”

“Non voglio che tutta la scuola si faccia i cazzi miei, no.”

Louis alzò gli occhi al cielo e sbuffò sonoramente, tirando Harry per un polso in modo da farlo alzare.

“Che vuoi? Ti ho detto di no.” Cercò di opporsi, ma Louis era decisamente troppo forte per lui, e nel giro di pochi secondi furono entrambi nella stanza principale del bagno, il più grande teneva l’altro per i polsi come se dovesse scappare, ma questo si scostò e guardò Louis a braccia conserte.

“Sentiamo.”

“Quella non era la mia ragazza, semplicemente le dovevo un favore e lei voleva far ingelosire il suo ex, quindi l’ho aiutata. Tutto qui.”

“E pensi che io mi beva una cazzata del genere?” Harry inarcò un sopracciglio e spostò lo sguardo su un ragazzo appena entrato in bagno, fece per uscire, ma Louis lo prese nuovamente per un polso e lo trascinò in uno dei piccoli bagni prima che potesse accorgersene.

“Che cazzo fai? Ti ho detto di no, la cosa ti dà così tanto fastidio?”

Lo spazio fra quelle paia di pareti era dannatamente ristretto, i loro visi erano a pochi centimetri l’uno dall’altro, troppo pochi, e la mano di Louis era poggiata sulla maniglia in modo che il più piccolo non potesse uscire.

“Ma mi stai a sentire? Ti sei incazzato per niente.” 

“Non sono incazzato. Sono seccato.” bofonchiò il riccio.

“Ti sei seccato per niente, allora! Ti ho detto che quella non era la mia fottuta ragazza.”

“Nemmeno io lo sono, quindi finiamola qui.” Cercò di uscire, ma Louis lo attirò di più a sé con la mano libera. E a quel punto Harry poteva veramente percepire il profumo del castano, poteva sentire il suo respiro sulla pelle. Lo confondeva veramente troppo.

“Harry…”

“Fammi uscire, non ho intenzione di starmene qui a discutere con te” disse quasi in un sospiro il più piccolo, ma aveva lo sguardo incollato a quello di Louis, non si sarebbe liberato facilmente di quella sensazione.

Il castano non sapeva che dire, non voleva che Harry se ne andasse, ma non aveva nulla di meglio da dire, quindi azzardò: “E se ti baciassi?”

“Non mi bacerai.”

“Chi ha detto di no?”

“Io. Fammi… fammi uscire.”

Harry volle muoversi, ma lo sguardo di Louis lo fece incollare con i piedi al pavimento. Si sentiva dannatamente usato e nemmeno ne sapeva il motivo. E, allo stesso tempo, si sentiva un idiota, perché non aveva mai baciato nessuno ed era sicuro che il più grande se ne sarebbe accorto, avrebbe fatto l’ennesima figura di merda. Non aveva mai provato una sensazione simile prima, da una parte voleva scappare e non farsi più vedere da Louis, dall’altra voleva veramente baciarlo e sapere cosa si prova a dare questo fatidico primo bacio. Le mani gli tremavano fottutamente troppo e Louis sicuramente lo notò, perché sorrise. Non si capì se fosse un sorriso buttato lì o qualcosa di studiato, se fosse per sminuire Harry e la sua paura oppure se volesse soltanto rassicurarlo. Fatto sta che il riccio non ci capì più nulla da quando sentì Louis baciarlo con tutta la delicatezza del mondo. Schiuse istintivamente le labbra e fece un piccolo passo in avanti per avvicinarsi un po’ a lui.  Il più grande poggiò le mani sulla parete alle spalle dell’altro, e continuò a muovere le labbra sulle sue con dolcezza. Harry si sentì attraversare da un turbine di emozioni, che nemmeno sapeva esistessero, ma erano tutte tremendamente piacevoli. Era totalmente immerso in quel bacio, gli sembrava di aver perso tutti gli altri sensi e pensieri, credeva di poter continuare fino ad avere le labbra totalmente consumate da quel contatto così stranamente gradevole.

Il suono della campanella risuonò nei corridoi pochi secondi dopo e Louis non diede l’impressione di voler smettere, ma Harry si allontanò un po’ dal suo viso balbettando qualcosa, seppur fosse ancora decisamente troppo scosso dal bacio per dire qualcosa di sensato.

“De-evo andare, è finita la ricreazione.”

“Resta ancora un pochino, dai.”

La voce di Louis sulle sue labbra era veramente troppo per Harry, non sarebbe riuscito a resistere per molto. 

“Non se ne parla, sono già rimasto abbastanza.”

“Oh, non dire così.”

Il riccio approfittò del momento di distrazione del più alto per aprire velocemente la porta e sgusciare fuori, ma sentì la mano di Louis attorno al polso nel giro di un momento. Non poteva scappargli, in nessun senso.

“Dai Harry, resta…”

“Uffa, ti ho detto di no.”

“Dai, che hai paura che succeda?”

“Non ho… paura. Solo non voglio restarmene qui con te a girarmi i pollici.”

“Non ti girerai i pollici…ci sono altre cose da fare. Posso baciarti ancora, per esempio.”

“Non mi bacerai ancora!”

“Oh, questa l’ho già sentita” rise Louis, attirando Harry a sé come aveva fatto prima. Lo fece sedere a terra e lo raggiunse dopo aver richiuso la porta, restando accanto a lui. Frugò nelle tasche in cerca del cellulare e vide Harry guardarlo titubante e con un sopracciglio alzato.

“Non avrai mica intenzione di fumare, vero? Non c’è una fottuta finestra qui.”

“Non ti agitare, piccoletto. Ho lasciato le sigarette in classe, ma potevo pensarci, effettivamente. Mando un messaggio a James, così diranno alla prof che sto male e sto chiuso in bagno per quello.”

“Beh, almeno è una scusa migliore di quella che hai usato per quella tr-… ragazza.” affermò poi il riccio irritato, e incrociò le braccia al petto.

“Non ti va proprio giù, eh?” Louis ridacchiò nella speranza di alleggerire la situazione, rimise il telefono nella tasca e guardò Harry sospirando subito dopo.

“Certo che non mi va giù, tu baci una persona diversa ogni sera. E probabilmente se la baci e basta va bene.”

“Non è mica sera adesso, di che ti lamenti?”

“Però non hai negato.”

“Se ti baciassi anche domani sera, dopodomani sera e anche il giorno dopo, cambieresti idea?”

“Tu non mi bacerai proprio in nessun momento.” Harry mise il broncio, sperando che la conversazione non fosse un vicolo cieco.

“E perché no? Mi pareva ti piacesse prima” ghignò il più grande ridacchiando e colpì la spalla del ragazzo, facendolo sbuffare di nuovo.

“Mi dà parecchio fastidio il fatto che tu mi usi così.”
“Io non uso le persone, Harry.”

“A me pare di sì, invece.”
“E allora che cosa ci fai ancora qui con me, mh?”

“Se volessi uscire, me lo lasceresti fare?”
Il più grande negò.

“Ecco, appunto.”

Harry si sentiva dannatamente attratto da Louis, nonostante lo conoscesse pochissimo. Non sapeva cosa fosse, era una sensazione che gli cresceva dentro ogni volta che vedeva quegli occhi di ghiaccio, era una cosa che non aveva mai provato, e lo terrorizzava. Era tremendamente spaventato da quel sentimento, perché gli sembrava qualcosa di forte, e in realtà si stava soltanto facendo usare da Louis. E, nonostante sapesse di star facendo la parte dello straccio con cui pulirsi le ferite, continuava a stare chiuso in quel bagno con lui, a parlargli e sorridere quando gli pareva opportuno. 

 

Un altro tiro e avrebbero vinto. Sarebbe bastato un canestro, ma i secondi rimasti erano pochissimi, la palla era fra le mani degli avversari. Harry si muoveva sul pavimento in balìa delle azioni altrui, un po’ come faceva nella vita di tutti i giorni. 

Prima che ognuno sul campo e sulle seggiole della tribuna potesse accorgersene, gli avversari segnarono l’ennesimo punto. Erano ad un passo dalle nazionali, le avevano quasi sfiorate con un dito, avevano visto un fotogramma di orgoglio, ma quella pellicola era guasta. 

“Bravo” disse Ben al riccio prima di uscire dalla palestra, e stampò la mano sulla spalla del compagno in segno d’incoraggiamento.

Un flebile, quasi inudibile “grazie” si fece spazio fra le labbra socchiuse di Harry. Era deluso da se stesso, sapeva di non aver dato il massimo.

Entrò nello spogliatoio, dove trovò tutti gli altri compagni di squadra a discutere con l’allenatore della partita appena persa, alzavano fin troppo la voce in quei casi. Harry si cambiò in fretta e rimise tutto nel borsone come se avesse un treno da perdere. Uscì da quello spogliatoio con lo sguardo incollato al pavimento, e lo alzò soltanto quando sentì una mano premergli sulla spalla. La voce di Louis percorse i pochi centimetri che  lo dividevano dal più piccolo.

“Sei stato bravo.”

“No, non sono stato bravo.”

Harry allungò il passo nel tentativo di liquidare il castano, la voglia di parlare con qualsiasi persona in quel momento era inferiore allo zero. Non si chiese nemmeno cosa diavolo ci facesse Louis lì, non gli importava più di tanto in circostanze simili.

“Sì, invece. Non sembri molto contento, chi ti può biasimare. Andiamo a mangiare qualcosa, mh? Così ti rallegri un po’.”

Il moro non sentì la metà delle parole che l’altro disse, si limitò a scuotere la testa e mugugnare una risposta negativa.

“Dai, non voglio che tu stia a casa da solo. Saresti triste.”

“Finiscila, Louis.”

“Di fare cosa? Dai, ti… ti prego…”

“Non ho bisogno di una fottutissima spalla su cui piangere, okay? Vattene.” Harry si fermò al centro del marciapiede e fissò Louis negli occhi - per quanto potesse vedere con la scarsa illuminazione. Strinse i denti e cercò di mantenere il respiro regolare, non voleva perdere nè il controllo nè le forze. 

“Perché fai così?”

“E me lo chiedi anche? Vattene.”
“Certo che te lo chiedo, non capisco.”
“Vattene ho detto.” Ottenne la reazione contraria, si ritrovò gli occhi di Louis vicinissimi, poteva quasi vederne il colore.

“Non me ne vado.”

“Allora lo faccio io.”

Lo fermò tenendolo per un polso.

“Ma la vuoi finire? Non ho intenzione di darti ancora corda, Louis. Sono passate due fottute settimane senza che tu mi abbia rivolto la parola e non mi hai ancora spiegato chi fosse quella troia che hai baciato. Non ho voglia di perdere tempo con i tuoi giochetti.”
“Ti prego, sono… sono stato bene con te.”

“Già, così bene da non parlarmi per due settimane quando stavo nella classe accanto?”

“Avevo paura che fossi incazzato…”

“Oh, infatti lo sono! Bravo, complimenti.”

“Ti prego, Harry. Non… non fare così.”
“Vaffanculo, Louis. Vattene a fanculo.” Scandì le ultime parole come se fosse l’ultima volta che le diceva e poi se ne andò, lasciando il più grande interdetto e decisamente deluso. Se l’è meritato, pensò Harry.

SPAZIO AUTRICE
Eccomi qui, stranamente puntuale, con il secondo capitolo di questa storia! Spero vi sia piaciuto, fatemi assolutamente sapere cosa ne pensate e cosa vorreste che succedesse in seguito (o cosa pensate che succederà).
Comunque, vi prometto che il prossimo sarà un capitolo più che altro di passaggio, così avrete tempo di respirare tra un avvenimento e l'altro. Non spoilero, giuro!

Un bacio, 
Karen.xx

 

  
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