Anime & Manga > Lady Oscar
Segui la storia  |       
Autore: SabrinaSala    09/05/2015    16 recensioni
Il proiettile lacerò l’aria. Poi la carne.
Sorpreso, André si portò una mano al petto. La giubba blu intrisa di sangue.
-Oscar… - mormorò in un soffio. E in quel nome c’era tutto. Dolore, sgomento, paura… Paura di perderla. Adesso. Di perdere lei, la sua vita… Dopo averla finalmente trovata - Oscar… - ripeté.
Genere: Azione, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alain de Soisson, André Grandier, Oscar François de Jarjayes, Saint-Just, Victor Clemente Girodelle
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Image and video hosting by TinyPic
Capitolo 7 – Distanze
 
 

Oscar sollevò le palpebre, faticando a mettere a fuoco. La bocca impastata, la testa pesante.
E in un attimo, svegliandosi, la realtà la travolse impietosa, facendola precipitare nuovamente nell’incubo.
Un insopportabile senso di nausea le attanagliò lo stomaco fino alla gola, costringendola a rimanere immobile, nel letto. Stesa supina, volse la testa, appoggiando la guancia al cuscino. Gli occhi sgranati.
Un attimo dopo, ardenti lacrime salate le scivolarono tra le labbra serrate.
-Vi siete svegliata, finalmente. –
La voce calda di Alain le scivolò addosso come una carezza.
Ai primi accenni di risveglio, l’uomo che aveva passato anche quella notte al suo capezzale,  aveva preferito allontanarsi, portandosi di fronte alla finestra.
Albeggiava.
-Alain… - mormorò Oscar - Dimmi Alain… quanto tempo… -
-Tre giorni, comandante. – rispose lui massaggiandosi gli occhi.  
Tre giorni di delirio e febbre alta, caratterizzati da colpi di tosse che non lasciavano presagire niente di buono.
Seguì un breve silenzio, riempito solo dai loro respiri.
-Dove siamo? – domandò lei, non riconoscendo la stanza che la ospitava.
Alain fissò un punto imprecisato fuori dalla finestra.
-A casa di  Rosalie e Bernard Chatelet… Sono stati loro ad accogliervi. Hanno insistito perché vi portassi qui… - rispose.
-La Fayette… -
La Fayette! Sorrise Alain. La Fayette…
-E’ diventato comandante della Guardia Nazionale. – disse -  Non ci sono stati problemi, mi hanno detto –
Il silenzio che seguì fu più lungo e penoso del precedente.
-E André… - domandò lei, finalmente, con un filo di voce. - L’avete trovato… André? – chiuse gli occhi, stringendoli forte. Morendo nell’attimo stesso in cui ebbe pronunciato quelle parole.
Alain annuì, inspirando profondamente e cacciandosi le mani in tasca. Poi sorrise,  ingoiando  indietro il groppo che gli serrava la gola.
-Ci sono ottime notizie, comandante …  - mormorò voltandosi verso di lei.  - André è vivo. – asserì guardando la sua sagoma ancora stesa nel letto, immobile.
Oscar avvertì una dolorosa fitta alla testa poi al cuore. Sgranò gli occhi, incapace di voltarsi. Sprofondata nel materasso morbido, il cuore che era tornato a battere, tanto forte da farle male.
Alain continuò.
-Quel conte, Girodel… è stato lui a trovarlo. Non si è dato pace fino a quando non è riuscito a scoprire cosa fosse successo. Sta bene, comandante… sta bene. – mormorò, quasi liberandosi di un peso. Gli occhi finalmente umidi di sollievo. Oscar e André, sospirò. Entrambi salvi…
Oscar si sollevò finalmente sui gomiti sostenendo il suo sguardo.  Poi, come colta da un pensiero improvviso,  scostò le lenzuola nel tentativo di rimettersi in piedi. Un senso di vertigine la immobilizzò e Alain fu svelto a sorreggerla.
Impedendole di cadere ma anche di muoversi, l’uomo arrossì violentemente, al cospetto di quel corpo di donna nascosto ai suoi occhi dalla sola camicia da notte, le spalle che si intravvedevano dallo scollo semi aperto della tunica.
Distolse lo sguardo, imbarazzato, ricordando le veementi proteste di Rosalie alla sua ostinazione a vegliare Oscar giorno e notte. Solo adesso quelle parole assumevano un senso… Cercando di mantenere le distanze, allentò la presa sulle spalle di lei, ancora ferma a testa china, quasi appoggiata al suo petto.
-Portami da lui! – ordinò Oscar inaspettatamente. 
Alain emise un fischio leggero e si concesse un sorriso. Ecco il momento che temeva e aspettava.
-Non adesso, comandante… Non adesso. – rispose, pronto a subirne le conseguenze. -  Il dottore ha detto che dovete stare tranquilla e riposare. –
Sussultò.
Oscar aveva sollevato improvvisamente la testa piantandogli in faccia due occhi blu, duri come diamanti.  
-Un paio di giorni ancora… - balbettò lui quasi, trattando la resa di entrambi -  Non uno di più… non uno di meno. Poi sarò io stesso, a costo di caricarvi in spalla, a portarvi da lui. – promise.
Inaspettatamente, Oscar non oppose resistenza, convinta dalla fermezza di quegli occhi nocciola. Quasi fosse una bambina, si lasciò rimettere a letto.
-Sta bene, Alain? Mi assicuri che sta bene? – domandò mentre tornava sotto le coperte.
Alain annuì dolcemente e lei, ancora provata,  si lasciò accarezzare dal suo sguardo protettivo. Gli credette domandandosi al contempo quando avesse iniziato a fidarsi tanto di quell’uomo dai modi bruschi ma sinceri.
 
***
 
In piedi al centro della stanza, Oscar era impegnata nella cerimonia della  vestizione. Indossando l’uniforme che la cura di Rosalie aveva riportato all’antico splendore,  allacciava metodicamente i bottoni dorati, uno dopo l’altro, lentamente, meticolosamente. Quasi si preparasse ad una parata ufficiale.
Sistemata la giubba, assicurò la spada al fianco e infilò i guanti bianchi, lo sguardo perso nella contemplazione del nulla.
-Siete pronta, comandante?-
All’ingresso di Alain, Oscar si volse, eretta e fiera come non appariva da giorni.
Non fu necessario parlare. Alain raccolse la risposta di quegli occhi splendidi.
-Perfetta! – esclamò, rispondendo quasi d’istinto ad una tacita domanda.
Oscar si concesse un accenno di sorriso.
-Andiamo, Alain. –  lo esortò, fingendosi seccata.
Era trascorsa quasi una settimana dai concitanti momenti di Pont Neuf. E gli ultimi giorni erano sembrati interminabili. Ogni pensiero, ogni azione, ogni respiro la riportava ad André… Bernard fremeva per riavere Oscar al proprio fianco, alla guida dei bravi soldati della Guardia ancora impegnati ad appoggiare le azioni del popolo in rivolta, ma capiva… E con Rosalie aveva offerto ospitalità al comandante e all’inseparabile Alain.
Con le solite precauzioni, lasciare Parigi non era stato un problema, così come seguire le precise indicazioni di Girodel tornato finalmente al comando della Guardia Reale. Girodel…
Oscar si adombrò, cullata dall’incedere di Caesar. Non lo aveva più visto, dal giorno del ricatto. Non ancora… Ma avrebbe voluto. Gli era grata… Grata per essersi tuffato, per aver fatto di tutto pur di salvare la vita di André, per averlo cercato nonostante non fosse stato in grado di strapparlo alle acque torbide della Senna. Per non essersi arreso…
-Dovremmo esserci – comunicò Alain, interrompendo il filo dei suoi pensieri.
Oscar gli rivolse un’occhiata. Era stanco. Si vedeva. Gli avvenimenti degli ultimi giorni lo avevano decisamente provato, nonostante lui sostenesse il contrario.  
Poi volse lo sguardo all’orizzonte, seguendo la linea immaginaria tracciata dal  braccio di Alain che indicava una costruzione immersa nel verde poco più avanti del punto dove si erano fermati. Un edificio piccolo ma grazioso, nel suo contesto campagnolo, eppure sfarzoso a sufficienza per rappresentare lo stato sociale dei proprietari.
Oscar rallentò, fermandosi davanti al cancello aperto. Avvertendo l’emozione irromperle nei polsi e tempestarle le tempie.
Intuendo il tumulto che le si agitava dentro, Alain attese pazientemente al suo fianco che decidesse di procedere.
-Andiamo. – mormorò lei ad un certo punto, le labbra secche e un fastidioso e improvviso calore  che si irradiava sulle guance accese.
Il fiato entrava e usciva a fatica. La testa le girava, annebbiandole lo sguardo.  Cosa si sarebbero detti? Quale sarebbe stata la prima reazione?
Con un colpo leggero al fianco, e incitò Caesar a rimettersi in marcia.
 
***
 
Oltrepassato il cancello, un valletto in livrea azzurra corse loro incontro e afferrando per le  redini il cavallo di Oscar lanciò uno sguardo a quell’ufficiale biondo e bellissimo.
Evidentemente donna, in evidenti abiti maschili.
-Oscar François de Jarjayes – si presentò lei, usando il proprio nome per intero, il nome che aveva deciso di rinnegare, e vergognandosene subito dopo aver compreso di averlo fatto perché fosse un lasciapassare.
L’uomo sembrò riconoscere il casato di appartenenza di Oscar e guidò gli ospiti fino alla breve scalinata che si apriva davanti alla casa.
Fece loro segno di attenderlo, scivolò rapido all’interno, poi ne emerse una manciata di minuti più tardi.
Un tempo che a  Oscar parve una lenta e lunga agonia.
-Vi prego, accomodatevi… - li invitò un domestico apparso sulla soglia. –Madame Boullet vi attende nel solottino principale. –
Oscar precedette Alain. Varcò la soglia con passo meno fermo di quanto avrebbe voluto e attraversò il piccolo corridoio impreziosito di arazzi e ritratti di famiglia.
-Prego… - aprendo una porta scura, il maggiordomo li introdusse in un salottino tanto più simile ad una bomboniera che ad una stanza da ricevimento. La presenza di una piccola donna di mezza età e dall’aria gentile, intenta a finire un lavoro di ricamo, comodamente seduta sul divanetto di fronte alla porta, non diede agli ospiti il tempo di guardarsi  attorno.
Con un cenno elegante della piccola mano bianca, la donna  li invitò a raggiungerla. Poi soppesò la stravagante figura di Oscar, percorrendone ogni tratto e dettaglio,  e un piccolo cruccio le attraversò la fronte.
-Siete una donna. – disse. – Una bellissima donna. – osservò. –Mi avevano annunciato la visita di un… - si interruppe, socchiudendo i piccoli occhi scuri, come colta da un’idea improvvisa. -Ah! Siete voi… la donna comandante! – sorrise illuminandosi.
-Il mio Serge mi ha tanto parlato di voi! – cinguettò portando le mani congiunte alle labbra e facendo ondeggiare i deliziosi ciuffetti grigi che le incorniciavano la fronte, sfuggendo alla candida cuffietta inamidata.
Si alzò.
-Avanzate, vi prego… Non rimanete sulla porta, voi e il vostro soldato. – rise elegantemente. – I soldati blu sono sempre i benvenuti in questa casa… -
Oscar avvertì la tensione allentarsi un poco, distratta da quella buffa signora, mentre Alain si concesse un mezzo sorriso stanco.
-Siamo qui in visita ufficiale, madame… - esordì il comandante, mentendo e sapendo di mentire.
La donna le lanciò un’occhiata interrogativa e lei continuò.
-Sappiamo che avete accolto un… soldato blu – disse, rubandole l’espressione di poco prima – Ferito, nei giorni scorsi. Vorremmo vederlo. – terminò con tono pacato.
La donna fece spallucce.
-Certo! Certo che è qui… Dove altro dovrebbe essere? – ridacchiò, quasi divertita, valutando l’assurdità di quelle affermazioni. -Venite, vi porto da lui…- invitò precedendoli fuori dal salottino e facendo un cenno al domestico perché facesse strada  accompagnandoli al piano superiore.
Salendo le scale, le gonne fruscianti sui gradini, si voltò rivolgendosi agli ospiti che la seguivano.
-Devo pregarvi, però,  di non trattenervi troppo… Non vorrei che si stancasse, sapete. –
Senza attendere una risposta, proseguì lungo il corridoio, fermandosi davanti ad una porta socchiusa.
-Entrate…- invitò notando l’esitazione di Oscar.
Imbarazzata, Oscar sopravanzò tutti, portandosi sulla soglia.
Esitò ancora. Solo un momento. Non avrebbe sopportato un’altra stanza vuota…
Poi la mano guantata sospinse l’anta scura che si aprì verso l’interno  e quando nella penombra  vide il letto intatto, annaspò,  reprimendo un sussulto, ma  cogliendo subito dopo,   con gratitudine crescente, la figura seduta nell’ombra, sprofondata nella grande poltrona rivolta alla finestra.
-André… - mormorò in un soffio, avvertendo le lacrime pungerle gli occhi.
Non più padrona delle proprie gambe, fece un passo avanti, poi un altro…
Sulla soglia, Alain fermò con un cenno della mano la piccola donna e la sua protesta.
Un passo dopo l’altro, lentamente ma inesorabilmente, lasciandosi abbracciare dalla stessa dolce penombra che avvolgeva André, Oscar si portò alla sua altezza, lasciandosi poi scivolare su un ginocchio davanti a lui. La testa china, le spalle appesantite dalla stanchezza che si scioglieva in sollievo, le mani a cercare quelle grandi dell’uomo, abbandonate in grembo. Maledicendo la sciocca e vanesia decisione di indossare i guanti. Detestabile barriera.
-André… - ripeté, incapace di articolare un discorso, un pensiero, una frase o anche semplicemente un saluto.
Ti ho trovato, André… ti ho trovato finalmente. Avrebbe voluto dire. Ma dalle labbra secche e stanche non uscivano parole mentre si serravano impietose, percorse da tremiti leggeri. Dolorosi spasmi che seguivano quelli che le stringevano la gola.
Una mano si staccò dalle sue e le pose una carezza sul capo ancora chino. Quel  tocco leggero e al tempo stesso deciso la calmò.
Lentamente, quasi timorosa ma desiderosa di un contatto che sapeva più intimo di qualunque parola, alzò lo sguardo sul volto dell’uomo il cui profumo riconosceva e la inebriava. Avvertiva il proprio corpo protendersi verso di lui, ogni fibra anelare un contatto più stretto, più forte… Detestò i guanti, l’uniforme, la distanza…
Finalmente trovò il suo sguardo. Ma per la prima volta,  non se stessa, in esso…
Sussultò. Gli occhi sbarrati.
L’uomo che le stava di fronte la guardava con una dolcezza infinita nella quale si stemperava un interrogativo che le parve agghiacciante.
-Serge! – disse la donna rimasta sulla soglia, approfittando dello smarrimento di Alain. -Il comandante Oscar è venuta a sincerarsi delle tue condizioni.
L’uomo passò con lo sguardo da madame Boullet alla giovane donna bionda che gli stava ancora inginocchiata di fronte.
-Oscar? – mormorò fissandola ancora negli occhi.  Due splendidi occhi blu che si erano improvvisamente adombrati. Due occhi blu che gli penetrarono l’anima, strappandogli inspiegabilmente una smorfia di dolore.
Non sapeva che pronunciando quel nome aveva appena affondato il cuore di una donna.
Lei si sollevò, senza distogliere lo sguardo,   e l’attimo di silenzio che seguì le sembrò il più lungo che avesse mai vissuto. Quella figura, quella voce, quelle mani dal tocco gentile… Possibile…?
-Purtroppo, mio figlio Serge ha perduto la memoria, in seguito alla ferita riportata negli scontri di Parigi. – sorrise tristemente la donna ancora ferma sulla soglia, torcendosi le mani piccole e bianche. -  Il dottore dice che potrebbe essere uno stato temporaneo, ma non ci ha dato certezze in merito… Ha detto solo di avere pazienza, molta pazienza… - le sue parole colpirono Oscar come una salva di proiettili.
Serge…  pensò, avvertendo un moto di ribellione aggredirle le labbra.
Lo represse, facendo appello alle proprie certezze.
-Comandante Oscar… -  la voce di Alain la strappò all’angoscia, venendole ancora un volta in soccorso.  
-Comandante Oscar… - mormorò anche  l’uomo indicato come Serge, alzandosi e portando una mano al petto, all’altezza della ferita che stava finalmente rimarginandosi. Così vicino che Oscar poteva avvertirne il calore.
Vacillò di fronte a quella figura, al candore di una camicia che doveva essere tanto morbida al tatto, al desiderio di scostare dal volto ancora un po’ pallido le ciocche scure dei suoi capelli.  
Serge… André… Madame Boullet…
Si chiese come avrebbe potuto sopportare anche questo…
-Mi avete chiamato André. – continuò lui, la fronte corrugata, come incuriosito e sorpreso da quel dettaglio. Uno dei tanti tasselli che sfuggivano alla sua memoria?
Oscar non rispose. Non subito. La situazione era surreale. Fece appello a tutta la propria forza e razionalità.
Le parole di quell’uomo la ferivano. Il suo tono caldo ma distaccato. La sua cortese formalità…  Alla disperata ricerca di un appiglio, volse attorno lo sguardo. Falena impazzita. Ed eccolo, eccolo lo spiraglio di luce che si offrì ai suoi occhi…
Un giovane uomo dai tratti decisi la fissava intensamente fin  da quando era entrata.
Appeso alla parete  che ancora non aveva notato, un quadro di notevoli dimensioni ritraeva un  uomo  dagli occhi verdi, le ciocche scure ad incorniciargli il viso spigoloso, spalle larghe  e l’uniforme blu indosso.
Un dettaglio la colpì più di tutti gli altri…  più dell’evidente seppur generica somiglianza con il suo André… L’ uniforme da ufficiale…

 
 
   
 
Leggi le 16 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Lady Oscar / Vai alla pagina dell'autore: SabrinaSala