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Autore: Medy    09/05/2015    3 recensioni
"Well, I’ve got thick skin and an elastic heart, But your blade it might be too sharp I’m like a rubber band until you pull too hard, I may snap and I move fast But you won’t see me fall apart Cause I’ve got an elastic heart"
Quanto può sopportare un cuore? Quanto può attendere, senza disgregarsi del tutto? Quanto l'amore può essere abbastanza per tener legate due persone?
Dopo gli amori complicati, improbabili e attesi di "Vacanze Romane", ritorno nuovamente con una nuova fan fiction dove questa volta è la New Generation la protagonista di tutto. Nuovi amori, nuove amicizie, nuovi dolori e tormenti e forse nuovi lieti fine!
Spero che non rimarrete delusi!!
Medy
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Blaise Zabini, Draco Malfoy, Hermione Granger, Nuovo personaggio, Theodore Nott | Coppie: Draco/Hermione, Harry/Luna
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
Capitoli:
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Elastic Hearth

 
III°Chapter 
 
Last Friday Night

38 pagine solo per te…. Spero che ti allieteranno! 
Semper fidelis.
 
Noah alzò gli occhi al cielo all’ennesima lamentela di Alyson. Ormai era caduta completamente in uno stato di rabbia e tristezza e lui, da buon fidanzato, doveva ascoltare come ogni giorno giungeva con un nuovo termine con cui etichettare Dakota e la sua “ festa”.
“Io sto da settimane a programmare ogni cosa! Ogni minimo particolare e lei invece no! La sua festa farà schifo” Sul tavolo dei Grifondoro non c’era spazio per il cibo ma solo per la sua scaletta ben dettagliata con tanto di posti già assegnati: sembrava che stesse architettando il suo matrimonio e non il ballo d’autunno.
“Perché prendertela tanto, Aly? Se vorranno venire alla tua festa le porte sono aperte, altrimenti andranno a quella di Dakota. Il problema qual è?” Naoh non riusciva a comprendere cosa rendesse Alyson così intrattabile: Non erano cose che suscitavano estremamente il suo interesse e molte volte fingeva di ascoltarla. Era ripetitiva con il suo sbuffare e lamentarsi. Era intrattabile quando si apriva l’argomento ma quando non lo si faceva, Noah veniva considerato insensibile. Quindi il giovane Potter camminava su un campo minato e qualunque suo movimento poteva far saltare l’irascibile “bomba Alyson”.
“Il problema è che se alla mia festa non si presenterà nessuno il mio autunno verrà rovinato” Alyson aveva quasi le lacrime agli occhi e cancellò in modo rabbioso il nome di Dakota dalla lista. Aveva atteso settimane prima di farlo, in attesa di un suo ritiro e delle sue scuse: ma non era giunto nulla di simile e lei, a pochi giorni dalla festa d’autunno e quindi alla resa dei conti, decise di bandirla completamente.
“Non verrà! NON LA VOGLIO” Il falsetto rabbioso era sintomo che Alyson avesse abboccato alla perfezione al piano che Dakota aveva architettato con l’aiuto di Drake. Erano passate settimane e Dakota sembrava essere uscita molto più forte, nonostante fosse sembrato che il giorno della comunica della festa alternativa avesse attirato su di sé l’odio di tutto il Castello. Non aveva abbassato il capo, anche se in segreto aveva confessato a Drake di volerlo fare ricevendo un secco “no”. Alyson non lo sapeva, ma Dakota per un attimo aveva pensato di lasciar perdere e di lasciare che Alyson avesse il suo stupido ballo. Drake però era stato chiaro con lei e non le aveva permesso alcuna resa. Anche con Noah aveva avuto uno scontro qualche giorno dopo l’accaduto e i due erano arrivati all’odio estremo. Noah le aveva chiesto gentilmente di lasciar perdere e lasciare che Alyson avesse il suo ballo ma Dakota aveva visto in lui più che una richiesta un ordine e aveva sorriso rifiutando l’offerta. Non erano scesi ad alcun patto e le cose erano rimaste esattamente uguali: Alyson avrebbe dato il ballo e, alla stessa ora dello stesso giorno, nella Sala Comune dei Serpeverde si sarebbe tenuto il Dakota’s Day.
“Ti prego calmati, Aly! È un ballo e tu stai rischiando un attacco di nervi! Calmati maledizione” Le strappò il materiale per il ballo dalle mani e lo mise in borsa, stanco di parlare solo di quel ballo e di quanto odiasse Dakota; stanco di sentire il nome di Dakota martellargli la testa e perseguitarlo in ogni dove. Alyson lo guardò spaesata e confusa: non reggeva a quei comportamenti aggressivi a cui Noah si lasciava andare, e quasi scoppiò in lacrime.
“Perché devi fare così? È il mio ballo e lei me l’ha rovinato” Nascose il suo viso tra le mani e singhiozzò silenziosamente. Noah non riusciva a sopportare di vederla così, non era giusto e lui non voleva essere sgarbato con Alyson. L’abbracciò e le baciò il capo dolcemente.
“Scusa Aly. Ma non voglio che per colpa di Dakota tu debba sentirti così” Omise il dettaglio che nominare ogni secondo Dakota lo faceva sentire strano: infastidito e in colpa e non riusciva a spiegare il perché. Si odiavano dagli antipodi, si odiavano da sempre, ma per molto tempo quell’odio aveva avuto un alone che poteva essere retto. Fino a quando non era entrata in gioco Alyson al quarto anno, e da lì Dakota era completamente cambiata, diventando quella di adesso.
“Voglio che quella maledetta festa venga annullata! Nessuno deve andarci, devono venire alla mia festa! Ed io devo essere la reginetta d’autunno! Avevo programmato tutto alla perfezione” Piagnucolava tra le sue braccia e non si accorse di Matt e Artuhr jr. Weasley che raggiunsero l’amico Noah. Arthur jr. guardò prima l’amico e poi Alyson e con il dito mimò quello che aveva sempre pensato di lei: era completamente fuori di testa. Noah scosse il capo, incitandolo a stare zitto e non darci un peso. Matt invece diede poca importanza a lei e puntò gli occhi altrove, a qualche tavolo più lontano dal suo.
“Adesso calmati, ok? Il tuo ballo ci sarà e tu sarai reginetta d’autunno” Arthur quasi si strozzò dal ridere e ricevette un cucchiaio in pieno volto. Era suo compito, da bravo fidanzato, essere una spalla forte su cui piangere e non aveva intenzione di mancare a quel compito; anche se il piangere di Alyson era troppo anche per lui. Non riusciva a reggere che per uno stupido ballo, Alyson dovesse ridursi in quello stato: la vedeva una cosa fin troppo futile per essere considerata fonte di malumore.
“Grazie Noah. Ti amo così tanto” Gli si gettò al collo e lo abbracciò quasi fino a soffocarlo. Arthur jr. si sbellicava in silenzio, dovendo ammettere che l’amico era incatenato alla perfezione ad una folle.
Il tavolo fu raggiunto anche da Bree e Liam Matinèz che alla vista di quella scena chiesero spiegazioni a Matt, completamente assente. Era attento a monitorare la Sala Grande in cerca di un’unica persona.
“Arthur ma cos’ha Aly?” Bree si abbassò verso il primogenito Weasley in modo che la sua domanda non fosse udibile ad Alyson che ancora restava incollata a Noah, come se intorno a lei non ci fosse nessuno. Noah puntò lo sguardo cristallino e disperato alla sorella, chiedendole aiuto.
“E' disperata per la festa di Dakota che ha sabotato il suo ballo d’autunno” Arthur jr. era divertito all’idea di vedere una “battle” tutta al femminile: se lui avesse potuto decidere si sarebbe recato alla festa di Dakota. Le feste organizzate da Drake avevano la reputazione migliore e sicuramente avrebbero bevuto e flirtato alla grande; ma per il suo migliore amico avrebbe dovuto rimandare e recarsi allo stupido ballo, novità di quell’anno che aveva sollecitato l’interesse solo delle studentesse.
“Oh Dio, ancora a parlare di questa cosa! Dacci un taglio Aly” Liam parlò per tutti, non avendo alcun problema a manifestare il suo disappunto per quella tragedia che si stava dilungando fin troppo. Bree gli scoccò un'occhiata rimproveratrice ma lui finse di non accusarne gli effetti. La prese per i fianchi e la fece accomodare sulle sue ginocchia.
“Liam sei un insensibile” Alyson finalmente si staccò dal collo di Noah, lasciandolo respirare e, asciugandosi le finte lacrime, ritornò ad organizzare il suo ballo. Ormai era tempo sprecato nel dirle di smetterla, quindi Noah si dedicò al suo pranzo.
“E tu, la smetti di sbavare dietro la piccola Zabini?” Liam riprese, con il suo tono austero e presuntuoso, Matt Weasley che abbassò gli occhi imbarazzato.
“Non stavo guardando Mya…” Si giustificò lui, essendo stato colto in flagrante.
“E tu la smetti di essere così antipatico, Liam? Sono affari suoi se vuole guardare o meno Mya!” Bree si voltò indignata verso il fidanzato, scrutandolo con sguardo feroce e rabbioso: odiava quando metteva in mostra, per pavoneggiarsi, il lato del suo carattere che Bree più odiava.

“Guapa mia, non arrabbiarti. Lo faccio per lui.” Le pizzicò il mento e la raggiunse per baciarla ma lei si scostò infastidita: avrebbe voluto che si mostrasse più spesso, di fronte agli amici, come il ragazzo che lei adorava: gentile, dolce e meno pungente. Ma quando non erano da soli Liam faceva di tutto per mostrarsi diversamente da ciò che Bree adorava: un presuntuoso e pomposo Grifondoro dall’accento spagnolo.
“Sei odioso!” Bree scivolò sul lato della panca vuota e tirò a sé il suo piatto, ponendo tra loro il suo braccio.
“E tu eres muj linda quando ti arrabbi” Noah lo fulminò con lo sguardo: erano migliori amici, ma non per questo ammetteva che si rivolgesse a sua sorella in quel modo, come se lui non ci fosse e come se le stesse proponendo una notte “caliente” di sesso magico. Bree lo allontanò da sè, avendo tentato nuovamente di baciarla, e ritornò ad interessarsi al suo pranzo.
“Bree hai già scelto il tuo abito?” Alyson sembrò essersi ripresa e sorrise all’amica, come se anche lei vivesse intorno a quel ballo. Il suo abito era stato scelto già con accuratezza e attendeva solo di essere indossato.
“No, ma credo che andrò nel week end.” Nonostante la risposta di Bree fu gentile,  fece cadere le speranze di Alyson, che ritornò ad imbronciarsi nuovamente. Noah si passò le mani sul volto: se Alyson fosse scoppiata in un ennesimo pianto nervoso lui avrebbe preso la sua scopa e sarebbe volato il più lontano possibile da quel luogo. Per fortuna non accadde e fu salvo.
Ma l’entrata di Kenny fece risollevare un ennesimo problema irrisolto. Il Serpeverde entrò e, senza preoccuparsi della presenza di Liam, guardò verso il tavolo dei Grifondoro, notando la sua adorata Bree china sul suo piatto. Prima di incontrare il suo sguardo si scontrò con quello di Liam, al quale sorrise e salutò con un’eclatante felicità. Bree sentì un brivido salirle per la schiena, come se fosse stata richiamata dagli occhi di Kenny, e sollevò l’attenzione dal piatto al vivace Serpeverde che ammiccò in sua direzione facendo animare l’orgoglio del Grifondoro.
“Quest’anno Montague andrà dritto al San Mungo se non la smette di guardarti” Liam urlò quella minaccia divertendo maggiormente Kenny, che l’assimilò più come un invitò e deviò la sua andatura: spedito verso il tavolo dei Grifondoro. Bree sentì il viso accaldarsi e temette che se si fosse seduto - cosa da aspettarsi da Kenny - quel pomeriggio si sarebbe concluso con una zuffa tra i due.
“Ma è possibile che ogni giorno vi dobbiate accanire sulle persone? Prima Dakota, adesso Kenny! Sembra che più che una scuola qui sia un campo di battaglia” Noah richiamò l’amico che sembrò non ascoltarlo ma teneva gli occhi fissi su Kenny, che senza preoccuparsi si avvicinava a loro.
“Sei tu il pacifista del gruppo, Potter. Anche se a quanto pare predichi bene e razzoli male…” Arthur jr. parlò a bocca piena e quasi si strozzò, per poi riprendere il suo profondo discorso.
“Anche tu non manchi occasione per azzuffarti con Dakota Malfoy. Soprattutto quando si avvicina il campionato.” Concluse, per poi ingurgitare un ennesimo panino al burro.
“E' semplicemente odio tra capitani. E poi è Dakota che non manca mai di aggredirmi.” Noah incrociò le braccia al petto, riconoscendo che l’amico aveva ragione. Sul campo di Quidditch Dakota era una vera furia e il suo accanimento era sempre puntato a lui, che tentava in tutti i modi di disarcionarlo dalla scopa a colpi di bolidi. Per non parlare degli scontri tra corridoi che più volte erano quasi diventate risse.
“Penso semplicemente che Dakota sia gelosa di noi. In tutti questi anni non ha mai frequentato nessun ragazzo! È molto mascolina e non ha un briciolo di eleganza o femminilità. Basta guardare come indossa quella divisa. E ho sempre pensato che tu le piaci.” Alyson ritornò a prestare attenzione al gruppo, sentendo il nome di Dakota che ormai funzionava come campanello che la metteva sull' attenti. Arthur sorrise, ma non proferì parola e Noah guardò Alyson quasi stupito dal suo modo di accanirsi in modo quasi ossessivo su un’unica persona.
“Buon pomeriggio Bree. Come sta la mia Corvonero preferita?” Kenny aveva raggiunto il tavolo ignorando del tutto Liam, che si alzò di scatto sovrastandolo dal suo metro e novanta. Bree fece lo stesso e si frappose tra i due.
“Cerchi cazzotti, Montague?” Liam fece scricchiolare le nocche ma Kenny non si lasciò intimorire. Sfoderò un sorriso derisorio.
“No, oggi no. Volevo solo sapere come aveva trascorso la giornata Bree.” Bree tentava di tenere Liam e Kenny il più lontano possibile l' uno dall' altro, ma lo spirito combattivo e l’orgoglio di Liam era in fermento e Kenny era intenzionato ad alimentarlo maggiormente.
“Per favore Kenny, va via.” Bree non voleva che Liam gli facesse del male e non voleva che Kenny desse motivi a Liam di avventarsi su di lui e mettere nei guai entrambi.
“Sentito? VATTENE!” Liam fece un passo in avanti, pronto a sferrare un pugno. Ma in aiuto di Bree intervenì anche Noah, che prese l’amico per le spalle e lo tirò via.
“Bree voglio sapere solo come hai trascorso la giornata. Non abbiamo mai modo di vederci e approfitto per chiedertelo.” Kenny era calmo mentre Noah combatteva con Liam affinché non gli sfracellasse il cranio. Bree spostava lo sguardo da lui a Kenny e da Kenny a Liam.
“Ti prego Kenny, vai via…”Gli antimò di andare ma lui restava fermo, in attesa di risposta.
“Voglio sapere come stai oggi.” Ripetè il Serpeverde, non dando alcun peso a Liam che gli urlava contro i mille modi in cui avrebbe preso la sua testa e l’avrebbe spappolata tra le mani.
“Bene! Sto bene! Ma adesso per favore, vai via” Bree gli carezzò una spalla, mantenendo la sua gentilezza anche in una situazione del genere. Kenny fece in tempo per stringergliela e divenne improvvisamente serio.
“Lui non ti merita..” Bree si paralizzò per un attimo ma le urla di Liam la riportarono immediatamente alla realtà. Kenny le baciò la mano e salutando Liam si allontanò tranquillamente, come se non avesse appena creato un pandemonio.
“Io quel nanerottolo lo schiaccio!” Urlò ancora Liam.
“Ora tu ti calmi e vieni con me.” Esclamò Noah, tirandolo con forza dalla Sala Grande. Bree non sapeva che fare: se rassicurare Liam o prendere a schiaffi Kenny. Ma decise di seguire suo fratello e lasciar perdere Kenny e la sua voglia di incitare le persone a cacciar fuori il peggio di sé.
Non c’era giorno in cui la Sala Grande non era lo scenario di qualche resa dei conti.
 
 
**
 
 
Kenny raggiunse il suo tavolo con un sorriso trionfante steso sul volto e in tempo per entrare nella conversazione animata che si teneva tra Kyron e Drake.
“Ti sei lasciato baciare da quella STREGA! Io non te lo perdono Nott.” Ciò che era accaduto settimane prima nell’ufficio di Ameliè era rimasto in quell’ufficio. Non c’era stato alcun altro contatto o tentativo dell’assistente di approcciarsi a Kyron nuovamente in quel modo. Era proseguito tutto molto normale e lei continuava a sostituire il nuovo Professore, che ancora doveva tenere una sola lezione. Era perso in qualche dove sconosciuto a cui loro non era dato saperlo.
“Drake per favore. È stato un bacio. Nulla di più” Kyron con tono noioso riprese il discorso, stanco di parlarne ogni volta che Drake lo riportava alla mente.
“Tu devi essere con me, non CONTRO di me! Avrei preferito che te la fossi scopata… UN BACIO! Ma che hai tredici anni?” Si versò del succo di zucca ma non lo bevve. Ritornò a portare all’attenzione dei presenti la questione Ameliè-Kyron.
“Capisco che è estremamente attraente! Ha un culo che parla! Ma è una vera stronza e tu hai lasciato che ti abbindolasse! Non posso accettare una cosa del genere” Drake era stato soggetto al suo nepotismo nelle successive lezioni di Pozioni. Nonostante fosse tra gli studenti migliori del suo corso, in quella materia soprattutto, Ameliè aveva sempre trovato qualche pecca che non gli aveva consentito di ricevere punti per il suo lavoro. Non mancava mai di criticare il suo operato e più volte lo aveva umiliato davanti all’intera classe, cosa che Drake stava archiviando per la sua futura vendetta.
“Drake amico, capisco l’odio che provi per Ameliè ma… è stato solo un bacio. Alla ragazza magari piace giocare ed io ho capito. Basta solo che non cada ed io non cado mai.” Kenny fischiò al seguito delle sue parole e Drake lo mandò a quel paese con un gesto della mano.
“Hai anche tu un pisello e ragioni anche tu con quello. Quindi non pavoneggiarti, che per tipe come quelle gli uomini hanno perso tutto” Drake indicò alle sue spalle la bella Ameliè, che proprio in quel momento stava facendo il suo ingresso: indossava un sottile abito a fiori con una gentile scollatura. Era inevitabile non notarla e non guardarla come un cane guarda l’osso.
“Disse l’uomo di mondo” Aggiuse Kyron che non le staccava gli occhi di dosso. Lei parve accorgersene e, voltando lo sguardo a lui, gli sorrise. Kyron giurò che in modo quasi impercettibile si passò una mano sulla scollatura: come ad invitarlo a fare lo stesso.
“Mya a ore dodici” Kenny fu scaltro nel notare la piccola Zabini avanzare verso di loro e i tre si zittirono, ammutolendosi del tutto. Drake affondò lo sguardo nel calice vuoto, Kenny guardò altrove e Kyron si rifugiò sotto il tavolo, fingendo di dover raccogliere una posata fatta cadere appositamente.
“Ho interrotto qualcosa?” Mya guardò tutti e tre con un certo sospetto, accomodandosi lentamente accanto a Kenny.
“No, sorellina. Anzi! Stavamo aspettando te” Il finto sorriso di suo fratello fece sorgere ulteriori sospetti e, voltando lo sguardo, si accorse di Ameliè e comprese. Arricciò il naso e guardò Kyron come se lo avesse appena beccato in qualche gesto immorale.
“Va bene… comunque, richiamando tema festa, avete già pensato a cosa fare?” Mya finse di essere indifferente, ma nel suo stomaco le budella si erano appena accartocciate rabbiose. Kenny guardò Drake e Kyron fece lo stesso: l’organizzatore era lui e quindi tutti pendevano dalle sue labbra.
“Alcol, musica e… Basta” Lo sguardo ovvio che Drake rivolse ai presenti fece intendere che come ogni festa organizzata da lui, ci sarebbe stato il delirio e questo avrebbe promesso un gran numero di persone presenti.
“Come facciamo entrare l’alcol?” Kyron si sporse verso di lui, sentendo ancora lo sguardo di Mya sul collo che quasi tagliava la pelle. Doveva fingere di non essere stato colto in flagrante, ma Mya non era sciocca e aveva colto ogni minimo dettaglio.
“Vecchio metodo! Noah Potter mi darà la mappa del Malandrino di suo padre, io andrò alla stamberga strillante e da lì faremo passare illegalmente il buon alcol che ci porterà il caro e vecchio Marcus Montague.” Strinse la spalla di Kenny che come sempre avrebbe chiamato suo cugino, ormai non più studente di Hogwarts, e l’alcol sarebbe passato sotto il naso di Gazza senza che lui potesse accorgersene.
“Per la musica ci penso io! Vi farò sballare” Aggiunse Kenny, eccitato all’idea di poter riprendere le consuetudinarie feste. Erano iniziate al terzo anno e da allora mai nessuno le aveva sabotate. Ovviamente Silente sapeva solo una parte di ciò che accadeva nella Sala Comune dei Serpeverde. Se avesse saputo dell’alcol che passava non avrebbe lasciato ai tre di camminare ancora a lungo per il Castello.
“Per Dakota invece abbiamo bisogno di te, adorabile sorellina” Drake si voltò verso Mya che ancora osservava Kyron. I suoi gesti erano nervosi e in tutti i modi aveva evitato di distogliere lo sguardo da Drake: sapeva che lo stava guardando e cercava di mantenere la massima calma che perdeva quando Mya lo guardava in quel modo.
“Cosa devo fare?” Mya spostò lentamente lo sguardo da Kyron a Drake e finse di essere in totale ascolto.
“Fa che non sembri un uomo dai capelli lunghi! Rendila femminile, sexy e convincila a divertirsi! Dakota sembra aver perso l’amore per se stessa” Drake aveva in mente un’eclatante festa e non solo per inaugurare, come da tradizione, l’inizio dell’anno. Aveva notato un cambiamento radicale in Dakota e aveva intenzione di regalarle una notte che non avrebbe dimenticato per il resto dell’anno. Ovviamente dei suoi veri piani non ne aveva fatto parola con nessuno: aveva una reputazione da mantenere, e mostrarsi come il cugino preoccupato e amorevole l’avrebbe sfaldata.
“Le abbiamo anche acquistato un abito! E tu dovrai assicurarti che lo indossi! Non mi interessa cosa ne pensa! Lo deve indossare” Aggiunse, sfoderando da sotto il tavolo un’enorme scatola nera che consegnò a Mya.
“Ovviamente tu dovrai vestirti più sobria. Nessun mini abito, nessun top scollato, niente trucco e niente tacchi! Altrimenti resti in camera tua. Intesi?” Mya guardò il fratello con un sopracciglio alzato. Non avrebbe assolutamente accettato le sue condizioni, ma lo avrebbe ingannato fino alla sera della festa.
“Si, padrone” Concluse lei, incantando la sua borsa per far si che entrasse l’enorme scatola destinata a Dakota.
“Altri ordini?” Replicò, con tono sarcastico.
“No, adesso vai. Noi uomini abbiamo da discutere” Drake la tirò a sé, stampandole un bacio sulla guancia per poi cacciarla via. Mya gli rispose con una linguaccia e poi si allontanò, congratulandosi con sé stessa per non aver dato a Kyron un’ultima occhiata. Doveva essere forte e orgogliosa, proprio come Dakota le aveva suggerito quando aveva saputo del sospetto che Mya nutriva per Kyron e la nuova assistente. Stavano indagando insieme per poter accertarsi che i sospetti di Mya fossero solo sospetti.
“Lasci che venga? Hai sempre proibito a Mya di partecipare alle nostre feste e adesso?” Drake non aveva fatto presente che anche Mya sarebbe giunta alla festa. Lo infastidiva pensarla in quel contesto. La immaginava ballare o parlare con qualche ragazzo e sentiva le tempie pulsare.
“Devo! Se non verrà alla nostra festa sicuramente andrà a quella della Belby e non posso vedere cosa fa, con chi è e se qualcuno tenta di adescarla. Se viene alla nostra festa potrò sorvegliarla, e inoltre tutti quelli che vi parteciperanno sanno che mia sorella non si tocca.” Drake era contrariato quanto Kyron, ma era giusto che anche Mya avesse la sua prima festa. Quello sarebbe stato il suo ultimo anno e con lui lontano comunque avrebbe partecipato ad altri eventi simili. Era giusto che prima di lasciare Hogwarts facesse comprendere a chi restava che Mya era intoccabile.
“Non sei tanto scemo però, Drake” Aggiunse Kenny dandogli una serie di pacche sulla spalla.
“Voi sarete i miei occhi, quando io sarò impegnato altrove” Kyron sentì il cuore sciogliersi completamente. Non seppe spiegarsi il perché ma sapeva che se avesse visto qualcosa che non andava, la festa di Dakota l’avrebbe rovinata.
 
 
 
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Gli ultimi giorni che dividevano la festa di Alyson e quella di Dakota furono intrisi di elettricità e rabbia che coinvolgeva le rispettive organizzatrici. Anche se Dakota non aveva concesso il suo tocco e aiuto, per orgoglio fingeva di esserne toccata e coinvolta totalmente dall'evento.
Alyson in ogni angolo del Castello aveva lasciato tracce per ricordare dell’evento che ci sarebbe stato a pochi giorni, mentre Dakota – con alle spalle Drake e i suoi consigli - restava nel suo anonimato, fingendosi fiduciosa che tutti si sarebbero recati al “Dakota’s Day”. Nessuno aveva dato disponibilità dell’assicurata presenza a nessuna delle due feste, e quindi la battaglia stava partendo ad armi pari e le ansie erano le stesse.
La peggior giornata fu il giorno fatidico: 21 Settembre e nella Sala Comune dei Corvonero si respirava solo battaglia. Alyson aveva occupato la stanza che divideva con Dakota. Non era accessibile a causa dell’ “abito sorpresa” nascosto al suo interno. Non era consentito lasciare la Sala dopo le sette, in quanto Alyson voleva che tutti - come lei - dovessero essere impegnate nei preparativi della sua festa. Sarebbe stata impeccabile e voleva che anche le sue amiche, che l’avrebbero accompagnata, lo fossero state. Dakota ritornò nella sua stanza con l'intenzione di  prepararsi per quella sera; ma ciò che vide le diede allo stomaco.
Tutte le ragazze di Corvonero, soprattutto del quarto e quinto anno che facevano parte della combriccola di Alyson, compresa Bree - che con lo sguardo si scusò - erano in tenuta pre-festa: capelli avvolti da bigodini, corsage che aumentavano il volume dei piccoli seni, trucco ovunque e vari profumi che si mischiavano nella stanza.
“Dovrei prepararmi anche io, ma a quanto pare non c’è posto per me.” Dakota non aveva ancora aperto il “generoso” dono che Drake le aveva fatto recapitare tramite Mya, e non aveva idea di cosa avrebbe indossato quella sera; sperò tanto che non l’avrebbe costretta a combinarsi come un pagliaccio. Alyson uscì dal bagno con la sua fedele maschera ai cetrioli sparsa per il viso e sorrise a Dakota.
“Oh, scusa Dakota. Credevo che non ti saresti preparata. Non lo fai mai, quindi ho detto alle ragazze di poter venire in camera.” Il suo tono era falsamente smielato e sembrò essere davvero dispiaciuta; ma entrambe sapevano che Alyson in quel momento stava assaporando la vendetta. Dakota rispose con la stessa moneta e sorridendole, sfoderò il suo abito - ancora custodito all’interno della pesante scatola - per mostrare ad Alyson che anche lei sarebbe stata in vena di festeggiamenti.
“Tranquilla, Aly. Lo farò altrove.” Sarebbe andata nel bagno dei prefetti e li avrebbe inventato qualcosa. Fece per girarsi ma Bree la fermò in tempo.
“Dakota! Aspetta! Mya ha detto di raggiungerla in Sala Comune. Te ne sei dimenticata?” Le porse un piccolo foglio di pergamena sul quale Mya aveva accuratamente scritto la parola d’ordine per permetterle di accedere alla Sala Comune. Quel piccolo dettaglio era passato dalla mente di Dakota, impegnata in altro. Mya si era offerta di aiutarla per quella festa, anche se a lei in realtà non importava.
“Grazie” Prese la piccola parte di pergamena tra le mani e uscì dalla stanza. Alyson non l’avrebbe avuta vinta. Quella sera si sarebbe divertita e avrebbe fatto in modo che anche lei lo sapesse anche se non sarebbe stata presente.
 
 
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“Quanto sono bello?” Drake si specchiò, fiero del suo vestiario casual: jeans, camicia sbottonata solo ai bottoni del colletto e maniche ben risvoltate fino al gomito. Si guardò entrambi i profili e non vide un solo difetto che si sarebbe potuto scontrare con la festa che era in fermento di iniziare. Kenny era riuscito ad evadere la sorveglianza e avevano messo le casse di alcolici ben nascoste nella loro stanza. La Sala Comune era stata sgomberata di qualsiasi ostacolo e, grazie al tocco da maestro di Kyron, era abbastanza grande da poter accogliere l’intera scuola. Non sarebbe stato come le altre volte, in cui Drake avrebbe selezionato accuratamente chi sarebbe stato partecipe: l’invito era stato spedito a tutti e tutti potevano entrare nella Sala Comune dei Serpeverde per condividere quella notte. Kyron lo affiancò e come lui guardò il suo riflesso.
“Sei il più bello!” Rispose sarcastico, abituato allo spirito vanesio dell’amico che, troppo preso da sé e dalla sua bella figura che ricambiava lo sguardo soddisfatto, tralasciò il tono usato da Kyron.
“Stasera devi tenere d’occhio Mya. Ho un impegno con Swami e Aisha.”
Kyron continuò a spalmarsi la crema nei capelli ma se Drake avesse potuto ascoltare il rumore che il suo cuore produsse, si sarebbe reso conto che quella richiesta lo aveva gettato in difficoltà. sembrò precipitare giù, in un pozzo tanto profondo che il suono che poteva produrre, una volta raggiunto il fondo, poteva essere solo un rumore sordo e pesante.
“Perché devo guardare tua sorella mentre tu ti diverti? Se volessi spassarmela anche io con qualche ragazza?” Kyron aveva uno “ stile” completamente diverso, rispetto a Drake. Era selettivo sulle sue scelte per la compagnia di una notte e, nonostante non avesse preso impegni al riguardo, voleva defilarsi da quel compito che non sapeva se avrebbe potuto gestire. Con Mya era cambiato tanto, il rapporto aveva subito degli sbalzi, dei cambiamenti che avevano condotto entrambi a comportarsi come due semplici conoscenti, nonostante Kyron né soffrisse maledettamente la mancanza.
“Kyron caro mio, sappiamo entrambi che ormai ti sei ritirato dalle scene perché reputi tutte troppo IMMATURE per un uomo della tua portata. Io invece, fin quando posso divertirmi voglio farlo fino allo stremo.” Lo spostò dallo specchio, in modo che solo il suo riflesso fosse visibile. Si accarezzò i capelli rasati, non trovando un solo dettaglio fuori posto.
“Semplicemente mi sono scocciato di avere a che fare con ragazzine che per una sola scopata pensano che voglia sposarmele, e inoltre io sono molto più selettivo nelle mie scelte.” Kyron si allontanò dalla postazione preferita di Drake ( lo specchio) e aprì la prima bottiglia di whisky incendiario. Ce ne erano abbastanza da poter dissetare tutta Hogwarts, ma le prime toccavano sempre agli organizzatori.
“La volete smettere di litigare come due suocere?” Kenny uscì dal bagno, con il vapore della doccia ancora alle spalle e solo un’ asciugamano stretta alla vita. I capelli biondi gocciolavano sulla fronte e non sarebbe stato pronto in tempo per la festa.
“Kenneth muoviti, che abbiamo bisogno di te per la musica” Finalmente Drake si staccò dal suo riflesso e prese una seconda bottiglia di Whisky che divise con Kenny.
“Stasera sono convinto che Bree verrà da me e sarà la volta buona.” Era una nenia impaziente quella di Kenny, che ogni giorno sperava che fosse la fatidica volta buona che lo avrebbe avvicinato sempre più al suo scopo: quello di conquistare il cuore di Bree Potter.
“Stasera Bree sarà alla festa di Alyson e tu dovrai accontentarti di qualcun’altra” Drake gli porse un bicchiere colmo di liquido ambrato, sperando di passargli anche la rassegnazione e la scelta di lasciar perdere Bree Potter. Ma il sorriso che si allargò sul volto di Kenny fece intendere che era solo una perdita di tempo pensare che avrebbe lasciato stare la Corvonero.
“Scommetto che questa sera Bree entrerà in questa Sala Comune. E se lo farà sono intenzionato a tenerla il più lontano possibile da Liam!” Levò in alto il suo bicchiere, in segno di vittoria. Drake e Kyron fecero lo stesso, anche se in cuor loro nutrivano scarse speranze per quella profezia.
Drake gettò la sua parte di Whisky tutto d’un fiato giù per la gola e, schioccando le labbra e assaporando il sapore forte che gli pizzicò la lingua, si apprestò a lasciare la stanza.
“Ho da fare gli ultimi accorgimenti e devo accertarmi che Dakota sia disposta ad indossare l’abito che ho comprato per lei. Ho qualche sospetto che vorrà ammazzarmi” Salutò gli amici di stanza e si chiuse la porta alle spalle, lasciandoli completamente soli.
Kyron guardava il fondo del suo bicchiere mentre Kenny era immerso nella decisione degli abiti da indossare quella sera. Era caduto un silenzio sospettosamente strano. Di solito Kenny era il guardiano del caos, ma sembrava voler tenere sigillate le labbra per permettere a Kyron di prendere parola e rendere chiari i suoi pensieri che stava facendo annegare nelle ultime tracce di Whisky.
“Stasera dovrai fare da Baby Sitter a Mya” Non fu una domanda quella di Kenny e Kyron annuì distrattamente, tenendo fermo il suo sguardo smeraldino sul fondo del bicchiere. Non lo ascoltava come doveva, era perso completamente e lasciava che passasse nella sua testa in quale mode avrebbe dovuto intrattenere Mya. Non poteva ignorare il cambiamento che il loro rapporto aveva dovuto attraversare. Non poteva ignorare che Mya lo guardava non più con occhi di bambina, che non era più. Mya era una donna ormai, una magnifica donna e lui non poteva deluderla. Avrebbe dovuto gestire la cosa e aiutarla a capire che l’interesse che nutriva per lui era semplice bene, un bene che poteva essere confuso con l’amore.
“Drake non sa nulla vero…” Kenny si voltò verso di lui, con indosso ancora l’asciugamano e un’espressione di comprensione. Kyron alzò lo sguardo rivolgendosi con forte dubbio.
“Sapere cosa?” Posò il bicchiere di Whisky sul comodino accanto al letto e si incuriosì del perché Kenny lo guardasse come se avesse a che fare con un cucciolo ferito. Dispiegò gli abiti che aveva scelto per quella sera, ponendo una pausa d’effetto che ruppe con un sorriso divertito che gli incurvò le labbra.
“Che la sua sorellina è stracotta del suo migliore amico.” Kyron sentì un  senso di colpa salirgli fino alle tempie e di scatto guardò la porta, con il timore che Drake potesse sentire e dare di matto.
“Te lo ha detto Dakota?” Non riusciva ad immaginare che Dakota avesse parlato. Avrebbe sepolto con sé la sua scopa e le confidenze di Mya, mai avrebbe divulgato quella notizia.
“No, ovvio! Quella non si lascia scappare una sola parola nemmeno sotto tortura!” Kenny mise gli abiti sul letto, esaminando quella combinazione casual: polo nera e jeans, semplice ma perfetta. Kyron attendeva risposta alla domanda del come Kenny fosse giunto a quella conclusione vera.
“L’ho capito da me… Non fare quella faccia” Nonostante fosse girato di spalle, Kenny sapeva dello sguardo stupito di Kyron a quelle parole.
“Non siete più pappa e ciccia. Lei non ti saltella più intorno e tu non l’accompagni più a lezione come una volta. Non c’è più quell’alone di fratellanza che vi ha uniti per tutta la vita. E io ho osservato TUTTO” Si voltò soddisfatto della sua acuta osservazione, sorridendo trionfante. Kyron applaudì, mantenendo uno sguardo calmo anche se in lui si muoveva un mondo in caos. Se era cosi evidente, Drake stava ignorando la cosa o semplicemente era distratto da altro? E se come Kyron fosse giunto a quella conclusione come avrebbe reagito? Kyron non sapeva se si preoccupava più della reazione di Drake verso di lui o della delusione di Mya quando avrebbe saputo che lui continuava a vedere la bambina che era cresciuta in casa sua.
“E ovviamente tu sei preoccupato perché non vuoi spezzare il piccolo e fragile cuore di Mya e non vuoi che Drake sappia che sei la prima delusione della sua adorata sorellina.” Kenny si sfilò l’asciugamano restando completamente nudo.
“Risparmiami questo schifo, Kenny! “ Kyron si coprì gli occhi ma l’amico rimase a suo agio, indifferente alla sua richiesta.
“Non è così, Nott?” Rimaneva immobile e nudo, in attesa di conferme.
“Si, si è cosi! Ma per favore vestiti, prima che mi venga un rigurgito.” Gli gettò un cuscino contro, sperando di non dover assistere a quello spettacolo disgustoso che si apriva al suo sguardo. Kenny rise soddisfatto e, dal fruscio degli abiti, Kyron comprese che si stesse rivestendo.
“Amico, se vuoi un consiglio, parla chiaramente con Mya. Le vogliamo bene entrambi e proprio per questo stronca questo suo amore prima che diventi qualcosa di ingestibile. È piccola e ancora piena di vita e non vogliamo che ti ricordi come il suo primo amore, bastardo e stronzo che le ha spezzato il cuore..” Indossò la polo e ritornò a guardare Kyron che sosteneva il suo sguardo, ma era perso altrove. Le parole di Kenny erano state perfettamente chiare: Mya aveva da vivere ancora tanto, il vero amore che non l’avrebbe delusa, i suoi ultimi anni ad Hogwarts, la sua vita fuori da essa; e lui riusciva solo a vedere se stesso e la cotta che provava per lui come un limite a tutto questo.
“Come posso parlarle chiaramente e sperare che non si senta cadere il mondo? Quest’estate, quando mi ha confessato cosa prova per me, sono rimasto zitto perché vederla piangere mi avrebbe distrutto. E sto cercando di non riaffrontare il discorso, ma lei è sempre lì a ricordarmi che è ancora in attesa di risposte. E io quelle risposte non riesco a dargliele perché se gliele dessi… la vedrei soffrire e non voglio!” Kyron si stese sul letto, rassegnato ma svuotato finalmente da quel dramma che lo stava soffocando da settimane ormai. Parlare era sempre la cosa migliore, soprattutto se c’era da risolvere un dramma come quello; ma non riusciva a trovare alcuna soluzione, perché quelle messe in conto avevano sempre un’unica conclusione: Mya avrebbe sofferto.
“Devi scegliere. O dare a Mya la tortura di sperare oppure dare a Mya una risposta decisa e secca che potrà farle del male per qualche giorno, settimana magari, ma poi… passerà” Kenny riprese il bicchiere ancora contenente il suo Whisky e lo gettò giù in un solo sorso. Kyron non aveva idea di qualche fosse la soluzione migliore, magari aspettare che lei comprendesse che non era amore e poteva essere accantonato. Sperare che si svegliasse una mattina qualsiasi e vedere Kyron semplicemente per quello che era e non quello che lei aveva deciso che fosse.
“Devo dare un’ultima occhiata alla musica, stasera voglio farvi divertire!” Kenny ammiccò a Kyron, lasciandolo annegare nelle sue torturanti domande e lasciò che rimanesse lì, disteso a letto, mentre il cervello andava in escandescenza in attesa solo della festa e della musica che avrebbe rimbombato così forte che non avrebbe sentito nulla.
 
 
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“Assolutamente NO” L’urlo di Dakota avrebbe potuto frantumare la pietra dei sotterranei e, nonostante Mya la guardasse scettica - stanca già della precedente disputa per convincerla a stirare la lunga chioma bionda e  Madison quasi adulatoria, Dakota - di fronte al suo riflesso - aveva bocciato il look proposto da Drake, che entrò esattamente in quel momento.
“Wow Dak, sei uno schianto” Si abbassò appena in tempo per scansare la spazzola che volò per la stanza e si schiantò contro la porta. Dakota era una furia omicida e avrebbe riversato tutto l’imbarazzo che provava nel guardarsi con quell’abito su Drake.
“NON MI VESTIRO' COME LE TUE PUTTANELLE” Maddy e Mya nascosero le loro risa divertite mentre Drake si asciugava il sudore freddo dalla fronte. I suoi riflessi da ottimo Cacciatore gli avevano risparmiato di ricevere una spazzola lanciata a velocità di bolide.
“Stai benissimo! Mya ti prego, dillo anche tu” Drake chiese il sostegno della sorella, che lo raggiunse e lo affiancò. Non era ancora pronta, indossava ancora la divisa perché sapeva benissimo che suo fratello Drake sarebbe entrato dalla porta dei dormitori femminili; se avesse visto l’abito scelto per quella sera l’avrebbe segregata in stanza.
“Glielo stiamo ripetendo da più di un ora, fratellino caro. Ma non è convinta” Gli poggiò il braccio sulla spalla - alzandosi sulle punte per la troppa differenza di altezza- ed entrambi la scrutarono con gli stessi occhi soddisfatti del lavoro comune.
“Non guardatemi così, non indosserò questo coso” Dakota si voltò nuovamente verso lo specchio e scrutò il mini abito con disgusto. Era troppo corto e le spalline sottili davano la bella visuale al decoltè abbondante che lei aveva sempre tenuto nascosto.
“Si invece lo indosserai” Drake si fece largo per la stanza. Madison era seduta sul letto di Mya e rimaneva muta, con lo sguardo basso. Era caduta nel suo solito imbarazzo che non le avrebbe permesso di farsi notare da Drake, che infatti non la notò.
“E tutti parleranno di questa festa, tanto che Alyson rosicherà le scarpe costose che ha comprato per questa sera.” Anche Mya adottò la stessa tecnica di sadica manipolazione ed entrambi si posizionarono ai lati della cugina, guardandola dal suo riflesso.
“Hai un fisico spettacolare, dei capelli che fanno invidia, e ti nascondi come se te ne dovessi vergognare” Drake le poggiò una mano sulla spalla e le fece notare come quell’abito le stava alla perfezione. Le lunghe gambe sottili scoperte, i tacchi che la slanciavano più del dovuto, le spalle esili del tutto scoperte e i lunghi capelli che quasi brillavano e le carezzavano la vita: perfetti e senza alcun dettaglio fuori posto. Il trucco leggero - opera di Mya - aveva dato alla sua solita aria corrucciata un tono di luce.
“E stasera tutti vedranno non la Dakota Malfoy spocchiosa e acida. Ma la Dakota Malfoy che si diverte e che organizza feste da urlo” Anche Mya aveva un tono convincente, sinuoso e convinto. La guardavano dallo specchio in attesa di una sua risposta. Dakota si morse le labbra e scrutò ancora la sua immagine. Non c’era nulla che poteva passare come spiacevole, ma non riusciva a non sentirsi tremendamente a disagio. Si sentiva quasi nuda, scoperta, strappata via dall’immagine di sé che aveva modellato attentamente per proteggersi. Ma quella era una rivincita che le veniva servita ancora calda e lei doveva accettare il boccone. Sorrise, con una vena di incertezza, e guardò i due cugini che ancora attendevano l’effetto della loro manipolazione.
“Siete due stronzi!” Si allontanò dallo specchio e si diresse verso il bagno, con andatura incerta e le mani che cercavano di allungarsi l’abito che si fermava esattamente poco prima del fondoschiena.
“Almeno l’abbiamo convinta” Mya si congratulò con suo fratello, sorridendo soddisfatta di aver finalmente convinto Dakota a smetterla di preoccuparsi troppo.
“Non voglio vederti con un vestito del genere stasera. Sei avvertita” Rispose con un cambio di tono Drake. Era diventato il severo fratello da cui Mya preferiva tenersi alla larga. Il sorriso si dissolse come le speranze di poter godersi quella sera.
Aprì bocca per ribattere ma Drake alzò un dito, zittendola ancora prima che lei potesse formulare la sua protesta.
“Che sia chiaro Mya! Non voglio vederti bere o vicino a qualche ragazzo. Se ti ho permesso di partecipare a questa festa è solo per non rischiare che qualcuno potesse invitarti alla festa di Alyson, dove io non avrei potuto tenere la questione sotto controllo.” Mentre parlava si avvicinò sempre più all’uscita della camera. Gli occhi di Mya lanciavano fiamme di odio e contrariazione ma Drake non ne ricevette alcun effetto. Si chiuse la porta alle spalle lasciando Mya nella sua rabbia pura.
“Odio mio fratello!” Lo urlò quasi, sperando che Drake potesse sentirla.
“Lo fa solo perché ha paura che qualcuno possa farti soffrire” Madison cercava di vedere nei comportamenti di Drake sempre qualche dolce motivo. Ma l’occhiata di Mya la fece zittire.
“Tuo fratello sa che ci sono troppi stronzi come lui e non vuole riservarti lo stesso trattamento che lui e i suoi amichetti riservano alle ragazze.” Dakota uscì dal bagno, intervenendo nel discorso. Mya era su di giri ma non avrebbe rinunciato a divertirsi quella sera: era la sua prima feste e lei e Maddy si sarebbero divertite come qualunque ragazza di quel Castello.
“Non è colpa mia se mio fratello si confronta con delle idiote! Ed io stasera mi divertirò esattamente come tutti! E tu Maddy lo farai con me” Madison annuì, avvolta tra felicità e timidezza. Anche lei era rimasta troppo a lungo in un guscio ancora non schiuso. Avrebbe indossato l’abito che Mya aveva scelto per lei e avrebbe trascorso quella sera con la sua migliore amica.
“Andiamo a prepararci” La prese per un braccio e la trascinò in bagno, pronte per la trasformazione di quella sera.
 
 
 
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La Sala Grande era caldamente illuminata da luci soffuse e aranciastre che riproducevano perfettamente uno scenario tipico di tramonto autunnale. Decorazioni con foglie secche, ramoscelli e pigne erano state disposte alla perfezione per tutta la Sala e i segnaposti dei tavoli erano delle piccole pigne con i nomi degli occupanti, minuziosamente riportati da una calligrafia sottile ed elegante. Il cielo era scuro e sereno e si respirava alla perfezione il richiamo all’autunno. Alyson entrò con il mento alto e il portamento fiero, orgogliosa di quello spettacolo creato con le sue mani. Si stringeva a Noah che quella sera aveva indossato l’abito scelto con cura da lei. Alyson era splendida, come solo lei era in grado di esserlo: i capelli scuri erano stati raccolti in un codino alto e il tubino color ruggine era perfettamente intonato al tema. Respirò felice l’aria autunnale che era stata in grado di riprodurre e guardò Noah con gli occhi scintillanti.
“E' tutto perfetto” Cinguettò, stringendosi ancora di più a lui che le sorrise di rimando.
“Hai visto, qualcuno si è presentato.” Noah si sforzò nel non farle notare che gli unici presenti a quel ballo erano i poveri fidanzati che si erano ritrovati davanti alla faticosa scelta tra la propria relazione o il divertimento, optando per la relazione.
“Non oso immaginare il porcile raggruppato nella Sala Comune dei Serpeverde e non mi interessa. Stasera sarà tutto perfetto” Salutò con la mano una sua compagna di Corvonero - entrambe entusiaste - e il ragazzo al suo fianco guardò Noah ed entrambi si scambiarono sguardi rassegnati. Nel porcile presente nella Sala Comune dei Serpeverde si sarebbe divertito molto di più, ma lui l’amava e doveva starle accanto comunque. Anche in situazioni del genere, dove la musica noiosa aveva condotto anche i Professori a ritirarsi nelle proprie stanze. I malcapitati rimasti a sorvegliare il tutto erano il vecchio Gazza, che si teneva in un angolo buio bisciando qualche solita bestemmia, e Hagrid già gettato a capofitto sul cibo.
“Balliamo?” Alyson lo guardò con i suoi grandi occhi e Noah non potette resisterle. Era dolce il modo in cui lo guardava e accettò senza rimando. Si trascinarono in pista sulle note di una smielata canzone babbana. Si abbracciarono e lasciarono che la musica li dondolasse caldamente…
 
 
 
Kenny si scuoteva sulle note forti dell’ennesima canzone, forte, potente, intrisa del caos che lui amava. Allargò le braccia in segno d’affetto, coinvolgendo l’intera platea di studenti accorsi nella Sala Comune dei Serpeverde che si catapultavano nella musica e nell’alcol, lasciandosi inebriare completamente il cervello, zittendo le responsabilità e le regole lasciate al di la della pietra fredda dei sotterranei. C’erano gran parte degli studenti del sesto e settimo anno, alcuni del quinto e pochi del terzo, quelli più “ribelli”, più temerari o gli stessi Serpeverde che non avrebbero comunque dormito, sapendo che a pochi passi da loro si stava tenendo la prima festa dell’anno organizzata da Drake.
Kyron era in pista con una bottiglia di Whisky incendiario stretta tra le mani e, tra un suono e l’altro, riempiva i calici di chi gli era accanto, non guardando chi fossero. Drake era a qualche passo lontano da lui, circondato da Swami e Aisha che si muovevano sinuosamente accanto a lui, lasciando che le mani si muovessero lungo il corpo di Drake e lasciando che Drake versasse il whisky direttamente dalla bottiglia alle loro labbra, per poi prenderle e baciare entrambe, nonostante poco lontano ci fosse Tyra. La loro era una relazione contorta, dove entrambi erano liberi di divertirsi per conto proprio, senza che le azioni di uno potessero infastidire l’altro.
L’intera squadra di Quidditch di Corvonero era presente; non potevano mancare alla prima festa che portava il nome del proprio capitano. Dakota gliele avrebbe fatta pagare con ore di allenamento extra e inoltre solo uno sciocco si sarebbe perso della buona musica, del buon whisky e della buona compagnia che quella festa stava offrendo a tutti…
 
 
 
L’ennesima canzone smielata e nuovamente Noah si ritrovò a ballare lentamente con Alyson strettamente incollata al suo collo. Lei lasciava che si dondolassero insieme, piano, lentamente e lui - se non fosse stato in Sala Grande - sarebbe caduto a terra completamente addormentato. Quella era la tipica festa alla Alyson: calma, elegante ed estremamente noiosa.
Bree e Liam si avvicinarono tra un passo e l’altro e Liam guardò Noah in cerca di aiuto.
“Ti prego, fa mettere qualche altra canzone” Nonostante la festa alternativa era tenuta nella Sala Comune dei Serpeverde e questo avrebbe dovuto significare scontrarsi con Kenny Montague, Liam avrebbe preferito parteciparvi piuttosto che trovarsi lì.
“Non posso” Mimò silenziosamente Noah, avendo giorni prima aiutato Alyson a delineare la scaletta musicale; le sue canzoni erano state tutte bocciate per essere sostituite da quelle che adesso circondavano la Sala, lasciando molti ragazzi in preda all’angoscia. Molti di loro si erano defilati silenziosamente fuori, diretti alla Sala Comune dei Serpeverde.
“Liam ti prego. Goditi il ballo” Richiamò Bree tirandolo via da Noah e Alyson e ritagliando un piccolo spazio per loro.
“Piccola ma è una noia mortale qui! Perché non andiamo noi da qualche parte e ci regaliamo una festa alternativa tutta nostra?” La mano scivolò lungo la schiena e le sue labbra puntarono al collo e alle spalle scoperte ed esili di Bree, che sentì il volto andare in fiamme per l’imbarazzo. Noah non li stava guardando ma se lo avesse fatto avrebbe provato solo un forte ed opprimente fastidio, che non avrebbe potuto esprimere apertamente. Bree si allontanò di poco e con lo sguardo fece intendere il fastidio che stava provando a causa dei suoi comportamenti.
“Liam per favore. Fallo per Aly” Cercò di non sentire il peso dello sguardo deluso di Liam, che non mancava mai di ricordarle che dopo un anno di relazione avrebbe desiderato spezzare quell’attesa e ritrovarsi a contornare la loro relazione con attimi di intimità. Ma sparì subito e sorrise.
“Lo faccio per te, amore. Anche se preferirei altro, mi godrò il ballo” La fece volteggiare, non al passo della musica e poi si chinò su di lei baciandola. Eccolo il Liam che Bree amava, qualche volta faceva ritorno…
 
 
Kyron ballava con ragazze diverse e l’alcol aveva iniziato a fare il suo compito e insieme ad esso anche la musica. Era un continuo rimbombare nelle orecchie e avrebbe ringraziato Kenny per quel caos che lo teneva lontano dai pensieri che sembravano ritornare con troppa frequenza, massacrandogli le tempie. Vide una ragazza volteggiargli accanto, un'altra calare le mani nei suoi pantaloni, comunicando un’intenzione che fu quasi accettata, ma che fu rimandata da un’altra ragazza che proprio in quel momento uscì dai dormitori femminili. Sembrò che la festa avesse un attimo di pausa e che la musica non suonasse più. Forse era il troppo alcol ma ciò che vide lo mandò nella rabbia totale: Mya si faceva strada tra la folla, con lo splendido sorriso rivolto a chiunque le rivolgesse lo sguardo, salutando qualche amico ed era estremamente bella. I capelli erano stati buttati sul lato e scendevano in onde sinuose. Gli occhi chiari erano stati marcati dalla matita ma non c’era nulla di volgare nel suo sguardo. Le belle labbra carnose erano colorate da un filo di rossetto scuro e l’abito nero portava uno scollo estremamente profondo alle spalle, lasciando che la schiena fosse visibile a troppi occhi. I tacchi altri slanciavano le sottili gambe e Kyron si sentì febrile di rabbia. Al suo fianco c’era Madison, ma Kyron non si concentrò su di lei. Scostò con violenza la mano della ragazza dai suoi pantaloni e si fece largo tra la folla ancora prima che Drake potesse vedere la sua piccola sorella che quella sera aveva deciso di fare l’adulta…
 
 
Noah si svincolò da Alyson solo quando la festa stava giungendo al termine. Molte persone avevano abbandonato il campo e l’allegria di Alyson di inizio serata stava scemando esattamente come la quantità di persone presenti in Sala. Noah si diresse verso il tavolo delle bibite e si slacciò la camicia, lasciando che il collo potesse respirare. Non era abituato ad indossare quegli abiti troppo stretti e rigidi e avrebbe gettato tutto all’aria se ne avesse avuto l’opportunità.
“Se ti dicessi che la festa dei Serpeverde è ancora nel pieno del divertimento, tu cosa mi risponderesti?” Liam gli apparve accanto con il suo calice di champagne.
“Ti direi beati loro” Rispose Noah versando da bere per sé e Alyson, che intanto intratteneva Bree nella sua lamentela snervante.
“E se ti dicessi che conosco la parola d’ordine per accedervi?” Liam lo guardava bramoso di ricevere il consenso che fremeva nell’ascoltare. Noah sorrise sorniose e si rivolse all’amico, quasi rassegnato.
“Non credo che Alyson ne sarà contenta se lascio la sua festa per andare a quella di Dakota Malfoy” Se lo avesse fatto Alyson lo avrebbe ammazzato e inoltre non se la sentiva di essere uno dei tanti che stava sfilando via per dirigersi altrove.
“La festa è quasi finita, Bree e Alyson potrebbero venire con noi. Consideriamolo un dopo festa” Liam sorseggiò il suo champagne trattenendo lo sguardo su Noah, che sembrò lasciarsi invadere dalla convinzione di mettere in atto quella fuga e dirigersi verso il divertimento. Noah guardò prima Liam e poi Alyson che era ad un passo da una crisi di nervi. Per convincerla avrebbe dovuto adottare le preghiere e avrebbe dovuto sfoderare le sue armi di manipolatore che non aveva. Respirò, facendosi carico di coraggio.
“Se mi ammazza verrò a perseguitarti…” Sentenziò Noah prima di dirigersi verso Alyson, con la speranza che lo champagne avrebbe addolcito la pillola…
 
 
Drake si diresse, con l’adrenalina che solleticava ogni parte del suo corpo, al tavolo degli alcolici, pronto a fornirsi di altro alcol che avrebbe consumato con Swami e Aisha nelle stanze. Ricevette molte pacche sulle spalle, congratulazioni e grazie a cui lui rispose con semplici sorrisi e accenni del capo, soddisfatto che anche quella volta avesse organizzato una perfetta festa che avrebbero ricordato tutti volentieri. Si avvicinò al tavolo e si bloccò, quasi attanagliato dalla perfezione del piccolo sedere stretto in un abito fatto esclusivamente di merletto. La ragazza, girata di spalle, si stava allungando sul tavolo, trovandosi in estrema difficoltà nel raggiungere l’ultima bottiglia di Whisky circondata da altre rimase vuote. Aveva lunghi capelli di un rosso chiaro che cadevano quasi nel biondo che le carezzavano la schiena, ma lui non riusciva a riconoscere chi fosse. Né aveva avute molte di ragazze con quei capelli, ma quel sedere gli era del tutto nuovo; non per molto. La raggiunse e toccandole la schiena le prese la bottiglia, porgendogliela con gentilezza. La ragazza sotto il suo tocco quasi sobbalzò e sembrò perdere la voce quando si ritrovò di fronte a Drake che non riconobbe lo sguardo della ragazza. Era estremamente carina e il poco trucco sul volto metteva in mostra la sua piccola età e le lentiggini sul naso.
“Grazie” La voce fu quasi inudibile a fronte di quella musica forte che quasi rompeva le mura: l’incantesimo per l’insonoro permetteva a Kenny di alzare al massimo il volume della musica.
“E' stato un piacere. Io e te non ci conosciamo, vero?” La ragazza annuì e strinse a sé la bottiglia di Whisky. Drake sorrise sghembo e le porse la mano.
“Rimediamo subito, io sono Drake Zabini” Quasi urlò il suo nome e la mano, piccola e pallida della ragazza si strinse nella sua con incertezza.
“Madison Diggory” Il nome della ragazza dal bel sedere suonò familiare alle sue orecchie, e mantenne il sorriso che mandò il cuore di Maddy in un ritmo accellerato.
“Ah, si. Sei l’amica di mia sorella” Qualche volta l’aveva vista accanto a Mya, ma non era riuscito a riconoscerla: forse il trucco, l’abito o i capelli. C’era qualcosa che l’aveva mutata completamente, rendendola bella, bella da farsi notare. Ma nonostante il trucco e l’abito estremamente provocante, su di lei restava quella traccia di timidezza che la teneva lontana dai riflettori.
“Si” Maddy non riusciva a parlare ad unire più di due parole concrete senza sentire un forte disagio. Gli occhi di Drake erano estremamente intensi e quel sorriso non spariva dal suo volto ma era rivolto a lei, solo a lei. Gli occhi di Maddy erano bassi e nervosi e il suo nervosismo fu notato da Drake, che si versò da bere nella calma assoluta, nonostante intorno a loro irrompesse il caos assoluto.
“Balliamo” Non fu una domanda, Drake sentenziò un ordine e, prima che lei potesse rispondere, le prese la mano e la trascinò in pista. Le gambe di Maddy erano cemento puro, ma si sciolsero per fare qualche passo e ritrovarsi tra la folla di corpi che si muovevano a proprio agio. Drake le era di fronte e seguiva la musica alla perfezione mentre lei non riusciva a cogliere nemmeno una nota; ciò che il suo corpo riuscì a fare fu qualche movimento sconnesso e rigido.
“Non ho avuto modo per imparare a ballare...” Maddy volle giustificare quel suo movimento rigido e sconnesso, confrontandosi con il restante delle ragazze che sembravano essere nate esclusivamente per quello. Sapevano muovere capelli, gambe e braccia, con una tale sensualità che Madison si domandò se non fosse solo un’illusione ottica. Drake sorrise e Maddy si illuse che in quel sorriso ci fosse una vena di tenerezza; ma era come aspettarsi da un Serpeverde un’opera di beneficenza.
“Possiamo risolvere la cosa. Guarda, ti insegno io” Maddy quasi ebbe un colpo al cuore quando le mani di Drake scivolarono sui suoi fianchi, e lui sentì che al suo tocco Madison sobbalzò tra un misto di imbarazzo e sorpresa. Non fece scivolare le mani più in basso ma rimasero ferme ai fianchi; non voleva gettare la ragazza in una situazione insostenibile.
 Maddy non sapeva cosa fare, se aggrapparsi a lui o restare con le mani lungo i fianchi in quella posa sciocca. Drake riuscì a cogliere l’incertezza e le prese le mani appoggiandole alle sue spalle, per poi far ritornare le sue sui fianchi.
“Muoviti piano, non devi seguire per forza la musica. Il bello è proprio qua, non ci sono regole.” Con le mani la guidava su quelle note caotiche che Kenny faceva passare senza sosta. Nonostante fosse caotica la musica, Drake e Maddy ballavano lentamente e lui aveva gli occhi puntati su di lei, che si lasciò sfuggire un sorriso, divertita da quella situazione.
“Scommetto che è a causa mia se non hai avuto modo per imparare a ballare” La fece volteggiare piano, per poi attirarla nuovamente a sé. Non c’era alcuna fretta nei suoi gesti, anche se gli occhi di Drake non lasciavano tralasciare l’interesse che stava provando sul corpo che si intravedeva alla perfezione dall’abito in merletto.
“Ogni volta che organizzi qualche festa Mya viene a dormire nella Sala Comune dei Tassorosso e guardiamo qualche film” Madison volle omettere le ore trascorse a parlare di lui e Kyron e i sogni che restavano tali e che non avrebbero confessato a nessuno.
Drake sorrise, divertito sul serio.
Aveva una vocina sottile Maddy, e parlare con lui la metteva in imbarazzo. Era stato a contatto con abbastanza ragazze da poter leggere anche i minimi gesti e Madison era incapace di nascondere ciò che provava in quel momento. Non era una novità sapere che qualcuna provasse interesse per lui ma Maddy lo dimostrava diversamente rispetto alle altre. La fece volteggiare ancora per poi tenerla di spalle e appoggiarsi a lei, avvolgendola con le mani e poggiandole il volto su una spalla. Erano estremamente vicini e Maddy sentiva il corpo di Drake aderire alla sua schiena. Il volto si colorò di imbarazzo e il cuore si lasciò andare in un battito accelerato. La musica era un rombo estremamente forte e lei stava perdendo ogni parola da riservargli. Aveva sognato quasi tutta la vita una situazione del genere, architettando minuziosamente con Mya come avrebbe reagito, fantasticando su quel bacio, sulle parole da dedicargli e sulle parole che avrebbe voluto che le rivolgesse. Ma adesso, facendo i conti con la realtà, era tutto diverso e lei era paralizzata dall’imbarazzo.
“Se indosserai altri vestiti come questo, potrei ripensarci sulla questione di tener lontano mia sorella e te dalle mie feste” Glielo sussurrò piano all’orecchio e con una mano tentò di scendere più giù per raggiungere le gambe scoperte... ma Madison non era pronta, non aveva sognato una situazione del genere. Lei non voleva cadere nella trappola di Drake come tante, lei non aveva sognato di ritrovarsi nelle sue braccia ed essere guardata solo perché aveva osato indossare un abito del genere. Un abito che se solo glielo avessero proposto qualche giorno prima si sarebbe rifiutata decisa delle sue idee.
Si scostò di impatto, balzando via dalla sua presa e gli sorrise imbarazzata e confusa.
“Oh, eh… Ho bisogno di rifarmi il trucco… vado al bagno” Si toccava la fronte incerta se restare lì e lasciare che le mani di Drake raggiungessero luoghi mai violati oppure scappare come aveva sempre fatto.
“Va bene...” Drake era caduto in una situazione inverosimile, quasi a lui sconosciuta. Mai prima di allora una ragazza aveva rifiutato quel tipo di attenzioni, mai prima di allora.
Lasciò che le scivolasse via, che si perdesse tra la folla con il passo incerto di chi non ha mai indossato tacchi vertiginosi, di chi in situazioni del genere si trova a disagio perché non le appartengono. Lasciò che quel sedere che aveva attirato la sua attenzione come nessun sedere prima di allora lo lasciasse solo in mezzo alla sala.
 
Madison Diggory si fece largo tra la folla e trovò riparo in un angolo ignorato completamente. Ottimo posto dove rifugiarsi e lasciare che il cuore si placasse. Drake Zabini l’aveva notata, sembrava quasi un sogno. Sorrideva al nulla e sentiva le guance andare in fiamme. Drake Zabini l’aveva notata, le aveva parlato, aveva poggiato le mani su di lei. Quasi non credeva a ciò che era appena accaduto in mezzo alla Sala. Voleva dirlo a Mya, voleva ritornare lì e possedere un po’ più di coraggio e lasciare che quelle mani potessero attraversare ogni centimentro del suo corpo. Perché doveva lasciarsi prendere da quelle stupide paure e non permettere che Drake conoscesse anche lei? Aveva atteso un tempo che poteva considerarsi una vita, perché attendere ancora? Respirò, respirò ancora, si passò le mani tra i capelli, si lisciò l’abito, cercò di non pensare ma le era impossibile. Voleva Mya, aveva bisogno di lei e dei suoi consigli; ma lei non c’era. Si erano divise e non si era preoccupata di cercarla a causa delle attenzioni di Drake. Doveva cavarsela da sola, era giunto il momento che le decisioni le prendesse da sola senza l’appoggio di Mya, senza che qualcuno le desse una delucidazione sulla situazione. Forse era giunto il momento di sbagliare.
Sorrise tra sé e sé e si preparò a ritornare in pista, più decisa, più convinta e sicura di sé. Respirò ancora ed uscì allo scoperto…
 
 
 
Drake si versò altro Whisky. Aveva perso il conto di quanto ne aveva ingurgitato ma sembrava che non ne fossero mai abbastanza. Aveva la testa del tutto volteggiante, andava altrove e della conversazione di poco prima ne ricordava poco. Aveva in mente solo quel sedere che lo aveva folgorato, quasi spiazzato. Le sue mani non avevano tastato quel luogo e ne sentiva la voglia. Salutò qualche sorriso familiare ma non ebbe modo di riconoscerlo; aveva la mente del tutto annebbiata dall’alcol e dalla musica che pompava nelle tempie. Stava aspettando che la proprietaria di quel bel culetto lo raggiungesse e magari lasciasse che le sue mani potessero tastarlo fin quando non si sarebbero stufate.
“Zabini, anche con le pivelle ci provi?” Tyra sbucò alle sue spalle, sorreggendo due bicchieri stracolmi. Uno dei due capitò nelle sue mani e fu svuotato in poco tempo.
“Non è male come pivella. Ha un bel culo” Non aveva bisogno dell’alcol per essere schietto, anche con lei, che tutti reputavano la sua ragazza e che lui reputava tale solo per il frequente tempo che trascorrevano tra le lenzuola.
“Ma sappiamo entrambi che tu hai bisogno di qualcuno che ti sappia tener testa” Anche il bicchiere di Tyra fu svuotato subito e le mani libere scivolarono in basso, facendo intendere chiaramente le sue intenzioni.
“Qualcuno, ad esempio tu?” Guardò Tyra con sguardo languido e si concentrò sul profondo scollo dell’abito che le fasciava il corpo come se fosse una seconda pelle. Lei sorrise di rimando e condusse la sua mano esattamente al punto dove i suoi occhi si era posati.
“Esattamente” Drake la strinse per i fianchi, senza lasciar tempo ad altre parole inutili e dimenticando del tutto del perché era rimasto lì impalato senza agire. Avanzò tra la folla con Tyra al seguito, diretto ai dormitori maschili. Passò avanti a tante persone, compresa Madison che guardò entrambi sfilare tra la folla di studenti che ancora si lasciavano guidare dalla musica.
Non le rivolse lo sguardo, nonostante fosse passato esattamente accanto a lei. L’aveva dimenticata esattamente nel momento in cui era scappata dal suo campo visivo.
Madison si sentì andare in pezzi, aveva pensato solo per mezzo secondo che Drake potesse nutrire per lei una qualche forma di interesse senza vedere la verità: era interessato solo a conquistare zone inconquistate, era solo una forma di predominio che doveva avere su qualunque essere di genere femminile. E lei era vista come tale: una terra inesplorata che avrebbe perso ogni attrattiva una volta che avrebbe piantato la bandiera di conquista. Asciugò la lacrima che era scappata al suo controllo e decise di cercare Mya; voleva andarsene da lì, era rimasta fin troppo a lungo in quel caos che la mandava solo in panico.
 
 
La trovò poco dopo, scontrandosi a metà strada ed entrambe avevano il volto che non comunicava la tipica espressione da tenere ad una festa.
“Finalmente” Maddy l’abbracciò sentendosi meno persa in quel caos di volti che non conosceva, e anche Mya la strinse a sé sperando di convincerla a tirarla via da lì.
“Voglio andarmene. C’è Kyron che mi sta seguendo da quando siamo uscite dal dormitorio. Non so cosa voglia, ma conoscendo Drake avrà detto al suo cagnolino di tenermi sotto controllo” Gli occhi di Mya si spostavano lungo la Sala, in cerca di Kyron che non le aveva tolto gli occhi - rimproveratori e critici - di dosso. Madison sorrise e la tirò lontano, nuovamente al tavolo degli alcolici.
“Devo dirti una cosa…” Nonostante la delusione di vedere Drake andare via con Tyra, Madison voleva condividere con la sua migliore amica quel piccolo momento di felicità che per un attimo l’aveva catapultata nel sogno che condivideva da sempre con Mya. Sorrideva, un misto di felicità e amara consapevolezza. 
“Ho ballato con Drake” Si strinse nelle spalle, sentendo l’eccitazione salire dalla punta dei piedi fino alla schiena e Mya sentì quell’eccitazione pervadere anche lei. Si strinsero le mani all’unisono e l’urletto di eccitazione che gettarono insieme non fu udibile per la troppa musica che si scatenava nella Sala.
“E poi?” Drake non era in grado di apprezzare Madison ma Mya in cuor suo aveva albergato la speranza che si rendesse conto del gioiello che si lasciava scivolare dalle mani ogni volta che la ignorava e avrebbe deciso di deporre la maschera di eterno spezza cuori. Ma dall’espressione rassegnata dell’amica comprese che anche quella volta era stato un idiota e aveva permesso nuovamente che le scappasse dalle mani.
“Mi sono sentita in imbarazzo per la situazione e sono andata a rinfrescarmi il volto. Quando sono ritornata lui era con Tyra e stavano andando via, in stanza.” Lasciò che Mya le riempisse il bicchiere e sorrise con un'espressione di rassegnazione. Si era lasciata bastare quel piccolo attimo di felicità, quel momento in cui il suo sogno si era concretizzato anche se per poco tempo.
“E' un’idiota! Sono tutti degli idioti! Brindiamo a quanto sono idioti e quanto noi siamo speciali” Era la prima volta che le due “osavano” riempirsi i bicchieri di whisky incendiario, non sicure che le sarebbe piaciuto: ma erano ad una festa e dovevano divertirsi. Brindarono, facendo tintinnare i piccoli bicchieri in vetro - su Dakota aveva gettato un incantesimo anti-infrangente per evitare che i partecipanti troppo ubriachi potessero romperli e creare caos - e si guardarono sorridendo a quella prima “trasgressione” che non si erano mai permesse di compiere. Ma furono interrotte e quel momento dovette aspettare.
“Due belle ragazze come voi non dovrebbero brindare da sole. Posso unirmi?” Un ragazzo dall’aspetto possente e prepotente si intromise nel loro attimo di piccola e incosciente felicità. Maddy guardò Mya che scrutava il portiere della squadra di Quidditch dei Grifondoro con aria scocciata. Dylan McLaggen puntava lo sguardo cristallino esclusivamente a Mya, sostenendo la sua aria di dissenso per quell’intromissione.
“In realtà volevamo brindare da sole. Non ci dispiace poi tanto” Mya si voltò verso Maddy, snobbandolo con eleganza. Dylan non era ben accetto da tutti, soprattutto da Drake, con il quale irrompeva una furiosa lotta da anni, dettata soprattutto dalla competizione in fatto di conquiste oltre che sul campo da gioco. Di conseguenza anche Mya aveva maturato un leggero odio nei suoi confronti, maturato poi per una serie di atteggiamenti che Dylan non mancava di riservarle. Da un anno aveva puntato la sua attenzione verso Mya e Dakota era stata molto attenta a spiegare il motivo per cui quell’interesse era nato solo allora e non prima: Dylan McLaggen adorava le ragazzine alle prime armi, indifese e facili da adescare. “Facili” prede da “marchiare”.
“Mya Zabini, è la tua prima festa! Lascia che ti offra da bere e magari ti inviti a ballare” La possente figura di Dylan si contrappose tra Mya e Maddy che fu gettata da parte, mostrando il suo disappunto solo dal volto imbronciato. Mya continuava a comunicare con lo sguardo che la sua presenza non era gradita, ma Dylan continuava a restare lì, con la presunzione di credere che potesse convincere Mya a lasciarsi abbindolare.
“Ho detto no. Puoi lasciarci sole, grazie” Mya si allungò verso Maddy per portarla via. Ma Dylan si pose da ostacolo e le strinse la mano, attirandola a sé.
“Balla con me, piccola Zabini” Mya tentò di sgusciare via e Maddy nel suo debole tentativo, cercò di aiutare l’amica; ma Dylan era forte e possente e due piccole ragazzine erano incapaci di tenergli testa. Ma un terzo aiuto arrivò in tempo e Dylan fu scaraventato contro il tavolo degli alcolici.
“Toglile le mani di dosso” Poche persone si voltarono attirati dal frastuono e Kenny – non staccando la musica - balzò via dalla postazione da Dj per raggiungere Kyron, che teneva Dylan per il collo e lo guardava con ferocia animalesca.
“Drake ha mandato il suo cagnolino per difendere la sorellina?” Dylan aveva un sorriso sadico che gli incurvava le belle labbra, e in quel momento aveva perso la prepotenza da maschio alfa dimostrata fino ad allora.
“Non dovresti nemmeno essere qui, McLaggen! Quindi esci prima che Drake ti faccia di peggio” Drake aveva manifestato poche volte la sua ira animalesca e facendolo aveva mostrato la parte che Kyron e Kenny cercavano di tenere addormentata il più accuratamente possibile. Ma non era solo quello il motivo per cui Kyron era intervenuto con tanta ferocia. Aveva osservato Mya da lontano e aveva monitorato attentamente ogni passaggio, ogni situazione che avrebbe potuto infastidirlo. E quando aveva visto McLaggen avvicinarsi a lei, la rabbia aveva fatto il suo corso. Era salita piano lungo la schiena fino a raggiungere le tempie che pulsanti gli avevano comunicato di agire immediatamente. Aveva lasciato che l’istinto, la voglia di spaccare il volto a quell’idiota corazzato, il desiderio di prendere Mya e trascinarla fuori da lì, lo avvolgesse totalmente e lo facesse agire. E aveva agito, scaraventando Dylan McLaggen lungo il tavolo con il desiderio di prendere una delle tante bottiglie e aprirgli la gola.
“Kyron lascialo” Mya piagnucolava al suo fianco ma lui sembrava non ascoltarla. Era troppo arrabbiato per lasciare che la calma lo aiutasse. Maddy era paralizzata di fronte a quella scena e, anche se la musica rimbombava feroce, l’attenzione di alcuni presenti era puntata ai due. Kenny si fece largo tra la folla e lo raggiunse, prendendo l’amico per le spalle, sperando che fosse utile a tirarlo lontano dalla gola di Dylan.
“Mya ci penso io. Tu e Maddy andate via” Kenny cercò anche di calmare Mya che aveva il volto terrorizzato e cercò Maddy con lo sguardo sperando che stesse bene.
Ma Mya restava aggrappata al braccio di Kyron e non lasciava la presa.
“La festa era aperta a tutti ed io volevo solo divertirmi” Dylan McLaggen fece l’errore di spostare lo sguardo verso Mya e sorrise beffardamente verso di lei, lasciando a Kyron la possibilità di capire le sue intenzioni. La stretta si fece più rude intorno al colletto di McLaggen e, nonostante stesse soffocando, il Grifondoro finse che non lo aveva scosso minimante. Sorrideva ancora, sperando che Kyron gli sferrasse un pugno in modo da rovinare la festa a Drake. In realtà Dylan era giunto lì con quell’unica intenzione: rovinare qualcosa a Drake era il suo compito primario dal terzo anno, ma non era mai stato capace di farlo. C’era sempre qualche amico a coprirgli le spalle e non lasciare che il suo scopo si compisse.
“McLaggen se non porti il tuo culo fuori di qui, stasera farai una bella visita a Madama Chips! QUINDI SMAMMA!” Questa volta non fu né Kyron e né Kenny a parlare ma Dakota, che si fece largo tra la folla. Nonostante gli abiti femminili che quella sera indossava alla perfezione, sfoderò il suo caratteraccio molto virile che distorse l’idea sexy di lei, che quella sera si erano fatta in molti. Spostò Kenny e Kyron gettandoli da parte e - nonostante la stazza da bestione di Dylan - riuscì a prenderlo per la camicia e lo spinse via. Se fosse stato Kenny o Kyron a farlo, Dylan avrebbe avuto motivo per iniziare una zuffa; lei poteva giocare sul fatto di essere donna e che mai - nemmeno un tipo come Dylan McLaggen - avrebbe attirato su di sé una rissa.
“Malfoy, se indossi questo abitino anche durante le partite magari potrei farti vincere” Dylan guardò Dakota, percorrendo ogni linea del corpo scoperta e Kyron sentì le tempie ribollire, la voglia di massacrarlo salirgli alla gola. Bloccare quell’ira gli toglieva il respiro ma Kenny lo stringeva per un braccio e Dakota - nonostante sentisse un forte disagio nell’essere guardata in quel modo - rispose a tono, non abbassando mai la testa.
“Magari se non te ne vai alla prossima partita non ci arrivi nemmeno” Dakota fece apparire la bacchetta tra le mani. Anche se era stato detto di non portarla alla festa lei aveva fatto in modo che ci fosse, come se sentisse che qualcosa sarebbe successo. La puntò dritto al volto di Dylan e rimase con lo sguardo truce puntato a lui, comunicando chiaramente che la sua presenza lì non era più gradita. Lui alzò le mani in segno di resa e, inchinandosi di fronte al gruppo, uscì sconfitto dalla Sala Comune, lasciando dietro di sé una scia di rabbia incontrollabile. Quando Dylan fu fuori dala Sala Comune e la sua presenza fastidiosa non era più un “pericolo” per la tranquillità della festa - ritornata alla calma e alla spensieratezza iniziale - Dakota si sciolse in un sospiro liberatorio, pronta a rimproverare Kyron. Ma nel momento in cui si voltò vide Kyron prendere Mya per il braccio rudemente e trascinarla fuori.
“Kyron dovrebbe calmarsi” Kenny non lo aveva fermato. Avrebbe condotto Kyron ad arrabbiarsi maggiormente e Dakota annuì, già a conoscenza del guaio che avrebbe combinato con Mya una volta usciti da quella Sala. Maddy era rimasta al suo posto, inconsapevole di cosa fare.
“Maddy ti faccio accompagnare in Sala Comune da Alexander, vieni con me” Dakota lasciò che le intenzioni di Kyron si compissero. Era giunto il momento - forse - che i due mettessero i punti in chiaro. Kenny lasciò che Dakota si prendesse cura della povera Madison, che nel tentativo di divertirsi quella sera si era ritrovata coinvolta in una quasi rissa.
 
 
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“Kyron lasciami” Mya aveva cercato in tutti i modi di divincolarsi dalla presa ferrea di Kyron, che con forza l’aveva trascinata fuori la festa, lontana dal caos e da quei mille occhi che non si erano staccati per un solo secondo dal suo corpo. Lui era troppo forte e Mya si rese conto di essere fuori quando la musica alle loro spalle si spense completamente. Kyron continuava a camminare, sentendo il piccolo polso di Mya stretto nelle sue mani e ignorando le sue lamentele. Camminava e sentiva la rabbia bollire alle tempie, al collo, in ogni articolazione. Non voleva voltarsi verso di lei, perché se lo avesse fatto avrebbe urlato tutto ciò che stava cuocendo nella sua testa. Non voleva che piangesse o che si sentisse ferita, e desiderava solo portarla fuori da quel caos infernale che non le apparteneva. Aveva la camicia aperta ai primi tre bottoni, il volto sudato e le mani tremanti. Stava per scoppiare, doveva calmarsi e non guardarla. Ma quando furono lontano dai sotterranei e nei corridoi la voce di Mya rimbombava ancora con le sue lamentele, Kyron si voltò rabbioso e immerso nella collera totale.
“Tu sei un idiota, Mya!” Le sue urla rimbombarono come tuoni tra i corridoi deserti e Mya quasi non lo riconobbe. Aveva gli occhi sgranati per la rabbia, il volto paonazzo e il bel viso era immerso totalmente nell’impeto. Non aveva mai provato tanta rabbia e non sentiva di essere in grado di gestirla. Era qualcosa di mai provato che gli sfuggiva dalle mani e che si impossessò di lui con voracità. Mya rimase paralizzata di fronte a quell’urlo ma poi si riprese dal suo stato di intorpidimento e anche lei lasciò che la rabbia, quelle parole lasciate sempre nascoste, il senso di disagio provato ogni volta che si trovava in sua presenza, l’assalisseeo e si animò a sua volta.
“TU SEI UN IDIOTA, KYRON NOTT” Gli punzecchiò il petto con un dito rimproveratore. Ma Kyron non si lasciò intimorire e senza forza glielo strinse, allontanandolo da lui e sovrastando Mya con la sua figura.
“COSA TI E' PASSATO PER QUELLA TESTA? VENIRE ALLA FESTA, CONCIARTI IN QUESTO MODO! SEI UN IDIOTA” Non c’era nessuno nel corridoio, ma le urla di Kyron fecero svegliare qualche quadro che brontolò infastidito; ma entrambi non ebbero rispetto per il loro sonno.
“IO FACCIO QUEL CHE MI PARE! VENGO ALLA FESTA, MI VESTO COME VOGLIO, BEVO E SE VOGLIO CONOSCO ANCHE QUALCHE RAGAZZO! TU E MIO FRATELLO LA DOVETE SMETTERE DI ASSALIRMI E STARMI CON IL FIATO SUL COLLO! NON SONO PIU' UNA BAMBINA!” Si alzò sulle punte, giostrata dalla rabbia pura. La rabbia di ritrovarsi Kyron a guardarla ancora come se di fronte a lui ci fosse la Mya di dieci anni, quella bambina intoccabile che non era ancora pronta per affrontare il mondo.
“SEI ANCORA UNA BAMBINA! SEI UNA BAMBINA STUPIDA E CAPRICCIOSA, CHE NON CAPISCE! TU IN QUESTE FESTE NON CI DEVI METTERE PIEDE” Kyron era consapevole di pronunciare solo sciocchezze. Lui non era nessuno per impedirle di frequentare feste o persone. Aveva 15 anni ed era ovvio che lo facesse. Stava vivendo la sua vita, ma l’idea di vederla da sola  a ballare o con qualcuno lo tartassava al punto da mandargli il cervello in ebollizione e la rabbia lo avvolgeva completamente, così forte quasi come una morsa che lui faticava a ragionare.
“AVEVO DIMENTICATO CHE A TIPI COME TE PIACCIONO LE RAGAZZE MATURE! COME L’ASSISTENTE DEL PROFESSORE PELOIS” Mya aveva portato a galla quel sospetto segretamente custodito nei meandri del suo cuore geloso. Aveva colto ogni sguardo e sorriso che si erano scambiati i due, aveva attivato il radar che le aveva segnalato che nulla ancora era accaduto ma che tra entrambi c’era una forte intesa sessuale che attendeva di scoccare. Kyron sbiancò totalmente e la rabbia che lo aveva animato e reso prepotente e rimproveratore calò piano, lasciandolo sbigottito.
Non sapeva cosa rispondere, aveva perduto tutte le ragioni che lo avevano condotto a comportarsi come un pazzo, come un pazzo geloso e insensato.
“Quindi Kyron lascia che io abbia la mia vita. Ti ho confessato i miei sentimenti senza avere alcuna risposta, e accetto il tuo silenzio. Tu però accetta il mio voler continuare la mia vita e viverla come è giusto. Ho 15 anni e non faccio nulla di diverso dalle ragazze della mia età. Quindi Kyron è giunto il momento che tu e mio fratello mi lasciate stare e accettiate che io sia cresciuta” Mya si sciolse completamente e lasciò che i suoi desideri fluissero fuori: era stanca di essere vista come una bambina, SOLO come una bambina incapace. Era giunto il momento che tutti accettassero che lei era cresciuta e che era giunto il momento di lasciarla andare, per una volta, lasciare che proseguisse da sola, che sbagliasse con le proprie mani, che compiesse sciocchezze o incoscienze della sua età. Aveva sperato per un attimo che Kyron finalmente le desse risposta, ma lui boccheggiò, ritrovandosi nuovamente disarmato di fronte a quella rivelazione. Non riusciva a darle risposta, rimaneva ancora con lei appesa ad un filo. Lei restava ancora nel dubbio e lui non riusciva a darle una semplice risposta giostrata dal suo volere, dai suoi sentimenti.
Qualcuno tossicchiò delicatamente interrompendo quel momento di confessione. Entrambi voltarono lo sguardo e incontrarono l’incertezza di Madison, che avanzò piano, con le mani che si stringevano l’una all’altra, imbarazzata nell’assistere a quella scena.
“Io non volevo origliare, ero diretta nel dormitorio… scusate” Incrociò lo sguardo di Mya e ne lesse il dolore, la voglia di urlare e piangere. Comprese che il suo non era stato un intervento sbagliato, ma che era giunta nel momento giusto e Mya in cuor suo urlò di gioia nel vederla. Era sembrata così sicura, così fiera, ma adesso aveva bisogno solo del caldo abbraccio dell’amica.
“Non fa niente Maddu. Non hai interrotto nulla di importante. Vengo con te” Non sarebbe ritornata nel suo dormitorio ma avrebbe passato la notte da Madison, come era da tradizione. Kyron era rimasto paralizzato, fermo al suo posto e guardò come entrambe si stringessero le mani, si sostenessero in quella notte così colma di sensazioni e delusioni. Si strinsero e si sostennero, allontanandosi senza voltarsi, lasciando Kyron nel silenzio del corridoio che sembrò divenire più buio quando Mya sparì completamente alla sua vista.
 
 
 
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“Alexander ha lasciato che Maddy andasse da sola in Sala Comune? Gli  avevo detto di accompagnarla” Erano rimasti solo Dakota e Kenny del gruppo, ed entrambi sentivano ancora la preoccupazione dell’accaduto di poco prima. Alexander Frobisher, Cercatore della sua squadra, rientrò in Sala Comune per unirsi nuovamente al suo gruppo; di Madison nessuna traccia. Kenny fece spallucce e le passò il bicchiere di whisky che Dakota lasciò intatto: a lei non piaceva bere e  nonostante ciò, fino a quando Kyron non aveva quasi spaccato il viso a Dylan, la feste l’aveva divertita. Adesso aveva solo preoccupazione che la smuoveva il corpo, e non più la musica.
“Forse ha voluto proseguire da sola. E poi sono grandi, Dak. Tra te, Drake e Kyron non so chi si comporta più da genitore.” Il suo, di bicchiere, si svuotò immediatamente per poi passarne subito ad un altro. Kenny aveva ballato, suonato e bevuto per quasi tutta la sera e gli effetti dell’alcol faticavano a farsi sentire; lo reggeva molto più degli altri.
“Forse hai ragione… Dovremmo smetterla di stare con il fiato sul collo di Mya. E Drake smetterla di comportarsi come suo padre.” Fece ruotare il calice tra le mani, pensierosa. Non poteva biasimare Drake e il suo comportamento morboso, ma era giunto anche il momento che lasciasse la presa.
“Ti ho detto che sei un vero schianto stasera?” Kenny cambiò discorso, puntando sull' esclusivo e impossibile vestiario che Dakota aveva osato quella sera. La Corvonero distese i lineamenti, sorridendo a quell’ennesimo complimento che Kenny le riservò.
“Si, una ventina di volte forse”
“Bè, allora vuol dire che hai fatto colpo con questo abito. Drake ha buon gusto” Alzò il bicchiere invitandola a brindare con lui, e Dakota accettò. Fecero tintinnare i loro bicchieri nell’attimo in cui Regan si avvicinò ad entrambi, con il sorriso di chi aveva bevuto troppo.
“Dakota. La festa è uno spasso e tu… sei wow” Kenny nascose il sorrisetto malefico dietro al bicchiere e si allontanò con passo calmo, lasciando Dakota alle prese con un Regan brillo e dalla parola semplice.
“Grazie, e tu sei un tantino ubriaco” Fece per toglierli il bicchiere da mano ma lui lo alzò troppo in alto per permetterle di raggiungerlo.
“Mi sto solo divertendo. Che male c’è” Dakota si arrese e lasciò che Regan ingurgitasse altro whisky e la fissasse con sguardo velato ed appannato.
“Nulla, domani non abbiamo gli allenamenti, altrimenti avrei proibito a te e gli altri di bere” Dakota aveva adocchiato anche gli altri membri della sua squadra con lo stesso livello di alcol nel sangue, ma aveva finto di non aver notato nulla: in fondo erano tutti alla stessa festa e l’indomani non avrebbe chiesto loro - con masochismo e tiranneria - di andare con lei a correre intorno al parco di Hogwarts. Forse sarebbe stata l’unica che l’indomani si sarebbe svegliata con ancora energia in corpo.
“Per una volta smettila di fare il capitano! A me piace molto più la Dakota Malfoy senza divisa” Regan non era mai stato tanto ubriaco, soprattutto in sua presenza. E il modo in cui la guardava e le parlava, mise in allerta Dakota che sorrise anche se nella curva del sorriso c’era tanto imbarazzo.
“E infatti stasera non la indosso” Lo disse cercando di mantenere la giusta calma, ma gli occhi di Regan la guardavano diversamente dal solito e lei non riuscì a fingere di sentirsi a proprio agio. Incrociò le braccia al petto e sperò di trovare un qualsiasi argomento che non desse motivo al suo compagno di squadra di continuare a guardarla come se apprezzasse ogni centimetro del suo corpo scoperto.
Regan si passò una mano sul volto, forse rendendosi conto di fissarla con troppa intensità e sorrise, imbarazzato e confuso.
“Perdonami, Dakota. Ma vederti così mi scombussola un po’. Sei bellissima, davvero, ed io mi sto comportando come un’idiota! Scusa, davvero” Fece per andarsene, lasciando Dakota priva di parole: era immersa nel completo imbarazzo e sperò che l’indomani guardarlo e parlargli non avrebbe trovato influenza da quella situazione. Ma Regan spezzò i passi e si voltò nuovamente verso di lei, con ancora il sorriso brillo che abbelliva il volto.
“I ragazzi mi hanno convinto a venire qua da te e chiederti di ballare ma ho dovuto bere qualche bicchiere di troppo perché… Non ne avevo il coraggio. Ma comunque, non è solo stasera che ti trovo bellissima. Quindi non voglio che tu pensi che è il mio essere ubriaco a farmi parlare. Sei il mio capitano e ho una grande stima nei tuoi confronti e inoltre….” Ma quella sua confessione, che fluiva con la stessa rapidità con cui il Whisky veniva ingurgitato, fu zittito da Alexander Frobisher che lo alzò di peso dal pavimento. Era grosso e forte, nonostante il suo ruolo richiedesse una figura sottile e minuta, ma questo non incideva sulle sue prestazioni di giocatore: avrebbe continuato la carriera di Cercatore una volta finiti gli studi a Hogwarts.
“Zitto Casanova, potresti dire qualcosa di cui ti potresti pentire” Dakota ringraziò di quell’intervento inaspettato. Aveva letto negli occhi scuri di Regan un qualcosa di non detto che avrebbe potuto cambiare tanto, e il suo angelo custode era arrivato in tempo per sventare quel malinteso.
“Grazie Alexander. E grazie anche per Madison” Nonostante non l’avesse accompagnata fino in Sala Comune sapeva che Alexander era un amico fidato e che in mani sue chiunque era al sicuro.
“Figurati, Dakota. Solo che ha insistito nel voler andare a cercare tua cugina Mya ed io l’ho lasciata fare” Informò lui, con ancora Regan sulle spalle.
“Sono sicura che sono andate dritte in Sala Comune. Per favore, portalo a dormire, ha bevuto più del dovuto” Dakota ritornò a preoccuparsi per Regan che alzò un pollice in segno di rassicurazione.
“Si, capitano. Ci vediamo domani” Le diede un leggero bacio sul capo, prima di sparire tra la folla, con un Regan completamente distrutto dal troppo Whisky. L’indomani non avrebbe ricordato nulla e di questo Dakota né fu grata.
 
 
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Alyson entrò in quella Sala Comune e il suo piccolo naso si storse, infastidita dall’odore di alcol che aleggiava nella Sala e da quella musica che quasi frantumava i timpani. Liam stringeva Bree per mano ma, non appena vide il caos tanto cercato, lasciò la presa per unirsi ai festeggiamenti. Noah si finse indifferente ma sembrò ritrovare serenità: la festa organizzata da Alyson lo aveva gettato nella tediosità e noia mortale e un po’ di frizzante allegria non sarebbe guastata.
“Non mostrarti troppo entusiasta. Aly potrebbe ucciderti” Bree aveva notato il cambiamento di umore di suo fratello Noah e ne fu contenta. La festa della Sala Grande aveva deluso tutti, e avevano bisogno di quel dopo festa che, nonostante l’ora, irrompeva come se fosse appena iniziata.
“Cercherò di mantenere il mio sguardo neutro. Promesso” Lo scambiò di sfottò tra i Potter non fu colto da Alyson ma qualcos'altro la fece voltare verso il fidanzato. Iniziò i suoi capricci, quasi imperiosi, rivolti a Noah come se lui potesse risolverli con un colpo di bacchetta.
“E' ingiusto che siano tutti qui! È un orrore questa festa e sono tutti disgustosi! Dovresti fare qualcosa, sei Caposcuola” Noah aveva sentito abbastanza lamentela per quella sera. Voleva divertirsi come tutti gli altri. Allentò la camicia e prese Alyson per i fianchi.
“Aly è una festa, divertiamoci, balliamo e magari potresti anche chiedere a Dakota di chiarire così da non creare casini inutili” La risposta fu data dall’espressione indignata di Alyson, che si allontanò da Noah come se fosse stata colpita da un fulmine. Il tono squillante fu un chiaro segno che quelle parole non erano state la cosa giusta da dirle.
“Io non ho intenzione di chiarire nulla con Dakota Malfoy! Ha fatto di tutto per rovinare la mia festa e l’ha rovinata! Tu dovresti essere dalla mia parte e non contro di me!” Aveva quasi le lacrime agli occhi, allarme che fece allontanare Bree che trovò la scusa di essere alla ricerca di Liam, intanto sparito tra la folla.
“Io voglio solo che questa sera non resti qui a lamentarti e ti goda la serata! Cosa c’è di male in questo? Hai avuto il tuo ballo e adesso ci divertiamo” Noah era esausto, completamente. Non riusciva a reggere quella voce squillante e nervosa che gli tamburellava la testa come se ogni cosa, ogni situazione sbagliata, fosse dipesa da lui. Si lasciò cadere le braccia lungo i fianchi, disperato nel voler convincere Alyson a lasciarsi trasportare dalla festa. Ma lei restava immobile e intenta a non farlo.
“No! Io non mi diverto qui. Volevo che il ballo terminasse con l’incoronazione del re e della reginetta d’autunno! Perché dobbiamo essere qui? Perché tutta Hogwarts è qui!” Si stava comportando come una bambina viziata o forse lo era sempre stata e Noah stava solo adesso notando quel particolare che gli pugnalava la testa.
“Ti prego Alyson! Divertiamoci! Una festa vale un’altra” Passò una canzone babbana che a lui piaceva e la voglia di raggiungere Liam e ballare era forte. Ma Alyson non demordeva, restava impalata lì, immobile e pronta con le sue lamentele lancinanti.
“Quindi la mia festa vale zero per te? L’impegno che ci ho messo, la voglia di regalarti una serata magica sono irrilevanti per te?” Stavano discutendo mentre la festa continuava, e lui non riusciva a reggere maggiormente quella voce che ad ogni parola diveniva sempre più acuta e fastidiosa. Stavano discutendo per nulla e lui non avrebbe retto ancora.
“Merlino SANTO! NO! Non sto dicendo questo, sto dicendo solo che ormai è andata così! Vuoi ritornare in Sala Comune e dormire? Ti sto chiedendo solo di divertirti con me a questa festa!” Cercò di stringerle le mani ma lei si ritrasse al suo tocco.
“Non credevo che fossi tanto insensibile, Noah” Furono abbastanza quelle parole da tramutare il pacato Noah nel più strafottente tra i fidanzati. Voleva solo ballare e bere e divertirsi con lei, ma Alyson non era intenzionata a condividere quel momento insieme. Alzò le mani in segno di resa.
“Sai che ti dico? Va bene! Resta pure qui a lamentarti, io vado a bere un po’ di whisky” Non si lasciò intenerire da Alyson, che non nascose la sorpresa di quella decisione che la lasciò lì all’ingresso. Cercò di richiamarlo, ma la musica troppo forte spense la sua voce e Noah sparì anche egli tra la folla, stanco dei capricci che Alyson ormai aveva innescato come se fosse l’unico modo per ottenere qualcosa da lui. Non poteva sopportarla ancora. Se avesse continuato così avrebbero dovuto parlare e chiarire quella faccenda. Aveva per troppo tempo eseguito gli “ordini” solo per non vederla dispiaciuta, solo per vederla felice. Ma non bastava mai e lui era privo di idee per risollevarla il morale; a quel punto la miglior cosa era non fare nulla.
 
 
 
Bree si spostava nella Sala alla ricerca del suo ragazzo sparito nel nulla. Era stato questione di pochi secondi per vederlo dissolvere come una nuvola di fumo. Non riusciva a scorgere il suo volto o il suo capo che potesse accertarle che era lì, da qualche parte. L’abito era inadatto all’occasione, ma era stato tutto improvvisato e lei doveva accontentarsi. Convincere Alyson a raggiungere la Sala Comune dei Serpeverde era stata un’impresa, e non avrebbe potuto pretendere di lasciare che ritornasse in camera per cambiarsi.
Salutò qualche volto amico visto prima al ballo completamente annoiato, per poi ritrovarlo nuovamente sorridente e felice: era semplice e povera quella festa, a differenza dall’eminenza mostrata al ballo di Alyson, ma tutti sembravano più apprezzare quell’ambiente che quello maestoso ed elegante ritrovato in Sala Grande.
“Se fossi la mia ragazza, non ti lascerei camminare da sola in giro per la Sala” Bree fu presa per un braccio e tirata fuori dalla folla di studenti persi nel brio della festa. Kenny l’aveva bloccata contro un muro, proteggendola da spintoni di amici ubriachi.
“Infatti stavo cercando Liam. Per caso lo hai visto?” Gli sorrise, non nascondendo il piacere di vederlo: non riusciva a non sentirsi in colpa ogni volta che incontrava Kenny. Sentire la piacevolezza di parlare con lui, il piacere anche del suo sorriso la faceva sentire una traditrice. Era come se ogni volta che lo incontrasse stesse tradendo Liam, anche se tra i due non era mai accaduto nulla.
“Ero più concentrato nel vedere te entrare, che notare dove fosse andato il tuo ragazzo. Quindi no, mi dispiace” Aveva smesso di bere nel momento in cui aveva visto - dall’alto della sua postazione musicale - l’entrata di Bree: splendida, bellissima e incantevole. Riusciva a folgorarlo ogni volta che riusciva ad incrociarla.
“Bella festa, comunque. E la musica è davvero meravigliosa” Nonostante Kenny fosse con lei, riusciva a controllare il passaggio delle tracce anche da lontano. Attaccò con un'altra traccia e Bree mosse appena le spalle, lasciandosi inondare dalla musica.
“Adesso che ci sei tu, è ancora più bella. Stavo per andarmene, ma appena ti ho vista entrare ci ho ripensato” Kenny notò l’imbarazzo di Bree, ma apprezzò anche il sorriso che le distese le belle labbra a cui non riusciva a non pensare.
“Kenny, ti prego. Liam è nei paraggi e non voglio che accada nulla, né a te e né a lui” Era vero. Voleva che tra i due ci fossero semplice occhiate gelide, ma non voleva che entrambi si azzuffassero. Sapeva che Kenny si comportava così solo per puro divertimento e lei non voleva che Liam abboccasse alla sua esca.
“Bree non mi interessa di Liam. Ho desiderato tanto vederti entrare da quella parete che quasi non ci speravo più. E adesso vorrei solo un ballo con te. Uno solo” Quasi si inchinò nel pregarla di accettare il suo invito. Congiunse le mani e i suoi occhi - grandi, verdi e teneri - la fissavano in attesa di un “si” che non giunse.
“Kenny, ti prego. Credo che sia durata abbastanza questa farsa. È stato divertente ma adesso puoi finirla” Lo prese per le mani, facendolo alzare e rimettere dritto sulla sua piccola postura. Il volto di Kenny mutò completamente: da sognante e felice si tramutò in duro. Aveva colpito la sua credibilità, i suoi sentimenti, reputandoli irreali.
“Credi che sia solo un gioco per me, Bree?” Si sentì la durezza nella sua voce, che di solito era una musica allegra e squillante. Bree quasi temette per quel cambio d’umore e annuì con la testa, incapace di dire schiettamente ciò che pensava: si, pensava che tutta quella teatralità fosse solo uno scherzo, che quei gesti eclatanti di amore puro fossero solo un modo per rendere le giornate scolastiche più digeribili e facili da sopportare.
“Ok. Allora ti lascio stare.” Kenny sapeva che non era cosa facile da fare, ma si sentì ferito. Aveva un modo suo per poter manifestare ciò che provava per lei da due anni. Aveva quel suo modo colorito e allegro di mettere in chiaro i suoi sentimenti, ma non gli piaceva essere messo in dubbio. Si vedeva chiaramente la delusione sul volto di Kenny e Bree si sentì invadere dai sensi di colpa.
“Kenny non sto dicendo che non sei capace di amare. Ma non posso essere io la persona verso la quale hai tanto interesse.” Sperò di recuperare lo sguardo allegro di Kenny, ma quell’affermazione lo incuriosì e lasciò che rimanesse lì, a fissarla e attendere che continuasse. Ma lei sembrò del tutto incatenata sotto il suo sguardo che non proferì parola e lasciò che Kenny parlasse per lei.
“Pensi che tu non possa piacermi davvero? Cosa te lo fa credere?” Incrociò le braccia al petto, ritrovando un piccolo sorriso da dedicarle.
“Siamo così diversi, e inoltre io sono estremamente noiosa. Non sono bellissima e…” Si zittì vedendo come Kenny avesse ritrovato il suo sorriso e si sentì colorare di vergogna.
“Quindi mi stai dicendo che tu non accetti di uscire con me solo perché credi che tu non possa piacermi? E se ti dicessi che è il tuo essere noiosa, il tuo essere completamente diversa da me mi piace e che ti trovo bellissima, accetteresti di uscire con me?”  Bree boccheggiò, ritrovandosi messa con le spalle al muro, e non solo in senso figurato. Aveva risposto senza che Liam fosse messo in conto, senza sottolineare la variante che lei era impegnata e che amava il suo ragazzo. Sorrise, completamente in imbarazzo, e non riuscì a trovare risposta.
Kenny bloccò il suo corpo con le braccia e si avvicinò pericolosamente a lei.
“Per me non è un gioco. Tu mi piaci davvero e te lo ripeterò fin quando non lascerai quell’idiota di Liam. Ma non voglio prendermi nulla senza il tuo consenso. Quindi… Liam è a bere. Puoi andare” Le sussurrò piano le sue intenzioni e non osò baciarla, anche se era estremamente vicino a lei. Bree annuì, confusa totalmente, come se il sapere dove fosse Liam non le interessasse più; ma doveva andare prima di sbagliare. Si staccò dal muro lentamente e, con sguardo basso si allontanò, lasciando Kenny a gustarsi quell’attimo di vittoria e guardare ancora la sua musa allontanarsi con passo incerto tra la folla.
 
 
 
“Quasi non ti avevo riconosciuta” La sua voce l’avrebbe riconosciuta anche in quel caos di musica. Forse quell’odio che li univa rendeva anche il più piccolo dettaglio - come il tono della voce - un particolare distintivo. Dakota si voltò verso Noah che avanzava verso di lei con un sorriso di resa. Ma la Corvonero non cambiò espressione: burbera e incazzata.
“Io avrei potuto riconoscerti tra mille e non è un complimento” Dopo che Regan era stato portato via da Alexander, era rimasta al banco degli alcolici con il suo bicchiere - durato tutta la serata - completamente pieno. Particolare che Noah notò.
“Non hai bevuto nemmeno un goccio? Complimenti” Lui era alla ricerca di qualche bottiglia piena, ma il whisky non era infinito, e quindi fu quasi un’impresa.
“Grazie, puoi prendere il mio se vuoi” Notò che le bottiglie lasciate lì erano quasi tutte svuotate e porse volentieri il suo.
“E' avvelenato?” Noah lo prese senza esitazione ma gettò una leggera frecciatina che pizzicò il sorriso di Dakota.
“Provare per credere, Potter” Rispose lei a tono, guardandolo sfidante mentre Noah beveva tutto d’un fiato il presunto ultimo bicchiere di Whisky.
“Sono ancora vivo. Posso considerarlo un attimo di tregua questo?” Dakota si appoggiò al tavolo in pietra, incrociando le braccia al petto e tenendosi estremamente lontana da lui.
“Semplicemente un favore a Bree. Non vorrei che rimanesse male per la perdita del caro fratello maggiore. Ma non c’è nessuna tregua” Lo sguardo di Dakota era volto verso la pista, mai a lui. Ma Noah si accontentò che almeno gli parlasse.

“Mi accontenterò. Dopotutto siamo i primogeniti di due avversari storici. Tra noi non potrebbe nascere alcuna alleanza” Le storie che Draco aveva raccontato a Dakota erano state le stesse che Noah aveva ascoltato da suo padre. Ma Noah non aveva lasciato che potessero influenzarlo, e nemmeno Dakota; o almeno così era stato fino al terzo anno. Era sempre stata una persona aggressiva nei suoi confronti ma, ogni volta che le loro famiglie si riunivano, lei trascorreva il suo tempo a giocare con lui. Quella pace era durata per poco e adesso i due erano legati dal risentimento.
“Come mai da queste parti?” Dakota cambiò discorso, non volendo rivivere alcun ricordo dell’infanzia che la legava a Noah.
“Volevo divertirmi ed ero curioso di vedere Dakota Malfoy ad una festa. Non hai mai amato lo stile di Drake.” Troppi particolari che Noah era riuscito a notare. Troppi particolari che mettevano Dakota completamente scoperta da qualunque arma. Si voltò verso di lui, sentendo che la stava guardando da quando avevano iniziato a parlare. Non c’era traccia di sorriso sul volto della giovane Malfoy, mentre Noah sorrideva divertito e quasi spensierato. La rabbia provata per il litigio con Alyson era sembrata svanire e la musica era piacevole come la compagnia.
“Sembri un damerino con quest’abito” Doveva attaccarlo in qualche modo, e puntò sul vestiario che Alyson aveva accuratamente scelto per lui. Noah si guardò per poi ritornare a lei.
“Tu invece sei molto carina stasera. Avrai dovuto rifiutare tanti inviti” Questa volta fu lui che abbassò lo sguardo, e intorno a loro si creò una strana elettricità, un’aria di imbarazzo che avvolse entrambi.
“No, in realtà no. E non ne sono dispiaciuta…” Dakota si strinse nelle spalle, sentendo che la rabbia che di solito li investiva ogni volta che si scontravano stava calando. Erano ritornati al secondo anno, quando la rabbia era più un modo per stare vicini che allontanarsi.
“Nemmeno a me” Dakota sentì il cuore andare in fibrillazione e la musica sembrò del tutto terminata, nonostante stesse suonando ancora a ritmi crescenti. Era stata gettata in un universo parallelo dove tra lei e Noah si teneva una normale conversazione fatta di qualche messaggio non colto abbastanza chiaramente.
“Questo whisky è davvero miracoloso. Ci fa parlare senza urla o tentativi di omicidio. Devo chiedere a Drake dove lo prende” Posò il bicchiere alle sue spalle e si avvicinò ancora di più a Dakota, allentando ancora un po’ la camicia che sembrava aderirgli addosso fastidiosamente.
“Da quando abbiamo smesso di parlare io e te?” Dakota aveva lo sguardo basso e cercava di chiudersi in se stessa; ma Noah si avvicinò abbastanza da agguantare il suo sguardo e obbligarla a guardarlo.
“Da quando sei diventato noioso.” Non riusciva a parlare, voleva che Noah si allontanasse da lei e lasciasse che la festa continuasse come era continuata fino a quando non era arrivato.
“Io non sono noioso. E comunque, è davvero un peccato” Sentì una mano scostarle una ciocca di capelli dal volto e quasi non riuscì a pensare che stesse accadendo.
“Sei ubriaco, vero Potter?” Non poteva essere reale che Noah Potter si stesse volgendo a lei con tale interesse. Non quella sera. Sperò che le rispondesse di no, ma quando annuì sentì le lacrime pizzicarle gli occhi e la forte delusione prendere la solita rabbia che riversava su di lui lasciata lontano incosciamente e risvegliarla.
“Allora vai ad importunare qualcun altro” Saltò dritta in piedi e con uno schiaffo scostò la mano di Noah dal suo volto.
Era una Malfoy e non avrebbe permesso a nessuno di prenderla in giro in quel modo. Si allontanò dalla sua postazione, lasciando che Noah rimanesse lì a riflettere.
Aveva bevuto solo il bicchiere che gli era stato offerto, ma quel gesto era stato tanto inconsapevole quanto inspiegabile. Alyson era da qualche parte in Sala ad attenderlo e lui aveva agito in modo meschino. Si picchiettò la mano sul capo dandosi dello stupido, e andò alla ricerca di Alyson.
 
 

 
 


 

Angolo autore: Eccomi ritornata con il terzo capitolo del sequel di “Vacanze Romane”. Voglio ringraziare prima di tuttofred_mione98 che ha recensito rendendomi davvero felice del fatto che sia piaciuto come inizio. Spero che continuando ti appassioni ancora a questa fic.
Ovviamente il ringraziamento va anche a chi ha letto, sperando in qualche recensione in più anche perché ho davvero bisogno dei vostri consigli e pareri per far andare avanti la storia. Preferenze, qualche appunto sono sempre graditi.
Il prossimo capitolo forse tarderà ad arrivare. Mi scuso in anticipo ma sono sotto esame! È stata “un’occasione” super speciale che mi ha condotto a scrivere subito i primi capitoli ma non vi farò aspettare tanto… Cercherò di essere puntuale come un orologio Svizzero.
Detto questo, spero di leggere qualche recensione e di “incontrarvi” per il prossimo capitolo.
Un bacio.
Medy <3
 
 
 
 

  
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