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Autore: Lara Ponte    10/05/2015    1 recensioni
L'ambientazione è una delle più classiche del genere 'Fantasy'.
Lo spettro di una probabile guerra e un'importante vita da salvare.
Il giovane protagonista, Alster, vive come ospite nella casa di una famiglia di mercanti...
Questa mia storia in realtà è un edita della fine del 2013.
L'avevo rimossa per correggerla e revisionarla. Ma alla fine ho anche cambiato il titolo.
Trovate tutti i dettagli nelle note a fine capitolo.
Buona lettura.
Lara
Genere: Fantasy, Generale, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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II

Vita di città


 

La villa dove abitava la famiglia Norathus occupava una buona fetta della nuova zona residenziale a est della città. Quasi dieci anni prima il Re, visto il continuo aumento della popolazione, emanò un editto con cui espandeva le mura di diverse decine di ettari. Almeno la metà del nuovo terreno fu prontamente acquistato dalle famiglie più abbienti smaniose di trasferirsi. Alcuni nobili invece, famosi per la loro eccentricità, avevano fatto a gara su chi realizzasse l'edificio più originale e sfarzoso; il risultato fu quello di ottenere un quartiere dalle tinte e forme più disparate, a tratti grottesco. Il poco rimasto di quella lottizzazione fu dedicato alla costruzione di palazzi adatti ad ospitare più famiglie, negozi e altri servizi di pubblica utilità.

La casa di Theodore, circondata da quasi tre ettari di terreno, ospitava forse il più bel giardino della città. Dato che era un uomo pratico, oltre alla sua dimora, vicino al cancello d'accesso della tenuta aveva fatto costruire il magazzino per le merci e gli alloggi dei dipendenti: dalla servitù alle guardie private.
L'edificio principale era una villetta molto semplice di tre piani, lui per primo infatti era solito criticare le stravaganze architettoniche ostentate dai propri vicini, per come la vedeva era stato soltanto uno spreco di tempo e denaro. Considerava anche la sua dimora fin troppo grande, ma come aveva insistito il suo progettista '...non poteva permettersi né di fare brutta figura con gli ospiti e i clienti né tanto meno di mancare di spazio in caso di necessità'.

Al piano terra vi erano la cucina, tre bagni di cui uno adibito a lavanderia, diverse sale, un grande studio ed una biblioteca alla quale si poteva accedere sia dal salottino più piccolo che dallo stesso studio. Al secondo c'erano le camere della famiglia più due stanze per gli ospiti, altri bagni ed uno studiolo di dimensioni ridotte. Nell'ultimo piano, il sottotetto, c'era un immenso solarium, dove erano sistemati da un lato una grande voliera colma di uccellini esotici e dall'altra un acquario affiancato da una piccola serra.

A pochi metri dal maniero c'era infine una dependance che ospitava la suite riservata agli ospiti più illustri. Ad Alster, dato che sospettava fosse di nobili origini, aveva assegnato proprio quegli alloggi. Da quando la sera prima, di ritorno dalla festa aveva raccontato di aver avuto un primo, seppur piccolo ricordo era diventato di ottimo umore: sembrava proprio che la sua generosità sarebbe stata ripagata a breve.
Trascorse la mattina quasi interamente nello studiolo del secondo piano a mettere in ordine i libri contabili. Una volta risolta la situazione di quel ragazzo, doveva organizzare il matrimonio per la figlia maggiore e scegliere il collegio dove presto avrebbe mandato i ragazzi.
'E' così sbagliato volere il meglio per la propria famiglia?'

Quella sera aveva appuntamento con alcuni esponenti di spicco della nobiltà, non solo della città, ma dell'intero regno. Doveva loro una risposta e il dubbio sulla sua scelta, ancora non lo aveva del tutto abbandonato.


Per fortuna la mattina si concluse in fretta.
Alster si era attardato a letto fino quasi all'ora di pranzo e si presentò a tavola giusto a tempo prima che si iniziasse a servire le portate.

“Scusate la mia assenza a colazione, non stavo troppo bene. ” Disse dopo aver salutato, mentre prendeva posto tra i più piccoli e il capofamiglia.

“Immagino che la celebrazione di ieri sia stata abbastanza faticosa.” Theodore non era uomo da offendersi per una simile pochezza.

“Perché quella faccia triste?” Domandò subito Kyrase.

“Credo di aver avuto degli incubi...” Rispose l'altro visibilmente in imbarazzo. “Sembra destino che non ricordi bene nemmeno quello che ho sognato.”

“Dopo pranzo direi di fare una bella passeggiata in città! Vedrai che uscire ti farà bene”

“Ma non dovevi ricamare?” A porre quella domanda era stata la moglie del mercante. Non parlava quasi mai e dedicava quasi tutto il suo tempo libero prestando servizio al Tempio.

“Se anche salto un giorno, non penso di poter peggiorare più di così!” Scherzò allegramente la ragazza.

“Vi accompagnerà Steffan. Quando arrivate al quartiere mercantile, mi fate la cortesia di consegnare una lettera a Mr. Hoser.” Per quanto detestasse quell'uomo, gli doveva dei soldi e tanti anche. Sperava che la vista del suo migliore mercenario lo spingesse a saldare al più presto il proprio debito.

“Consideralo fatto!”



Prima di uscire, Alster e Kyrase dovettero indossare dei soprabiti pesanti. Quell'anno l'autunno sembrava aver ceduto il passo direttamente all'inverno, tutto faceva pensare che le nevicate sarebbero arrivate con largo anticipo. Trovarono Steffan, il capitano della guardia di famiglia, che li aspettava all'uscita della villa. Sopra la divisa di cuoio imbottito aveva una cappa nera tra le più spesse e dato che per strada non erano ammesse le armi, si portò dietro uno dei loro migliori cani da difesa. Shirta era un incrocio ben riuscito tra un cane da pastore ed un lupo delle nevi, a seconda della situazione poteva essere il più docile dei cuccioli o la più letale delle belve. La sua fedeltà era tale da farle rifiutare perfino il cibo che non provenisse dalla mano dei suoi padroni. Non appena vide Kyra le scodinzolò attorno tutta contenta, fino a quando lei si chinò ad accarezzarla, poi osservò il loro ospite con diffidenza, come aveva fatto fin dal primo giorno.

“A quanto pare non le piacerò mai!” Scherzò lui.

“Sarà meglio incamminarci subito...” Li esortò la guardia.

Lasciò andare avanti i ragazzi, mentre lui e la lupa li seguivano a qualche metro di distanza.


 

Mentre percorrevano un viale alberato, Kyra decise improvvisamente di fare tappa in una pasticceria dotata di una saletta d'accoglienza.

“Non fate quella faccia voi due!” Disse “Con questo tempaccio, qualcosa di caldo e due dolcetti ci faranno bene.”

“Sembra che io dovrò aspettarvi fuori: quel cartello dice che Shirta non può entrare” Dichiarò il capitano puntando l'indice di fianco alla porta-vetrina di legno.

“Che sbadata, non lo avevo proprio visto! ...cercheremo di sbrigarci” Si scusò la giovane trascinandosi dietro Alster.

“Lo hai fatto apposta vero?” Domandò in modo ironico lui, dopo averla osservata bene. Aveva capito da subito che la ragazza stava mentendo, ma anziché accusarla trovò più giusto scoprirne le ragioni.

“Avevo bisogno di confidarmi, in privato. Spero che Steffan non se la prenda a male.”

Si erano accomodati in un tavolino accanto ad una finestra che dava su un piccolo piazzale, dove la guardia seduta in una panchina, aveva lasciato il cane libero di correre e giocare in tutta libertà. Una cameriera era stata da loro appena arrivati ed in quel momento era già di ritorno con le ordinazioni: due fette di torta e delle tisane calde.

“Stamattina io e Theodore abbiamo parlato a lungo...” Annunciò mentre si scostava dal viso una ciocca di capelli.

“Un momento! Perché adesso non lo chiami 'padre'?”

“Non è il mio vero padre. Ha sposato mia madre, rimasta vedova, quando avevo appena tre anni.”

“Non ne avevo idea...”

“Ovvio che non potevi certo saperlo! Nonostante tutto ha cercato di svolgere al meglio il proprio ruolo. Ormai però... è già da due anni che stiamo litigando sul mio futuro. Sono quasi arrivata ad odiarlo!” Rabbia ed amarezza incendiavano il suo sguardo in un modo che Alster non aveva mai visto.

“Vuole farmi sposare un mostro! Non è né bello né gentile, ma è figlio del più ricco venditore di preziosi che ci sia in questa dannata città!”

A quelle notizia il ragazzo avvampò, si sentiva pervaso dalla stessa rabbia di lei, rimase senza parole, mentre il suo cuore dopo aver perso un battito ora gli martellava in testa fuori controllo. Fu allora che si rese conto della cosa più importante. 'Non voglio perderla!' L' unico pensiero concreto.

“Non so cosa dire.” Era dura cercare di controllarsi, ma doveva.

“Non dire niente.”

“Vorrei aiutarti...” Balbettò incerto.

“Forse potresti farlo se recuperassi la memoria. Dovresti saperlo che il mio patrigno ti aiuta solo nella speranza che tu sia ricco di famiglia...”

“Si l'ho capito, me lo ha anche detto apertamente. Probabilmente è convinto che solo la ricchezza possa dare la felicità...” Aveva passato molte ore nella biblioteca della casa, ma in nessuno di tutti libri letti, c'era scritto che il denaro da solo bastasse. In molte storie era stata proprio l'avidità a diventare la rovina di intere famiglie e nazioni.

“Tu mi piaci” Disse lei all'improvviso. “Fino a qualche tempo fa il mio sogno era quello di diventare la prima donna medico di questo regno. Ora invece... Preferirei mille volte sposarmi con te che con quell'altro.”

A quella confessione così diretta e sincera, avrebbe voluto prenderle la mano con delicatezza, ma proprio allora la guardia si era avvicinata alla finestra facendo loro segno di sbrigarsi.

“Io...credo di amarti.”
Rivelò sottovoce, senza nemmeno rendersi conto di ciò che aveva appena pronunciato. Si guardarono negli occhi e lei non poté fare a meno di cambiare colore. Dopo essersi scambiati un sorriso, riuscirono a riprendere un atteggiamento normale appena un secondo prima di tornare all'aperto, non sarebbe stato saggio destare sospetti nella loro scorta. Per farsi perdonare l'attesa, la ragazza regalò al mercenario un sacchetto di dolcetti al miele ancora caldi di forno.
Come da programma conclusero la passeggiata dopo aver consegnato la lettera e tornati a casa, Lady Eleanor li accolse per la cena ricordandogli che il padre si sarebbe attardato fuori con alcuni amici importanti.


 

Finito di mangiare, Alster prima di recarsi alle proprie stanze, come sempre fece sosta in biblioteca. Vi era andato per cercare il libro sull'eroe di cui aveva il nome in prestito, invece gli cadde l'occhio su un testo che illustrava i più comuni strumenti musicali. Decise subito che sarebbe stato la sua lettura prima di addormentarsi.
Mentre lo sfogliava provava una strana sensazione di nostalgia. Senza rendersene conto, quand'era arrivato al capitolo sulle chitarre, la sua mano sinistra muoveva le dita nell'esatta posizione degli accordi al solo leggerne i nomi. Quando alla fine decise di abbandonarsi al sonno, una melodia risuonava nella sua testa, era certo di averla suonata egli stesso centinaia di volte: un motivetto dolce e allegro che lo fece sorridere.


 



 
  
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