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Autore: MargaretMadison    11/05/2015    2 recensioni
"Penso che il mio racconto possa sembrare la trama di un film di Alfred Hitchcock. Peccato che le sue creazioni siano finzioni inventate per intrattenere un pubblico appassionato degli horror, mentre la mia è tratta da una storia vera, la storia della mia vita"
[...]
«Molte persona, vittime di stalking, si rifiutano di ammettere di essere in pericolo e questo spesso porta a eventi tragici come quello di stanotte. Il fatto che tu sia anche una testimone del assassinio ti rende ancora più vulnerabile. Sei sicura che lui ti abbia vista?»
[...]
«Bene, Behati. Ho parlato con alcuni colleghi e pensiamo che sia meglio che tu entri nel PPT» spiega.
«C-cosa significa?» balbetta Behati osservando l’uomo in modo interlocutorio.
«Significa che sei entrata nel programma di protezione testimoni. Verrai trasferita al più presto a Sidney, in una nuova famiglia e con una nuova identità. Questo finché non troveremo il tuo stalker»
Behati stringe la coperta tra le dita e reprime al voglia di urlare che non è una vittima di stalking che tutto quello è solo un incubo ma lo sguardo severo dell'uomo le fa abbassare gli occhi e sospirare.
Genere: Drammatico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ashton Irwin, Calum Hood, Luke Hemmings, Michael Clifford, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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Capitolo 2
 
 
 
 

Adelaide,
10 Novembre 2013

 
 
 
L’aveva incontrata una volta, circa due settimane fa, al centro commerciale di Adelaide assieme a una ragazza castana che non stava zitta un attimo e Behati si sforzava di ascoltarla, appena si girava sbuffava o alzava gli occhi al cielo e non poté fare a meno di trovarla assolutamente splendida. Indossava un leggero vestito nero che le scopriva le gambe lunghe e magre e tutti i ragazzi presenti si erano girati almeno una volta per osservarla. Poi l’aveva seguita scoprendo che lavorava in una gelateria nei pressi di Saint James Park, il posto dove andava a giocare con sua sorella alle elementari. I primi giorni era passato tre o quattro volte davanti alla gelateria lanciando un’occhiata dentro la vetrina per vedere se la ragazza stesse lavorando, poi iniziò ad andare al parco anche dieci – addirittura venti – volte senza mai avere il coraggio di entrare e presentarsi, questo fino a una settimana fa.
È passata una settimana dal suo primo incontro ravvicinato con Behati ed è tornato al Joey’s ogni giorno alla stessa ora per cercare di rivederla, per potersi riavvicinare a lei, la ragazza dagli occhi verdi e dal viso angelico. Non sa bene gli orari della bionda e spesso gli capita di stare seduto sulla panchina difronte alla gelateria anche delle ore mentre osserva coppie i anziani passeggiare mano nella mano, i bambini rincorrersi finché le loro madri non li richiamano o delle ragazze che hanno marinato la scuola per prendere un po’ di sole.
È la sua ossessione, vede il suo viso ovunque, cerca i suoi occhi verdi in ogni ragazza e la sera sogna il suo sorriso. Sa solo il nome perché l’aveva letto sulla targhetta sopra al grembiule e – Dio! - pure con quell’insulso indumento risultava splendida.
Osserva il pullman pieno di persone e si concentra sulle ragazze. Alcune sono indubbiamente piacevoli da vedere ma come amare la Luna una volta che si è visto il Sole?
Sembrano tutte così insulse paragonate alla bellezza di Behati.
Il biondo sposta lo sguardo sul ragazzo seduto affianco a lui che osserva la home di Facebook sul cellulare e gli viene un’illuminazione.
Appena sente il pullman rallentare e aprire le porte, si alza di scatto spintonando chi gli intralcia il passaggio e si lancia fuori dal pullman non prestando attenzione a niente e nessuno.
Deve tornare a casa, accendere il computer e cercare Behati su Facebook. Non essendo un nome molto comune non ci avrebbe messo molto a trovarla o almeno così sperava.
Decide di non prendere l’autobus – ci avrebbe messe più tempo – e corre verso casa sua.
Corre il più velocemente possibile, ogni attimo in lontananza da Behati – o anche solo da una sua foto – lo fa stare male, lo fa sentire vuoto e inutile.
Quella ragazza rappresenta per lui uno spiraglio di luce che illumina le sue tristi giornate dove non fa altro che fumare, suonare ogni tanto e fare dei lavoretti saltuari che non durano più di un mese.
Abita in un quartiere a luci rosse, principalmente frequentato da immigrati neri e ispanici a cui piace fare a botte col primo che capita, a volte facendosi scappare anche un morto.
Non è la vita che ha sognato di fare e si è ripromesso che per Behati avrebbe provato a essere un uomo migliore per poterle dare un futuro migliore, ciò che si merita.
Quando raggiunge il suo squallido monolocale al quinto piano di una palazzina fatiscente, la prima cosa che fa è accendere il portatile e si attacca alla connessione del palazzo affianco al suo. Si va a sedere sul letto e prende gli occhiali dal comodino.
Apre il suo vecchio account di Facebook che ormai non usa più – perché nessuno lo contatta – e digita il nome di Behati nel motore di ricerca.
La trova tra i primi quindici contatti: Behati Dallas.
Nella foto del profilo indossa dei pantaloncini di jeans che le scoprono le gambe lunghe e la camicetta bianca lascia intravedere il reggiseno rosa. I capelli sono raccolti in una cosa alta che le scoprono il collo, proprio come l’aveva vista al Joey’s e subito si immagina come sarebbe stato bello poter assaggiare la sua pelle.
Deve trovare un modo per avvicinarsi a lei senza scoprirsi tanto, ma come?
Il suo sguardo fu catturato dal nome del liceo che Behati frequenta, il Saint Louis College.
Sorride, facendo spuntare le fossette ai lati della bocca.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
«Uhm, Sharon» dice Behati masticando a fatica la sua pizza «Tu conosci per caso una certa Samantha Wolf?»
Sharon ci pensa su finché non sembra illuminarsi «Mi ha chiesto l’amicizia qualche ora fa, mi ha domandato se frequentassi il Saint Louis College e da lì abbiamo chiacchierato un po’, mi ha spiegato che dovrebbe trasferirsi nella nostra scuola tra qualche settimana, perché me lo chiedi?»
«Ho ricevuto la sua richiesta di amicizia su Facebook proprio ora, la devo accettare?»
Sharon ridacchia «Suvvia, B. è una ragazza e pure simpatica, non sarà di certo un serial killer che ti stuprerà»
La bionda sorride poco convinta prima di accettare la richiesta di amicizia e ripone il cellulare nella borsa.
La foto nel profilo ritrae una ragazza dal viso tenero e i capelli castani. Indossa un paio di occhiali da sole che le coprono gli occhi e hanno circa cinquanta amici in comune.
«È meglio che vada, devo ripassare per il compito di storia, ci vediamo all’uscita, ok?» parla Sharon sistemandosi la gonna che le si è alzata prima di salutare l’amica con un gesto della mano.
«A dopo» borbotta mandando giù il boccone che probabilmente non digerirà fino al giorno seguente.
Improvvisamente il suo cellulare squilla di nuovo e Behati ripesca il cellulare che aveva malamente ricacciato in borsa. È una notifica di Facebook da quella certa Samantha.
 
“Ciao, sono Samantha Wolf e tra poco mi trasferirò nella tua scuola. Mi piacerebbe conoscerti ed esserti amica così quando arriverò non sarò sola. Mi racconteresti qualcosa sulla tua scuola?”
 
Behati è sempre stata una ragazza molto diffidente che preferisce la solitudine piuttosto che stare con degli sconosciuti eppure quella Samantha ha toccato un punto delicato. La parola amica continua a tormentarla e a rimbombarle nella testa anche durante l’ora di letteratura inglese, la sua materia preferita in assoluto e nemmeno il sonetto di Shakespeare che stanno analizzando in classe riesca a distrarla così, quando è certa di non essere vista dal professore, tira fuori il cellulare dalla borsa e risponde al messaggio.
 
“Ciao Samantha, mi piacerebbe molto poterti conoscere e rispondere a tutte le domande che mi farai, cosa vuoi sapere di preciso sulla scuola?”
 
Passano la giornata a scambiarsi messaggini e emoji come se si conoscessero da tutta la vita. Si trova bene con Samantha, è una ragazza semplice e molto disponibile che la fa ridere spesso ma che talvolta diventa troppo invadente facendo domande troppo personali e a volte un po’ scomode che Behati svia senza sembrare troppo scortese.
Si salutano quando la sveglia sul comodino di Behati segna le due passate e i suoi occhi sono troppo stanchi per rimanere aperti,
 
 
 
 
 
 
 
 
 

Sidney, Studio del Dottor Hood.
9 Novembre 2015

 
 
 
 
«Non hai mai pensato che Samantha Wolf fosse il tuo stalker?» chiede cauto Calum una volta finito di leggere il racconto di Behati «Comunque scrivi davvero molto bene» si congratula poi facendola arrossire.
«Sinceramente no. Pensavo di aver trovato una nuova amica oltre a Sharon e le mie giornate erano meno noiose da quando chattavo con lei, cioè lui e mi rendeva felice. Mi sono tolta da tutti i social network ora, ho troppa paura che possa succedermi di nuovo»
Calum annuisce, studia i lineamenti del viso di Behati non potendo negare la bellezza e l’eleganza che riuscisse a emanare e capisce come quel ragazzo si sia innamorato così follemente di quella creatura, questo però non giustifica il suo comportamento.
«E che mi dici della tua vita famigliare? Non ne hai parlato, solo qualche accenno a tua zia ma scommetto che ci sia dell’altro»
Behati bassa lo sguardo, il Dottor Hood ha centrato ancora una volta.
«Ho vissuto da zia Maura e da zio John da quando ho tre anni, i miei genitori erano alcolizzati e sono finiti più volte in riabilitazione. Il tribunale dei minori affidò me e Joe agli zii materni. Zia Maura era sempre gentile con noi e ci cucinava piatti tipici dell’Italia e ci aiutava coi compiti quando poteva mentre lo zio John… beh, non era il classico uomo di compagnia, si isolava speso e non parlava quasi mai se non per chiedere della birra o a Joe di abbassare la radio perché non sentiva le partite alla tele. Non erano i genitori migliori del mondo ma mi andava bene così. Il mio punto di riferimento è sempre stato Joe»
Behati abbassa lo sguardo sul suo polso e inizia a giocare col bracciale d’argento che teneva sempre «Era suo?»
La bionda annuisce «Me lo diede prima di andarsene. Non lo tolgo mai, è come se fosse sempre con me»
Calum circonda le spalle magre di Behati con un braccio «Te la senti di andare avanti?» domanda cauto.
La ragazza annuisce, scacciando le lacrime che le sono sfuggite dalla trappola delle ciglia.




























MY LITTLE TALK.
Ok, forse è corto ma alla fine... le dimensioni non contano, vero?
va bene, dopo questa battuta (che potrebbe risultare anche porca) torno seria.
Duuuuuuunque: in questo capitolo troviamo il nostro stalker che cerca di avvicinarsi a B. e racconta il loro incontro e come si è innamorato di lei. Vorrei che vi soffermaste tutte sulla battuta di Sharon perché nei prossimi capitoli ne vedrà delle belle col nostro furtante che si svelerà tra poco (non ricordo se nel prossimo capitolo o tra altri due, lol).
E poi Behati racconta la storia della sua vita che diciamocelo, è una sfigata, lol.
Detto ciò vorrei sapere le vostre idee sullo stalker (nel senso se è uno dei ragazzi e specificare quale o un altro personaggio) perchè sono curiosa, lol e una recensioncina-ina-ina.
Ora torno a studiare che sono indietro, ups.
bacissimi
Megghy

p.s. passate qui se avete voglia:
http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3105743&i=1

  
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