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Autore: Malvagiuo    11/05/2015    1 recensioni
La morte di Roigkal val'Rundor precipita la valle di Askold in una situazione drammatica. L'inverno grava ancora sulle tribù del nord, che contano sul ritorno della loro divinità, Grijndir, per sopravvivere. Solo la possente Bestia del Mare, infatti, può spezzare l'immensa banchisa di ghiaccio che congela le acque di Askold, aprendo la via dell'oceano e della salvezza. Due uomini si disputano la successione, e con essa il dovere di richiamare Grijndir dalle profondità degli abissi. Da una parte il suo unico figlio, Volgrim, giovane e temerario, che dovrà convincere la sua gente a vederlo non più come ragazzo ma come uomo. Dall'altra, Iorig, fratello di Roigkal e zio di Volgrim, guerriero ambiguo e dalle mille risorse, i cui reali propositi costituiscono un mistero per chiunque.
Genere: Drammatico, Fantasy, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Iorig val’Rundor avanzò nella foschia del mattino. Il gelo era persistente in quei giorni, più duro del ghiaccio che copriva il mare. Lo scricchiolio dei suoi piedi sulla neve che ammantava il terreno annunciò il suo arrivo presso la capanna di Holf val’Hulf.

Varcata della soglia, lo accolsero un tiepido tepore e gli sguardi preoccupati di venti uomini, tra cui Algwi il Boscaiolo e Bjorik val’Kjorn. Lui era la persona che attendevano con trepidazione, e decise di mantenere ancora un po’ quello stato di attesa, togliendosi di dosso la pelliccia con lentezza calcolata, avvicinandosi con calma al braciere nel centro della stanza per riscaldare le mani.

«Abbiamo commesso uno sbaglio» fu Algwi a rompere il silenzio.

Le parole di Algwi ruppero un incantesimo. Dopo che ebbe parlato un mormorio sommesso si diffuse nella stanza, che cominciò a crescere man mano che gli animi si accendevano. Dopo pochi minuti il caos regnava nella dimora di Holf val’Hulf, rendendo incomprensibile il dibattito che animava gli uomini del villaggio. Ma Iorig non aveva bisogno di comprendere quello che dicevano: conosceva già perfettamente i discorsi, le idee, le intenzioni che allignavano nei loro cuori. Doveva solo far sì che emergessero dalle profondità, che venissero espressi ad alta voce. A quel punto, avrebbe avuto la situazione sotto controllo.

«Non è detto che sia uno sbaglio» gridava Bjorik, tentando di sollevare la propria voce al di sopra di quella degli altri. «Dobbiamo avere fiducia nel nostro askarl.»

Per gli altri, Bjorik blaterava cose senza senso. Iorig lo vedeva chiaramente: non lo ascoltavano. Aveva perso ogni credibilità presso di loro, non lo degnavano neppure di uno sguardo. Un brav’uomo, Bjorik figlio di Kjorn, uno degli anziani più rispettabili, saggio come pochi al villaggio. Avrebbe voluto averlo dalla sua parte. Almeno cinquant’anni di vita gravavano sulle sue spalle, un’esperienza non trascurabile, di cui avrebbe saputo fare buon uso. Ma Bjorik non lo apprezzava. Non lo avrebbe mai appoggiato, questo Iorig lo sapeva. Povero, vecchio Bjorik. Sarebbe morto di sete, se bere acqua durante i riti avesse significato violare la tradizione.

Quando si iniziò a parlare apertamente di successione, Iorig capì che era il momento di intervenire.

«Un askarl non può essere toccato» disse Iorig, e il silenzio fu immediato. Quella marmaglia non aspettava altro che lui prendesse parola. «Volgrim è stato scelto dal Consiglio, e questo lo rende il nostro askarl a vita.»

«Ma ha fallito!» gridò Algwi il Boscaiolo. «I suoi sacrifici non sono graditi a Grijndir. Nemmeno il sangue di sua madre è bastato a richiamarlo!»

«Volgrim ha fallito, su questo non c’è dubbio» rispose Iorig. «Ma non ha senso parlare di sostituirlo. Se anche eleggessimo un nuovo askarl, che cosa cambierebbe? Chi di noi potrebbe immolare un sacrificio più alto di quello di Volgrim, che ha ucciso la sua stessa madre pur di mantenere il voto fatto al popolo di Grijndir?»

Il silenzio calò di nuovo nella sala. Nessuno aveva una risposta. Tutti aspettavano che Iorig proseguisse il suo discorso.

«No, non è con un nuovo askarl che le cose miglioreranno. Ci troviamo di fronte a qualcosa che non abbiamo mai dovuto affrontare prima. Grijndir ci ha abbandonati. È orribile anche solo pensarlo, ma dobbiamo accettare questo fatto, prima che sia troppo tardi. Gli è stato offerto il sacrificio più grande e tuttavia non si è mostrato. Non è più qui. Io non so dirvi perché, ma posso dirvi cosa bisogna fare per sopravvivere. Se ci ha abbandonato, lo abbandoneremo anche noi.»

«Sei un lurido bestemmiatore, Iorig. Se Roigkal non fosse stato tuo fratello...»

«... mi avresti ucciso da tempo, Bjorik. Lo so» rispose Iorig, placido. «Ma se Roigkal fosse qui ora, dubito che la situazione sarebbe diversa. Nemmeno lui riuscirebbe a richiamare il Dio degli Abissi. Bisogna rassegnarsi: il tempo della Bestia del Mare è finito. E se non vogliamo finire anche noi, dobbiamo ricorrere a rimedi drastici.»

«Quali rimedi?»

Iorig non riconobbe la voce, proveniente dal centro della folla. Si rivolse verso il punto da cui era giunta la voce, come se avesse individuato l’interlocutore.

«Ce n’è uno solo, a dire il vero: spostarsi a sud. Raggiungere le terre verdi oltre le montagne e dimenticare i riti, poiché laggiù non ci serviranno. Daremo inizio a una nuova epoca, per il nostro popolo.»

Gli uomini ricominciarono a mormorare. Iorig non scorse in loro l’inquietudine che li aveva dominati durante la seduta del Consiglio nella quale Volgrim era stato eletto askarl. Nei loro occhi scorgeva ora la scintilla della speranza, alimentata dalla prospettiva della salvezza. Gli avevano preferito Volgrim perché il giovane figlio di Roigkal rappresentava l’ultima speranza di mantenere le cose come stavano. Nessuno vuole cambiare, finché non vi è costretto dalle circostanze. Ma ora, non c’era più scelta: Volgrim aveva fallito e non c’era più motivo di indugiare oltre. Bisognava partire. Era questo che mormoravano.

Ma c’era un ostacolo, naturalmente.

Volgrim avrebbe ascoltato la volontà del popolo? Sarebbe stato disposto a rivedere le sue decisioni, dopo tutto quello che aveva sacrificato per portarle a termine?

Dopo un poco, il silenzio tornò a regnare nella sala. Gli sguardi degli uomini erano tutti su di lui. Iorig comprese che avevano preso una decisione, ed era facile intuire quale. Scrutò a fondo i volti di ognuno dei presenti riuniti in quella dimora. Fu così che si accorse che mancava qualcuno. Bjorik era scomparso.
 
***

Traditori. Traditori maledetti.

Bjorik arrancava a fatica nello spesso strato di neve appena caduta. Le fiamme crepitavano nei bracieri accesi lungo il sentiero che si snodava al centro del villaggio. Un tenue chiarore rossastro illuminava la via nella notte, senza offrire alcun tepore. Bjorik si strinse nella pelliccia grigia che iniziava ad ammantarsi di neve, scrollandosi di tanto in tanto le spalle per evitare che il ghiaccio scivolasse sul collo.

La casa dell’askarl non era lontana. Doveva discutere con Volgrim sulle intenzioni di Iorig, ormai palesi. Forse non era troppo tardi per evitare che quel cane blasfemo infettasse col suo veleno le orecchie di tutti gli abitanti della baia di Grijndir. Avrebbe dovuto prendere provvedimenti severi, questo era certo. Una condanna a morte sarebbe stata la cosa migliore. Il processo sarebbe stato rischioso, ma andava celebrato. La posizione di Volgrim era già critica, non poteva permettersi di perdere ulteriore prestigio giustiziando suo zio senza processo, com’era usanza del popolo di Grijndir.

E se...?

Bjorik si bloccò di scatto. Un’idea lo aveva folgorato. Esisteva eccome un modo per togliere di mezzo Iorig senza ricorrere a un processo. Bjorik si rese conto che un interrogatorio pubblico avrebbe solo reso più forte quel viscido manipolatore: le sue idee si sarebbero diffuse più rapidamente, il pericolo di una ribellione era troppo alto. No, niente processo. C’era un’altra via. 

Una via più spregiudicata, e infame. Ma l'unica che si potesse percorrere.


 
   
 
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