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Autore: _Riri_Sunflower_    12/05/2015    4 recensioni
La battaglia di Hogwarts portò distruzione, dolore e morte; molti maghi e streghe persero i propri cari.
Il 2 maggio 1998 moriva anche Fred Weasley, ucciso dal Mangiamorte Rookwood.
Dodici pensieri in occasioni differenti tra loro di dodici personaggi legati a uno dei gemelli Weasley.
NON SONO IN ORDINE CRONOLOGICO! PERICOLO LACRIME.
Genere: Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Angelina Johnson, Famiglia Weasley, Harry Potter, Hermione Granger, Un po' tutti
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace, Nuova generazione
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Quella mattina avevo un annuncio da fare alla mia squadra di Quidditch. Ero ancora fuori dalla sede, quella in cui ci allenavamo duramente quasi ogni giorno della settimana.
La borsa con la mia divisa ai miei piedi, la scopa tenuta con la sinistra e la mano destra sulla mia pancia che faceva su e giù sopra la stoffa della mia maglia, rassicurando il mio terzo figlio.

Decisi di varcare la soglia, anche se non ero pronta a dire addio alle mie compagne di squadra. Nonostante entrassi in quel palazzo almeno cinque volte la settimana, mi guardai intorno, cercando di memorizzare il più possibile la struttura dell’edificio: appena superata la porta d’ingresso si potevano trovare due rampe di scale, una in salita che portava agli uffici amministrativi della società e alla sala riunioni, dove ci riunivamo sempre per discutere dell’ultima partita; l’altra in discesa, che portava direttamente agli spogliatoi.

Si poteva accedere agli spogliatoi anche dal piano superiore e, una volta cambiate con la divisa della squadra, uscivamo nel giardino interno del palazzo, che era stato abilmente trasformato in campo da Quidditch.
Sedute intorno al tavolo ovale c’erano tutte le mie compagne di squadra, tutte concentrate a guardare una piantina in scala del campo per studiare nuove strategie di gioco.

«Ciao a tutte.» dissi facendo notare la mia presenza. La prima a girarsi fu proprio mia cognata Angelina, dapprima sorridente e, appena notò che non ero ancora in divisa, storse la bocca, come a farmi capire che ero in ritardo per l’allenamento.
«Ginny, come mai non sei pronta?» mi chiese la Spinnet alzando per la prima volta il capo dalla piantina.
Abbassai lo sguardo imbarazzata, scegliendo con cura le parole da dire prima di dare la notizia. Feci un respiro profondo e, facendomi coraggio, alzai la testa e annunciai loro che avevo qualcosa di importante da dire.
Si misero tutte sull’attenti, Angelina si appoggiò al tavolo imitando in questo modo Oliver Baston.
«Lascio la squadra. Mi spiace dirvelo in questo modo ma… ma non posso più allenarmi a Quidditch.»
«Cosa? Va tutto bene, Ginny?»
«Sì, tutto bene Alicia. È solo che ho deciso di dedicarmi alla mia famiglia, soprattutto con il terzo figlio in arrivo.» mormorai arrossendo leggermente e mordicchiandomi le labbra, consapevole di aver sconvolto l’intera squadra con queste novità.
«Sei di nuovo incinta?» L’entusiasmo di Angelina si poteva percepire anche dall’altra parte del paese, felice di diventare nuovamente zia. Annuii con la testa, aspettandomi da un momento all’altro il suo abbraccio stritolatore.

La capitana delle Harpies si avvicinò a me e mi abbracciò, consapevole del fatto che non ci avrei ripensato e che la mia ultima partita ormai l’avevo giocata. A turno vennero a salutarmi tutte, ultima mia cognata, ancora su di giri.
«Ci mancherai, lo sai?» mi dissero in modo affettuoso. Ripetevo a me stessa come mantra di non mettermi a piangere, ma se mi dicevano tutte quelle cose non sarei riuscita nell’impresa. Promisi loro che sarai andata a trovarle ogni tanto e, quando avrei potuto, avrei fatto il tifo per loro allo stadio.

Una volta terminati i saluti, uscii dal portone principale e mi ritrovai in strada, il vento che mi sferzava i capelli facendoli andare davanti agli occhi. Mi guardai intorno e, appena fui sicura che non c’erano Babbani in giro, mi Smaterializzai per andare a Godric’s Hollow.
Quel posto mi metteva i brividi, ma era anche molto tempo che non andavo a trovare mio fratello. Lentamente, aprii il cancello del cimitero e iniziai a camminare sui primi fiocchi di neve che attecchivano al suolo. Leggevo i nomi sulle lapidi evitando di guardare le date di nascita e di morte, almeno finché non mi ritrovai di fronte alla tomba dei genitori di Harry.
In quelle foto, così giovani e sorridenti, mi facevano venire una stretta al cuore: avevano fatto di tutto per salvare il loro unico figlio senza riuscirci fino alla fine. Mi soffermai solo qualche minuto, la voglia di conoscerli era tanta, così come quella di Harry, che avrebbe voluto passare più tempo con loro.

Percorsi qualche altro metro, la neve cominciava a coprire l’erba e in un attimo mi ritrovai di fianco alla tomba di Fred. Mi accovacciai, sorridendo alla foto che si muoveva facendo facce buffe. Ricordavo perfettamente il giorno della sepoltura: la mamma continuava a urlare piangendo “Perché lui?”, papà cercava di consolarla invano; Bill e Charlie facevano di tutto per non mostrarsi deboli, ma tutti sapevamo che erano in procinto di piangere; Ron ed Hermione si stringevano a vicenda, sostenendosi l’un l’altro; Harry mi abbracciava stretta, come se dovessi cadere da un momento all’altro, e poi c’era George, silenzioso ma con il volto rigato dalle lacrime. A vederlo in quel momento non sembrava neanche lui, non era il fratello che era sempre stato.

«Ciao Fred. Finalmente sono venuta a trovarti.» dissi a quella fotografia che mi fissava sorridente. Sprofondai le ginocchia nella neve fresca, cercando di non far caso ai pantaloni che si bagnavano. Cosa potevo dire a quell’immagine? Istintivamente mi portai una mano alla pancia, trovando in questo modo un argomento di cui parlare.
«Stamattina ho lasciato la squadra delle Harpies. Mi è dispiaciuto molto farlo, ma non ho alternativa. Come mai? Semplice: stai per diventare di nuovo zio. Non riuscirei a stare dietro alla casa, ai miei figli, a mio marito e alla squadra.»

Mi immaginai una scena impossibile: ero a casa da qualche giorno dopo aver partorito, mio figlio tra le braccia che si stava addormentando, James e Albus che scorrazzavano per casa facendo chiasso, Harry che riceveva gli ospiti che si susseguivano in continuazione per dare il benvenuto al nuovo piccolo di casa. Niente di strano, finché non appariva Fred in jeans e camicia. Ed era veramente lui, perché George era al suo fianco, con il gaio sorriso d’un tempo e si vedeva lontano un chilometro che entrambi erano entusiasti del nipotino appena nato.

Tornai in me quando un moto di nausea mi costrinse ad allontanarmi per qualche istante. Non appena mi fui ripresa mi avvicinai nuovamente alla tomba di mio fratello e, con un nodo in gola, lo salutai.
«Si sente la tua mancanza, fratellone. Non fare troppi scherzi a chi è con te adesso. Ciao Fred, ti voglio bene.»
   
 
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