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Autore: JuniaTheWitch    02/01/2009    5 recensioni
Ero abituata agli sguardi degli uomini, che mi avevano bramata per secoli. Non sentivo però il bisogno di ricambiare le loro occhiate, o soffermarmi sulle loro caratteristiche fisiche. Erano giocattoli in mio possesso, oggetti da buttare via dopo notti insonni consacrate alla soddisfazione di un bisogno impellente.
Ma quegli occhi rossi puntati dritti su di me erano intensi, accattivanti, irresistibili. In qualche modo mi avevano fornito un buon motivo per ricambiare lo sguardo di qualcuno, dopo aver passato secoli alla ricerca di qualcosa che non riuscivo ad afferrare.
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[Kate/Garrett]
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Titolo: the shock of the lightning.

Fandom: Twilight

Personaggi: Kate, Garrett  (implica una Kate/Garrett)

Parti: 1 / 2

Rating: Verde

Disclaimer: Kate non mi appartiene, e neanche Garrett, purtroppo per me. 

La Meyer ne detiene tutti i diritti, e da questo mio scritto non ricavo nulla.

Note: Non avendo sufficienti elementi per poter sviluppare una storia completa sui due protagonisti, mi sono limitata a raccontare due dei miei Karrett!Moments preferiti in BD dal loro punto di vista. La prima parte sarà dal punto di vista di Kate.

Ps il titolo è una canzone degli Oasis *w*

Buona lettura e buon anno nuovo =)

                                         

 

                                       . ONE

          
 
Nel salone c'erano solo Kate e Garrett, che discutevano scherzosi sul valore
nutritivo del sangue animale. Ne dedussi che Garrett aveva tentato una
caccia vegetariana e l'aveva trovata difficile.
( Breaking Dawn, cap. 35 “L’ultimatum” )

 

 

 

Buona parte dei vampiri era andata a caccia, e io mi ritrovai sola nel grande salone dei Cullen. Scrutai in lungo e in largo la stanza, per poi decidere di avvicinarmi alla finestra che dava sul loro giardino.

Mi compiacqui di come riuscii a convincere Garrett a cacciare alla mia maniera poco prima, e al ricordo dei suoi goffi – innaturali - movimenti di fronte alla preda mi scappò un sorriso.

Percepii la sua presenza alla mie spalle grazie a quel profumo così particolare, un misto tra erba bagnata e adrenalina.

Prima che potessi voltarmi, lui era già di fronte a me.

“Non mi terrai a dieta tanto a lungo, donna!” sogghignò.

Lo guardai meravigliata. “Avevi detto che avresti affrontato qualunque sfida!”

“Già, vero”.

“Ma?”

“Ma non vedo lo scopo per cui dovrei diventare vegetariano.”

“Lo scopo è non uccidere umani futilmente.” ribattei, cercando di tenere il punto.

“E se ti dicessi che tra umani e animali non c’è alcuna differenza?”

Scoppiai a ridere, mentre l’espressione di Garrett si fece più cupa. Compresi allora che l’avventuriero non gradiva essere canzonato a quel modo.

Scossi la testa, tornando seria.

“E se ti dicessi che tutti noi eravamo degli umani all’inizio della nostra vita?”

Non rispose subito. Sbuffò, passandosi una mano tra i capelli.

“Uno a zero.” mormorò.

“Sei solo spaventato da un cambiamento improvviso, Garrett.” continuai, istigandolo maggiormente.

“Non sono spaventato da nulla!” esclamò vivacemente. “Sono un nomade, ricordi?” continuò, con una nota d’orgoglio nel suo tono.

Sorrisi, annuendo. “Bene, per vincere questa battaglia dovrò usare altri elementi schiaccianti, a quanto pare.”

“Hai delle tabelle con i valori nutrizionali del sangue di orso nascoste da qualche parte, per caso?” sentenziò.

“Può darsi. Ma dimmi, non ti piacerebbe avere occhi dorati come i miei?” ghignai, attorcigliandomi alcune ciocche bionde tra le dita.

Garrett mosse le labbra per rispondere, ma si bloccò, preferendo tenere il suo sguardo fisso su di me.  

Ero abituata agli sguardi degli uomini, che mi avevano bramata per secoli. Non sentivo però il bisogno di ricambiare le loro occhiate, o soffermarmi sulle loro caratteristiche fisiche. Erano giocattoli in mio possesso, oggetti da buttare via dopo notti insonni consacrate alla soddisfazione di un bisogno impellente.

Ma quegli occhi rossi puntati dritti su di me erano intensi, accattivanti, irresistibili. In qualche modo mi avevano fornito un buon motivo per ricambiare lo sguardo di qualcuno, dopo aver passato secoli alla ricerca di qualcosa che non riuscivo ad afferrare.

Non resistetti alla tentazione di rivolgergli un sorriso, e così lui ne approfittò per avvicinarsi.

“Oh sì, ma non potrò mai raggiungere la tua bellezza.” mi sussurrò all’orecchio, e immediatamente la mia schiena fu percossa da una violenta scossa elettrica.

Più potente del mio dono.

Più potente di ogni altra cosa.  

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