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Autore: XSHIROX    13/05/2015    2 recensioni
''non so di preciso che scopo avesse la mia vita. Sono un rifiuto, per così dire. Uno scherzo della natura.
Io chi sono? ''Lucy Heartfilia''.
Lo spreco di spazio che occuppo è immenso. Non ho nè padre nè madre, nè zii o cugini, oppure nonni, non ho amici, non ho nessuno.
Vivo in un colleggio.
Bella roba vero?
Pensavo che le ''sbarre'' si trovassero solo in prigione.
Mi sbagliavo.
ehi, allora, questa è la prima fanfiction che io e natsuforlucy facciamo insieme, quindi vi prego, siate clementi.
La coppia principale è OVVIAMENTE NaLu, anche se ci saranno accenni alla GaLee.
scusateci se all'inizio sembrerà una storia un pò depressa, ma andando avanti speriamo di farvi divertire:)
un saluto :3
SHIRO e HISUI
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Erza, Scarlet, Gerard, Gray, Fullbuster
Note: Lime | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
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Come faceva ad essere così caldo in una serata così fredda?

Arrivammo a una macchina, credo fosse sua.
Aprì la portiera del passeggero, appoggiò delicatamente il mio corpo dolorante sul sedile e chiuse la portiera per poi fare il giro e mettersi al posto di guida. Aprì rapidamente gli occhi per dare una veloce sbirciatina al mio “salvatore“.
La maglietta bianca attillata si poggiava perfettamente sul suo torace, il collo era coperto da una lunga sciarpa, anch’essa bianca, il profilo della sua mascella ara abbastanza pronunciato, le braccia possenti, e le grandi mani erano impegnate ad accendere la macchina.
Lui si girò.
Cavolo, ero stata beccata in pieno a studiarlo con lo sguardo, distolsi lo sguardo, scottata, sentivo ancora il suo sguardo addosso così decisi di dargli un'altra occhiata.
Si può dire, che nei suoi occhi ci si poteva perdere molto facilmente, erano di un verde stupendo, verde foresta, con delle pagliuzze un po‘ più scure.
Rimasi un imbambolata alla vista dei suoi occhi.
Che cosa stava succedendo?
Chi era lui?
Cosa ci facevo qui?
E perchè nessuno dei due sembrava voler aprire bocca?
Si chinò verso di me e girò la manopola per avvicinare il sedile al cruscotto, si vedeva che su quella macchina ci salivano più ragazzi che ragazze, e anche belli grossi notando quanta distanza cera.
Si avvicinò a me e con molta attenzione, -forse per paura di schiacciare i punti dove le ragazze di prima mi  avevano preso a pugni-, e mi mise la cintura.
Stava ancora respirando affannosamente per la corsa e i movimenti che aveva fatto per portarmi via.
Non osavo aprire bocca, il mio cervello, molto probabilmente, doveva elaborare ciò che era appena successo.
Mi aveva “rapita“, ma facendolo mi aveva anche salvata, non sapevo dove mi stava portando.
Avevo paura?
Per niente, mi sentivo al sicuro, tranquilla, quasi protetta.
“Cavoli, pensavo fossi un po’ più forte di così.” Iniziò lamentandosi.
Scusa? Io ero quì a soffrire e lui si metteva a rimproverarmi sul fatto che fossi debole?
Avvicinò una mano al mio viso, con l'intento di togliermi delle macchie di sangue - probabilmente-, ma non glielo permisi, scansai la sua mano raddrizzandomi sul sedile.  
La ferita cominciò a pulsare donandomi un’altra volta la familiare sensazione di dolore, e credo che lui se ne accorse.
Mi prese con delicatezza dalla vita facendo scivolare il mio corpo alla posizione precedente. 
“Sicuramente sei testarda..” Sussurrò.
A quell'affermazione il mio viso si oscurò indispettito, mentre le sue labbra si curvarono in un “ghigno malefico.“
Per come lo vedevo io, era un diavolo. 
“Tu chi sei?” Chiesi con curiosità, lui mi guardò, forse felice di quella domanda. 
“Natsu“, '“Natsu Dragneel“disse di seguito, gonfiando il petto.
Il mio sguardo da prima su di lui si spostò sul tettuccio trasparente, la posizione assunta in quel momento  mi permise di osservare il cielo stellato, “non credo di aver mai sentito il suo nome” Pensavo, fissando le stelle.
Era ormai da un po’ che percorrevamo quella strada in macchina e quando ci fermammo si era fatto buio pesto.
“Tu come ti chiami?“ Mi chiese quasi titubante.
Aspettai qualche secondo, scegliendo se fidarmi o no del ragazzo alla mia sinistra intento a guidare. 
“Lucy” “Lucy Heartfilia.”
“Piacere di conoscerti” mi disse lui con lo sguardo rivolto verso la strada.
“Il piacere è tutto mio” Risposi, gli rivolsi un sorriso un po’ timido per i miei gusti.
Dopo un'oretta passata a “dormire” ci fermammo davanti ad una villa, la cui stradina era illuminata da molteplici luci.
Il ragazzo dai capelli rosa spense l'auto e scese dalla macchina, fece il giro e spalancò la mia portiera con noncuranza, lentamente mi slacciò la cintura, il che mi fece sentire fragile come non mai.. come se da un momento all'altro mi sarei frantumata in mille pezzi con la minima ammaccatura.
Natsu si avvicinò alla manopola per tirare in su lo schienale, ma appoggiai la mano sulla sua per bloccarlo. “Non penso di essere una bambina, sono abbastanza sicura di riuscire a farlo da sola.” Dissi, infastidita dalle sue azioni quasi automatiche. 
“Come vuoi tu, idiota.” Disse lui quasi mettendomi alla prova, sicuro del mio fallimento. Alzai il mio schienale talmente tanto da iniziare a vedere nero per il dolore, e ovviamente, lui notò la mia reazione. 
“Aspetta, ti aiuto io.” Mi disse con fare preoccupato. 
“No, te lo ripeto, non sono una bambina.“ Dissi con tono fermo.
“Solo, stai zitta e fatti aiutare.” disse irritato, come può un ragazzo essere cosi odioso?
La sua mano si allungò per prendermi in braccio, ma come già fatto in precedenza non glielo permisi schiaffeggiandolo. 
I sui occhi si scurirono, segno che si stava arrabbiando.
“Dai, muoviti e lasciami fare.” Insistette. 
“No” risposi secca “Fai come vuoi.” Disse infine, camminando a passo svelto verso la porta di casa sua.
Ma chi si credeva di essere?
Uomini, valli a capire. 
“Quando hai finito citofona, ormai sai come mi chiamo.” Urlò prima di chiudersi la porta dietro di lui.
“Purtroppo.” Bofonchiai a bassa voce.
La mia attenzione fù catturata da una delle finestre della villa illuminarsi, probabilmente il piano in cui Natsu si trovava.
La sua ombra si intravedeva tra le finestre, molto probabilmente mi stava aspettando.
Il suo carattere così oscuro e misterioso non mi spaventava, mi incuriosiva parecchio, e a dirla tutta mi piaceva.
Immersa nei miei pensieri appoggiai la testa sul sedile girando la manopola.
Quella notte avrei dormito lì, e il giorno dopo, sarei tornata al collegio,- non volevo tornarci, ma troppe cose mi legavano ormai saldamente a quel posto. -, volevo sapere prima di tutto, cos’era successo alla ragazzina dai capelli bluastri, solo per assicurarmi che stesse bene, in più Erza sarà stata in pensiero per me, non potevo semplicemente lasciare tutti ed andarmene via così,  come se niente fosse.
Mi chiusi dietro la portiera, provocando un forte rumore.
[20.04.46] Tomoe-chan.: Natsu incuriosito da quel rumore afferrò una tendina e la spinse verso destra, Natsu comparve all'istante dietro il vetro spesso della finestra, il suo viso si incupì capendo da dove proveniva quel rumore.
Mise a posto le tendine, e spense la luce, quella sarebbe stata una lunga notte per me.
Accesi la radio del veicolo, abbassando il volume eccessivamente alto, ascoltai canzone dopo canzone.
Niente, non riuscivo a prendere sonno.
La luce della piccola stanza si riaccese, il rosato si affacciò di nuovo., diede una veloce occhiata ripiazzando poi la tendina al suo posto, spegnendo infine la luce.
Stava arrivando.
Spensi velocemente la radio e la luce che in precedenza avevo acceso.
La porta dell'edificio si spalanco con violenza.
Natsu uscì della grande villa a passo pesante, nel breve tratto di strada che divideva la sua villa all'automobile, non aveva messo addosso nemmeno un giubbotto, mentre io sarei probabilmente morta di freddo al suo posto.
Si guardò in torno incerto, sembrava quasi impaurito dal mondo esterno e oscuro che lo circondava.
La mia portiera si spalancò di colpo.
Il ciuffo rosa di Natsu mi solleticò la guancia quando si abbassò per prendermi dal sedile.
Questa volta lo lasciai fare, chiudendo gli occhi per fingere di star dormendo.
Il mio corpo si irrigidì quando per sbaglio urtò un punto dolorante per chiudere la portiera, la sua pelle era così calda rispetto alla mia, sembrava quasi che non fosse mai uscito da casa sua e la sua temperatura fosse rimasta la medesima.
Come faceva ad essere così caldo in una serata così fredda?
“So che sei sveglia.“ La sua voce mi diede un senso di sollievo e sicurezza, direi che fosse anche rilassante, rauca ma allo stesso tempo pulita e candida. 
“No invece.“ Aprì un occhio per osservare il ragazzo dagli occhi verdi che mi portava dentro all'edificio.
Lui rise, “Soffri il solletico, sai?” Annunciò con voce divertita.
Lì mi ritornò in mente la scena di qualche secondo fà, quando i suoi capelli sfiorando la mia guancia mi fecero fare un sorriso, quasi impercettibile.
“Come vuoi tu.“ Dissi velocemente, la mia risata uscì debole e in piccoli sbuffi, quasi come se non volessi farmi sentire.
Natsu aprì la porta dell'edificio con un piede, era enorme, dipinti e quadri tappezzavano i muri, al centro della villa si trovava una scala a chiocciola che conduceva a tutti i piani.
“è enorme.” dissi entusiasta. 
“Già.” Disse lui sorridendomi, in maniera cosi innaturale ma allo stesso tempo così sincera da farmi arrossire, “Da qua puoi anche mettermi giù, grazie.” Dissi.
“No,ti porto io.“ Disse, divertito dalla mia espressione dopo le sue parole.
“Mettimi giù.” Dissi, “ora.” Ero ancora più determinata.
“Ho detto di no.“ Disse irritato “Se cadi in questo stato farà ancora più male, e non ho voglia di portarti in un ospedale.“ “Non sono una bambina, mettimi giù e basta.” 
“No.” Questa fu la sua ultima parola prima di incominciare a salire le scale. 
“Natsu mettimi giù.“ Mi lamentai.
Continuò a salire le scale, non mostrando alcuna voglia di eseguire alcuna delle mie svariate richieste.
Arrivammo alla fine delle scale, quando decisi di farli una domanda che mi tormentava da quando era accaduto il tutto. 
Così semplicemente chiesi “Perchè mi hai salvata?“
Lui si fermo di colpo.
La sua mascella si tese alla mia domanda, ed iniziò a torturare le sue labbra con piccoli morsetti.
A quel punto i miei piedi si poggiarono sul pavimento.
[20.05.25] Tomoe-chan.: Seguì con lo sguardo il silenzioso davanti a me, i muscoli della sua schiena che si contraevano ad ogni passo, “Allora?“ Proseguii io.
Non si girò, continuò per la sua strada, diretto verso una porta, credo fosse camera sua.
Aprì la porta varcando la soglia, girò pigramente la testa e il busto verso di me, come se non ne l‘atto in sé gli richiedesse una gran fatica. “Natsu?” Riprovai.
Perchè non rispondeva? 
Non capivo. 
“Entra.” Parlò, dopo quella che sembrava un‘eternità.
I suoi occhi non osavano guardare verso di me, sembrava quasi essere stato scosso da qualcosa. 
“Rispondimi.“ Dissi ancora una volta.
Lui mi guardò, “Così bello“ Pensai.
Non lo conoscevo ancora bene, non sapevo che genere di carattere possedesse, ma di sicuro quegli occhi scuri celavano molteplici segreti custoditi gelosamente.
 “Entra e basta.” 
“Se entro me lo dici?” Ribattei subito.
Lui esitò a rispondere, per poi sospirare, sbuffando un “Sì”, appena percettibile. 
Scattai subito verso di lui, e entrai in camera, in attesa della mia risposta.
Aveva una bella camera, con grandi armadi e un letto matrimoniale al centro di essa, le pareti illuminate dalla luce della luna si rivelarono ben presto ai miei occhi, ormai abituati a quella poca luce, scure.
Vari oggetti erano sparsi per la stanza, diciamo che avevo appena compreso un tratto del suo carattere, disordinato.
Molto disordinato.
Quando vidi la porta chiudersi notai che i suoi movimenti erano abbastanza impacciati e indecisi, si avvicinò ad una lampada lì vicino, su un mobile accanto alla porta, premendo il piccolo bottoncino su di essa.
Mi avvicinai a lui e posai una mano sul suo avambraccio punzecchiandolo, “Mi hai detto che se entravo ne avremmo parlato, allora cosa c'è?” Chiesi. 
Lui alzò lo sguardo incrociando i suoi bellissimi occhi con i miei. “Ero io.“ Disse. 
“Chi?“ Chiesi.
“Ero io quello che ti salvò la prima volta..“ Disse lui.
Inclinai la testa osservandolo, erro confusa, a cosa si riferiva?
Forse a quella volta in cui..
Ad un tratto ricordai, e cotinuai a fissare il ragazzo davanti a me col capo chino verso i suoi piedi, che già una volta mi aveva salvata, il proprietario di quel ciuffo rosa che avevo trovato strano ma adorabile allo stesso momento.
Lo vidi alzare lo sguardo, gli sorrisi timidamente per rassicurarlo e ringraziarlo, ''Grazie'' Sussurai timidamente, lui sembrò rallegrarsi all'istante, mi chiedo come facesse a cambiare così velocemente personalità, mi chiedevo come potesse essere semplicemente così stupido, lunatico, infantile, e bello nello stesso momento.
Vidi Natsu avviarsi verso la porta, stirando il braccio e afferrando con le dita lunga e affusolate la maniglia, dirigendosi poi verso una stanza a me sconosciuta.
Decisi di fare un giretto per casa sua, aveva veramente una bella casa, c'erano cose di lusso ovunque.
Proveniva da una famiglia benestante?
Chissà che persone erano i suoi genitori, abitavano nella nostra stessa città?
Più ci pensavo più realizzavo che io e Natsu non ci conoscevamo per niente. Penso mi sarebbe piaciuto sapere più cose di lui, e forse saremmo anche potuti diventare amici, il mio primo vero amico, - Si, bhe, escludendo Erza e Mira, ma loro erano più delle sorelle che delle amiche.
I miei pensieri vennero interrotti da un solletichio improvviso alla gamba, guardando verso il basso mi accorsi della presenza di un piccolo gatto.
I suoi occhi scuri mi guardavano mentre continuava a strofinare il pelo blu striato da piccolo strisce azzurre sulle mie gambe.
Quando mi abbassai per accarezzarlo saltellò via, allontanandosi sempre di più verso una delle tante stanza dove prima era scomparso Natsu stesso.
Lo seguii, e dopo dieci minuti buoni passati ad inseguirlo mi resi conto di essermi persa nell’enorme villa.
In quel momento mi trovavo in una grande stanza,piena di armadi e specchi.
“E ora?” Pensai.
“Natsu”  “dove sei?” Dissi disorientata.
“Sono qui.“ Disse lui, affacciandosi da uno dei tanti armadi riposti in quella stanza.
La sua maglietta era per terra e me ne accorsi solo quando la calpestai involontariamente.
“Scusami non volevo entrare mentre ti stavi vestendo!” Dissi imbarazzata, stringendomi il viso con le mani.
Mentirei se dicessi che non mi ero soffermata a fissare il suo petto.
“Tranquilla tanto ho solo tolto la maglietta, non sei una bambina, e non penso che te sia così ingenua in questo campo.“
Rispose con un ghigno malizioso in viso. 
A quell' affermazione il mio viso divenne ancora più rosso per l'imbarazzo e stizzita camminai con passo pesante verso di lui per spintonarlo, era vero, non ero così “inesperta'“ in questo fattore.
Quando arrivai a lui già pronta a reagire, mi fermò prontamente, portando le mie mani sopra la testa e ridendo.
La sua risata fece eco in tutta la stanza, mentre in silenzio ammirai il suo volto contorto dalle risate.
“Natsu, come erano i tuoi genitori?“ 
La sua risata si blocco di colpo.
“Ho colpito un tasto dolente per caso?“ Pensai.
Lasciò subito dopo le mie mani, facendole scivolare giù, lungo il mio corpo.
Lo vidi indietreggiare raccogliendo la maglietta bianca da terra, indossò la magliettta e afferrò la mia mano, sussurrando un “Te lo dirò.”

ANGOLO AUTRICI:
ciao a tutti!
come va?spero bene,FINALMENTE pubblichiamo il capitolo,onestamente abbiamo fatto un pò di fatica a scriverlo,ma adesso dovrebbe essere pronto!
speriamo vi piacerà questo capitolo, e se trovate degli errori ditecelo subito!
anche questa volta aggiornaremo settimana prossima, non sappiamo il giorno ma di sicuro uscirà!
ah, approffittiamo dell'occasione per dirvi che tra poco faremo uscire una NaLu rossa!è una one-shot, speriamo darete un'occhiata pure a quella!
buona serata >\\<
Shiro e Hisui <3
  
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