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Autore: Taiyou_no_shita    14/05/2015    1 recensioni
Yui, Kenta e Senji, tre ragazzi di Giubilopoli, sono stati migliori amici ai tempi della Scuola per Allenatori. Adesso, ritrovatisi dopo anni in occasione del funerale della madre di Senji, le differenze tra di loro pesano più che mai. Ma l'incontro con i tre Guardiani dei Laghi Uxie, Azelf e Mesprit sconvolgerà le loro personalità e li riporterà insieme ancora una volta, in un'avventura attraverso la regione di Sinnoh.
Genere: Avventura, Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Videogioco
Capitoli:
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II
 
L'ultima volta che Yui era uscita di casa, due mesi prima, era stato per andare all'ospedale. Era successo un deplorevole incidente: Kenta si era scordato di portarle la spesa settimanale e Yui, in mancanza di cibo dentro casa, aveva preferito lasciarsi deperire lentamente piuttosto che uscire a comprarsi un misero panino. Era stata ritrovata dall'amico dopo tre giorni di digiuno, mezza svenuta sul divano, e portata all'ospedale d'urgenza. Fosse stato qualcun altro, Yui non glielo avrebbe mai perdonato, ma siccome si trattava di Kenta non ci aveva messo molto ad archiviare persino una dimenticanza simile.
L'occasione, quella volta, non era molto più allegra: la sepoltura della madre di Senji Hyuga si sarebbe tenuta presso il cimitero di Giubilopoli e Yui aveva deciso, dopo non poche tribolazioni, di prendervi parte. Kenta era passato a prenderla quel pomeriggio e l'aveva trovata davanti allo specchio, avvolta da un vestito nero lungo fino alle ginocchia, a tentare di domare i capelli aggrovigliati.
«Stai bene, Yui-chan» osservò affabile.
«Faccio schifo» ribatté lei mesta.
«Tranquilla! Ti sei alienata dalla civiltà da così tanto tempo che non ti riconoscerà nessuno» scherzò Kenta, che in versione funerale non perdeva un briciolo del suo fascino. Invece di svilirlo, il completo nero lo slanciava - Kenta non era molto alto, soprattutto se paragonato a quella stanga di Senji - e gli metteva in risalto la chioma biondo-rossiccia che sembrava fatta di caramello fuso.
Yui invece era poco interessante come al solito: il vestito nero, lungo, accollato e con le maniche a tre quarti, era volutamente molto castigato e non faceva nessun effetto particolare accostato alla massa informe di sottili capelli castani. Yui odiava i propri capelli: avevano la caratteristica di svolazzare da tutte le parti al minimo alito di vento, intricandosi in nodi tanto complessi che solo un vero marinaio professionista avrebbe saputo realizzare.
«Ti sei messo in contatto con Senji?» domandò Yui per spostare l'attenzione da sé.
«Sì, è arrivato questa mattina e ci aspetta al cimitero».
«Come l'hai sentito?» osò chiedere la ragazza.
Kenta alzò le spalle in un modo che ricordava molto l'altro amico. «Come al solito. Impassibile. Non sembrava neanche un po' triste».
Yui aggrottò un po' le sopracciglia. «Scommetto che è triste».
«Chi lo sa...» sospirò Kenta, che adorava Senji tanto quanto adorasse Yui, ma non era mai stato una cima a capire nessuno dei due.
 
 
«Cosa? Te ne stai andando?».
«Ho quindici anni, e sono diplomato alla Scuola per Allenatori. È ovvio che me ne sto andando» rispose Senji alla domanda disperata dell'amico. Aveva convocato Kenta e Yui dicendo che aveva un annuncio importante da fare. Yui già aveva intuito di cosa poteva trattarsi - ultimamente Senji era stato più irrequieto del solito - ma per Kenta la rivelazione era giunta tanto improvvisa e sgradita quanto una doccia fredda a tradimento.
«Ma non è giusto! Dovevamo partire tutti insieme!» protestò Kenta, con gli occhi che avevano iniziato a luccicare quando aveva capito che Senji faceva sul serio. Yui pensò che avrebbe dovuto arrivarci prima: Senji faceva sempre sul serio. 
«Beh, dovreste partire anche voi. Ma non posso aspettarvi. Yui non ha nemmeno un Pokémon» sottolineò l'amico, severo.
Yui non intervenne, perché non aveva nulla da ribattere. Senji aveva ragione, ma il fatto era che Yui non aveva nemmeno intenzione di procurarsi un Pokémon al più presto. Aveva deciso che non sarebbe mai partita.  Kenta aveva Bidoof: avrebbe potuto mettersi in viaggio anche lui insieme a Senji, ma Yui non aprì la bocca per suggerirglielo. Sapeva che lui da solo non ci sarebbe arrivato e, egoisticamente, voleva che Kenta rimanesse vicino a lei.
«Quindi è un addio? Adesso?» chiese Kenta, mordendosi il labbro inferiore.
Era decisamente un addio, e sarebbe stato proprio adesso: Senji aveva uno zaino sulle spalle, comodi vestiti da viaggio, Scarpe da Corsa ai piedi e la Pokéball di Gible assicurata a un passante della cintura.
«Avevi detto che volevi diventare un Pokémon Master, Kenta. Che fine ha fatto il tuo sogno?» sputò secco Senji in risposta.
«Ho trovato qualcuno da proteggere» replicò Kenta, cingendo le spalle di Yui con un braccio.
«N-non tirarmi in m-mezzo a questo...» balbettò Yui, parlando per la prima volta, ma Kenta continuò imperterrito.
«Non ti interessa più proteggere Yui-chan? Avevamo detto che l'avremmo fatto insieme!» gridò, a metà tra il furioso e l'affranto. Invece di rispondere, Senji  si avvicinò ai due amici. Batté una mano sulla spalla a Kenta, diede un buffetto sulla guancia a Yui, poi girò le spalle a entrambi. Si incamminò verso il Percorso 203, e quella fu l'ultima volta che lo videro per due lunghi anni.
Kenta si riprese solo dopo qualche minuto. Si girò verso Yui e le disse: «Mi dispiace... Mi dispiace che non gli importi». Yui incurvò gli angoli della bocca; Kenta non era mai stato bravo a capire Senji.
«Scommetto che gli importa, Kenta-kun» disse flebilmente Yui, ma Kenta non le credette. Kenta non era mai stato bravo nemmeno a capire lei.
 
 
Yui e Kenta trovarono Senji in piedi davanti al cancello del cimitero. Seppero subito che era Senji, perché la sua frangetta era più azzurra che mai. Ma se non fosse stato per quello, sarebbe stato difficile rivedere il ragazzetto dinoccolato con le gambe troppo lunghe per il busto scheletrico che era partito in quell'uomo che portava il suo metro e ottantacinque con fierezza e solidità. I videotelefoni dei Centri Pokémon, attraverso cui qualche volta Kenta - e, per i primi mesi, anche Yui - aveva mantenuto i contatti con l'amico, avevano potuto inquadrarne solo il volto. E nessun messaggio di quelli che si erano saltuariamente scambiati attraverso il PokèKron avrebbe mai potuto riprodurne la voce monocorde e profonda che li salutò con un «Ehi» distaccato, come se si fossero visti al bar appena la sera prima.
Kenta gli corse incontro. Yui lo seguì al proprio passo, intimidita.
«Senji! È bello rivederti, amico mio, anche se in questa circostanza triste» disse il primo, slanciando le braccia in avanti per abbracciare il moro.
 «S-senji-kun. Condoglianze» gli fece eco la seconda.
Senji non mosse un muscolo per ricambiare l'abbraccio di Kenta, ma tantomeno si sottrasse. Quando fu liberato dalla stretta, accarezzò leggermente Yui sulla sommità della testa, come si fa con uno Skitty.
«Vi vedo bene».
Kenta rise. «Mi hai visto in tv?».
«A volte, mio malgrado. Fai un po' la figura dello stupido» commentò Senji lapidario.
Yui arrossì come un pomodoro maturo.
«Kenta mi ha detto che hai cinque medaglie» tentò di cambiare argomento lei.
«Già. Dopo te le faccio vedere, se vuoi. Ma adesso venite, dobbiamo entrare» li incitò Senji, oltrepassando l'ingresso del cimitero.
Le campane della chiesetta avevano infatti cominciato a rintoccare a un ritmo sepolcrale, dando inizio al rito funebre della signora Hyuga. Durante la triste cerimonia, Kenta pianse. Yui, invece, si ritrovò spesso a lanciare occhiate furtive al volto di Senji. La ragazza sapeva che Senji aveva amato profondamente sua madre, ma la sua espressione non tradiva neppure un briciolo di questo amore né di una qualche tristezza; nemmeno una lacrima scorse sul suo viso.
Dopo il funerale, i tre amici si separarono. Senji decise di tornare a casa con suo padre; vivevano in una grande casa dalle parti della Scuola, mentre Yui e Kenta abitavano nei più modesti condomini vicino all'emittente di Giubilo Tv. Yui scappò dritta a casa: era rimasta fuori per troppo tempo. Tuttavia aveva proposto a Senji di passare a trovarla la mattina dopo, prima di ripartire, per un ultimo saluto. Anche Kenta promise che ci sarebbe stato.
 
 
Senji
 
Quando Senji Hyuga si chiuse alle spalle la porta della propria stanza, c'era qualcuno dentro. Un Pokémon che non aveva mai visto levitava a pochi centimetri dal suo letto intoccato da anni. Dal corpo grigio e la testa rosa, il Pokémon fluttuava tenendosi in equilibrio sulle due code sottili. Era abbastanza grazioso, ma non abbastanza da smuovere il ragazzo.
«Scio'» digrignò i denti Senji. Non era dell'umore per avere a che fare con un cavolo di Pokémon selvatico evidentemente entrato dalla finestra aperta. Ma quello, per niente intimorito, socchiuse gli occhi gialli sornione, e produsse il suo verso. «Meeesprit».
Mesprit... Quel nome gli ricordava qualcosa, ma Senji non aveva voglia di pensarci. Senza scomporsi, gli si avvicinò e provò a prenderlo di peso per sbatterlo fuori, ma le sue mani passarono attraverso il corpo del Pokémon.
«Un tipo Spettro?» si stupì. «No... Una proiezione...» si corresse poi. Nel mentre, il Pokémon aveva emesso un versetto simile a una risata argentina e aveva iniziato a fare evoluzioni a mezz'aria. A un certo punto, gridò: «Mespriiit!» e si scagliò a tutta velocità contro il petto di Senji. Il giovane Allenatore non fece in tempo a scansarsi e fu colpito all'altezza precisa del cuore; l'incorporeo Mesprit lo attraversò, ma Senji barcollò come se fosse stato davvero centrato in pieno da un pugno.
Quel pugno nel cuore risvegliò in lui strane sensazioni da cui si sentì sopraffatto. Gioia, dolore e altre emozioni a cui non sapeva dare un nome gli attanagliavano la gola, lo stomaco... Le sentiva nei posti più impensabili, cose che non aveva mai provato e cose che aveva dimenticato come si provassero.
Senji si accasciò sul letto. Raggiunse con le dita intorpidite il comodino, sul quale due vecchie fotografie si trovavano ancora in bella mostra. Lui stesso insieme a Kenta e Yui, tutti e tre sorridenti in via del tutto eccezionale, il giorno del diploma alla Scuola per Allenatori. Una foto di famiglia, con lui in mezzo a suo padre e sua madre, seduti sul dondolo del giardino di casa. Afferrò entrambe le cornici e se le strinse al petto freneticamente.
«Kenta... Yui...» iniziò a piagnucolare Senji con voce lamentosa. «Mamma...» sussurrò poi, con voce rotta. Si raggomitolò nel letto e scoppiò in un pianto incontrollabile come quello di un bambino.
 
Yui
 
Era ora di cena per Yui Uchino. E aveva proprio bisogno di una cena molto sostanziosa. Uscire di casa era un dispendio di energie a cui non era abituata da molto tempo. Senza nemmeno togliersi il mesto abito nero, si diresse in cucina e posizionò nel forno a microonde una schifezza surgelata. Mentre il piatto si scaldava, Yui andò ad affacciarsi alla finestra. Poiché viveva al quinto piano, la città di Giubilopoli si estendeva sotto di lei a perdita d'occhio, con le lucine tremolanti delle case che iniziavano ad accendersi nella sera. Molto probabilmente, Yui Uchino l'avrebbe sempre vista così, dall'alto. Non avrebbe mai avuto il coraggio di scendere e vivere la sua vita, se non per sporadiche apparizioni in pubblico come quel pomeriggio.
«Non è vita questa» mormorò Yui. «Ma posso mettere fine a questa farsa quando voglio».
Non era la prima volta che la ragazza pensava al suicidio. Kenta diceva scherzando che Yui aveva la voglia di vivere sotto le scarpe, ma probabilmente non immaginava quanto la sua battuta indelicata fosse azzeccata. Così per gioco, Yui si sporse in avanti, sbilanciando le braccia finché non penzolarono nel vuoto. Il vento le spingeva indietro i capelli e mai come in quel momento pensò che lasciarsi morire sarebbe stata la scelta più facile.
«Azeeelf!» scandì una sottile vocina dietro di lei.
Yui trasalì e si voltò all'istante. C'era un Pokémon nel suo appartamento. Per un attimo pensò che potesse trattarsi di uno dei Pokémon di Senji che non aveva mai visto, ma c'era un'aura particolare emanata da questo. Era azzurro, con due lunghe code evanescenti e, sebbene fosse molto piccolo, sembrava riempire tutta la casina di Yui con la sua presenza.
«Azelf». Il Pokémon disse il proprio nome e si lanciò alla carica contro Yui; la ragazza si preparò all'impatto, che di certo l'avrebbe scaraventata giù dalla finestra, ma questo non avvenne. Quello che a quanto pareva era solo lo spirito del Pokémon le passò attraverso. Yui si sentì come pervasa da una lingua di fuoco: sentì il calore generarsi nelle mani, e da lì irradiarsi in tutto il proprio esile corpo. Quando arrivò al viso, divampò in una fiammata quasi insopportabile.
«Ma cosa...? Fermati! Ehi! Dove vai? Dove diavolo vai?» strillò Yui, stupendosi lei stessa di quell'energia. Scattò alla porta, afferrando le ballerine nere di prima e facendo per infilarsele per uscire alla rincorsa del Pokémon. Ma quello - Azelf - le fece ciao con la zampetta, abbozzando un sorriso. Poi scomparve nel cielo, lasciando una scia di brillantini azzurri. Fu allora che Yui cadde a terra svenuta.
 
Kenta
 
Kenta Aoyama accompagnò Yui Uchino fino alla porta del suo condominio, ma poi non tornò a casa. Quella giornata era stata molto pesante per lui. Aveva ritrovato un amico dopo due anni, aveva pianto al funerale di sua madre, aveva rivisto Yui fuori di casa per la prima volta dopo quel disgraziato incidente dell'ospedale che, lo sentiva, era accaduto per colpa sua. Tutto ciò gli aveva riportato alla mente dei ricordi incancellabili: quelli della Scuola per Allenatori. Quelli erano stati gli anni più belli per Kenta: gli anni in cui Senji era con loro e qualche volta gli scappava un sorriso, gli anni in cui Yui usciva ancora di casa ogni mattina e qualche volta era addirittura lei che proponeva di andare a fare un giro al parco.
Quando cadeva vittima di quelle ondate inarrestabili di nostalgia, c'era un solo posto che poteva placare la tristezza di Kenta: la Scuola. Entrava da una finestra rotta sul retro - l'aveva rotta lui, quando ancora era uno studente, con un attacco Rotolamento di Bidoof e ancora non l'avevano aggiustata - e si sedeva nel suo vecchio banco, chiacchierando da solo, inscenando nella propria mente interrogazioni, baruffe con Senji, scambi di confidenze con Yui. Ma quando quella volta entrò, si accorse che non era da solo nell'aula.
Un piccolo Pokémon dal corpicino giallo e grigio gravitava sopra la cattedra con gli occhi chiusi; sembrava che stesse dormendo, a giudicare dal ritmo del petto che si alzava e si abbassava.
Kenta non conosceva quella specie, tuttavia pensò che fosse un Pokémon Psico dimenticato in classe quella mattina da uno degli studenti e non ci fece caso, andando a sedersi nella sua solita prima fila. Abbandonò la testa sul banco e la cinse con le braccia.
«Ciao! Io sono Kenta Aoyama e voglio diventare un Pokémon Master!».
«Avevi detto che volevi diventare un Pokémon Master, Kenta. Che fine ha fatto il tuo sogno?».
«Adesso ho Yui da proteggere. Il Pokémon Master...Sì, mi sarebbe piaciuto quando ero un ragazzino...Ma non sono abbastanza intelligente...».
A quel punto, il Pokémon sulla cattedra parve riscuotersi. 
«Uxie...» bisbigliò la creaturina, raddrizzandosi senza aprire gli occhi e cominciando a levitare verso di lui. Il giovane se ne accorse solo quando, alzando lo sguardo, se lo ritrovò perfettamente davanti. Kenta fissò Uxie e seppe che Uxie stava fissando lui, nonostante avesse le palpebre chiuse.
«Uxieee!» disse più forte il Pokémon Leggendario, passando attraverso la testa di Kenta, il quale si raggelò sulla sedia come se fosse stato immerso in una vasca d'acqua gelida.
«I Pokémon... Uxie, Mesprit, Azelf... I Guardiani dei Laghi... Devo dirlo a Senji... a YUI...» iniziò a snocciolare in tono piatto come una macchinetta, mentre il suo cervello si riempiva di informazioni. «Yui... Ma chi è Yui?» mormorò poi, confuso, prima che tutto intorno a lui diventasse nero.
 
 


°°°
 
Ok, questo è lunghissimo. Non so se farò mai più un capitolo così lungo, quindi approfittatene. Ringrazio moltissimo Mizu_Yume_Haru per aver dimostrato fiducia mettendo la storia nelle preferite sin dal primo capitolo: grazieee! Mi raccomando, fatemi sapere cosa ne pensate con una recensione :)
 
Taiyou_no_shita



 
 
   
 
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