EPILOGO
Il vecchio cimitero era illuminato da bagliori confusi. Un alta figura incappucciata si muoveva silenziosa attraverso esso. I suoi occhi luminosi sembravano rischiarare il cammino tra le foglie morte. Cammino’ per un po’ finche’ non si trovo’ dinanzi proprio colui che stava cercando…che stava aspettando..
Era di spalle. Sentii la sua presenza e si volto’. Il suo volto serpentino non aveva niente che lasciasse intendere che dietro di esso scorresse la vita, nessuna somiglianza con quello che era stato una volta. Passarono lunghi attimi di silenzio. La foresta intorno sembrava partecipare di quella atmosfera soprannaturale.
- Serena… - solo un sibilo, una sola parola.
Rabbrividii al sentire pronunciare il mio nome da lui. Ricordai per un attimo tutte le volte che l’aveva pronunciato quando eravamo a scuola. C’era sempre una nota di affetto. Ora invece non c’era niente. Avrebbe potuto chiamare un essere inanimato esattamente nello stesso tono.
- Si, sono io – la mia voce lo raggiunse, chiara come sempre.
Anche lui dovette accorgersene, perche’ sollevo’ leggermente la testa a fissare i miei occhi, che come precedentemente stavano illuminando il pezzo di terra fra noi due.
- Sei cambiata…lo sento – disse sempre con quella voce sibilante.
Me lo aspettavo. I suoi poteri erano diventati smisurati. Ormai sapeva leggere nell’anima delle persone. E lo stava facendo ora alla mia. Io credevo che dentro di me potesse vedere ormai solo dolore, disprezzo, delusione. Invece vide anche qualcos’altro:
- Non hai dimenticato.. – c’era una strana sfumatura ora nella sua voce sibilante.
- Ora non ha piu’ importanza.. – gli risposi. Avevo capito che la mia antica debolezza sarebbe riaffiorata cosi’ sollevai la bacchetta prima di potermene pentire.
Lui fece altrettanto. In un attimo un lampo di luce usci’ da una bacchetta. Un tonfo sordo echeggio’ nell’aria. Un corpo che cadeva a terra senza vita.
Uno dei due con la bacchetta sollevata, non aveva colpito.
Mi avvicinai al suo corpo steso a terra, con il viso sull’erba. Perche’? Non aveva potuto farlo o…non aveva voluto?
Lo voltai. La luce dei miei occhi illumino’ i suoi ormai chiusi. Poggiai le mani sul suo petto. Laddove le mie dita facevano pressione, si originarono piccole scintille azzurre, poi si unirono in un unico cono di luce che invase il suo corpo e il suo volto. A poco a poco la luce svani’.
Davanti a me c’era lui. Tom. L’unica persona che abbia mai amato. Era tornato da me. Nel guardare il suo volto, ora tranquillo, compresi cosa avevo atteso per anni. Avevo atteso che il mio amore mi fosse restituito.
Mi chinai su di lui e posai le mie labbra sulle sue . Poi mi stesi accanto a lui e rimasi a guardarlo, riuscendo dopo tanti anni a ricordare i suoi occhi, occhi che avrei rivisto di li’ a poco.
Mi rannicchiai contro di lui, come avevo sempre fatto e misi la mano sulle sue.
Continuai a guardarlo, finche’ i miei occhi non videro piu’ e la luce eterna che aveva sempre brillato in essi si spense. Poi si chiusero.