Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: Mue    14/05/2015    2 recensioni
«Ehi, Folletto Saputello!»
Ecco come nei corridoi di Hogwarts il divino James Sirius Potter apostrofa Emily Hale, Corvonero, anonima, impacciata e senz'altra dote -se dote si può chiamare- che non un'estrema bibliofilia.
Sarebbe un episodio di potteriana impertinenza come tanti altri che Emily è costretta a subire se Stuart Dunneth, suo misantropo e ambiguo compagno di classe, non si trovasse per caso nei paraggi.
Emily, ligia alle regole, timida all'ennesima potenza e avversa a qualsiasi tipo di azione eroica, ancora non sa che questo incontro la coinvolgerà nel vischioso mistero che avvolge il ragazzo e sarà costretta, suo malgrado, a dare fondo a tutte le sue risorse per risolvere quello che, da giallo inquietante, potrebbe rivelarsi invece una storia dell'orrore delle peggiori. E i Potter, con le loro smanie di protagonismo, ovviamente non possono stare molto lontani.
Genere: Generale, Mistero, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Albus Severus Potter, James Sirius Potter, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'I Figli della Pace'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

XIII.
Discordia tra amici

 

Stuart non si alzò il giorno dopo, né quello dopo ancora. Non si alzò più.
Con il tempo, invece che migliorare, peggiorava. Sembrava sempre più stanco e debilitato, come se tutte le sue energie scemassero lentamente ma inesorabilmente.
Emily ed Al andavano a trovarlo spesso, e lui sorrideva e parlava rauco insieme a loro ogni volta, ma questo non li tranquillizzò. Stuart aveva qualcosa che non andava, era evidente.
Alla fine, dopo molte ore passate a discutere tra loro, decisero entrambi di provare a chiedergli come stessero le cose.
«Stuart?», tentò Emily un pomeriggio piovoso di febbraio.
Stuart alzò la testa dalla scacchiera su cui stavano disputando una partita all’ultimo sangue, ed Emily trattenne il fiato. Era ancora più bianco del solito, con ombre scure sotto gli occhi.
«Stuart», disse debolmente, con la voce che le tremava. «Come ti senti?»
Lui scrollò le spalle. «Sono un po’ stanco, tutto qui. Allora, tocca a te, che fai?»
Emily guardò la scacchiera, ma non riuscì a concentrarsi sulla disposizione delle pedine, così fece una mossa a caso. Una mossa stupida, perché la pedina di Stuart con una sciabolata tranciò di netto la regina di Emily.
«Che razza di mossa era?», disse lui, stupito dalla sua sbadataggine.
Emily si morse il labbro e cercò di concentrarsi. Inutilmente. In quattro turni Stuart le fece scacco matto. Iniziarono un’altra partita, ma Emily cominciò a fare errori talmente banali che alla fine Stuart sbuffò e alzò gli occhi dalla scacchiera puntandoli su di lei.
«Si può sapere che cos’hai? Non giochi mai così!», si lamentò.
Emily rimase in silenzio, cercando di farsi coraggio e parlare. «Ecco, a dire al verità…», si bloccò, indecisa.
Stuart rimase in attesa, silenzioso.
«Stuart», riprese poi, con la voce sottile. «Che cos’hai? Perché stai male?»
Lui fece un cenno noncurante con la mano. «Che vuoi che ne sappia? Nemmeno la signorina Hartland, che è una guaritrice, capisce che cosa sia, figurati io!»
Emily non gli credeva, ma non insisté. «Stuart, tu… non vuoi parlarmi di qualcosa?»
Lui spalancò gli occhi, colto di sorpresa. «Di che cosa dovrei parlarti?»
Emily, tesa, dovette impiegare tutto il suo coraggio per rispondere. «Be’, di… insomma, tu stai nascondendo qualcosa, vero?»
Stuart si accigliò all’improvviso e la scrutò all’erta. «Che cosa vuoi dire?»
Emily avrebbe voluto scappare dai suoi occhi penetranti, ma lui era suo amico, e lei doveva aiutarlo, così rimase inchiodata lì. «In-intendo dire che c’è qualcosa che ti preoccupa, e se magari vuoi parlarne con me, forse posso aiutarti…»
«Tu non puoi aiutarmi», dichiarò lui bruscamente.
Emily, sorpresa, perse per qualche istante l’uso della parola. Si aspettava che negasse, che le dicesse di farsi gli affari suoi, aveva sperato che le rivelasse tutto, ma quell’affermazione, detta con quel tono così amareggiato l’aveva lasciata di stucco.
«Ma magari posso… non so, posso darti un consiglio, posso starti vicino. Magari posso aiutarti anche se non ti sembra possibile!», tentò. «Se solo tu me ne parlassi…»
«Tu non puoi aiutarmi», sibilò lui irritato, scandendo le parole.
Emily, impaurita dalla sua reazione, cercò di farlo ragionare. «Ma come puoi esserne sicuro? E se…»
«HO DETTO CHE NON PUOI!», gridò lui raddrizzandosi. Era pallido come sempre, ma aveva le guance arrossate dalla rabbia. «NESSUNO PUÒ FARLO!»
Emily ammutolì. Non avrebbe mai potuto credere che il pacato, distratto Stuart potesse gridare in quel modo contro di lei.
«Scusa, volevo solo…»
«AIUTARMI! HO CAPITO! MA NESSUNO PUÒ AIUTARMI!», ribatté lui furioso. «E NESSUNO DEVE PROVARE A FARLO! È CHIARO?!»
Emily indietreggiò. «Sì, scusa. Mi dispiace tanto», balbettò, con le lacrime agli occhi. «Non dirò più niente… Stuart, io…»
«Vattene!», sibilò lui, senza più guardarla.
«Co-cosa?»
«VATTENE!», gridò.
Emily prese la borsa e gli lanciò un’ultima occhiata ferita, ma lui teneva gli occhi dritti davanti a sé. Soffocando un singhiozzò, Emily corse fuori dall’infermeria. E continuò a correre, lungo il corridoio, su per le scale, senza sapere bene dove stava andando.
Si scontrò con qualcuno un paio di volte, ma non riuscì a riconoscerlo oltre il velo di lacrime che strabordava dagli occhi, e, alla fine, quasi inconsapevolmente, raggiunse la biblioteca e, ringraziando il cielo che non ci fosse nessuno, si rifugiò nel suo angolo nascosto e incrociando le braccia sul tavolo vi affondò il volto, cercando di soffocare il pianto che la scuoteva.
Dopo un po', quando si fu calmata, udì dei passi e alzò il viso di colpo. Poteva essere...?
Un Serpeverde del secondo anno spuntò da dietro gli scaffali, le lanciò un'occhiata con la coda dell'occhio e proseguì, sparendo dalla vista di Emily. Lei chinò di nuovo il capo appoggiandolo sulle braccia: per un fuggevole istante aveva creduto fosse Jamie. No, non creduto: aveva voluto che fosse lui.
Emily, che ti prende? È molto meglio che Jamie non ti trovi a frignare di nuovo: non ti consolerà di certo, anzi, non vorrà avere più a che fare con te.
Chissà perché, quel pensiero la depresse ancora di più e il pianto le risalì ancora agli occhi.
Quando tornò in Sala Comune, un’ora dopo, aveva un’espressione così stravolta che persino Drilla non riuscì a trovare una parola per confortarla. Le rimase accanto per tutta la serata, e si offrì di portarle da mangiare per non farla scendere in quello stato in Sala Grande.
Emily rifiutò, anche se le era grata per quell’offerta, e si sedette coraggiosamente al tavolo di Corvonero con lo sguardo basso.
«Emily?», la chiamò qualcuno mentre piluccava assente il dolce, alla fine della cena.
Emily alzò lo sguardo. Al era lì, in piedi accanto a lei, e la guardava tristemente. «Non ha funzionato, vero?»
Emily scosse il capo, e lui si sedette nel posto vuoto accanto cercando di consolarla.
«Coraggio, non può essere stato così terribile.»
«Mi ha gridato di andarmene», raccontò con voce atona Emily cercando di restare impassibile. «Credo che non voglia più parlarmi.»
Al le mise una mano sulla spalla. «Mi dispiace, avrei dovuto parlarci io.»
Emily scosse la testa. «Non avrebbe fatto differenza.»
Al si accigliò. «Domani andrò a trovarlo e lo farò ragionare, te lo prometto.»
Emily non si sentì molto consolata da quella promessa: dopo la reazione di Stuart, aveva la sensazione che nemmeno Al con tutto il suo buon senso sarebbe riuscito a far tornare le cose al loro posto. E aveva ragione.

La mattina seguente Al arrivò a lezione di Pozioni con un volto che non aveva bisogno di parole per esprimere l’accaduto.
«Sono andato in infermeria.»
Emily annuì, ma non gli chiese niente. Poteva immaginare cos’era successo.
Al sembrava scoraggiato. «Non ha voluto parlarmi. Ho cercato di fargli delle domande e di convincerlo, ma lui non mi ha nemmeno guardato. Sembrava che avesse la testa da un’altra parte. Solo quando mi sono arrabbiato e gli ho detto di smetterla mi ha gridato di andarmene.»
Emily si sedette al suo stesso banco per continuare a parlare durante la lezione, con Drilla dall’altra parte che sbuffava. «Secondo me il modo migliore di farlo rinsavire sarebbe una bella lavata di capo. Se volete me ne occupo io.»
Emily e Al la guardarono male.
«Il fatto è che Stuart nasconde davvero qualcosa. Lo ha ammesso», mormorò Emily.
Al le lanciò un’occhiata strana, come impietosita. «Mi dispiace per tutto questo, Emily.»
Emily sorrise tristemente. «Non preoccuparti. In fondo siamo nella stessa situazione, no?»
Al sembrò preso alla sprovvista. «Sì, certo, ma io non…», arrossì e non terminò al frase.
Emily, perplessa, gli rivolse un’occhiata interrogativa.
Al, rosso, sospirò e proseguì. «Ma sì, me lo ha detto Jamie. Intendo dire che io sono solo suo amico mentre tu…»
«Potter! Hale! Avete intenzione di passare tutta la mia lezione chiacchierando?», lo interruppe la squillante voce della professoressa Bones.
Emily e Al si nascosero imbarazzati dietro i loro calderoni mentre metà della classe si girava a guardarli e si affrettarono a cominciare la pozione che l'insegnante aveva assegnato quel giorno.
Alla fine della lezione, grazie all’aiuto di Emily, Al consegnò fiero la sua boccetta di Distillato di Tremore, e uscì dalla classe insieme all’amica e a Drilla.
«Che stavi dicendo prima?», gli chiese Emily mentre si avviavano per il corridoio.
«Prima quando?», fece Al, smemorato.
«Quando le professoressa ci ha interrotti.»
«Ah, già!», Al arrossì di nuovo. «Be’, insomma, lo sanno tutti che tu e Stuart stavate insieme», spiegò alla fine riluttante.
Un tonfo fragoroso segnò la caduta della borsa zeppa di libri di Emily. «Cosa?!»
Drilla, lì vicino, prese un'aria risaputa. «Te l’ho detto, Emily, che le voci giravano!»
«Ma non è vero!», dichiarò imbarazzatissima Emily, mentre raccoglieva i libri. «Chi te lo ha detto?»
Al sembrava sorpreso. «Dici sul serio? Ma se eravate sempre insieme…»
«Solo perché ero preoccupata per lui!», ribatté Emily molto rossa.
Al era sbalordito. «Vuoi dire che tu e Stuart non siete mai stati insieme?»
«No!», sbottò Emily.
«E che non ti piace?»
Emily aprì la bocca per rispondere, ma quella giornata era decisamente destino che nessuno di loro riuscisse a terminare un discorso.
«Al!»
Si voltarono tutti e tre. David, dall’altra parte del corridoio, chiamava Al con un braccio alzato. «Tuo fratello ti sta cercando. Ehi, guarda chi c’è, la ragazzina muschiata e la Cornacchia!» Sogghignò.
Drilla gonfiò le guance. «Prova a dirlo un’altra volta e giuro che io…»
«Drilla!», la ammonì Emily, prendendola per un gomito. Dovette trascinarla con tutte le forze in suo possesso lontano da lì, altrimenti avrebbe attaccato David in men che non si dica.
«Ci vediamo dopo», disse ad Al in fretta.
Lui annuì. «Okay.»
Per tutta l’ora successiva Emily dovette subire le arringhe di Drilla contro David e la sua convinzione che quel ragazzo non sarebbe certo spirato di morte naturale. Fu un sollievo quando scesero all’ora di pranzo nella Sala Grande e Drilla fu finalmente distratta dalla presenza di Tristan Vidal. Quest’ultimo, non appena le vide entrare, fece un cenno a Drilla, invitandola a sedersi vicino a lui.
Drilla era fuori di sé dalla gioia. «Ti dispiace, Emily?»
Emily scosse il capo. «No, affatto», rispose rassegnata, e andò a sedersi come al solito nei posti vuoti all’angolo più nascosto della tavola.
Mangiò in silenzio, pensando a cosa avrebbe potuto fare per risolvere la situazione di Stuart, quando sentì qualcuno bussarle sulla testa.
Infastidita, si girò massaggiandosela e vide Jamie che la osservava divertito. «Ehi, come va?»
Emily si sforzò di sorridergli. «Bene», mentì, mentre lui si stravaccava rilassato nel posto accanto al suo.
«Dalla tua faccia non si direbbe», ghignò Jamie stiracchiandosi.
Emily scrollò le spalle desolata e non rispose.
Jamie corrugò le sopracciglia. «Sei proprio giù, eh?» Fece una pausa, come se stesse pensando a qualcosa. «Senti», disse poi in tono pratico, «domani sera ho intenzione di fare un giro per la Foresta con i miei amici. Hai voglia di venire? Ti distrarresti un po'.»
Emily spalancò gli occhi. «Nella Foresta? Nella Foresta Proibita, intendi? Ma è…»
«Proibito», concluse lui con un sorriso complice. «Ma altrimenti non sarebbe divertente, no? Perché non fai venire anche la tua amica, com’è che si chiama? Mandrilla?»
«Drilla», lo corresse con una smorfia Emily. «Ma non si dovrebbe fare, è pericoloso…»
«Il pericolo è il sale della vita», filosofeggiò Jamie saggio. «Dai, vieni, non ci saranno piovre giganti, te l’assicuro.»
Emily si morse il labbro. «Non lo so, Jamie…» Era ancora preoccupata per Stuart, andare a cercare guai nella foresta le sembrava un tradimento nei suoi confronti.
«Ti prego», implorò Jamie con un’espressione così supplichevole che Emily non riuscì a non ridere. E quello decise la questione.

   
 
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: Mue