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Autore: Darkness_Angel    14/05/2015    4 recensioni
Attenzione! Sequel di "Una Generazione Mortale".
Sono passati cinque anni dalla tragedia che ha scosso la famiglia Jackson.
Il mondo ha continuato il suo corso anche se adesso è in caduta libera e sembra che il fato non voglia dare tregua a questa famiglia e ai semidei.
Una nuova minaccia si è imposta sul mondo minando la libertà e la sicurezza di tutti coloro che non sono mortali, e le cose sembrano non poter cambiare se non in peggio.
Ma la speranza è l'ultima a morire.
Vecchi nemici, nuovi alleati, ritorni e scomparse per cercare di riportare il mondo in equilibrio e vincere una guerra che sembra persa in partenza, senza dimenticarsi la cosa più importante:
Sopravvivere.
Genere: Azione, Drammatico, Guerra | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Annabeth Chase, Percy Jackson, Quasi tutti
Note: Cross-over | Avvertimenti: Spoiler!, Violenza
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Generazioni '
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Salve a tutti :)
Ecco il XXIV° capitolo :3
Questo capitolo è più corto rispetto agli altri, perché doveva avere insieme un pov Aibi ma se lo avessi fatto sarebbe stato sacrificato e se lo avessi fatto come ho in mente il capitolo sarebbe venuto veramente troppo lungo :D
Quindi, ultimo capitolo a Pov Fahime, non che penultimo capitolo della Ff :)
Buona Lettura.

XXIV


 
La caduta durò meno, e l’arrivo fu più semplice di quello che Fahime si aspettava.
Il portale si era aperto proprio di fronte alla sala del Giudizio ma, quando la maga toccò terra, sentì le gambe cederle e il fiato mancarle, poi tutto ritornò come prima e seppe che era morta.
Non ha fatto male…  si disse portandosi una mano sul cuore ormai inerte nel suo petto.
- Certo che non ti ha fatto male, Piccola Fahime, morire così non è doloroso -.
La maga alzò lo sguardo e di fronte a lei vi era Seth, in tutta la sua magnificenza divina.
- Cosa ne sai tu della morte? – gli chiese Fahime scettica – Sei un dio… sei immortale – gli ricordò.
- Dettagli piccola Fahime, dettagli – gli rispose con un cenno non curante della mano.
- Ora pensa a portare il nostro principe-mummia ad Osiride prima che i nastri smettano di funzionare – le ricordò dando un leggero colpo con un dito al fascio di nastri rosa che fluttuava vicino alla maga.
- Vieni con me? – gli chiese la ragazza stringendo i nastri nella mano visto che ormai le avevano lasciato andare il polso.
Seth scoppiò a ridere – Mi hai preso per un baby sitter? – le chiese deridendola – e comunque non credo che Osiride, Anubi o quei due greci sarebbero contenti di vedermi – le spiegò.
- Due Greci? – chiese Fahime confusa.
Seth le sorrise ferino – Ci si vede in giro Fahime – le disse dandole le spalle e salutandola con una mano prima di trasformarsi in uno sciacallo e sparire nei meandri della Duat.
 
Fahime non aspettò altro tempo, strinse la presa sui nastri e attraversò il pre-ingresso del tempio formato dal colonnato nero e si apprestò ad entrare nel tribunale del giudizio.
Da quando le cose si erano un po’ risistemate tra gli dei, Anubi e Osiride avevano deciso di dare un nuovo tocco al tempio del tribunale del giudizio aggiungendo una porta e per non lasciare, così, la stanza con la bilancia e Ammit senza una protezione.
La maga bussò leggermente e poi spinse la porta, anch’essa di pietra nera, e davanti a lei si rivelò il tribunale del giudizio; non era per niente cambiato dall’ultima volta che vi era andata.
La stanza era illuminata da numerosi bracieri accesi, in un canto vi era la bilancia sulla quale sarebbero dovuti essere confrontati il cuore del defunto con la piuma della verità; sotto di essa Ammit aspettava cercando di prendersi la coda da ippopotamo.
In fondo alla stanza vi era il trono di Osiride; suo nonno le sorrise e Fahime fece altrettanto solo che la sua attenzione fu poi attirata dalle altre persone presenti nella stanza.
Alla destra di suo nonno, in piedi, vi era suo zio, Anubi, con le sembianze di ragazzo con i capelli neri con addosso il classico abbigliamento egizio.
Alla sinistra di suo nonno vi erano due uomini; uno dei quali che non le era del tutto sconosciuto.
Subito al suo fianco, seduto su una sedia d’orata, vi era un uomo con i capelli scuri e la carnagione pallida; aveva addosso una tunica drappeggiata su tutto il corpo nera e grigia, dalle quale ogni tanto apparivano dei volti confusi che sembravano gridare.
Se la memoria non la ingannava quello era Ade, il dio degli Inferi greco; lo aveva incontrato un paio di volte quand’erano ancora al Campo Mezzosangue.
L’altro invece, supponeva fosse un altro dio greco, ( Egizio non lo era di sicuro ) ma al campo non lo aveva mai visto girare.
Era un uomo alto e di colore, con un enorme paio di ali che gli si aprivano sulla schiena, nere e piumate.
- Ben arrivata Fahime – la salutò suo nonno cordialmente.
- Vi ho potato un regalo – disse sorridendo a tutti e quattro gli dei e tirando i nastri in modo che si srotolassero da Setne.
Appena fu libero dalla sua prigione, il mago fece dei passi incerti e inciampò sui nastri che si erano accumulati per terra.
Osiride sorrise al mago con un sorriso molto soddisfatto, alcuni nastri stringevano ancora le caviglie e i polsi di Setne, ricordavano le manette che venivano messe ai condannati a morte quando venivano trasportati attraverso la prigione.
- E’ un piacere rivederti,  Khaemwaset – lo salutò Osiride alzandosi in piedi subito imitato da Ade.
- Osiride e… Ade, ma che piacere rivedervi – disse il mago guardandosi intorno preoccupato e cercando una via di fuga – e che piacere rivedere anche te Anubi… e Thanatos se non sbaglio… - continuò il mago prendendo tempo.
Il dio con le ali neri incrociò le braccia la petto e annuì, non era di molte parole.
- Suppongo che tu sappia perché sei qui – gli disse Ade con un sguardo che fece rabbrividire Fahime.
- Certamente… - rispose il mago incerto.
- Sei qui per essere giudicato da un tribunale degli Inferi molto speciale – continuò Osiride – visto che ti sei vantato, e ci hai dato prova, di saper usare sia la magia Egizia che quella Greca, oltre ad aver attaccato con essa entrambi i popoli, mi è sembrato d’obbligo coinvolgere nel tuo giudizio anche i nostri amici d’oltremare. – spiegò.
Fahime sentiva il cuore scoppiarle di gioia nel vedere il mago palesemente in difficoltà e nel panico.
Non sapeva come rispondere e continuava a guardarsi intorno cercando l’ennesima via d’uscita che lo avrebbe sottratto al giudizio per l’infinitesima volta.
- Mi sembra un ottima idea e poi… è un onore essere al cospetto di quattro dei dell’oltre tomba-morte – continuò il mago servilmente.
- Sai che elogiarci non servirà a nulla, vero? – gli chiese Anubi sorridendo e scuotendo leggermente il capo.
- Ma io sono sincero – si difese il mago.
- Sarebbe la prima volta in tutta la tua vita – commentò caustica Fahime.
Suo zio trattenne una risata e un sorriso affiorò sulle sue labbra.
- Ora, non perdiamo altro tempo, penso che nessuno di noi abbia da perdere tutto il giorno in questa faccenda – commentò Ade sbrigativo.
Osiride annuì – Prima voi o noi? – chiese gentilmente.
- So’ che il vostro rito è un po’ più lungo, e poi è un’anima principalmente tua – gli ricordò il dio degli Inferi greco – quindi, ce la sbrighiamo velocemente noi, e poi è tutto vostro – concluse.
Il dio Egizio annuì e gli fece segno di procedere.
Fahime fece un passo indietro avvicinandosi di più agli dei, non aveva la più pallida idea di quale fosse il rito per giudicare le anime dei morti nell’oltretomba greco e non voleva rischiare di finire in qualche super-inferno solo perché si apriva un buco nel pavimento all’improvviso.
Ade si fece avanti e si mise davanti al mago – Noi non abbiamo strane bilance, piume o animaletti che mangiano il cuore dei giudicati - incominciò.
Ammit si mise a trotterellare sul posto sentendosi chiamato in causa.
- Però posso vedere chiaramente l’anima di chi mi sta di fronte – gli spiegò Ade con un sorriso ferino che sembrava illuminato da una luce fredda e tetra – e posso assicurarti che la tua anima sarebbe degna delle mie mutande – gli disse ridendo.
La veste del dio si mosse da sola e le facce che Fahime aveva visto affiorare poco prima ritornarono chiare e sta volta si sentì anche qualche lamento; quella situazione la fece rabbrividire, il dio aveva dei vestiti fatti di anime dei morti.
- Ma per tua fortuna, se anche Osiride ti riterrà colpevole, c’è una confortevolissima prigione che ti aspetta a metà del mio Tartaro e dei vostri Inferi più profondi – lo rassicurò il dio poggiandogli una mano su una spalla e sorridendogli ferino.
- Per me è colpevole di tutte le accuse – decise infine tornando a sedersi sulla sua sedia.
La maga continuò a guardare il dio;  gli piaceva sul serio e lo divertiva veramente il suo lavoro.
Adesso sarebbe toccato agli Egizi giudicare Setne.
Fahime conosceva a memoria quel rito, lo aveva studiato alla casa della vita e, quando Sarah scopriva qualcosa di nuovo o di poco conosciuto su di esso, ci teneva sempre ad informarla estasiata.
Anubi si avvicinò a Setne e gli sorrise, poi gli poggiò una mano all’altezza del petto e, qualche secondo dopo, il cuore del mago era nelle mani del dio; Ammit iniziò a scodinzolare con la sua piccola coda da ippopotamo, pronto alla pappa.
La maga non aveva mai visto un cuore pronto al giudizio, ma non si sarebbe aspettata che fosse così normale.
Aveva la forma di uno di quei cuori che si vedono nei libri di scuola, solo molto meno sanguinolento, batteva ancora ma non vi era sangue che usciva fuori dai vasi recisi; in poche parole non le faceva schifo.
Anubi lo soppesò sulla mano e si accigliò per poi guardare Osiride con uno sguardo che diceva:
Ma davvero dobbiamo pesarlo?
Se fosse stato per Fahime avrebbe preso il cuore e lo avrebbe gettato ad Ammit senza farsi troppi problemi, tanto le anime venivano dannate in eterno ma non sentivano dolore; purtroppo però, una caratteristica degli dei Egizi, non che quella che aveva lasciato sfuggire Setne alla giustizia per tutti quegli anni, era che dovevamo seguire alla lettera tutti i riti e le usanze.
 Anubi si avvicinò alla bilancia e posò su di un piatto il cuore del mago, poi fece un leggero cenno con la mano e su di essa apparve la piuma della verità.
Nella stanza calò il silenzio quando Anubi poggiò la piuma sull’altro piatto della bilancia; come tutti si aspettavano questa non si mosse, la piuma rimase in alto e il cuore in basso, troppo pesante.
- Molto bene – disse Osiride nascondendo malamente il suo entusiasmo e la gioia che stava per provare.
Setne deglutì vistosamente – E quindi ora… darete il mio cuore in pasto al vostro cucciolino? – chiese indicando Ammit che si era messo a girare intorno ad Osiride tutto contento.
- Esatto, dopo di che verrai portato nella cella speciale che è stata costruita soltanto per te, quella a cui accennava prima Ade – gli spiegò il dio egizio stringendo nella mano il cuore che Anubi gli aveva consegnato.
Osiride si girò verso Ammit e gli fece vedere il cuore, il divoratore iniziò a scodinzolare e ad alzarsi sulle zampe posteriori tutto eccitato.
- Aspetta Osiride, non possiamo fare un patto? – gli chiese Setne disperato spostando lo sguardo da Ammit al dio – vi spiegherò il libro di Thot, farò qualsiasi infimo lavoro che nessuno vuole fare, sarò… -
- Setne, per favore, smettila – gli disse Anubi – se ti arrendi adesso puoi ancora preservare un po’ di quella poca dignità che ti rimane – gli consigliò.
Il mago si zittì all’istante e Fahime vide che, finalmente, aveva accettato il fatto che era arrivata la fine.
- Ecco a te – Osiride lanciò il cuore ad Ammit che lo afferrò al volo e iniziò a mangiarlo.
In due morsi lo aveva già finito, così trotterellò sino alla sua cuccia sotto la bilancia e si assopì per digerire il pasto.
Senza nessun ordine, Thanatos si mosse e si avvicinò a Setne, in confronto al dio, alto e muscoloso, il mago sembrava un bambino; la morte fece un gesto con la mano e i nastri rosa divennero pesanti catene nere che il dio prese nelle mani.
- Andiamo? – chiese rivolto ad Anubi.
Il dio annuì – Torniamo subito -.
Al posto della porta della stanza si aprì un portale che dava su un luogo da cui proveniva un calore immane e un odore quasi insopportabile di zolfo.
Fahime era troppo contenta di non essere nei panni di Setne, anche se l’avessero punita per i suoi vari volta faccia, la sua punizione non sarebbe mai stata paragonabile a quella toccata in sorte al mago.
Prima Anubi, e poi Thanatos che si trascinava un affranto Setne, entrarono nel portale che si chiuse dietro di loro.
E quella fu l’ultima volta che Fahime vide il mago che le era costato la vita.
 
Non passò molto che i due dei tornassero, Fahime avrebbe voluto correre da suo nonno e sentire un abbraccio famigliare dopo tutto quello che era successo, sempre che fosse ancora sensibile alle sensazioni esterne, ma non si azzardò vista la presenza di Ade.
Rimasero un paio di minuti in silenzio e poi, Ade ed Osiride, iniziarono a parlare tra di loro fitto e sottovoce, era chiaro che Fahime non avrebbe dovuto sentire.
La maga restò al suo posto, fissandosi le scarpe e le mani senza fare alcun rumore e gettando, ogni tanto, uno sguardo ad Ammit che sonnecchiava tranquillo sotto la bilancia; a Ruby era sempre piaciuto tanto come animaletto.
Senza nessun preavviso il portale si riaprì e ne uscirono fuori i due dei della morte con un sorriso appena accennato sui volti; erano a mani vuote, ciò voleva dire che Setne adesso si trovava nella sua prigione eterna.
- Fatto? – chiesero all’unisono Ade e Osiride.
Thanatos e Anubi annuirono – Da lì non potrà più uscire – lo rassicurò il dio egizio.
I due dei si guardarono e si sorrisero per poi stringersi la mano – E’ stato un piacere lavorare con te – disse Osiride al dio greco.
- Lo stesso vale per me, anche se spero che non debba più succedere in circostanze del genere – gli rispose Ade – Ora è meglio che andiamo, non possiamo lasciare gli Inferi sguarniti troppo a lungo, non vorrei che mia moglie e sua madre combinassero qualche disastro – spiegò con un sospiro.
I due dei Greci si avvicinarono e, in un movimento d’aria come Fahime aveva visto fare ad Aibileen, scomparvero nelle ombre.
La maga aspettò solo qualche secondo, per essere certa che se ne fossero andati veramente, e poi corse tra le braccia del nonno che l’abbracciò forte.
- Va tutto bene – le disse accarezzandole i capelli.
Fahime iniziò a piangere silenziosamente, ormai era finita, lei si era sacrificata e non poteva tornare più indietro, avrebbe rivisto la sua famiglia poche volte e si sarebbe riunita a loro solo quando fosse arrivato anche il loro momento di morire; di tutta quella storia, la cosa che le pesava di più, era che non avrebbe potuto stringere un’amicizia più forte con Aibileen e che non avrebbe potuto rivedere mai più Lucas…
Dopo qualche minuto si sciolse dall’abbraccio e si asciugò le lacrime e sorrise, mentre suo nonno le continuava a tenere un braccio su una spalla.
Suo zio le si avvicinò e le sorrise – Lo sai che hai fatto una gran stupidata? – le chiese scherzando ma riuscendo a farla ridere.
- Lo so’ – gli rispose sorridendo.
Da un corridoio dietro di loro si sentirono dei passi, Fahime credeva che se fosse stata ancora in vita non li avrebbe mai uditi, e poco dopo apparve una donna con i capelli biondi e gli occhi azzurri, la sua figura circondata da una leggera luminescenza; era la copia identica di sua zia.
- Ciao nonna – la salutò la ragazzina lasciando la stretta del nonno e andando ad abbracciarla.
La donna la strinse e le diede un bacio sulla fronte per poi scostarla leggermente e sorriderle con gli occhi azzurri.
- Come ti senti? – le chiese.
Fahime capì che sua nonna sapeva già tutto, che non avrebbe dovuto spiegarle che era morta e per quale ragione.
- Bene – le rispose sincera – non pensavo potessi sentirmi così… viva - ammise.
- Adesso cosa pensi di fare? – le chiese la nonna mentre tornavano verso gli altri.
La maga non ci aveva pensato; cosa voleva fare? Davvero aveva una scelta?
Aveva sempre pensato che sarebbe morta, sarebbe stata giudicata e poi sarebbe finita lì, non avrebbe mai creduto di poter avere una scelta.
Suo zio la guardò e le sorrise – Pensavamo… forse si potrebbe chiudere un occhio per oggi – le spiegò – accidentalmente potresti trovare un passaggio che ti riporti indietro… -
Fahime guardò con gli occhi sgranati suo zio e suo nonno, le stavano offrendo di tornare in vita, di andare contro le regole e di tornare nel mondo dei vivi; d’ingannare la morte, proprio come aveva fatto per tutti quegli anni Setne.
Sarebbe potuta tornare, vivere gli anni che le spettavano serena con tutta la sua famiglia, in un mondo di pace e con i suoi nuovi amici semidei.
Avrebbe potuto rivedere sua madre, abbracciarla e dirle, stringendola, quanto bene le voleva; avrebbero potuto riprendere il tempo perduto.
Avrebbe visto Eric crescere, diventare un mago potente e ( magari) vederlo scegliere il sentiero di uno degli Dei, dei loro genitori.
Era un occasione unica, una seconda chance, che le veniva offerta su un piatto d’argento; sarebbe tornata in vita e nessuno le avrebbe chiesto qualcosa di altrettanto importante come pegno.
Ma qualcosa la bloccò dall’accettare.
Le tornò in mente Aibileen, di quello che stava passando, un anima di un morto non era fatta per tonare a vivere sulla terra, quello non era più il suo posto e immancabilmente sarebbe stata richiamata dall’oltre tomba alla prima occasione.
La terra era un posto per i vivi, non per i morti.
La maga sorrise e guardando suo zio e suo nonno in viso – No, voglio rimanere qui, giudicatemi e poi mandate la mia anima dove le spetta – gli rispose sicura di se.
Anubi si accigliò ma poi le sorrise – D’accordo, se è questo che vuoi – le disse facendole segno di avvicinarsi.
Fahime fece un respiro profondo e si mise davanti allo zio, che le sorrise e le poggiò una mano sul petto – Non fa male – le sussurrò.
La ragazza si accorse che il suo cuore era finito nella mano di Anubi, soltanto quando ve lo vide sopra, immobile, ma che trasmetteva per certi versi un senso di vitalità.
Il dio poggiò il cuore su un piatto della bilancia che, com’era logico pensare, si inclinò verso di esso.
Ammit si svegliò dal suo pisolino post-pranzo e si mise a gironzolare intorno alle caviglie di Fahime, al contrario di prima non sembrava troppo contento di essere di nuovo richiamato al lavoro; la maga non sapeva se fosse perché era ancora pieno o perché lei gli stesse particolarmente simpatica.
Anubi fece un gesto con la mano e su di essa riapparve la piuma della verità che andò a poggiare sull’altro piatto della bilancia.
La ragazza si aspettava che il suo cuore pesasse per forza di più, ne aveva combinate troppe in vita per avere il cuore ancora così leggero da battere la piuma; ma, contro ogni sua aspettativa, la piuma scese fino a toccare il piano e l’altro piatto salì.
- Ma non è possibile – disse d’impulso lamentandosi – ho fatto distruggere il primo nomo e ho fatto la doppiogiochista, com’è possibile che risulti buona? – chiese sorpresa.
- Le cose che hai fatto non le hai fatte con cattiveria o per ferire qualcuno, le hai fatte a fin di bene – le ricordò suo nonno poggiandole una mano su una spalla.
- Quindi… sono perdonata? – gli chiese dubbiosa, non era facile che succedesse.
Suo nonno annuì – Esatto -.
In quel momento Fahime avrebbe voluto che sua cugina fosse lì, per tenerle una velocissima lezione dal tema “Cosa succede ad un’anima buona nell’oltretomba egizio”.
- E… quindi? Adesso cosa mi succede? – chiese dubbiosa.
- Cosa ne dici di rimanere qui insieme a me e il nonno? – chiese sua nonna Ruby proponendo l’idea prima che suo marito o Anubi potessero partire con la spiegazione lunga e noiosa sull’oltretomba.
Alla maga l’idea piacque all’istante – Posso? – chiese guardando suo nonno.
- Non vedo perché no – le rispose sorridendole.
Probabilmente, se Fahime avesse ancora avuto il cuore nel petto, questo avrebbe fatto un immensa capriola di gioia.
Alla fine non avrebbe lasciato completamente la sua famiglia, sarebbe rimasta con i suoi nonni e avrebbe potuto vedere spesso suo zio nonché avere notizie dalla superficie; quello era ancora meglio di quanto avrebbe potuto immaginare nelle sue più rosee aspettative.
- Allora è deciso, rimani qui – concluse suo zio riponendo la piuma mentre Ammit tornava a dormirsene tutto contento di non aver dovuto mangiare il cuore della maga.
- Si – Fahime esitò un secondo – potresti avvertire gli altri che sto bene? – gli chiese – però… cerca anche di dissuaderli a venire subito a trovarmi, ci sono cose più importanti ora a cui pensare – gli ricordò.
Il dio le sorrise – Non ti preoccupare – la rassicurò.
Fahime si sentì mettere una mano su entrambe le spalle, da una parte vi era sua nonna e dall’altra suo nonno che le sorridevano sereni; forse, essere morta, alla fine, non sarebbe stato così male.
 
Ed eccolo qui, scusate se ci fossero errori di ortografia o grammatica ma le ore a cui mi sono ritrovata a scrivere erano invereconde e, nonostante abbia ricontrollato, qualcosa potrebbe essermi sfuggita :D
Cosa ne pensate?
Questo è il penultimo capitolo, poi ve ne sarà uno a Pov Aibileen ed infine un Epilogo :3
Insomma, manca davvero poco ormai... :)
Come sempre ringrazio chi legge, chi segue, chi ha messo la storia tra le preferite e chi recensisce; mi fa sempre piacere ricevere le vostre recensioni a cui risponderò prestissimo :)
Spero di poter pubblicare in orario, direi che per ora è tutto,
un abbraccio,
Darkness_Angel
  
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