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Autore: GillianIsBack    15/05/2015    0 recensioni
Dodici anni dopo la fine della guerra contro Voldemort ci sono dei segreti che stanno per riaffiorare all'interno delle antiche mura della prestigiosa scuola di Hogwarts..
Genere: Sentimentale, Sportivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash, FemSlash | Personaggi: Hermione Granger, Kingsley Shacklebolt, Minerva McGranitt, Poppy Chips, Rose Weasley
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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La domenica mattina erano in tabellone le due semifinali e per il primo pomeriggio la grande finale, però qualcosa aveva già turbato il buongiorno di Minerva che era a letto con una copia del Daily Prophet tra le mani ed un’espressione sempre più contrariata in volto.
In prima pagina c’era una bellissima immagine sua e di Rose che le ritraeva mentre, in centro al campo da Quidditch, la piccola, appena salvata da una rovinosa caduta, le dava un bacio sulla guancia. Fino a lì nulla poteva essere detto, ma il giornalista che aveva scritto quel titolo e quell’articolo si meritava almeno una delle tre maledizioni proibite, se non tutte e tre nel più ‘escrusciante’ degli ordini.

Hermione ricevette da uno degli elfi in servizio a Hogwarts la sua copia del Daily Prophet e, come ogni mattina, si mise seduta sull’ottomana nel suo studio per leggerlo in pace sorseggiando un tè. Purtroppo non vi fu pace quando lesse il grande titolo che campeggiava in prima pagina: ‘La figlia segreta di Lady McGonagall?’ e nel sottotitolo: ‘Le sconvolgenti somiglianze tra la preside di Hogwarts e l’impavida cercatrice dei Gryffindor’. L’articolo proseguiva con una serie di argomentazioni in sostegno alla tesi e man mano che Hermione si inoltrava nella lettura sentiva il panico salirle fino in gola, arrivò al punto in cui non ce la fece più e corse in bagno per far procedere oltre l’ondata di bile.

Ovviamente il Daily Prophet veniva consegnato anche nelle zone comuni delle case per tenere aggiornati con gli eventi esterni i ragazzi, ci volle quindi meno di un nulla che anche Rose e Hugo si ritrovarono davanti a quello strano titolo. I due però, a differenza della propria madre e della preside, non ci fecero molto caso ed iniziarono a riderci sopra sonoramente. Gli altri ragazzini iniziarono a chiamare la piccola Rose ‘la piccola McGonagall’ e lei dal canto suo, per non dar adito a troppi sfottò, iniziò a parlare con marcato accento scozzese calandosi nel ruolo con sommo divertimento di tutti.

Erano ancora le otto del mattino e l’arrivo delle delegazioni e dei vari ospiti era previsto per le ore nove, lasciando ai residenti di Hogwarts la possibilità di celebrare il rito della colazione come ogni mattina prima di ricominciare l’intensa scaletta dell’ultimo giorno del torneo che si era aperto, come avevano commentato Hagrid e Argus, ‘con il botto’.
Tutti gli studenti si trovavano nella sala grande e mancava solo la preside al tavolo dei professori per fare apparire le pietanze e dare quindi il via formale alla colazione.
C’era un gran brusio sia tra i tavoli degli alunni sia nel tavolo dei professori, nessuno quella mattina aveva visto o sentito la McGonagall ma tutti immaginavano che non sarebbe assolutamente stata di buon umore.
Hermione guardò incuriosita la figlia, stava parlando con gli amici e si stava atteggiando con fare strano, tutti intorno a lei ridevano e nessuno sembrava prenderla minimamente in giro. Ovviamente dai tavoli delle altre case qualche occhiata furtiva veniva lanciata di quando in quando nella sua direzione ma lei se ne stava altamente fregando. Hermione sorrise, la sua piccola era veramente speciale.
La sua attenzione, ma non solo la sua poiché nella realtà tutti si girarono ad osservare la grande porta di ingresso che si stava aprendo. La soglia fu varcata dalla preside McGonagall vestita di tutto punto con un tipico vestito da strega tessuto con i colori del tartan della sua famiglia, colori che spesso amava indossare. Una grande spilla con impresso lo stemma della sua casata teneva fermo uno scialle verde che le cadeva lungo sulla schiena. Il cappello, più calcato del solito era anche più arricciato del solito, molto probabilmente l’aveva scelto per intonarlo al suo umore che si poteva notare, anche ad una prima osservazione, essere di gradazione cromatica addirittura oltre il nero.
Gli occhi verdi erano freddi e mentre camminava lungo la navata non rivolse parole né sguardi in nessuna direzione, si avvicinò al tavolo dei professori e, prima di prendere posto o di fare qualsiasi altra azione si girò verso gli studenti e disse: -Ragazzi buon giorno e buon appetito.- Alzò le mani e fece apparire le vivande sui tavoli.
Senza perdere altro tempo si voltò nuovamente verso il tavolo dei professori e senza andarvi dietro proseguì sul davanti fino ad arrivare in fronte a Poppy e Hermione: -Signore, ho bisogno urgente della vostra presenza, vi attendo nel mio studio in cinque minuti.
Così detto si girò e se ne andò ripercorrendo la strada che aveva appena calcato arrivando, in una nuvola svolazzante di stoffa.
Poppy e Hermione si guardarono negli occhi perplesse ma se ne videro bene di attendere oltre e si alzarono anche loro per defilarsi dalla porta laterale.

Minerva era seduta dietro la sua ampia scrivania, i gomiti poggiati sul piano ed il viso immerso nei palmi: era sull’orlo di una crisi di nervi che non si poteva permettere. Dall’altro lato sedeva il Ministro della Magia Kingsley che, nonostante egli stesso fosse molto stranito dal peculiare titolo del Daily Prophet, aveva ricevuto il compito dal suo consiglio direttivo di indagare oltre al fine di definire se quanto riportato dall’ardito giornalista fosse vero o una pura astrazione.
Minerva e Kingsley avevano già parlato ed ora attendevano l’arrivo della strega medica Poppy Pomfrey e dell’altra parte in causa, la madre della piccola Rose, la professoressa Hermione Weasley.
Dalla porta provenne il distinto bussare e Minerva, sollevato il volto, disse: -Avanti.
Entrarono nella stanza le due professoresse e si accomodarono sulle sedie rimaste libere e non occupate. Entrambe furono stupite nel constatare che il Ministro era già in compagnia della preside nonostante l’ora presta. Furono ancora più stupite quando videro i due scambiarsi delle occhiate come per darsi la precedenza nel parlare, alla fine il Ministro chiese alla preside di spiegare la situazione in prima persona.
Minerva prese un profondo respiro e si sedette in modo più composto e consono ed iniziò: -Purtroppo tutti stamane abbiamo avuto come risveglio il pessimo articolo che è stato scritto e pubblicato sul Daily Prophet e questo, come potete immaginare, mi mette in una situazione delicata.- fece una pausa e poi continuò –Dal ministero vogliono le prove che Rose non sia o- respirò un’altra volta ma questa volta più profondamente –sia veramente mia figlia. Vogliono inoltre le prove che- respirò ancora ed ancora per riuscire a procedere con un minimo di compostezza –nel caso fosse veramente mia figlia non sia stata concepita nel corso dell’ultimo anno di scuola della professoressa Weasley. In quel tal caso.. be’ in quel tal caso sarebbero guai seri ma, come ho già detto al caro Kingsley non è proprio un’eventualità possibile.
Hermione lasciò che la notizia le scivolasse addosso come una doccia fredda e poi annuì, non poteva fare molto altro in quel preciso momento.
Minerva visto il cenno continuò: -Poppy mi serve che prepari la pergamena e la pozione per verificare quanto richiesto dal ministero, quanto ti ci vorrà?
Poppy fece un rapido calcolo e rispose: -Dieci minuti Minerva, dieci minuti e sono di ritorno con il kit completo.
-Bene.- intervenne il Ministro –A questo punto non ci manca che far chiamare la piccola Rose.
Minerva annuì e Hermione si alzò in silenzio per completare quell’operazione, un dolore nel cuore la accompagnava e la rassegnazione si era fatta largo nella sua mente. Il momento della verità era arrivato.

Rose era ancora nella grande sala per la colazione e fu stupita nel trovarsi alle spalle la madre con un’espressione definitivamente sconvolta in volto.
-Mamma tutto bene?
-Si piccola, scusa sono venuta a portarti un attimo via dai tuoi amici. Potrai tornare qui dopo ma ora dobbiamo andare a fare una cosa..
Rose si alzò in piedi e guardò Hugo e poi chiese alla madre: -Hugo no?
-No amore Hugo no, devi venire solo tu. Ti spiegherò tutto mentre andiamo.
-Ok- disse con tono insospettito la piccola Weasley.

Quando Hermione e Rose entrarono nello studio della preside McGonagall videro il Ministro e Poppy seduti alla scrivania della direttrice ma di lei nessuna traccia, si voltarono allora e la videro di spalle che osservava il quadro del suo predecessore ed amico Albus Dumbledore che le stava dicendo qualcosa a voce molto bassa, impossibile da intercettare.
Si spostarono dunque verso una sedia e Hermione si sedette prendendo in braccio la figlia ed attendendo che qualcosa in quella stanza dall’aria densa si muovesse.
Dopo minuti interminabili Albus si rialzò e Minerva finalmente si girò e porse i suoi omaggi alla piccola appena arrivata con la madre, scusandosi per non averlo fatto prima. Mentre diceva ciò circumnavigò la sua ampia scrivania e si sedette pronta per cominciare.
-Ministro, lascio a lei l’onore questa volta..
Il Ministro Kingsley la guardò ed annuì: -Ciao piccola Rose, sai chi sono?
-Si, il Ministro della Magia.- rispose più o meno timidamente.
-Certo, sono io. Sai perché siamo qui?
La piccola annuì e rispose diligentemente: -Si, la mamma mi ha spiegato che volete controllare che il mio papà sia veramente il mio papà a causa di quello che ha scritto il giornalista stamattina.
-Bravissima. Sai come funzionerà il test?
La piccola scosse la testa e fu quindi il turno di Poppy intervenire per spiegare le dinamiche di quell’incantesimo.
-Dunque Rose, è tutto molto semplice. Vedi questa pergamena?- la studentessa annuì –E’ una pergamena stregata, su di lei dobbiamo mettere una gocciolina del tuo sangue, una di quello della tua mamma ed una di quello della preside per verificare che non vi siano legami di sangue. Se non ve sono la pergamena rimarrà bianca, se invece ve ne fossero appariranno un po’ di informazioni. Sei pronta ad iniziare?
Rose annuì decisa.
-Benissimo piccola, sei proprio una Gryffindor.- disse Poppy mentre chiedeva la mano di Minerva per bucarle un dito. –Scusa Minerva.- Ma la preside non fece neanche una piega ed osservò una goccia del suo sangue cadere nel centro della pergamena.
-Hermione tocca a te.- ed un’altra goccia cadde sul foglio.
Poppy guardò la piccola Rose e le chiese: -Sei pronta Rose, prometto che non ti farà molto male.
-Faccia pure professoressa Pomfrey.- disse tendendole la mano ma chiudendo gli occhi per non vedere.
Poppy proseguì ed anche l’ultima goccia di sangue cadde sulla pergamena. Nella sala non volava una mosca, tutti erano immobili e tutti osservavano il pezzo di  carta senza avere neanche il coraggio di respirare.
Per qualche lungo ed interminabile instante non accadde nulla ma ad un tratto una luce verde si levò dalla pergamena che iniziò a levitare a mezz’aria, al suo interno si stavano formando delle parole le cui lettere apparivano come scritte in oro. Il tutto durò meno di un minuto e così come era iniziato terminò e l’incartamento cadde nuovamente privo di vita sul pianale della scrivania.
Il Ministro lo prese in mano e lesse ad alta voce: -Rose. Figlia della madre Hermione Granger e del padre/madre Minerva McGonagall.
Il silenzio fu rotto da una sedia caduta, era Minerva che si era alzata in piedi come se il suo sedile fosse in fiamme ed ora dava le spalle al gruppo stando in piedi all’altezza del muro sul retro della sua scrivania.
Il Ministro continuò: -Data di concepimento: cinque agosto del millenovecento novantotto.

Minerva ritrovò la forza di girarsi, anche se gli occhi erano ancora velati dalle lacrime e, prima di dire qualsiasi cosa, guardò per la prima volta negli occhi Rose con la certezza che si trattava veramente di sua figlia. La piccola la stava osservando con curiosità e dopo qualche instante abbozzò un timido sorriso e le alzò il pollice della mano destra. Quel semplice gesto le fece scendere altre due lacrime e decise quindi di riassettarsi, rimettere dritta la propria sedia e sedersi per parlare come adulti.
-Dunque Ministro, ci sono accuse a mio carico?- chiese un po’ per formalità, un po’ per fugare dubbi ed un po’ perché non sapeva veramente che altro dire.
Il Ministro, che era rimasto anch’egli scosso dalla notizia, rispose: -No, la signora Weasley si è diplomata a pieni voti nel giugno del millenovecento novantotto, dopo la battaglia di Hogwarts e per questo nell’agosto di quell’anno non vi era nessun legame alunno professore ad impedirvi di fare ciò che avete fatto.
Hermione si schiarì la voce e chiese: -Ed ora?
Il Ministro scosse la testa e rispose: -Ed ora nulla, il Ministero non muoverà nessuna azione e non divulgherà nessuna notizia. Voi avrete la massima libertà di fare ciò che riterrete più consono, anche di mettere tutto a tacere se questo è ciò che desiderate.
Entrambe annuirono e decisero che era necessario riflettere più approfonditamente sulla questione.
-Preside io ora devo lasciarvi poiché sta per iniziare la prima semi finale ed uno di noi due, deve presenziare. Lei si prenda pure il tempo che le serve prima di raggiungermi.- poi si voltò verso Hermione e Rose e si accomiatò anche con loro: -Professoressa Weasley, piccola Rose.
Quando si voltò verso la strega medica Poppy Pomfrey si accorse che anche lei si era alzata ed era in procinto di salutare tutti, per cui l’attese ed insieme lasciarono la stanza.

Il grande orologio a pendolo suonò nove rintocchi e Rose fece quasi contemporaneamente un grosso sbadiglio. Non riusciva a capire come mai sia sua madre sia Minerva, la sua altra madre pensò ridacchiando, non avevano ancora aperto bocca ma rimanevano in silenzio sedute con lo sguardo fisso nel vuoto. Così non poteva andare, pensò la piccola, stava iniziando ad annoiarsi oltre ogni logica, nonché doveva ancora andare a vestirsi perché la prossima partita era Gryffindor contro i Ballycastle Bats.
Decise quindi di interrompere quel silenzio: -Dunque? 
Minerva tornò sulla terra e la guardò facendole un sorriso per poi farle un cenno con le spalle, come a dire: ‘non saprei’.
Rose si mise a ridere, se il mondo sapesse di chi sono veramente figlia, poi si voltò verso sua madre e le disse: -Mamma svegliati, abbiamo capito che ti sei messa a dormire! Io ti avviso che devo prepararmi perché ho una gara e, prima che tu me lo chieda, no non sono stupita né sconvolta né arrabbiata perché aveva già capito che qualcosa non andava in me ed almeno ora so che cosa è. Voglio dire, almeno ora so perché non sono rossa come tutti gli altri Weasley..
Hermione le passò una mano nei capelli e ricominciò a piangere.
Rose scosse la testa e la riprese: -Mamma basta dai, voi dovete parlare ed io invece devo andare. Anzi, potremmo parlare stasera così adesso andiamo al campo di Quidditch a vedere gli Slytherin sperando che perdano.
Minerva annuì, certo quello non era il momento più opportuno per fare un salto indietro di ben dodici anni.

Finalmente quella lunga domenica era finita, il castello si era svuotato da tutti gli ospiti e, sperando di aver chiarito bene il discorso con il mal capitato giornalista, l’indomani il Daily Prophet avrebbe titolato della vittoria dei Ballycastle Bats, seguiti al secondo posto dai Puddlemere United ed al terzo dagli agguerriti Gryffindor, che avevano vinto la finale aggiudicandosi il bronzo contro gli Slytherin.
Minerva si era spostata nelle sue stanze ed aveva tolto la pesante cappa invernale in lana, si tolse anche il vestito tradizionale che amava indossare per ricordare agli alunni l’importanza del passato anche nel presente e vestì una più morbida vestaglia da sera in seta verde e chiamò Twinky per richiedergli un vassoio di tè per tre persone e dei biscotti alla zenzero, le sue amate salamandre, nonché qualche scones col burro e la composta in parte, nel caso la piccola Rose avesse avuto fame.
L’appuntamento era fissato per le ore otto di sera ed era quasi arrivato il momento di sentire gli ospiti bussare. Minerva si sedette sull’ottomana e mise nuovamente il volto tra le mani, come per nascondersi. Non riusciva a capacitarsene di non essersi resa conto di aver fatto quello che aveva evidentemente fatto dodici anni prima.

-Mamma perché non può venire anche Hugo?
-Rose, perché per il momento non è il caso di divulgare troppo la notizia. Poi quando saremo a casa con il papà per le feste d’inverno ne riparleremo.
Rose sbuffò ma annuì e continuò a camminare un passo dietro alla madre lungo i corridoi quasi deserti. Tutti gli studenti erano già nelle sale comuni delle loro case se non già a letto dopo il week-end impegnativo che si era appena concluso.
Dopo qualche svolta e delle scale arrivarono alla porta degli alloggi privati della preside e Rose trasalì perché non era mai stata in quelle stanze, anzi nella realtà non era mai stata in quell’ala del castello.
Bussarono ed una voce dall’interno le invitò ad accomodarsi.
Minerva era ancora seduta comodamente sull’ottomana e Rose corse subito verso di lei ed occupò il posto vicino alla preside sullo stesso divanetto. Minerva sorrise e le passò una mano nei folti capelli corvini.
Hermione osservò la scena mentre si accomodava su una poltrona di fronte alle due ed un sincero sorriso si fece largo sul suo volto stanco, era stata una giornata molto lunga.
Rose, che si stava mettendo comoda ma non riusciva a trovare una posizione idonea fu placata da Minerva che la permise di togliere le scarpe e tirare su anche i piedi. La piccola ne fu felicissima ma soprattutto sollevata in quanto aveva temuto di dover trascorrere una serata per così dire ingessata nei modi.
Minerva ruppe il silenzio: -Dunque Rose, come va?
-Molto bene, anche se purtroppo non abbiamo vinto.- Minerva si mise a ridere ed apprezzò la leggerezza d’animo della fanciulla.
Hermione osservò lo scambio e poi intervenne: -Preside io- fu zittita da un palmo di mano alzato e Minerva la interruppe ammonendo: -Hermione, per quanto siano passati anni da quando ci davano del ‘tu’ credo che in questa situazione sia preferibile.
Hermione si schiarì la voce, era da tanto che non sentiva il suo nome venir pronunciato con quell’inflessione scozzese tipica di Minerva: -Si, hai ragione Minerva.
-Così va meglio, vero Rose?- la piccola annuì.
-Minerva io volevo scusarmi con te, io avrei dovuto parlartene molto prima di Rose, ma non avevo il coraggio.
Minerva annuì mentre serviva il tè facendo le veci della padrona di casa.
-Però non so, non ne ho avuto il coraggio e fino ad oggi era solo un grande dubbio ed ora siamo qui.. La verità è uscita nel più strano e roboante dei modi.
-Ronald lo sa?
Hermione scosse il capo ad indicare negazione: -Assolutamente no, lui non sa nulla.
-Ma mamma adesso come facciamo con il papà e Hugo?
-Piccola glielo diremo nel corso delle vacanze invernali.
-Bene, anche perché se Minerva è il mio nuovo papà dovrò cambiare cognome.. o quanto meno aggiungerlo altrimenti non sarebbe giusto nei suoi confronti.
Minerva arrossì fino alla radice dei capelli mentre Hermione iniziò a tossire per l’imbarazzo, Rose dal canto suo aveva preso all’assalto le salamandre allo zenzero, ecco un altro tratto che la accomunava alla parte McGonagall del suo patrimonio genetico: quell’amore malato per i biscotti allo zenzero a forma di salamandra.
-Quindi stasera mi raccontate come sono nata?
Minerva rise e rispose: -Si be’ se vuoi, ti raccontiamo un po’ la storia e poi tua mamma ci spiegherà come mai non ci ha fatto incontrare prima.
-Bene, non vedo l’ora!
Hermione e Minerva si scambiarono uno sguardo ed insieme portarono Rose indietro di dodici anni narrandole gli eventi di quel caldo pomeriggio estivo.

La guerra era finita e gli esami di fine anno erano stati finalmente dati e passati con ottimi voti.
Hermione si era già iscritta ad un master in Trasfigurazione, seguendo le orme della sua amata professoressa McGonagall ed era tornata a Hogwarts in quel caldo agosto proprio per comunicarglielo, nonché per vedere lo stato di avanzamento dei lavori di ristrutturazione.
Tante voci si erano susseguite dalla fine della guerra e molte streghe e maghi avevano trascorso periodi a Hogwarts per aiutare la stoica preside nella ricostruzione. Si diceva che Minerva McGonagall non si fosse mai allontana dai locali dell’antica reggia e stesse lavorando notte e giorno per garantirne la riapertura per il nuovo anno scolastico, si vociferava anche che non voleva che l’istruzione delle nuove generazioni ne risentisse più di quanto non ne avesse già risentito a causa della guerra e di tutti gli annessi e connessi.
Già varcando il grande cancello di ingresso si poteva constatare quanto i resti della battaglia fossero sempre e sempre più circoscritti e questo rendeva Hermione molto felice, lei stessa non vedeva l’ora di ritornare a vivere una parvenza di normalità ed essendo parte del Golden Trio la parola normalità in quel preciso momento non rientrava propriamente nel suo vocabolario quotidiano, purtroppo.
Minerva era sul tetto dell’ala est e stava movimentando delle macerie verso una zona di raccolta, con lei altri tre maghi ed altrettante streghe erano al lavoro. 
Le due donne si videro quasi subito  e Minerva, fatta apparire la scopa, si allontanò dal gruppo e volò dritta nella sua direzione.
-Ciao Hermione, come è andata?
Hermione sorrise e, salendo sull’asta della scopa, rispose: -Passata!
Dalla fine della guerra il rapporto professoressa / studentessa si era tramutato in un rapporto di amicizia e di forte reciproca stima, Minerva aveva sempre riposto grandi speranze nella sua prediletta, mentre Hermione dal canto suo aveva sempre nutrito una fortissima fascinazione nei confronti della altera e regale docente. 

Con un cenno del capo la neo eletta preside invitò l’ex alunna a salire sul manico della scopa davanti a lei, una volta fattoMinerva prese il volo in direzione dell’ingresso principale del castello di Hogwarts, ma poi si appoggiò all’orecchio di Hermione e le chiese: -Ti va di fare un giro sul lago prima di rientrare?
Hermione arrossì e rispose di si.
Minerva girò sul posto, cambiò  la direzione di marcia e partì in direzione del Lago Nero.
Arrivarono su una spiaggia isolata ed atterrarono, Hermione corse verso il bagnasciuga e poi si girò verso Minerva che la raggiunse ed iniziarono a camminare fianco a fianco.
-Racconta come è andata.
-Il test d’ammissione è andato benissimo, ovviamente nessuno aveva dubbi dopo che avevano scoperto che per anni sei stata la mia insegnante in quella materia.
Minerva sorrise e la invitò ad andare avanti: -Il test in ogni caso era semplice e l’ho superato a pieni voti. I corsi inizieranno a metà settembre.
-Dovrai trovarti una casa a Londra per frequentare i corsi.
-Si.- Hermione si fermò e fissò negli occhi Minerva, una preoccupazione difficilmente velata aveva soppiantato la gioia immensa che fino a prima ivi risiedeva: -Ronald mi ha chiesto di sposarlo.
Minerva respirò profondamente e poi sorridendo affermò: -Wow, quindi delle felicitazioni sono d’obbligo!
Ma Hermione la fermò e proseguì dicendo: -Io non so Minerva, io gli ho detto di si ma ti devo di dire la verità, non sono proprio sicura anzi..
Minerva vide una lacrima rigare il volto della cara amica e l’asciugò con il pollice e poi lasciò la mano sulla guancia: -Hermione cosa ti sta facendo stare così male?
Hermione alzò lo sguardo e guardò negli occhi l’ex professoressa, era bellissima e non riuscì a fermarsi e, mettendosi in punta di piedi, la baciò sulle labbra timidamente. Minerva ne rimase stupita ma non si allontanò anzi.
Fu l'ultima volta che si videro ma contemporaneamente la prima in cui veramente si incontrarono, purtroppo entrambe avevano già deciso che le loro strade dovevano dirigersi su binari diversi o, forse, nessuna delle due ebbe il coraggio di prendere a piene mani ciò che veniva loro concesso.


Rose guardò Minerva e le chiese: -E così mi avete concepito su una spiaggia del Lago Nero?
Hermione arrossì ed annuì.
Rose guardò le due e poi disse: -Mamma tu ami il papà Ron?
Hermione stupita dalla domanda rispose: -Si piccola, perché?
-Perché mi sono informata oggi pomeriggio e due streghe possono concepire un figlio, altre a se una delle due padroneggia molto bene l’arte della Trasfigurazione- ed indicò Minerva – ma un’altra condicio sine qua non è l’amore che le unisce, ma è ovvio che tu non potevi amare due persone contemporaneamente..
Hermione scosse la testa e guardò la figlia che era fino troppo intelligente per la sua età prima di rispondere: -Si, hai ragione, infatti ho sempre amato solo una persona.. –non aggiunse altro e lasciò che quella sua affermazione rimanesse così, sospesa.
Rose annuì e sbadigliò, decise allora di tentare la fortuna e si sdraiò appoggiando la testa sulle gambe della sua ‘mamma Minerva’ e di lì a pochi minuti fu nel mondo dei sogni.
Minerva e Hermione restarono sole ed in silenzio, tutte e due si guardavano e non avevano il coraggio di dire nulla. Minerva però si fece forza e disse: -Per essere il vero amore della tua vita è strano che tu mi abbia tagliato così bene fuori da tutto ciò che nella tua vita è successo, Rose inclusa.
Hermione guardò quegli occhi bellissimi e rispose: -Ho avuto paura.
-Ed ora?
Il fuoco scoppiettava scaldando la stanza, il respiro regolare di Rose faceva da sottofondo e Hermione doveva rispondere alla più difficile delle domande.
-Ed ora vorrei recuperare.
-Sono felice che finalmente ti sia ricordata di essere una Gryffindor.
-Mi ci è voluto tempo.
-Tanto.
-Spero non troppo.
-Ne è valsa la pena di aspettare.- e chiese a Hermione di avvicinarsi e la giovane professoressa si sedette vicino alla gambe della preside ed insieme trascorsero il resto della serata in un confortevole silenzio.
Certamente il futuro era incerto e nulla sarebbe stato facile, ma finalmente dopo dodici anni erano di nuovo insieme almeno come amiche. Forse anche come qualcosa in più? Quello purtroppo solo il futuro e gli eventi che ne sarebbero conseguiti avrebbe potuto deciderlo.
 
N.D.A. – Sto scrivendo un sequel a questa storiella, solo quando sarà completo lo posterò. Dio solo sa quanto odio le storie postate incomplete e lasciate lì a macerare per anni.
Grazie per aver letto! Spero vi sia piaciuto J
GillianIsBack
   
 
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