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Autore: Spensieratezza    15/05/2015    1 recensioni
Questa è una storia che parla di tre fratelli: Alisea, Alan e Zaffiro e ci sarà anche tanto, tanto amore fraterno!!
Sentì Zaffiro prendergli la mano e si sentì inaspettatamente protetto dalla sua stretta. Si voltò, sentendosi un po’ avvampare quando lo guardò negli occhi.
“Che tipo di visione? Non farmi stare in pensiero, Alan..” disse Zaffiro, prendendogli il viso tra le mani, ma Alan, imbarazzato, si allontanò dalle mani calde e premurose di suo fratello, sfuggendo a quegli occhi azzurri e preoccupati, quegli occhi azzurri come l’oceano atlantico.
(....) “Quanto sei idiota..” disse Alan, nascondendo la testa sul suo braccio coperto dalla felpa.
Non alzò più la testa per un po’. Rimase così, inspirando l’odore della felpa del fratello. era confortante. Sapeva di..casa.
Zaffiro rimase fermo, sorridendo e guardandolo. Alan poteva sentire il calore venire dal corpo di Zaffiro. Calore umano.
Senza quasi rendersene conto – o forse se ne rendeva conto e questa era la parte peggiore – alzò la testa per appoggiarsi al collo di Zaffiro.
ATTENZIONE: questa storia la metto come conclusa, fino a che non capirò come mandarla avanti.
Genere: Fantasy, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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La corsa a perdifiato verso la scuola durò quindici minuti.  Si fermarono davanti ad essa con un fischio acuto. Clerè aiutò Alisea a scendere e poi fece scendere anche Alan e Zaffiro. Avevano i capelli gonfi e scarmigliati e la faccia scioccata. Diede loro un’affettuosa sistemata.
 
“Sembrate stravolti, è la prima volta che viaggiate su una moto?” chiese con un tono affettuoso.
 
Ad  Alan e Zaffiro imbarazzava il fatto che li trattasse come una sorella maggiore che si rivolgeva ai fratellini più piccoli, ribelli e scanzonati…in fondo non era tanto più grande di loro.
 
“Sì, è la prima volta che viaggiamo in quattro su una moto.” Rispose Zaffiro.
 
“Alisea?” la chiamò Clère.
 
Alisea si era fermata davanti alla grande scuola ad osservare le mura bianche e l’imponente entrata, poi la sua occhiata si soffermò  sul grande guardino della scuola che sembrava un parco, circondato da un piccolo cancelletto, notò delle rose all’interno e cercò di raggiungerle, ma il cancelletto era chiuso a chiave.
 
“Alisea che cosa stai facendo? Non lo capisci che siamo in ritardo?” chiese Alan avvicinandosi.
 
“Volevo solo dare un’occhiata a questa specie di parco…” mormorò Alisea tentando senza successo di guardare all’interno.
 
Zaffiro bisbigliò piano a Clère: “ È sempre andata matta per il verde. In un’altra vita era una vegetariana”
 
Siamo in ritardo! Avrai tutto il tempo per esplorarlo tutto, ora però dobbiamo proprio andare, prima che….” Disse Alan, ma si bloccò a metà frase appena vide una figura vestita di nera che scendeva gli scalini dell’entrata….
 
“OH MERDA” esclamò Zaffiro.
 
“lo sapevo io che finiva cosi” borbottò Alan stizzito.
 
La figura si avvicinò lentamente ai quattro, come se stesse facendo una tranquilla passeggiata sulla spiaggia. Ora potevano vederlo da vicino. Era un uomo con una massa di capelli neri, folti, ricci e scarmigliati, con un po’ di gel. Occhi neri profondi come la notte. Non si capiva bene la sua età dal viso. Aveva dei baffetti neri, l’espressione da uomo vissuto e anche un po’ oscuro, ma gli occhi impenetrabili come quelli di un ragazzino triste o insolente. Poteva avere venti anni e allo stesso tempo trentacinque. Aveva una lunga casacca nera tutta abbottonata. Assomigliava a un pipistrello gigante. Si avvicinò e si fermò davanti a loro.
 
“Bella giornata eh, ragazzi?” chiese l’uomo.
I ragazzi guardarono in su, dove fino a poco prima c’era un bel sole e ora le nuvole lo stavano oscurando.
 
“Perfetta per un picnic, almeno fino a quando non arriva la pioggia.”
Le prime gocce cominciarono a cadere giù.
 
“Ma guarda…sono proprio un mago…” disse sorridendo sarcasticamente.
 
“Signore, ci dispiace di essere…” cominciò Clère
 
“E voi mi sa che siete proprio in punizione, si, il mio istinto mi dice questo…chissà se ancora una volta ha visto giusto.”
 
“Punizione?” esclamò Zaffiro orripilato. “Che abbiamo fatto?” forse avvicinarsi al giardino era considerato reato. Forse li ci avevano rinchiuso qualche bestia feroce o custodito qualche gioiello particolare.
 
“Quello vi dice niente?” indicò l’uomo.
 
In alto sulla facciata della scuola campeggiava un grosso e pesante orologio: segnava le…8: 47????
 
“Abbiamo...abbiamo avuto un imprevisto sulla strada…due animali hanno bloccato il traffico per qualche minuto più del previsto, è per questo che….” Cominciò Clère
 
“Basta cosi. Non vi ho chiesto di giustificare il ritardo. seguitemi.” Disse sgarbatamente il professore.
 
 
 
Entrarono nella scuola, molto grande e spaziosa, anche se piuttosto buia, giudicarono i ragazzi. Il professore si rivolse ad Alisea: “La tua classe è la.1 b. che al momento è sprovvista di un  insegnante, per la prima ora dovrete arrangiarvi. “ disse il professore ad Alisea come se fosse colpa sua. “Perché..?” ma il professore gli rispose freddo: “Ora vada, è già abbastanza in ritardo!” e Alisea scappò via senza dire una parola. Il professore fece cenno di entrare in classe, ma Alan si trattenne ancora un po’: “Non…non potremmo scontare già qui la punizione?” il professore ebbe un guizzo negli occhi che poteva essere di divertimento: “Niente storie, avrete un'entrata trionfale, che poi era quello che volevate, no?”
 
 
I ragazzi entrarono e il professore chiuse la porta dietro di loro. I compagni li guardavano con interesse e un po’ di stupore. Ai tre  ragazzi venne subito molto caldo addosso.
 
“Come avete modo di notare, questi sono tre dei nuovi ragazzi che dovevano arrivare al liceo di Dawnsville. Sono un po’ in ritardo, ma dovete perdonarli, avevano in mente un’entrata particolarmente teatrale….”
 
“Non è stata colpa nostra…degli animali ci hanno bloccato la strada….” Cominciò Alan.
 
“Signor devile, è pregato di parlare quando è interrogato!”
 
“E perché dice TRE nuovi ragazzi? Clère non è mica nuova, è arrivata qui due mesi fa…” disse Zaffiro.
 
Silenzio.
 
“Vuole ripetere signor Devile?”
 
“Si…Clère è arrivata qui già due mesi fa o….o no?” chiese Zaffiro fissando Clère, molto imbarazzato. Clère sembrava mortificata.
 
I ragazzi nel frattempo stavano ridendo di loro.
 
“Bene bene bene, Sembra che la nostra graziosa amichetta vi abbia raccontato qualche bugia, signor Devile” disse il professore, sprezzante, mentre Clère guardava in basso. “Ma d’altronde non c’è da stupirsi conoscendo la sua storia, o non gliel’ha raccontata signorina Blinched? ” disse ancora più sprezzante. “Per punizione passerete intervallo qui,  ora filate ai vostri posti, e prendete tutti quanti il libro a pagina 74” disse, mentre i compagni sogghignavano ancora.
 
“Perché mi hai mentito? Mi hai fatto fare la figura dello sciocco!” disse Zaffiro a Clère guardandola male.
 
Lei stette in silenzio e voltò la testa, sembrava molto triste, ma Zaffiro in quel momento era troppo arrabbiato per dispiacersi per lei.
 
 
 
 
*
 
“Sono in ritardo, ed è il mio primo giorno di scuola” Disse Marika mentre si precipitava nel corridoio della scuola.
 
“SiAMO in ritardo ed è il NOSTRO primo giorno di scuola, Marika” disse Stefano correndole appresso.
 
“Marika si girò verso Stefano. “È tutta colpa mia, l’autobus…la strada…gli animali..”
“Non ci pensare ora e pensa a trovare la 1 b!!” la interruppe Stefano
 
Marika svoltò l’angolo e andò a sbattere dritta contro qualcuno che veniva dalla parte opposta. Stefano non se l’aspettava e preso alla sprovvista dalla brusca frenata andò a sbattere anche lui contro entrambe e caddero tutti a terra.
 
Si sentii un debole gemito. Alisea.
 
“Ok, ritiro le mie scuse dell’altra volta. Questa è la seconda volta che mi cadi addosso.” Mugugnò Alisea.
 
“Forse in un’altra vita eravamo gemelle siamesi” rise Marika.
 
“Lo trovi divertente?” si stupi Stefano. “Stavo per rompermi l’osso del collo” scrollò le braccia. Poi si voltò verso Alisea. “Tu sai per caso dov’è la 1 b? l’insegnante sarà furibondo!”
 
Alisea rispose “ A dire la verità, non c’è….cosi mi ha detto un altro professore….."
 
“Come???” chiese Stefano basito.
 
 
 
 
 
 
 
 
*
 
 
Era l’ora dell’intervallo e Zaffiro stava mangiando il suo panino al banco, con aria imbronciata, mentre Clère si era alzata davanti alla finestra a guardare le nuvole con aria infelice. Alan si avvicinò a lei: “Non avrai mica intenzione di buttarti giù?Sai siamo un po’ tutti come Icaro. Incapaci di intendere e di volARE. “ Clère sorrise: “ Questa non è tua. È di Groucho, l’assistente matto di Dylan”
 
“Sai, non c’è gusto a cercare di menarti per il naso o di fare bella figura con battute scadenti. Sei troppo intelligente” disse Alan scrollando le braccia. Clère stava per sorridere di nuovo, ma a metà strada ci ripensò e ridiventò triste. “Non sono cosi stupenda e perfetta.”
 
“Alludi alla piccola bugia che hai raccontato a mio fratello? Ohhh gli passerà, sai ti confido un segreto.” Disse avvicinandosi all’orecchio di Clère con fare cospiratorio. “Non sopporta l’idea di essere menato per il naso. Per dirti, una volta, una nostra compagna di classe gli disse che aveva fatto un tatuaggio sulla pancia. Era una farfalla!”
 
Clère alzò le sopracciglia.
“Si, proprio una farfalla,ti dico. Beh quando arrivò l’estate poi, e questa ragazza arrivò con un top strettissimo, si vide finalmente il famoso tatuaggio.
 
“E…..?”
 
“ERA UNA LIBELLULA!!!”
 
Clère scoppiò a ridere.
 
Alan continuò:” NON GLI HA Più PARLATO!” disse Alan con voce teatrale, strabuzzando gli occhi.”Lui diceva che non riesciva a perdonare le bugie.  E vuoi sapere come è riuscita a farsi perdonare da lui?” disse.
 
“Come?” chiese Clère con la voce strozzata dalle risate.
 
“È andata a cancellare la libellula e si è fatta la farfalla, poi si è presentata davanti a mio fratello e gli ha detto che in questo modo aveva cancellato la bugia.”
 
Clère scoppiò di nuovo a ridere.
 
“Non c’è niente da ridere! Hai idea di quanto costi cancellare un tatuaggio per cancellare una bugia? Oltre al dolore fisico, le bugie pure costano tanto. Vai a chiederglielo al panettiere” disse  Alan.
 
Clère ridendo  mise una mano sulla spalla di Alan: “Ti ringrazio per lo sforzo. Mi hai fatto ridere, ma ho capito perfettamente che è una balla.”
 
“Le balle di fieno non so quanto costano”
 
Clère sorrise di sbieco.
 
“E va bene era una balla!” disse Alan scrollando le spalle. “Con te non ti si può menar per il naso, sei troppo intelligente. Ma almeno ti ho fatto ridere, no?”
“Si, grazie” disse Clère. Poi guardò dalla parte di Zaffiro. “Credo che Zaffiro ce l’abbia ancora su con me. Fa delle strane smorfie” disse Clère triste.
 
Zaffiro aveva un paio di cuffie attaccate alle orecchie e si sforzava di non guardare nella loro direzione. In effetti faceva delle smorfie strane che cercava di nascondere con i capelli.
 
Alan scoppiò a ridere: “So io che cos’ha mio fratello” disse. E si allontanò da Clère.
 
PAC.
 
“Ahhh” si lamentò Zaffiro. Alan aveva appena dato una pacca sulla testa al fratello.
Alan lo guardò con un sorriso a trentadue denti.
 
“Si può sapere che problemi hai?” chiese Zaffiro arrabbiato.
“Che problemi hai tu. Ora ti dico cosa stavi facendo. Ti veniva da ridere ma allo stesso tempo eri arrabbiato e quindi cercavi di mettere d’accordo i tuoi impulsi, ma ne è venuta fuori una cosa orripilante con la tua faccia e per non sembrare un idiota hai cercato di nasconderla.”
 
“Tu vaneggi” disse Zaffiro cercando di rimettersi le cuffie, ma l’espressione del viso lo tradì.
 
“Ah – ah stai sorridendo” disse Alan, puntandogli il dito.
“Schhhh” disse Zaffiro, ma sorrise di nuovo.
 
“Mi vuoi dire come hai fatto a sentire la mia piccola frottola? Sono curioso.”
“Sento solo quello che TU vuoi farmi sentire” disse Zaffiro con sguardo eloquente rimettendosi le cuffie.
 
“Un’ultima cosa ancora.” Disse Alan levandogliele. “Quanto ancora hai intenzione di fargliela pagare?”
 
“Io non sto facendo pagare niente a nessuno, è lei che si sente in colpa”  Disse Zaffiro.
Alan lo guardò con espressione eloquente “Questa si chiama violenza psicologica”
 
“Chiamala come vuoi. Io non capisco perché la difendi tanto. Mi ha raccontato una balla e mi ha fatto fare la figura del cretino davanti a tutta la classe.”
 
“E perché non gli chiedi perché te l’ha raccontata?”
 
“Io non devo chiederle niente, se avesse voluto dirlo, l’avrebbe già fatto”
 
“Va bene, allora lo farò io!”
 
“Ma che…” disse Zaffiro
 
Alan si voltò verso Clère. “Ehi Clère, perché hai raccontato una balla a mio fratello?”
 
Clère lo guardò con aria sbigottita.
 
“È tutto a posto, Clère, dovevo solo chiedertelo. Ora puoi tornare pure alle tue cose.” Disse Alan, sorridente.
 
 
PAC
 
“Ahiooo.”
 
Zaffiro lo guardò arrabbiato, poi scosse  la testa. “ Lo sai che sei proprio un idiota?” chiese ridendo.
 
“Grazie, anche io ti voglio bene, fratellino” disse Alan, ridendo.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 Note dell'autrice:   
 
Rieccomi! xd lo so, ritardo mostruoso xd oggi sono un pò in crisi di ispirazione e ho pensato che tanto valeva approfittarne per aggiornare xd

Non trovate che l'insegnante assomigli molto a Piton di Harry Potter? ahhah
   
 
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