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Autore: Lady Windermere    16/05/2015    3 recensioni
-No, Mr Horace, non credo di aver mai raccolto delle rape in vita mia.-
Mr Goldwin sembrò assai stupito da tale affermazione –Mia cara, dovete assolutamente provarci! Potrei insegnarvelo io se mi permettete l’ardire di farlo.-
Scarlett sorrise amabilmente –Vi permetto tutto ciò che volete mio caro Mr Horace…-
Basta che non mi secchiate più in questo modo! concluse nella sua testa.
Il giovane pretendente arrossì –Beh…co-comunque n-non credo di es-esserne all’altezza.-
balbettò.
-Però potrei affidarvi al mio maestro di botanica, con lui sarete in buone mani…- continuò serio.
Lady Scarlett sbuffò di noia e annuì distrattamente.
Mr Horace prese erroneamente lo sbuffo per un sospiro e credette di essere gradito.
Ripartì all’attacco –E non dovreste fermarvi solo alle rape, ma potreste coltivare qualsiasi altro ortaggio voi desideriate. I cavoli, vi assicuro, danno molta soddisfazione…-
Genere: Avventura, Comico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo Cinque

 

La risata divertita del giovane redivivo le fece capire che purtroppo no, non stava scherzando.

S’incamminò svogliatamente dietro a lui e ben presto, nonostante i continui tentativi della ragazza di prendere tempo, giunsero alla loro meta. Quella “casa” conteneva dentro di sé tutto ciò che Rosalba aveva sempre classificato nella sua mente come “immorale”. Già il fatto che il rosso fosse il colore predominante di quell’abitazione lasciava intendere che coloro che l’abitavano non fossero esattamente il non plus ultra della rispettabilità.

Quando poi la ragazza scorse un allegro “gentiluomo” rincorrere spensieratamente un’altrettanto allegra “gentildonna” abbigliata in maniera discinta, temette il peggio.

Intanto il vampiro trovava incredibilmente spassose le sue smorfie disgustate e i suoi sguardi angosciati. Pregustando già la sua espressione quando l’avrebbe presentata ai suoi amici, bussò con decisione alla porta.

Una donna di mezza età con delle piume sgargianti tra i capelli venne ad aprire. Nel vedere Alexander sorrise maliziosamente, quando poi si accorse della presenza di Rosalba, lanciò una laida occhiata in direzione del vampiro che rispose con una leggera scrollata di spalle. Si scostò dall’uscio per farli passare e squadrò criticamente la ragazza che arrossì di vergogna.

L’interno della bettola, chiamiamola con il suo vero nome, era anche peggio, se possibile.

Rosalba trascurò i dettagli delle volgari decorazioni che ricoprivano interamente le pareti dell’abitazione, di una vistosa tinta di viola, per concentrarsi, suo malgrado, sull’infinita gamma di individui che vi dimoravano.

Sembrava che tutte le Creature della Notte di fossero date appuntamento in quel bistrot. C’erano vampiri, mortalmente pallidi, che conversavano languidamente con dame dall’aspetto scomposto e trasandato;  inquietanti soggetti che Rosalba schedò come “demoni” e tante altre creature che la nostra povera ragazza non riuscì a riconoscere. Era presente anche qualche essere umano, ma Rosalba non era sicura di voler sapere il motivo della loro partecipazione. E non era nemmeno tanto sicura di voler conoscere le attività che palesemente si svolgevano al piano superiore.

Alexander la condusse vicino a un tavolo dove alcuni individui stavano giocando al faraone e dove a tenere il gioco era incredibilmente…una donna!

Rosalba si stupì di quanto potesse quella donna potesse apparire svestita anche se, effettivamente non lo era.

-Alex! Ma dove ti eri cacciato? Ti stavamo cercando…- disse la donna in questione con voce acuta, dimostrando una familiarità troppo eccessiva nei confronti del vampiro.

Il giovane sorrise e si chinò a baciare la donna sulle labbra, con infinito stupore di Rosalba. Poi si sedette al tavolo –Ero nella Foresta, Molly… mi dispiace di averti fatto preoccupare- disse maliziosamente.

Uno dei giocatori si girò verso Alexander –E cosa ci facevi nella Foresta eh, Alex?- Rosalba notò la sua carnagione color avorio e i suoi occhi violetti.

-Sono stato trattenuto, Ludwig- rispose il giovane, servendosi un bicchiere di brandy.

Gli sguardi di tutti i giocatori saettarono su di lei, incuriositi.

-È lei il motivo della tua assenza?- chiese un altro giovane, anch’esso molto pallido –Beh, è carina se non altro. Te la sei spassata eh?-

Rosalba divenne viola dall’ira, ma prima che potesse rispondere a tono due mani l’afferrarono per la vita, costringendola a sedersi in braccio a un perfetto sconosciuto. Il quale senza tanti complimenti la baciò.

-Ehi Steven! Non tenertela tutta per te!- inveì Ludwig.

Quando la ragazza riuscì a riprendersi dallo shock, andò su tutte le furie -COME OSATE? Come osate voi, sottospecie di sanguisuga, baciarmi?- urlò.

Steven sembrò divertito, si rivolse ad Alexander –Ma dove l’hai trovata così vivace? È adorabile…- e fece per baciarla nuovamente.

Rosalba però aveva deciso che nulla l’avrebbe obbligata a sopportare quelle impudenze e schiaffeggiò violentemente il giovane.

Il silenzio calò sull’intera sala. Una ragazzina, umana per giunta, aveva avuto l'audacia di picchiare l’erede di una delle più nobili famiglie di vampiri della zona.

Alexander guardò la ragazza leggermente agitato –Chiedi scusa…- le sussurrò.

-Non ci penso nemmeno! È quello che si merita quel lurido succhiasangue pervertito e maniaco!- strillò.

Steven si alzò.

-Adesso te la vedrai brutta, biondina…- mormorò la voce di Ludwig al suo fianco.

Alexander la prese per un braccio –Te lo dirò per l’ultima volta, piccola: chiedi scusa…-

Rosalba si divincolò dalla sua stretta e lo guardò torva –Perché dovrei? Quell’uomo mi ha insultata. Non ho paura delle sanguisughe, io.- disse in tono arrogante.

Tutta la stanza rimase con il fiato sospeso.

Steven si avvicinò alla ragazza e la mise con le spalle al muro. Poi le sorrise, mostrandole i canini affilati –Bene, ora metteremo alla prova il tuo coraggio, ragazzina impertinente.-

E fece per avventarsi su di lei.

 

Nel mentre nel Giardino del Palazzo, la Principessa stava conversando amabilmente con Miss Margaret. La giovane figlia di Mr Goldwin possedeva, al contrario del padre, un carattere delicato e tranquillo, e brillava, al contrario del fratello, per la sua intelligenza.

-Mia cara Margaret, posso chiamarvi così non è vero? Mia cara Margaret, sono assolutamente sicura che al Ballo sarete subissata di inviti.- disse sinceramente Lady Scarlett.

Miss Margaret arrossì di piacere –Anche voi, Altezza, non passate inosservata…-

-Vi prego, chiamatemi Scarlett…-

Miss Goldwin annuì –Come volete, Alt… Lady Scarlett.-

Scarlett la prese a braccetto –Ed ora vorrei parlare con voi una cosa che mi sta molto a cuore…-

-Chiedetemi pure tutto quello che volete…- rispose lei accondiscendente.

-Riguarda…vostro fratello. Vorrei…vorrei sapere qualcosa in più su di lui: cosa gli piace, i suoi gusti, le sue passioni…-

Miss Goldwin parve leggermente imbarazzata –Ehm…ecco, mio fratello non è quello che definirei un uomo dalle grandi passioni. Ha una curiosa inclinazione per i vestiti sfarzosi e… beh, gli piacciono i fiori.-

Lady Scarlett trattenne una smorfia desolata. E così non ha nemmeno uno straccio di personalità…qui si mette male.

Sorrise –Sembra un giovane molto ammodo…-

Miss Margaret ricambiò il sorriso nervosamente –Sì, io credo di sì.-

Tra le due calò il silenzio. La principessa si guardò attorno, ammirando lo straordinario lavoro del giardiniere di Corte. Gli alberi di ciliegio in fiore, le siepi e i cespugli ben curati, il grazioso vialetto di ghiaia bianca…su cui camminava serenamente Mr Horace Goldwin.

Scarlett non riuscì a trattenere un moto di rammarico. Oh no!

-Mia cara Margaret, perché non andiamo a visitare le scuderie?- chiese frettolosamente.

Ma il suo tentativo di scampare al pericolo fallì miseramente quando Mr            Horace le notò e si avvicinò a loro.

-Lady Scarlett… sorella… i miei ossequi.- disse inchinandosi pomposamente.

La principessa fece una piccola riverenza.

-Posso unirmi alla vostra compagnia, Altezza?- domandò il giovane.

Scarlett acconsentì con un lieve cenno del capo.

I tre si avviarono lungo il vialetto. Fu Miss Margaret a rompere il silenzio –Ehm…mia cara Scarlett, temo di aver un impegno urgente… Sono desolata nel dovervi lasciare, ma sono certa che mio fratello si prenderà cura di voi.-

Detto questo si allontanò sotto lo sguardo benevolo di Mr Horace.

Lady Scarlett si rivolse a malincuore al giovane –Vostra sorella è veramente gentile, Mr Goldwin…-

-Sì, la gentilezza è un tratto caratteristico di tutta la famiglia…-

-Ne sono assolutamente convinta, Mr Goldwin.- Sì, come no…

Mr Horace le rivolse uno sguardo bendisposto –Ho l’onore di fare parte di una delle più importanti famiglie del Continente. Mio padre è a capo del paese.- disse in tono ampolloso.

La Principessa annuì. Non serve che me lo ricordi, brutto zuccone!

-Ho sentito che amate molto la moda, Mr Goldwin…- tentò lei.

Il giovane si ringalluzzì –è esatto. Nel mio paese sono considerato un arbiter elegantiarum. Non c’è nessuno più elegante di me.-

Scarlett sorrise –Mi sembra ovvio, Mr Goldwin.- Ma se sembri un albero di natale?!

-E vi piacciono molto anche i fiori, a quanto si dice in giro…-

-Sì, mi piace molto fare il giardinaggio. Ma non solo, mi appassiona da sempre accudire gli animali e anche coltivare i campi. Purtroppo però mio padre disapprova questo mio passatempo. Dice che è un lavoro da contadini…- concluse tristemente.

-Non potrebbe sbagliarsi di più.- E ha ragione! Non sei altro che uno zoticone!

Il suo sguardo si illuminò –Voi pensate questo?-

-Assolutamente. Non potrei mai sbagliarmi su di voi…-

Mr Horace le prese galantemente la mano e la baciò –Sapevo di potermi fidare di voi-

Trattenendo un conato di vomito intempestivo, Lady Scarlett esibì il migliore dei suoi sorrisi. Ma cos’avrò mai fatto di male nella vita per meritarmi questo?

 

E, stranamente, questo era anche il pensiero di un altro personaggio.

Faust non riusciva più a sopportare le continue interferenze dei suoi fratelli tra lui e Lady Lucrezia. Se proponeva una passeggiata a cavallo, improvvisamente anche loro due avevano voglia di cavalcare; se suggeriva una gita in carrozza, loro si dedicavano subito a preparare una comitiva; se avanzava l’idea di un pic-nic sul lago di Whiteclean, allora loro desideravano ardentemente andare a pesca; se esponeva il proposito di fare una scampagnata nei boschi, immediatamente loro si dichiaravano grandi amanti delle escursioni e delle camminate.

Insomma, non riusciva mai a stare solo con Lady Lucrezia. Intanto, si accorgeva di desiderarla ogni giorno di più e di non riuscire a pensare quando lei gli era accanto.

Non riusciva nemmeno a mettere insieme una frase di senso compiuto quando lei era nei paraggi, con grande gioia e divertimento dei suoi fratelli.

Julien, di per sé, non aveva alcun motivo per ostacolare l’amico, ma ogni volta che poteva dava loro man forte. Quindi, oltre a dover lottare contro due irritanti fratelli, doveva sopportare i continui tentativi del Reggente di impedirgli di corteggiare la sorella.

Ormai, l’intero Palazzo era a conoscenza di questo segreto e c’era chi puntava su uno o sull’altro fratello, a seconda del caso. Faust, chissà come mai, era sempre lo sfavorito.

Quanto all’opinione in proposito di Lady Lucrezia, nessuno sapeva nulla. Era eccezionalmente dolce e gentile con ognuno dei tre Rosenoir e non sembrava avere delle precise preferenze.

Ma quello che più tormentava Faust era il completo disinteresse che dimostravano i suoi degni fratelli verso i suoi sentimenti. Era convinto, e aveva ragione, che i due non provassero minimamente i moti del cuore che invece lui sentiva di provare. Erano completamente ed esclusivamente interessati al loro divertimento.

Animato da tali e tanti altri pensieri, Faust andò a chiedere spiegazioni ai suoi cari fratellini.

Li trovò in biblioteca, Florence abbandonato stancamente sul sofà, Soren intento a leggere un libro dall’aspetto polveroso.

Nessuno dei due diede segno di aver notato la sua presenza.

Faust si schiarì la voce –Sono venuto –cominciò- sono venuto ad informarvi che tutti i vostri tentativi di fiaccare il mio animo sono stati, sono e saranno per sempre inutili. Io continuerò ad amare Lady Lucrezia e a cercare di corteggiarla come si deve.-

Florence aprì svogliatamente un occhio –E perché lo dici a noi? Dillo a Julien, è lui il tutore della ragazza…-

Faust rimase sbigottito –E me lo chiedi pure? È da quando siamo arrivati a palazzo che non fate che ostacolarmi!-

Florence richiuse l’occhio –Ops, scusaci, non ce n’eravamo resi conto…-

Prima che Faust imprecasse in cinque diverse lingue Soren chiuse il volume e si avvicinò al fratello mezzo addormentato –Su, su Florence. Ammettiamolo, abbiamo cercato di rendergli l’impresa difficoltosa, ma ora…ora ci siamo accorti di aver sbagliato.-

Florence si sollevò sul divano, completamente sveglio.

Faust guardò diffidente il fratello –E questo che cosa significa?-

Soren sorrise –Significa che da adesso in poi ti aiuteremo.-

 

 

Rosalba si era già preparata a ricevere il colpo…che non venne. Aprì gli occhi e con suo sommo stupore vide Alexander intento a bloccare tranquillamente il braccio di Steven, che un minuto prima voleva scagliarsi su di lei.

-Che cosa stai facendo?- sibilò Steven, furioso.

-Non voglio che sia fatto del male a questa ragazza. È sotto la mia protezione.-

Il vampiro digrignò i denti -Questa ragazzetta mi ha insultato!-

Alexander mantenne il suo sangue freddo –Sei stato tu a provocarla.-

-Ti avverto, Alex, ti stai cacciando in un brutto guaio…- lo minacciò Steven.

-Potrei dire la stessa cosa a te, mio caro…-

Steven divenne livido dalla collera e si liberò dalla ferrea stretta del giovane –Decidi da che parte vuoi stare, Alex.–

Ludwig lanciò un’occhiata angosciata ai due –Vi prego ragazzi non fate cose stupide e imprudenti.-

Ormai un crocchio di persone si era formato intorno a loro, in attesa. Molly era la più nervosa, molto probabilmente è preoccupata per Mr Black…avranno una liaison pensò Rosalba tra sé e sé.

I due vampiri ormai erano ai ferri corti.

-Se scegliere di stare dalla tua parte significa dimenticarmi di essere un gentiluomo, allora scelgo lei…- disse Alexander, straordinariamente calmo.

Steven gli mostrò le zanne e si scagliò su di lui. I due ragazzi rotolarono a terra, cercando di azzannarsi l’uno con l’altro. Per un momento sembrò che Steven stesse per avere la meglio, ma poi Alexander lo colpì alla mascella, provocando un gemito di dolore al giovane. Steven gli si avventò addosso nuovamente, scaraventandolo a terra. Riuscì a mordergli il braccio sinistro, impedendogli di usarlo ancora. Reso furibondo dal dolore, Alexander gli storse la spalla dietro la schiena, assestandogli nello stesso tempo un colpo nei fianchi. Il vampiro si piegò in due dal dolore, permettendo così ad Alexander di riprendere fiato. Ma non durò a lungo. Steven si ricompose e colpì il giovane dritto in faccia, fratturandogli il naso. Il vampiro fece una smorfia di dolore e, tenendosi il braccio sinistro con la mano, cercò di sferrargli un calcio nello stomaco. Steven gli bloccò il piede e lo ruotò, facendolo cadere a terra. Indolenzito, Alexander si rialzò e cercò di mordere il suo avversario, riuscendo però solamente a graffiargli la faccia.

Rosalba intanto non riusciva a capacitarsi che tutto ciò stesse accadendo sul serio. Poi fece quello che molto probabilmente non si era mai nemmeno lontanamente sognata di fare. Si fece spazio tra la folla e assestò a Steven una ginocchiata nel basso ventre, facendolo cadere a terra in preda al dolore. 

Alexander ebbe il tempo di rialzarsi e mugugnò qualcosa di incomprensibile. Prese la ragazza per la vita e la trascinò dietro di sé.

Steven si alzò faticosamente da terra. Ormai era esausto. Guardò minacciosamente i due giovani e sogghignò –Ragazzi, –disse, rivolgendosi alla folla intorno a loro- fate loro vedere di che pasta siete fatti.-

Immediatamente sei giovani e massicci vampiri si fecero avanti minacciosi.

-Alex, ragazzetta impertinente, ho l’onore di presentarvi l’imponente guardia del corpo della mia famiglia, i De Wincester.-

 

 

Lady Scarlett aveva sottovalutato di molto Mr Horace. Non solo da quando era arrivato l’aveva corteggiata spudoratamente, ma anche non riusciva proprio a capire che la sua corte non era ben accetta.

È molto più stupido di ciò che credevo, rifletté la Principessa nella sua testa. E, malauguratamente per lei, non aveva tutti i torti.

Quella mattina Scarlett era andata a cavalcare nel parco e, oh ma che coincidenza, vi aveva trovato il caro Mr Horace, il quale l’aveva vista, malgrado i suoi tentativi di assomigliare a un albero, e si era offerto, quale onore!, di accompagnarla a Palazzo. La povera Principessa era sì un tantino impertinente, ma non era sgarbata, e non potè far altro che accettare.

E qui la troviamo noi, intenta in una piacevolissima conversazione col più amabile dei gentiluomini.

-No, Mr Horace, non credo di aver mai raccolto delle rape in vita mia.-

Mr Goldwin sembrò assai stupito da tale affermazione –Mia cara, dovete assolutamente provarci! Potrei insegnarvelo io se mi permettete l’ardire di farlo.-

Scarlett sorrise amabilmente –Vi permetto tutto ciò che volete, mio caro Mr Horace…-

Basta che non mi secchiate più in questo modo! concluse nella sua testa.

Il giovane pretendente arrossì –Beh…co-comunque n-non credo di es-esserne all’altezza- balbettò.

-Però potrei affidarvi al mio maestro di botanica, con lui sarete in buone mani…- continuò serio.

Lady Scarlett sbuffò di noia e annuì distrattamente.

Mr Horace prese erroneamente lo sbuffo per un sospiro e credette di essere gradito.

Ripartì all’attacco –E non dovreste fermarvi solo alle rape, ma potreste coltivare qualsiasi altro ortaggio voi desideriate. I cavoli, vi assicuro, danno molta soddisfazione…-

La Principessa si mostrò cortese –Non ne dubito, Mr Goldwin. E, ditemi, avete qualche altro buon consiglio da darmi?-

-Siete troppo buona, Milady. Non potrei mai consigliarvi nulla. Sapete già tutto!-

-Oh, ma voi siete così bravo e così intelligente che sento di poter imparare molto da voi!- disse lei con sarcasmo.

Sarcasmo che non venne colto da Mr Horace, il quale arrossì di piacere –Voi mi adulate, Principessa…-

Scarlett scrollò le spalle.

Mr Goldwin le prese le redini e la costrinse a fermarsi –Lady Scarlett, devo necessariamente rivelarvi che vi trovo ogni giorno più bella e che, se mai il disegno dei nostri genitori verrà attuato, sarò onorato di passare tutta la mia vita insieme a voi.-

La nostra Principessa impallidì dal terrore. Lui scambiò la paura per emozione e le sorrise gentilmente.

Ormai erano giunti alle scuderie e Mr Horace, dopo essere sceso da cavallo, aiutò goffamente la Principessa a fare altrettanto.

Le afferrò la mano e vi posò le labbra umide molto più a lungo di quanto Scarlett avesse voluto. Poi girò i tacchi e se ne andò.

Lady Scarlett tirò un sospiro di sollievo. Finalmente sola…

-Vedo che avete fatto presto a consolarvi…-

Come non detto… La Principessa si girò e si trovò faccia a faccia con Andrew, che se ne stava appoggiato alla porta della scuderia, con una spazzola in mano.

-Cosa ci facevi a cavallo con Mr Horace?- chiese lui, inquisitorio.

Scarlett lo squadrò dall’alto al basso –Non vedo come questo possa interessare a un comune stalliere.-

Andrew incassò il colpo e si voltò per andare a strigliare uno dei cavalli reali.

La Principessa si pentì di avergli parlato in tono così duro. Gli si avvicinò –Mi dispiace di essere stata così scortese. Ma ormai devi capire che tra noi è finita.-

Lui la guardò di sbieco –E tu pensi che io non lo sappia? Che non cerchi con tutte le mie forze di dimenticarti, di toglierti dal mio cuore? Non ci riesco, Scarlett. Né ci riuscirò mai…-

Lady Scarlett si sentì stringere il cuore. Aveva un’aria così fragile, così vulnerabile.

Gli posò la mano sulla spalla –Andrew, io ti capisco… anche per me è difficile riuscire a…-

Rendendosi conto troppo tardi dell’errore, la Principessa si premette la mano sulla bocca. Lui si girò bruscamente –è difficile riuscire a fare cosa, Scarlett? Continua…-

Lei rimase in silenzio.

Il giovane divenne più insistente –Se non mi ami, perché ti è così difficile dimenticarmi? Rispondimi…-

Lady Scarlett gli voltò le spalle. Dei passi dietro di lei le fecero capire che si era avvicinato.

Sentì il suo respiro sul suo collo.

-Se non mi ami, perché non riesci a rispondermi?- le mormorò all’orecchio.

Finalmente la Principessa prese il coraggio a piene mani e si decise. Non aveva più voglia di giocare a fare l’eroina che si sacrifica per il bene del Paese, non aveva più voglia di rinunciare a tutti i suoi desideri per cercare di realizzare un futuro che probabilmente non sarebbe mai avvenuto. Non aveva più voglia di perdere le persone che amava…

Aveva deciso ormai. Non sarebbe stata lei a immolarsi per un motivo irragionevole e sciocco. Anche se le costava moltissimo ammetterlo, aveva ragione sua madre.

Non poteva sposare uno sconosciuto proveniente dall’altro capo del mondo. Ora poi che l’aveva conosciuto, non lo avrebbe sposato nemmeno per tutto l’oro del mondo.

Si sentì sciolta da tutte le catene con cui si era volontariamente imprigionata.

Non voleva essere una martire, voleva essere felice.

Le parole le uscirono di bocca spontaneamente, felici di non essere più obbligate a nascondersi nei recessi della sua anima.

-Forse perché ti amo ancora…-

Senza guardarlo si allontanò di corsa, soddisfatta di non dover mentire ancora al suo cuore e di non dover più calcolare le parole e le conseguenze di ogni suo gesto.

Di non dover più obbedire ad altri, di non dover più appartenere ad altri, di non dover più essere manipolata da altri.

La sua vita era solamente sua ora, e avrebbe potuto vivere, pensare e agire come più le era gradito.

La Principessa inspirò una boccata d’aria fresca e finalmente si sentì libera.

 

 

Soren era estremamente fiero della sua trovata. Aveva promesso a Faust di aiutarlo e gli aveva dato qualche utile consiglio. La gita di quella mattina era opera sua. Aveva detto al fratello che Lady Lucrezia adorava qualunque tipo di rovine, e gli aveva suggerito di proporle una visita alle Rovine di Last Lovers, a poche miglia da Lonliness.

Gli aveva inoltre proposto di invitare anche Julien, Florence e se stesso, per dare un’aria più dignitosa e rispettabile alla scampagnata.

Non dovete però assolutamente pensare che Soren abbia fatto tutto questo per bontà d’animo e volesse aiutare sinceramente il fratello. Quello che aveva in mente era semplicemente di rovinargli la giornata.

Erano partiti per le Rovine verso le otto di mattina, quando il caldo non era ancora insopportabile. Avevano cavalcato per un buon lasso di tempo, durante il quale il povero Faust si era dovuto sorbire il coro stonato formato dai suoi degni fratelli e da Julien, intenti a rallegrare, a modo loro, il viaggio. Quando finalmente erano giunti a destinazione, la graziosa combriccola si era sistemata per bene sull’erba e aveva fatto colazione.

In seguito, il povero Florence era stato colpito da un improvviso e inspiegabile malore che poteva essere curato, a detta di Soren, solamente da una particolare pianticella, molto rara. Di conseguenza tutti, tranne il malato e il suo medico, si dedicarono alla ricerca di questa fantomatica pianta dalle foglie allungate, senza ottenere buoni risultati.

Quando ormai ci si preparava già al peggio, i presenti poterono assistere alla prodigiosa guarigione del malcapitato, mentre il suo degno dottore gridava al miracolo.

E così avevano passato l’intera mattinata.

Nel pomeriggio Faust ebbe la fortuna di passare qualche minuto a tu per tu con la sua ignara innamorata, durante il quale le spiegò la storia delle Rovine.

La leggenda narrava che un giovane pastore, mentre portava al pascolo il suo piccolo gregge, avesse incontrato una leggiadra fanciulla, di cui si era immediatamente innamorato. La fanciulla, che era una ninfa dei fiumi, ricambiò subito il suo sentimento. Purtroppo però la ninfa non poteva unirsi un essere umano, altrimenti sarebbe morta.

I due quindi si rassegnarono all’idea di dover vivere separati, ma, nel momento dell’addio, il giovane pastore scivolò sulle pietre del torrente e cadde nell’acqua. La ninfa corse subito a salvare il suo amore, ma, quando lo ripescò, il giovane era moribondo.

Non sopportando l’idea di dover vivere dopo la sua morte, la ninfa si unì a lui in matrimonio, così i due giovani poterono morire insieme. Da questa storia proveniva il nome delle Rovine, dove era la tragedia era stata compiuta.

Dopo aver finito il racconto, Faust guardò sognante la giovane al suo fianco, la quale, a sentir lui, ricambiò dolcemente lo sguardo. Purtroppo, nel mezzo del loro simpatico idillio, un grido di dolore li distolse dai loro pensieri, qualunque questi fossero.

Il Reggente di Melancholy era accidentalmente caduto su una roccia, storcendosi, sempre accidentalmente, una caviglia.

Il dolore del giovane principe era così grande, ma così grande, che si lamentava come se fosse in punto di morte. Disse di non riuscire a fare neanche il più piccolo passo, e, quando provò a salire a cavallo, fu preda di un dolore lancinante. Quindi si decise che avrebbe dovuto essere portato in spalla.

Siccome, casualmente, la persona che aveva la corporatura più robusta era Faust, la scelta ricadde su di lui, suscitando il suo più vivo disappunto.

Alla fine il povero Faust trasportò in spalla lo sventurato principino e dovette fare a piedi tutta la strada che gli altri invece fecero comodamente a cavallo.

Arrivato a palazzo stanco e irritato, nel segreto dei suoi appartamenti si abbandonò, tra il compiacimento e le risate dei suoi stimabili fratelli e del suo onorevole Reggente, a una tale quantità di imprecazioni che avrebbe fatto impallidire la sua diletta innamorata.

 

 

-Felice di fare la vostra conoscenza…-

Le parole di Alexander ruppero l’inquietante silenzio in cui era caduta l’intera sala. Alcuni, temerari, osarono fare una risatina, altri, più cauti, fecero mezzo sorriso, i rimanenti, la maggior parte, rimasero indecifrabili.

Rosalba si sentì leggermente male. Non era andata esattamente come aveva immaginato. Era stata catturata da un troll, tratta in salvo da un vampiro, era entrata in una bisca gestita da creature demoniache e era stata la causa di una novella faida tra redivivi.

Chissà cosa capiterà domani… si chiese incuriosita la ragazza. Sempre se ci arrivo a domani... concluse lugubremente nella sua testa.

Se un giovane vampiro di nostra conoscenza sembrava mantenere il suo sangue freddo anche di fronte a sei colossali redivivi, la nostra povera ragazza sembrava decisamente sul punto di scoppiare in una poderosa crisi isterica.

Steven invece rimase interdetto dalla spavalderia del giovane e, per un attimo, temette il peggio. Poi però fece rapidamente qualche conto nella sua testa e sulla sua faccia ritornò il solito ghigno crudele. Era impossibile per qualsiasi vampiro avere la meglio su sei, anche meno grossi, esemplari della sua stessa specie.

Schioccò quindi le dita con decisione e la sua guardia del corpo cominciò ad avanzare verso i due disgraziati.

Ma il caro Steven non aveva fatto i conti con la nostra eroina…

Alexander era a pezzi e Rosalba dubitava fortemente che potesse anche solo riuscire a battersi con uno di quei bestioni.

Decise quindi di prendere in mano la situazione…per la seconda volta.

Scambiando una rapida occhiata con la giovane che il suo amabile compagno chiamava Molly capì che li avrebbe aiutati. Cercò quindi un pretesto, per guadagnare tempo e creare una confusione tale da poter fuggire senza essere notati.

Si avvicinò, molto lentamente, a Steven, il quale la osservò alzando un sopracciglio, incuriosito.

Poi, facendo pressione a se stessa, ricacciò indietro una smorfia e baciò a lungo e molto intensamente lo stupito vampiro, sotto lo sguardo stravolto di Alexander.

In quell’attimo di distrazione, Molly si accostò furtivamente al giovane e gli mise in mano una piccola chiave dorata. Poi sussurrò qualcosa a Ludwig, che la guardò stupefatto. Dietro il suo sguardo perentorio il vampiro si accinse a compiere ciò che gli aveva ordinato, e tirò un pugno al suo vicino.

Così, mentre Rosalba era ancora disgustosamente avviluppata a Steven, in men che non si dica nella piccola bettola si scatenò una rissa. Piatti, sedie, bottiglie di Porto volavano per la stanza. Persino le sei temibili guardie si impegnarono a cambiare i connotati di qualche sventurato compagno.

Nel mezzo di quella baraonda, Alexander si diresse rapido verso una piccola porticina dall’altro capo della sala e la aprì in fretta e furia. 

Quindi si avvicinò a Rosalba e, trascinandola per un braccio, la staccò bruscamente da Steven, che la guardò trasognato.

Lei gli diresse un bacio con la mano e poi seguì il suo aitante salvatore.

I due scapparono a gambe levate nella Foresta, tra il tramestio della zuffa e le urla rabbiose dello sprovveduto vampiro, resosi conto, troppo tardi, dell'inganno.

 

Angolo dell'autrice: Hi! Purtroppo penso che questo capitolo sarà il solo per almeno i prossimi due mesi...ovviamente spero di ricredermi, ma... :/

Ringrazio tutti i recensori, lettori, chiunque si interessi alla mia storia... :*

Alla prossima!

Lady Windermere <3

  
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