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Autore: Endergreen347    17/05/2015    2 recensioni
CI SONO SPOILER SU TUTTO QUELLO CHE VIENE DAL PRIMO LIBRO AL FINALE DI SANGUE DELL'OLIMPO.
Dopo il sangue dell'olimpo, mi sono sentito "vuoto" e non ho accettato del tutto quel finale. Quindi, preso da un momento di pazzia, ho deciso di "Continuare" la storia di Percy.
DAL CAPITOLO 3:
"Nella prossima giornata il carro di Apollo sarà da seguire,
In coppie si divideranno se il loro amico non vorranno far perire.
I due romani nel deserto dovran vagare, Il mezzodì dovranno riuscire a sopportare.
I figli dell'odio all'olimpo devono aspettare,
Un altra morte dovranno sopportare.
I due ragazzi saranno gli ultimi ad agire,
sotto le stelle la verità dovranno dire.
Chi è sfuggito alla morte la dovrà ritrovare,
nel luogo in cui lui ha più paura a tornare.
I due restanti gli dei dovranno subire
e un tempio segreto dovranno scoprire."
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Gli Dèi, I sette della Profezia, Nico di Angelo
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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CI VEDIAMO.

FRANK

Bene, era ora di tornare a quella che un tempo era la mia casa, ma la forza dove la trovavo?

Probabilmente tutti avevano già finito la loro missione o erano già a metà della loro impresa. La profezia aveva dato a tutti dei compiti difficili da svolgere tranne a me, il mio sembrava così semplice, così fattibile.

Eppure avevo paura, non avevo mai avuto né la voglia né l'intenzione di tornare là, anche perché sarebbe stato solamente uno spreco di tempo.

Invece mi ritrovavo costretto ad andare nel posto che mi terrorizzava di più al mondo.

Sarebbe stato meglio andare a combattere contro qualche mostro, avrei avuto più coraggio in quel caso.

Ma quello era il mio compito e dovevo portarlo a termine come tutti.

No, non mi sarei mostrato debole, avrei combattuto e vinto le mie paure.

Avrei affrontato il passato.

 

"Pronto?" mi chiese Hazel

"Mai stato più pronto di così" Quella era una balla grande e grossa, ma speravo con tutto me stesso che se la bevesse e che non notasse il tono di incertezza che traspariva dalla mia voce.

Si limitò ad annuire, ma non ero sicuro che mi credesse.

Hazel chiamo Arion e montammo sulla sua groppa.

Ci ritrovammo subito sulla strada, verso Vancouver. Appena passato il confine canadese mi ricordai di una scorciatoia che precedentemente portava a casa mia, anche se ero consapevole che mi sarei ritrovato davanti solo troppi ricordi da riuscire a reggere l'enorme cumulo di macerie e cenere che un tempo era casa mia.

La scorciatoia passava per il bosco e Arion non sembrava troppo contento.

Quel bosco terrorizzava anche me sinceramente, mentre Hazel sembrava piuttosto tranquilla. Questo perché non aveva ascoltato, da bambina, le voci che circolavano su quel luogo. Si parlava di mostri dagli occhi gialli e rossi, ululati e rumori inquietanti e pochissimi di quelli che passavano di lì riuscivano ad uscirne vivi e se lo facevano impazzivano. Ovviamente queste erano solo leggende metropolitane per spaventare i bambini e non farli entrare nel bosco, ma alla fine nelle leggende c'è sempre un fondo di verità. Chissà quale verità si nascondeva dietro quelle storie...

Erano già due ore che galoppavamo attraverso il bosco quando Arion cominciò a rallentare. Hazel aveva cominciato a intimargli di muoversi, ma non accennava ad accellerare.

Un brivido freddo mi attraversò la schiena, mi sentivo osservato "Hazel, ci stanno seguendo" le sussurrai.

"Ma cosa dici! È solo la tua immaginazione!"

-Ma non vedi che anche Arion è preoccupato?-

-È un cavallo, dopo tre ore di viaggio al galoppo con due pesi in più addosso si stanca-

-Hazel...- stavo per finire la frase quando sentii uno scricchiolio alle mie spalle. Il cavallo si fermò e feci segno a Hazel di stare in silenzio. Dopo pochi secondi un ringhio, basso e forte, ruppe il silenzio. Mi girai di scatto urlando -Arion vai!- il cavallo partì al galoppo, più veloce di quanto avesse fatto fino a quel momento. Ma cos'era quella creatura? La profezia non aveva accennato al fatto che avremmo dovuto combattere contro un mostro.

"Frank! Cosa succede?!"

"Non lo so, so solo che dobbiamo andarcene di qui" Hazel si girò indietro e si mise a urlare.

"Ci sta alle calcagna! Arion deve andare più veloce o...." una gamba del cavallo cedette e in una frazione di secondi ci trovammo tutti stesi a terra. Mi faceva male un braccio ma mi tirai subito su. Quasi tutte le armi erano troppo lontane per prenderle, ma vicino a me avevo due spade. Per vicino intendo a 5 metri. Non avevo ancora visto il mio nemico, alzai lo sguardo. Quello non era un mostro normale. Sarà stato alto una dozzina di metri a occhio e mi provocava un ribrezzo indicibile.

Era un aborto della natura, un misto indefinito di animali diversi, animali pericolosi. In quella massa informe avevo notato che la testa era a metà tra quella di un leone e quella di un lupo... era pericoloso, molto.

Le zampe da cavallo lo rendevano molto rapido ma la cosa che mi preoccupava erano le enormi ali di pipistrello che aveva sulla schiena. Mandai via Arion, che accettò volentieri l'idea di non morire per mano di un mostro del genere e corse via.

"Hazel prendi!" in dieci falcate raggiunsi le spade e gliene lanciai una

"Tieniti pronta a scappare quando te lo dico"

Ma lei aveva già cominciato a protestare. "Non ho intenzione di lasciarti qui da solo a combattere contro quella cosa..."

Sbuffai" ti sembra questo il momento di lagnarti? Quando te lo dico tu corri, io ed io ti seguirò, promesso" Hazel annuì.

Il mostro si era fermato davanti a noi, a un centinaio di metri, ci stava valutando. Sembrava quasi che ci stesse prendendo in giro.

Del sudore mi colò dalla fronte, il suo volto stava cambiando, non era più un mezzo leone e mezzo lupo. La testa del primo animale era rimasta, ma la parte canina era stata sostituita dalla testa di un toro, con un corno di dimensioni mastodontiche. Ci stava caricando, non valutando. Partì con uno scatto fulmineo e me lo ritrovai a 50 metri di distanza dopo mezzo secondo.

"Hazel vai!" lei partì di corsa lungo il sentiero, velocissima e io rimasi fermo in mezzo alla strada, con la spada in pugno, in attesa della mia morte o della morte del mostro. Ma quel giorno non avevo voglia di morire. Non appena l'essere mi fu a mezzo metro gli corsi incontro e scattando di lato mi ritrovai alle sue spalle. Piantai la spada nella sua schiena usandola come appiglio e rifeci la stessa cosa una decina di volte prima di arrivargli in groppa.

Ora dovevo solo capire come neutralizzarlo, e con tutti i versi di dolore che emetteva e i movimenti che faceva per farmi cadere non riuscivo a concentrarmi.

Il corpo ora era diventato quello di un toro, completamente.

Dovevo piantargli la spada in fronte. Mi trascinai sulla nuca del bovino e aggrappandomi alle sue corna piantai la spada nella sua testa.

Purtroppo mi ero lasciato prendere dall'entusiasmo e venni sbalzato via.

La mia schiena colpì un albero e la vista mi si appannò.

Quando mi ripresi vidi qualcuno che combatteva contro il mostro, ancora vivo, qualcuno che non ero io, quel qualcuno era Hazel.

Poi tutto si fece improvvisamente nero.

Spalancai gli occhi, mi sembrava di morire, il dolore alla schiena era lancinante. Alzai lo sguardo e vidi Hazel estrarre la sua spada dal ventre del mostro. Provai a parlare, ma una nuova fitta me lo impedì. Notai che il mostro non si muoveva più, Hazel ce l'aveva fatta.

Mi si avvicinò di corsa. "Frank stai bene?" scossi la sesta No. Non stavo per niente bene. Ma stava piangendo? "okay, okay, non parlare."Singhiozzò "Non appena ho visto che non mi stavi seguendo sono tornata indietro e.. e ti ho visto a terra e quel mostro con la spada sulla fronte che si dimenava e... credo che ora sia morto, comunque"

Le presi una mano e la strinsi "Grazie" mi sorrise e mi aiutò a tirarmi su.

Il dolore era diminuito ma non del tutto. Hazel mi mise un braccio attorno alla vita e io le circondai la spalla con il mio. Arrivammo alla fine del sentiero così, io che zoppicavo e lei che mi sosteneva. Il bosco si era diradato ed arrivammo a quella che un tempo era casa Zhang.

Che era ancora lì. Completamente intera.

"No, non è possibile! Non è umanamente possibile" pensai.

"Hazel, la vedi anche tu?" La ragazza annuì.

Aveva la bocca spalancata e la mia stessa espressione di stupore stampata in faccia. "Come fa ad essere lì?"

"Frank... sei sicuro che vuoi entrare?" Mi scese una lacrima che si depositò sulla mia bocca.

"Questa è la nostra missione e non ho intenzione di essere terrorizzato dal passato ancora per molto."

"Come vuoi. Sappi che qualunque cosa succeda io ci sarò sempre" le diedi un bacio "Lo so"

Andammo davanti alla porta. Era tutto come mi ricordavo. Tutto al suo posto, ma io ero sicuro che non fosse rimasta che cenere di quella casa...

Suonai il campanello, era un'abitudine.

"Che stupido, chi vuoi che mi risponda"

Stavo per andare a prendere la chiave di scorta quando la porta si spalancò e mi ritrovai mia nonna davanti.

"N...nonna?" mi premetti una mano sulla bocca e lo stesso fece Hazel. Ma come....

"Frank!" La nonna si fiondò ad abbracciarmi e mi strinse forte.

Gemetti dal dolore, ma anche dalla felicità e mi misi a piangere come un bambino lasciandomi cullare dalle sue carezze "come fai ad essere viva?"

"Se venite in casa vi dirò tutto" Hazel rimase impalata sulla soglia e io, anche essendo più sconvolto di lei, la trascinai in casa.

Ci sedemmo attorno al vecchio tavolo dove avevo mangiato così tante volte. Mi asciugai le lacrime "come può essere? Era tutto distrutto. C'erano solo delle macerie!"

La nonna sembrava titubante a rispondere "Ora calmati e lasciami parlare.

Quando sono morta le porte erano ancora aperte sono riuscita a tornare nel mondo dei vivi. Mi sono ritrovata di nuovo qua, con la casa mezza distrutta, ma sono andata avanti. Così mi rimboccai le maniche ed iniziai i lavori di ricostruzione. Una settimana dopo avrei voluto contattarti e dirti che stavo bene ma fu Plutone in persona ad impedirmelo. Mi disse che ci saremmo rincontrati e mi ha dato un obbiettivo da svolgere al tuo arrivo." Fece un sorriso malizioso.

"Quando mi hai aperto la porta e mi hai abbracciato è stato uno shock per me. Non mi sarei mai aspettato di rivederti. Ti voglio bene, nonna. Mi sei mancata."

Mi girai con gli occhi lucidi verso Hazel e vidi che anche lei stava piangendo.

Le strinsi la mano "È davvero tutto identico!" passai lo sguardo su ogni oggetto che finì sull'orologio e continuai a fissarlo per un po' non capendo cosa ci fosse di così importante su quell'orologio. Ma certo! L'orario! "sono le quattro! Dobbiamo tornare al campo! Nonna tu devi venire con noi, non resterai tanto, ma non ho intenzione di lasciarti qua da sola. Potremmo anche passare altro tempo assieme, mi sei mancata così tanto!" Mia nonna sorrise "vado a fare le valige allora"

Mentre aspettavamo mi misi a parlare con Hazel "Sono sconvolta, pensavo che fosse tutto un sogno fino a che non hai parlato dell'orario e allora mi sono ricordata tutto" ammise.

"Lo credevo anche io, in effetti... " sospirai.

"Mi dispiace tantissimo per lei, è rimasta sola tanto tempo... avrà sofferto in una maniera indescrivibile."

"Però è una donna forte. Ed è riuscita a cavarsela anche questa volta."

Era passata mezz'ora e la nonna scese le scale con una valigia.

"Perfetto, possiamo andare" Uscimmo di casa e la nonna chiamò un taxi non appena ebbe chiuso la porta, non volevamo fare spiacevoli incontri. E poi la schiena mi faceva ancora male e non mi sembrava il caso di stare in groppa ad un cavallo che tra l'altro poteva portare solo due pesi.

Durante il viaggio raccontammo tutto quello che ci era successo alla nonna che faceva delle smorfie strane ogni volta che gli descrivevo la forma e la grandezza del mostro che avevamo combattuto.

Ah, quanto mi era mancata.

 

*****************************************************

Quando arrivammo al campo erano già le nove.

Nell'aria c'era una strana tristezza ma ci riempirono lo stesso di domande.

"Perchè ci avete messo così tanto?" "Chi è quella vecchia?" "Non eravate partiti con Arion?" "Va tutto bene?"

Dopo una decina di minuti in cui io ed Hazel abbiamo risposto ad ogni tipo di domanda, Nico e Chirone ci hanno chiesto di raggiungere il lago.

"E che lago sia." commentai.

Non avevo idea del perchè ci avessero convocati lì, ne del perchè ci fosse una fossa profonda due metri vicino alla riva, ma non avevo intenzione di fare troppe domande.

Insieme a noi arrivarono pure tutti i ragazzi citati nella profezia di quest'anno.

Tutti tranne Percy.

"Sarà troppo stanco." pensai.

E invece mi sbagliavo. Mi sbagliavo eccome.

Quando mi dissero della morte di Percy ci rimasi molto male.

Molto, molto male. Ok, ok. Ho pianto.

Hazel invece sembrava solamente triste.

Ad interrompere le mie lacrime fu Nico.

Arrivò con un vassoio pieno di cibo e bevande blu, lo svuotò nella fossa e iniziò a fare delle strane cantilene.

Qualsiasi cosa stesse facendo, era molto inquietante.

Dopo un paio di minuti, una figura informe uscì dall'acqua e si avvicinò lentamente. Più si avvicinava, più diventava umano. Da una semplice nebbiolina blu, passò ad essere un'intera sagoma. Si inginocchò e bevve.

Appena si rialzò la sua immagine era diventata nitida e tutti lo riconoscemmo, era Percy.

Il ragazzo fece un sorriso un po stupido ed iniziò a parlare.

"Ciao!" esordì. "Mi dispiace di avervi lasciati da soli."

La prima a reagire fu Annabeth. Scattò in avanti e si avvicinò alla fossa.

"Ti dispiace? Ti sei sacrificato per me e ti dispiace? Dovrei essere io quella dispiaciuta, ti ho lasciato morire per me!" La determinazione della ragazza crollò tutta insieme, si lasciò cadere in ginocchio e si coprì la faccia tra le mani.

"S-sono stata una stupida.." singhiozzò.

Lo sguardo di Percy era apprensivo, ma si vedeva chiaramente che era tentato di abbassarsi e tentare di abbracciare la ragazza.

Thalià corse da Annabeth e tentò di consolarla.

Jason si fece coraggio, si avvicinò allo spirito di Percy nel modo più spontaneo possibile e, con un sorriso stampato in faccia, provò a sollevare a tutti il morale.

"Adesso sono io il semidio più potente." Lo disse con naturalezza, come avrebbe fatto Leo.

Ottenne l'effetto desiderato, dopo qualche minuto di discussione tra i due ragazzi su chi era meglio, si poteva già percepire un'atmosfera più rilassata.

"Com'è essere morto?" fu Reyna a fare questa domanda.

"Onestamente, ora come ora, è piuttosto noioso. Sto passando il tempo a tentare di convincere Caronte a farmi passare, ma non ho Dracme." rispose tranquillamente il figlio di Poseidone.

Chirone fece un passo avanti. "Già, approposito di questo, tra due giorni faremo il tuo funerale. Hai qualche richiesta particolare?"

Percy ci pensò qualche secondo poi rispose. "Direi che dei palloncini colorati non sarebbero male. Potreste anche chiamare uno dei figli di Apollo a fare il DJ. E per quanto riguarda la torta... qualcosa di blu."

Tutti rimasero sbalorditi.

"Percy, è il tuo funerale, non il tuo compleanno." commentò Chirone.

"Ma senza queste cose sarebbe triste e noioso!" rispose prontamente il ragazzo.

"Magari potresti venire pure tu." proposi. "Al tuo funerale, intendo."

A fare in mille pezzi la mia idea fu Nico.

"Impossibile. Dovremmo lasciare in pace la sua anima per un paio di mesi almeno. Altrimenti rischiamo di togliergli ogni ricordo di se stesso."

Annabeth lo guardò confusa. "Ma Minosse è stato con te per giorni.."

"Lui era potente. Ed era morto da secoli."

"Credo di aver capito."

"Perlomeno potrò assistere al mio compleanno, a fine estate." commentò Percy. "Cercate di essere più allegri, la prossima volta che mi evocate."

 

Passammo ore a discutere del più e del meno. Come se fosse una normalissima serata tra amici, poi però, la figura di Percy iniziò a farsi sempre meno nitida.

"Sembra che sia l'ora di tornare nell'Ade." commentò. "Grazie a tutti, ragazzi. Ci vediamo per il mio compleanno!" Tutti cercammo di salutarlo normalmente. Mi convinsi che in realtà stesse solo partendo per un viaggio.

"Ci vediamo ad agosto, Percy."

Mentre il figlio di Poseidone svaniva, Annabeth gli corse incontro in un ultimo, disperato abbraccio. Finì per limitarsi ad attraversarlo.

La faccia di Percy si riempì di lacrime e, mezzo secondo dopo, sparì.

Annabeth rimase lì, immobile e visibilmente scioccata.

Lo aveva perso. Di nuovo.

   
 
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