Fandom: Touken
Ranbu
Personaggi: Izuminokami Kanesada /
Horikawa Kunihiro / Kashuu Kiyomitsu
Rating: Giallo
Note dell'autore: One-shot / Introspettiva /
Generale / Sentimentale
Disclaimer: Personaggi, luoghi e abitudini sono di
proprietà
dell'autore; lo scritto e le situazioni sono di mia
proprietà.
.Beautiful as snow.
Era una situazione al limite del paradossale: non
solo era stato
convinto da Hijikata ad andare fino a quella sala da the
così lontana ( insieme
a tutta la Shinsengumi poi! ), ma il saké che gli avevano
posto davanti al naso
non aveva di certo migliorato il già precario scenario. I
pannelli in legno
isolante quasi lo soffocavano mentre graffiava con le unghie il tatami,
al
ritmo quasi di un battito di mani estatico.
Non era usuale vedere Horikawa Kunihiro in quelle
condizioni, con le
guance tonde sporcate di un rosso alcoolico, gli occhi brillanti sotto
la luce
delle numerose candele e lampade ad olio, le mani piccole strette
attorno al
bicchiere che Kashuu continuava a riempirgli.
Izuminokami strinse le labbra, scoccando un'occhiata
decisamente chiara
al collega: non voleva che lo facesse bere così tanto.
« Kashuu, smettila. Lo
so che la colpa è solo tua. »
Peccato che la spada di Okita riuscì ad
ignorarlo nel modo più palese
possibile, incurvando leggermente le labbra piene verso l'alto nella
parodia
peggiore di un sorriso cordiale; Izumi sentì chiaramente un
nervo rompersi
dentro di sé, mantenere la calma non era mai stato tanto
difficile. « ... ad
ogni modo, non mi farò vestire in quel modo, Kunihiro.
»
L'espressione triste che attraversò il
viso del ragazzo non era stata
prevista, affatto. Le labbra piccole si incurvarono lentamente verso il
basso e
quei grandi occhi celesti, per cui Izuminokami avrebbe potuto muovere
persino
le montagne, si riempirono di grandi lacrime cocenti. Dannazione,
dannazione,
non poteva piangere così! « Kane-san, non ti
vestirai per me...? » Hijikata
glielo aveva sempre detto, i punti deboli arriveranno a dolerti sempre
nei
momenti meno opportuni.
Avvertì chiaramente le proprie unghie
conficcarsi nel palmo e la saliva
scivolargli in gola: sapeva benissimo di non avere scampo ora che
Kunihiro
aveva sfoderato quella tattica, per cui fece strusciare i piedi calzati
in
morbidi calzini bianchi guardando dritta negli occhi la donna
sorridente e
pronta ad accompagnarlo in chissà quale posto orribile. « Me la
pagherai, Kashuu. » Ma dietro le sue
parole riecheggiò solo la risata trillante dell'altro che,
probabilmente,
riuscì a rompere persino un secondo nervo.
__________
Non poteva sentirsi a proprio agio con quei
vestiti. Aveva voluto tenere
gli occhi più chiusi possibile mentre quelle donne
sembravano correre sui loro
piccoli piedi tutte attorno a lui, adagiandogli strati di stoffa
addosso,
legando nastri, tirandogli su i lunghissimi e morbidi capelli, passando
qualcosa di strano sulle labbra e sul volto. La cosa più
certa, pensò
abbassando lo sguardo ed incrociando le proprie gambe, capaci solo di
passettini piccolissimi, era che avrebbe ucciso Kashuu con le sue mani
non
appena si fosse tolto di dosso tutta quella roba. Sentiva chiaramente
il
vociare tra le varie stanze e la risata di Kunihiro, proprio oltre la
porta
davanti alla quale si era fermato.
Dovette fare un respiro, forse due o addirittura
tre, prima di infilare
le dita della destra nello spazio per far scorrere la porta ed aprirla.
Solo
che mai sarebbe stato pronto alle reazioni: vide chiaramente la bocca
di Kashuu
aprirsi così tanto che avrebbe potuto entrarci un pasto
intero e Kunihiro...
beh. « ... K-Kane-san... »
Era tutto più che giustificato. Il corpo di Izuminokami, alto e tonico come quello dei migliori spadaccini, per una volta non era chiuso sotto strati informi di kimono maschile, ma fasciato da un lungo e delicato abito dalla foggia femminile: su di esso, su uno sfondo azzurro come l'oceano durante l'estate nel punto in cui si incontra col cielo terso e caldo, nascevano montagne di un caldo color bosco autunnale, sfumando dal rosso intenso al marrone forte, la prepotenza di una stagione impossibile da definire che era stata impressa a pennellate sulla seta. Un fiume color ghiaccio attraversava trasversalmente la linea dei polpacci, morendo in una valle del medesimo colore degli alberi, foglie posate e dipinte una ad una sul terreno forse sporco di neve, forse no.
Lo sguardo avrebbe potuto perdersi nel cercare il piccolo cerbiatto nascosto tra i cespugli eppure risaliva naturalmente, inseguendo lo sfumarsi dell'azzurro in un bianco purissimo, il bianco di un inverno che sarebbe dovuto arrivare e che si poggiava sulle spalle dell'uomo, intatta e virginale. La sottoveste, inclinata indietro, portava il bianco e l'oro che Izumi conosceva bene, mentre l'obi che stringeva una vita già sottile sembrava creato dalle divinità, intessuto di fili d'oro rosso su una base dello stesso colore dei suoi capelli, morbidamente raccolti sulla sommità del capo. Era una acconciatura semplice che lasciava ai capelli la possibilità di incorniciargli il volto e lasciargli scoperta la nuca, con ornamenti di ceramica a tenere tutto insieme.
Un vago profumo di legno pregiato sembrava
sprigionarsi dal suo
collo teso mentre le labbra, socchiuse appena, avevano ricevuto il
bacio
leggero di una rosa rossa. Solo sollevando una mano si poterono notare
i
movimenti della neve che cadeva, piccoli fiocchi che andavano
depositandosi sul
fondo; Izumi osò un piccolo passo dentro la stanza, le
guance naturalmente in
fiamme e gli occhi celesti fissi sul viso di Kunihiro.
« Contento? » Ma la sua voce
parve risuonare nella stanza e neppure
Kashuu ebbe parole da dire; solo Horikawa si alzò, tremante
e malfermo sulle
gambe, per coprire la piccolissima distanza che lo separava da un Izumi
sempre
più imbarazzato. « Kane-san... » La voce
aveva riacquistato sicurezza forse?
Sicuramente le mani sì, che si chiusero su quelle di Izumi
per un attimo,
giusto quanto bastava per farlo inginocchiare. Le sopracciglia erano
aggrottate
ma accettò il tocco di Kunihiro sulle sue guance abbassando
lo sguardo, così
come accettò quelle labbra dal sapore di sakè su
quei pomelli infiammati. «
Kane-san... » Sembrava una melodia rotta e
sempre uguale.
« S-smettila, idiot- »
« Sei bellissimo Kane-san, io-- vorrei vederti
più spesso così. » Il tono implorante
di quella voce, il tocco del suo respiro
contro al proprio, la manica che si frappose velocemente tra i volti e
uno
sguardo che poteva portare solo assenso. Nemmeno si accorsero di Kashuu
intento
a trascinarsi fuori dalla sala.
_______________
« Era più bello di me...
più bello di me... di me! »
Yamato non osò chiedere il motivo di
quel rientro tanto anticipato di
Kashuu, ma nascose un sorriso tra le labbra. Probabilmente sarebbe
stato
l'unico a tornare, quella notte.
.Fine.