Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti
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Autore: _Alexis_    17/05/2015    0 recensioni
Raccolta di flash fic Eruri.
Prima volta; Paura del buio; Controllo; Intimità; Profumo; Sollievo; Confessioni; Cose preziose; Desiderio; Muro; Musica [...]
Genere: Romantico, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Altri, Irvin, Smith
Note: Lime, Raccolta | Avvertimenti: Spoiler!
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Paura del buio.
Al minimo movimento appena più violento di Levi accanto a lui, Erwin si svegliò immediatamente dal suo sonno di per sé già molto leggero.
Focalizzò tutta la sua attenzione sul corpo dell’altro, immerso nelle tenebre e appena illuminato dalla poca luce lunare. Qualsiasi cosa stesse sognando, lo faceva soffrire intensamente.
Passò qualche secondo di apparente calma ed Erwin fu pronto ad avvicinarglisi per dargli almeno un minimo conforto, quando ebbe un improvviso spasmo e iniziò ad urlare frasi incoerenti.
Doveva ammetterlo, sulle prime si prese un bello spavento, ma reagì immediatamente afferrandolo per le spalle,
-Levi! Calmati, calma..
Stringeva il piccolo corpo che a scatti cercava di divincolarsi dalla sua presa,
-è tutto apposto, era solo un-
Sgranò gli occhi quando nell’arco di pochi secondi vide lo sguardo dell’altro su di lui, come probabilmente non l’avesse riconosciuto nel buio, come in un velocissimo scatto afferrasse il coltello – che sapeva tenesse sotto il cuscino – e lo ferisse ad un braccio, per fuggire da quelle coperte che doveva aver percepito più come delle corde che lo tenevano immobile.
Restò in posizione di difesa con il coltello sporco del suo sangue come fosse pronto ad attaccare ancora.
Erwin si avvicinò al bordo del letto con una mano tesa in avanti, nella maniera in cui cercava di dimostrargli che non avesse intenzione di fargli del male.
-Levi, calmati…
Vedeva ancora il suo petto gonfiarsi velocemente e i suoi occhi terrorizzati nel buio della stanza.
-Sono Erwin, stai tranquillo.
E mentre diceva questo si alzava lentamente, tastava il comodino fino a trovare l’interruttore che avrebbe acceso la lampada, senza togliere gli occhi da Levi che in quello stato era quanto ci fosse di più vicino ad un’arma vivente.
Quando riuscì nel suo intento la stanza fu immediatamente invasa da una luce arancione, normalmente appena sufficiente a consentirgli di leggere sdraiato sul letto, adesso come un faro nel bel mezzo dell’oceano. Strinse gli occhi, appena infastidito dalla luce, mentre sentiva il rumore del coltello che cadeva dalle mani di Levi, osservava con sguardo offuscato il suo corpo che abbandonava la tensione e le sue difese.
Gli si fece vicino, senza fretta.
-Erwin, scusami io-
-Non fa nulla, hai fatto un brutto incubo…
-Non so come avessi quel-
-Stai tranquillo, so che tieni un coltello sotto il cuscino.
Levi aprì e chiuse la bocca per qualche altro secondo, prima di rilassarsi tra le mani di Erwin, poggiate sulle sue spalle, sfiorando il collo.
Fece poi qualcosa che lo stupì alquanto, tastò il suo petto da sopra la canotta e si appese alle sue braccia con entrambe le mani, guardandolo con occhi grandi, persi, innocenti, disarmati.
Restò così, con le labbra leggermente socchiuse e lo sguardo puntato su di lui, quasi speranzoso.
Erwin non capì immediatamente cosa volesse da lui, né tantomeno capì che, in verità, l’altro non si fosse ancora del tutto svegliato dal sonno, ma rimase pietrificato nel tentativo di non spaventarlo oltre.
Levi poi chiuse gli occhi e gli si appoggiò con la testa sul petto, l’orecchio pressato sul pettorale sinistro, le mani che erano scivolate sulla sua schiena.
Il suo battito aveva ripreso il suo ritmo normale, il suo respiro si era calmato, le sue membra nuovamente sotto il suo controllo.
Lasciò adagiare lentamente la testa su quella dell’altro mentre avvolgeva le braccia intorno al suo corpo e gli accarezzava i capelli.

 
Sì, niente, questa è per ora la mia preferita e volevo postarla subito.
Mi sono ispirata, specialmente per l'ultima parte, ad un fatto che mi è stato raccontato a lezione: una paziente di Freud, durante una seduta nella quale utilizzò anche l'ipnosi, in un momento di intenso legame con l'analista gli poggiò entrambe le mani sulle braccia, in un gesto che Freud ha etichettato in senso negativo come un atto sessuale, in realtà secondo molti studiosi fu semplicemente un gesto di tenerezza in cui la paziente aveva visto in Freud una figura genitoriale (cosa moooolto comune) e questo atto di appendersi alle sue braccia era come quello del bambino che chiede di essere preso in braccio. 
¯\_(ツ)_/¯
 
   
 
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