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Autore: Doomsday_    17/05/2015    2 recensioni
Draco è solo. Dovrà eseguire ciò che l'Oscuro Signore gli ha ordinato di compiere. E non ha nessuno... nessuno tranne lei.
Astoria farà qualsiasi cosa è in suo potere per restargli accanto. Perfino quando sarà lui stesso ad allontanarla.
Il loro amore è come una stella che, nel buio della notte, brucia in tutta la sua intensità fino a distruggersi.
Dal capitolo dieci:
- Ripensare alla biblioteca diede a Draco un senso di forti brividi: ancora gli era ignoto quel che lo aveva trattenuto dal baciarla quando, per la prima volta dopo mesi, aveva finalmente potuto tenerla tra le braccia. Nel toccarla ogni tentativo di starle distante era crollata, e un intenso malumore l'aveva colto nel godere di quel suo sguardo insolitamente luminoso. Stelle aveva definito quegli occhi, stelle di quel suo cielo buio.
Genere: Drammatico, Fluff, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Astoria Greengrass, Blaise Zabini, Daphne Greengrass, Draco Malfoy, Pansy Parkinson | Coppie: Draco/Astoria
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
Capitoli:
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Come corpi morti.





Doron sedeva alla scrivania, nel buio del suo studio. Aveva lo sguardo fisso nel vuoto, tanto estraniato da sembrare non riconoscere più neppure la stanza in cui si era volontariamente relegato ormai da settimane.
Il vassoio del cibo era ancora lì, davanti a lui, intatto.
Sentiva le palpitazioni accelerate del proprio cuore, rimbombargli nella testa e poi in tutto il corpo.
Rigido, in quella postura statica che non abbandonava da forse delle ore, Doron sembrava aver perso la capacità di muoversi.
Sapeva di essersi esposto troppo al Ministero, così come sapeva ciò che sarebbe accaduto di lì a pochi minuti.
E, difatti, proprio come accade in un incubo perverso, successe ciò cui temeva di più: nel buio dello studio un'ombra apparve, più nera dell'oscurità stessa.
Doron strinse spasmodicamente i braccioli della sedia su cui sedeva, cercando di non tremare – o, per lo meno, di non darlo a vedere.
La figura si calò il cappuccio e il chiarore mortale della sua pelle spiccò come la luna in un cielo senza stelle.
Lord Voldemort tirò fuori la propria bacchetta dal manico d'osso e con un gesto annoiato fece divampare un grosso fuoco all'interno del camino, illuminando così l'intero ambiente e dando vita ad uno spaventoso gioco di luce ed ombra su quel suo volto pallido.
« Doron » sibilò a mo' di saluto.
Con un singulto, Greengrass Senior, si alzò per avvicinarsi al suo ospite. Si inchinò ai suoi piedi, con tutta l'ossequiosità che riuscisse a mettere assieme in quel momento e gli baciò la mano ossuta.
« Mio signore » biascicò, la fronte già imperlata di sudore, « quale onore avervi qui nella mia dimora. »
Voldemort annuì distrattamente, poi si scansò dall'uomo per andare a sedersi al posto che egli occupava prima del suo arrivo.
Ne seguì un lungo momento silenzio, nel quale Doron non trovò neppure la forza per rialzarsi da terra.
Attutiti dalla porta chiusa dello studio, iniziarono ad udirsi rumori di chincaglieria rotta, passi pesanti e schiamazzi. Il Signore Oscuro non era venuto da solo e per Doron era chiaro ormai che quella fosse in tutto e per tutto una spedizione punitiva. L'uomo si sentì mancare, tanta era la paura per se stesso e l'apprensione per la propria famiglia, ancora ignara di quel che stava accadendo.
« Doron » esordì nuovamente Lord Voldemort « non nasconderò che i tuoi atti mi hanno profondamente deluso ».
« Vi giuro, mio Signore… vi giuro che mai avrei voluto deludervi. Io… » ma Doron non ebbe occasione di concludere, poiché la porta dello studio improvvisamente si spalancò e vi entrò Elladora, sconvolta, spaventata, i capelli in disordine, senza avere indosso neppure una vestaglia a coprire la camicia da notte. Sembrava fosse stata appena buttata giù dal letto e, trovare Lord Voldemort, seduto alla scrivania del marito, di certo non migliorò il suo stato. Difatti un urlo strozzato le uscì dalle labbra prima che avesse il tempo di ricomporsi. Indietreggiò, mettendosi spalle al muro, poi con un irrefrenabile tremito che le scuoteva tutto il corpo, chinò piano il capo: « Mio signore », disse « è un onore avervi… ».
« Sì, vi ho onorato della mia presenta. È già stato fatto presente da vostro marito », la interruppe lui, il tono derisorio e ben poco propenso ai convenevoli. La pazienza lo stava abbandonando, eppure quel ghigno velenoso continuò a perdurare, incattivendogli ancor più il volto.
« Elladora Black » mormorò il Signore Oscuro « Forse avrei dovuto scegliere voi al posto di vostro marito. In fondo… la famiglia Black non mi ha mai deluso. Purtroppo, non posso dire altrettanto dei Greengrass » e gli occhi rossi tornarono a fissarsi sulla grossa figura ancora genuflessa di Doron.
« Mio Signore, è stato un errore. Un tremendo errore commesso in buona fede. Non tradimento. Mai. Non potrei… ».
« Silenzio! » esclamò Lord Voldemort in un ringhio, la mano che impugnava la bacchetta scattò in direzione dell'uomo, ed egli prese a contorcersi sotto spasmi d'insopportabile dolore e gemiti incontenibili.
Elladora si lasciò cadere a terra, tra lacrime e singulti « Vi prego! Vi prego, basta! » invocò con tale disperazione che, quando Voldemort smise di infliggere la maledizione Cruciatus al marito della donna, nello studio erano giunti anche i Mangiamorte che l'Oscuro Signore si era premurato di portarsi dietro.
Severus Piton fu colui che entrò per ultimo. Pose uno sguardo di sufficienza alla donna accasciata a terra, accanto alla porta, poi si mosse con quella sua aria fiera e sicura, raggiungendo il fianco di Lord Voldemort e di Bellatrix Lestrange.
« Servirvi sarebbe un privilegio per me » mormorò allora Elladora in un soffio di voce « Se è questo ciò che volete, sono pronta a servirvi. Sono pronta a rimediare agli errori commessi da mio marito. » La donna era mortalmente pallida, gli occhi vacui fissavano Doron, ancora agonizzante, con una sorta di sconforto.
Doron si risollevò, mettendosi sulle ginocchia « Stai zitta » grugnì a denti stretti « Elladora, taci. »
Voldemort rise « Non ti senti più onorato dalla mia persona, Doron? ».
Anche Bellatrix esplose in una folla risata alle parole del suo Signore – la cui ilarità non sembrò contagiare affatto Severus Piton, il quale rimase mortalmente serio.
« Avete già il mio corpo, la mia mente, la mia posizione politica e ogni mezzo di cui dispongo. Ma in tutto questo la mia famiglia non è contemplata ».
Doron drizzò la schiena, seppure il capo rimase chinato.
« Vuoi la gloria tutta per te, Doron, o non approvi più gli ideali di perfezione e di purezza che un tempo condividevamo? I miei modi di fare, diciamo… persuasivi, ti hanno per caso turbato? »
« Vi sono fedele. Ve lo assicuro, non oserei mai tradirvi. Un errore… solo un errore ho commesso e per questo vi chiedo perdono, ma la mia fede in voi non è mutata ».
« La fiducia è una variabile incerta, e una volta che essa viene compromessa è difficile ristabilirne il delicato equilibrio ».
La porta dello studio si aprì per l'ennesima volta, con violenza. Vi entrarono Alecto e Amycus Carrow, trascinando le uniche due figlie dei Greengrass.
« Mio Signore, abbiamo un ospite in più » rise Alecto, con voce eccitata.
Doron alzò lo sguardo e gli occhi sembrarono uscirgli fuori dalle orbite nel vedere Draco Malfoy abbracciato alla più piccola delle sue figlie. Le guance gli si infiammarono e una grossa vena prese a pulsargli sulla tempia destra; per un attimo si dimenticò della terribile situazione in cui versava lui e la sua famiglia, e desiderò alzarsi per sbraitare contro quel ragazzino sfacciato cosa diavolo ci faceva nella camera di sua figlia a quell'ora indecente della notte.
Ma la voce sibilante di Voldemort lo trattenne sul posto e gli riportò sul viso quella tinta lattea che ultimamente lo abbandonava di rado.
« Il piccolo Malfoy » ghignò « Bellatrix, dovresti insegnare a tua sorella come trattenere un adolescente in calore. Mi domando in che mani deponga la mia fiducia, quando i miei Mangiamorte più forti non riescono a tenere sotto controllo neppure un ragazzino di sedici anni » si mostrava divertito, ma sotto quella finta ilarità si avvertiva una profonda rabbia pronta ad esplodere.
Daphne e Asteria si guardarono attorno, ancora confuse e spaventate. Stavano forse sognando? Ma, al contrario Draco Malfoy era lucido. Non gli serviva tempo per metabolizzare ciò che stava succedendo. Lui già si era trovato all'interno di quell'incubo.
Non importava se solo un attimo prima dormiva accanto alla ragazza che amava, con al collo ancora la sciarpa che lei gli aveva regalato, e il momento dopo i Carrow piombavano nella camera schiamazzando, ululando eccitati e divertiti dall'averli trovati assieme.
Asteria si era svegliata, urlando nel vedere le loro facce, sporte sul letto, intenti a fissarli. Draco l'aveva stretta a sé, provando in tutti i modi a farla calmare mentre li trascinavano giù di forza, assieme a Daphne, senza dar loro il tempo di poter fare domande o provare anche solo a ribellarsi. E ora si trovavano lì, al cospetto di Lord Voldemort, che li fissava uno a uno con sguardo feroce, attento ad ogni loro più piccolo movimento.
Draco incrociò lo sguardo sdegnato di sua zia Bellatrix e arrossì nel capire quale imbarazzo aveva procurato alla loro famiglia. Persino Piton sembrava turbato dalla sua inattesa presenza.
Temeva le ripercussioni che ciò avrebbe procurato loro; ma, nonostante tutto, gli era impossibile sciogliere l'abbraccio che lo legava ad Asteria, poiché quel semplice gesto lo costringeva a non cedere alla paura. Questo, finché non guardò all'interno di quegli occhi rossi senz'anima.
Lord Voldemort lo stava fissando e Draco seppe subito ciò che egli vedeva. Vide se stesso, attraverso gli occhi dell'Oscuro Signore, stretto alla figlia dell'uomo che stava punendo, mentre la accarezzava piano lungo le braccia e allo stesso tempo la tratteneva per impedirle di gettarsi al fianco del padre.
« Vieni qui, Draco » sibilò Bellatrix, minacciosa, accorgendosi anch'essa dell'evidente prodigarsi del ragazzo per la piccola Greengrass.
Draco le ubbidì con riluttanza ma, prima di lasciare andare Asteria, scambiò uno sguardo d'intesa con Daphne, al loro fianco – la quale continuava a sfuggire alla presa di Alecto grazie a secchi strattoni e sguardi di fiamma. Così, quando il ragazzo passò al lato opposto dello studio, furono le braccia di Daphne ad avvolgere Asteria; seppure il volto della giovane era tanto abbattuto e spaventato che non sembrava aver colto quest'ultima differenza.
Voldemort tornò quindi a concentrarsi sull'uomo: « Finiamola qui, Doron. Sono stanco ».
Il tono di Doron si fece lamentoso: « Mio Signore, non commetterò più un simile errore ».
« Oh, ne sono convinto » ribatté e la sua espressione si fece feroce. Alzò nuovamente la bacchetta e un lampo verde colpì Doron Greengrass in pieno petto.
Ne seguì un lungo attimo di stallo: immobile, prolungato e silenzioso. Un momento nel quale una persona amata smette semplicemente di essere. Un battito di ciglia e dell'uomo che aveva abitato quel corpo, ora steso a terra, non era rimasto più nulla.
Elladora gridò e allora il tempo ricominciò a scorrere. Asteria strinse con forza gli occhi e li sentì umidi. I singhiozzi incontrollati di Daphne la scuotevano, sua madre piangeva con acute urla il suo dolore, eppure Asteria continuò a guardare suo padre come se stesse aspettando di vederlo rialzarsi. Non poteva essere reale, e né tanto meno possibile, vedere colui che aveva rappresentato tutto il suo intero mondo, svanire in un nulla indefinito.
Suo padre, il suo eroe, colui che l'aveva protetta, educata, amata e viziata. Nulla. Non ci sarebbero state più carezze, né sguardi orgogliosi o parole d'affetto.
E allora le lacrime affollarono copiose i suoi occhi verdi, e le segnarono solchi lungo le guance.
Elladora si trascinò vicino al corpo del marito, con lamenti sommessi, pose il capo di lui sulle proprie gambe lo cullò tra carezze, bisbigli e pianto.
« Frena le tue lacrime, Elladora. Il tuo Signore è misericordioso. Voglio onorarti allo stesso modo in cui ho onorato la famiglia Malfoy ».
La donna non si voltò a quelle parole, non si curò del loro significato o, semplicemente, non le sentì.
Ma Draco sì, Draco sapeva cosa stava per succedere, come sapeva che non avrebbe potuto fare nulla per impedirlo.
« Che belle fanciulle abbiamo qui, non è vero, Severus? Tue alunne, talentuose indubbiamente. Sangue puro scorre nelle loro vene a presagire magia potente »
« Piuttosto discrete » commentò Piton, con voce annoiata.
« Viviamo in un'epoca in cui i figli devono scontare i debiti dei propri genitori. Qui serve più di materiale ritenuto discreto. Noi siamo l'eccellenza » disse Lord Voldemort, gustando il suono dell'ultima parola.
« Entrambe dotate in Difesa contro le Arti Oscure » Piton tacque brevemente e puntò i profondi occhi neri sulla figura di Draco Malfoy « La minore, Asteria Greengrass, è adeguatamente capace in Pozioni. È abile in Incantesimi. Orientativamente ha voti piuttosto alti e soddisfacenti. Non vi deluderà ».
Il sorriso del Signore Oscuro si fece vorace. « Vieni avanti, Asteria. Fatti vedere meglio. Qui, vieni qui accanto a me ».
A nulla servì il tentativo di Daphne di trattenerla accanto a sé. Asteria si mosse, passò accanto al corpo del padre a testa alta, costringendosi a non guardare in basso.
« In ginocchio » ordinò Voldemort e lei, con la stessa lentezza usata per muoversi, così ubbidì.
« E ora dimostra al tuo Signore quanto è forte la tua fedeltà in Lui. » Voldemort le porse la mano e Asteria comprese di doversi scoprire l'avambraccio sinistro. Ed era pronta a farlo. Pronta a sacrificarsi purché nulla di male accadesse ancora.
Ma non ci riuscì. La paura le bloccò le membra e, proprio quando pensò che Voldemort stesse per afferrarle di forza il braccio, Daphne richiamò l'attenzione su di sé.
Le lacrime già si erano asciugate sul suo viso, la schiena era ritta e lo sguardo acceso, quasi furioso. Non sembrava appartenerle, tanto appariva deformato dalla rabbia.
« Chiedo di essere io a ricevere il marchio! Mia sorella non è degna, non sa neppure cosa sia la fedeltà. Io sola ho il desiderio di servirvi da tempo » si mise in ginocchio e nei suoi occhi il fervore brillò incandescente. « Vi supplico di farvi vostra fedele serva » e quelle parole, dette con sicurezza e con tale passione, dinanzi al corpo ancora tiepido di Doron, suonarono come bestemmie.
Solo quando fu certa che in Lord Voldemort si fosse piantato il seme del dubbio, si alzò e – a passi decisi – coprì lo spazio che la separava dall'Oscuro Signore, si tirò su con forza la manica del braccio sinistro e attese.
Voldemort guardò prima Bellatrix, per poi tornare sul volto della ragazza che si stava offrendo come volontaria « Il buon sangue dei Black non mente mai ».
E l'ardore che vide negli occhi di Daphne sembrò bastargli. La ragazza che non aveva paura di dichiarare fedeltà assoluta all'assassino del proprio padre, le piacque. Tanto, da dimenticarsi facilmente della più giovane e dell'uso che voleva farne.
E mentre Voldemort poneva la punta della bacchetta sul braccio sinistro di Daphne, Asteria guardò fisso Draco negli occhi. Mantennero il contatto visivo finché il tutto non ebbe fine; lei incapace di vedere Daphne sacrificarsi al posto suo, lui incapace di distogliere la propria attenzione da lei.
Si guardarono, urlandosi parole atone, che entrambi compresero. L'impotenza rese morti i loro occhi e rimasero muti, come cadaveri, a fingere di non vedere, a fingere di non sentire. Qualsiasi cosa sarebbe stata vana: tutti loro erano come corpi già morti nelle mani del loro aguzzino.




Angolo Autrice: Ok, sono imperdonabile. Ho una piccola scusante: il pc mi ha abbandonata e ho perso tutti documenti all'interno... e, sì, questa non è una scusa adeguata, perché di tempo ne è passato anche troppo ma, per favore(?), perdonate lo stesso questa lunga attesa.
Come già vi ho anticipato, ho dovuto riscrivere una seconda volta lo stesso capitolo (non so voi, ma io odio tantissimo doverlo fare) e ovviamente la seconda versione (questa qui) è nettamente diversa da com'era la prima. Nonostante l'abbia scritta di malavoglia, spero che questo capitolo vi sia ugualmente piaciuto! Ho provato a dare il meglio - nonostante sentissi emergere forte il rifiuto mentre scrivevo - perché, in ogni caso, voi lettori meritate sempre il meglio che io riesca a tirar fuori! Bene, fatemi sapere tutti i vostri pensieri in una recensione qui sotto!

Ringrazio infinitamente Lulyx, AlexisVictorie, ehikatnijss e althea_drarry per le loro meravigliose recensioni; e ringrazio anche le 20 persone che hanno aggiunto la storia nelle preferite, le 43 che l'hanno aggiunta nelle seguite e le 8 nelle ricordate.
Un bacione a tutti,
Giuliii
   
 
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