Anime & Manga > One Piece/All'arrembaggio!
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Autore: Jules_Kennedy    18/05/2015    1 recensioni
Shanks, dopo la morte di Makino, deve gestire due figli scatenati e famelici.
Rufy e Sabo, figli del rosso, non stanno mai lontani dai guai, e la cosa sembra non importargli granchè.
Killer e il suo fratellino Kidd vivono in una tranquillità costruita a fatica, ma sempre pronta a scoppiare.
Corazon cerca una cura per qualcosa che affligge suo nipote Law, impedendogli di essere come gli altri bambini.
Perona ed Ace vivono insieme all'orfanotrofio, quando un giorno lei scompare dalla vita di lui.
Come può un intreccio così incasinato di vite, trovare la propria armonia?
La risposta in realtà, è semplice.
Con un sorriso.
Genere: Comico, Fluff, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Ace/Rufy, Corazòn, Donquijote Rocinante, Eustass Kidd, Un po' tutti | Coppie: Eustass Kidd/Trafalgar Law, Nami/Zoro
Note: AU, Lime, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Il gioco è ricominciato.
 
 

-Ehi, Cora-san! Siamo a casa!-

Shachi teneva Law in braccio mentre Penguin apriva la porta. Da dentro l'abitazione non si sollevò nessuna voce, cosa strana considerando quanto Cora andasse in panico ogni qualvolta Law non rientrava negli orari prefissati. E anche se non era stata proprio una coincidenza, quei tre avevano fatto tardi. Decisamente tardi.
-Cora-san? C'è nessuno?- continuò Penguin, alzando un sopracciglio perplesso. Guardò Shachi, che dal canto suo stringeva Law con forza, e vide nei suoi occhi lo stesso sguardo preoccupato (e a tratti, terrorizzato) che Penguin aveva assunto non appena si era reso conto che no, Corazon non era in casa.
E quello non era un buon segno.
Per niente.
 
-Che cavolo facciamo?- chiese con una nota di panico non indifferente nella voce Shachi, facendo passare lo sguardo da Law al suo amico il quale sembrava assorto in chissà quali pensieri. Sentì Law mugolare e scuotersi tra le sue braccia, passandogli una mano tra i capelli per tranquillizzarlo. Aveva ancora addosso la terra con cui si era sporcato azzuffandosi, e il castano era sicuro che sotto la maglia fosse pieno come minimo di ematomi, sempre se non aveva qualche osso rotto.
 
Del resto quando lo aveva finalmente trovato in quell'immenso parco, insieme a quel marmocchio con i capelli rossi e si era precipitato da lui, rimproverandolo, aveva notato immediatamente l'andatura incespicante e il torso piegato in avanti, accartocciato per diminuire l'intensità del dolore che gli attanagliava il fianco. Si era fatto presentare il ragazzino con pazienza, nonostante lo conoscesse anche troppo bene, e si chiese più di una volta perchè, con tutti i bambini che poteva incontrare al parco, Law avesse stretto amicizia proprio con quella testa calda. E sia chiaro, a Shachi piacevano i ragazzini, ma come dimenticare il demonio rosso che gli mandava contro oggetti ed insulti ogni volta che il povero castano doveva andare a prendere Penguin a casa di Killer, magari ubriaco fradicio come quel suo fidanzato biondo o semplicemente non motorizzato e quindi una dannatissima palla al piede? Ed era assurdo come Penguin riuscisse sempre a convincerlo a fare quelle cazzate. Gli voleva troppo bene, ecco la verità.
 
L'ennesimo lamento di Law fece tornare Shachi  sulla terra, e mentre si sistemava il bambino meglio sul fianco, si accorse che Penguin stava trafficando con il telefono di casa, digitando veloce dei numeri che non riconobbe subito. Si avvicinò in tempo per sentire una voce anche troppo familiare rispondere al telefono, e capì immediatamente le intenzioni del suo amico.
 
-Chi cazzo è che rompe  st'ora?-
-Killer, non rompere il le palle, stiamo venendo da te.-
 
Penguin tirò un profondo respiro. Aspettava la risposta del biondo dall'altro capo del telefono, perfettamente conscio della follia che stava per fare.
-Eh?! Ma chi?! E poi chi cazzo ti ha detto che io non sia impegnato? Ti sei già dimenticato della nostra chiacchierata di oggi? Mi sembrava di essere stato piuttosto chiaro quando ti ho detto di sparire dalla mia vita.-
Sentì lo stomaco rivoltarsi, Penguin, ma se ne fregò e andò avanti. Non aveva tempo di discutere. Se era successo qualcosa a Corazon (e Penguin ne era sempre più sicuro, ogni secondo che passava) non avrebbero potuto lasciare Law da solo, men che meno in quella casa. Avevano bisogno di un posto che nessuno avrebbe sospettato per poter rimettere insieme le idee, e sia la casa di Penguin e Shachi sia quella di Law erano luoghi fin troppo conosciuti da.. loro. Chiuse gli occhi, cercando di ignorare le parole che provenivano dal telefono e che avevano il chiaro intento di ferirlo, interrompendo Killer con voce perentoria e parecchio spaventata. Del resto se anche il biondo doveva essere coinvolto, tanto valeva dire la verità. Ma non al telefono.
 
 -Ho capito benissimo, grazie. Ma qui stanno succedendo cose che non riesco a capire e ho paura che qualcuno si farà male. E dato che non so chi altro chiamare mi sei venuto in mente tu, okay? Vaffanculo!- rispose secco, con un'ansia malcelata nella voce che fece preoccupare il suo interlocutore.
-..Che intendi? Dove sei?- chiese infatti Killer, facendo sorridere debolmente il corvino. Killer sbraitava, picchiava, urlava, ma poi si preoccupava per lui. Era sempre stato così.
-A casa di Law. Corazon non è ancora tornato. E non sappiamo il perchè.-
-... d'accordo, vi aspetto. Ah, e Penguin?-
-Si?-
-Questo non cambia niente.-
-... me ne rendo conto. Arriviamo.- sussurrò con voce stanca il moro, appendendo il telefono senza aspettare risposta. Alzò lo sguardo incontrando quello del suo migliore amico, che lo guardava deciso.
 
Durante il tragitto di ritorno il castano gli aveva chiesto che fine avesse fatto, e quando era venuto a sapere che aveva passato l'intero pomeriggio a litigare con Killer, si era zittito, non chiedendo altro.
Shachi sapeva, Shachi capiva. Penguin ringraziò mentalmente Dio per avergli messo al fianco un amico al quale  non aveva bisogno di spiegare come era andata la sua chiacchierata con il biondo, perchè in fondo lui già lo sapeva. E non dovette nemmeno parlare ed avvisarlo di quale era la loro destinazione,  perchè il castano gli posò una mano sulla spalla, stringendo forte. Bastavano gli sguardi per intendersi, e a Shachi non ne occorse nemmeno uno per capire che Penguin aveva scelto di chiamare Killer perchè nonostante non l'avrebbe mai ammesso, lui l'avrebbe protetto. E sapeva che nonostante le proteste, avrebbe protetto anche lui e Law.
Con un cenno della testa gli indicò la porta, rimasta aperta. Si avviarono entrambi verso la macchina e Shachi gli passò Law all'amico delicatamente, attento a non svegliarlo. Quel ragazzino era fin troppo intelligente, e ci avrebbe messo un niente a capire che qualcosa non andava. E anche se non sembrava, Law era estremamente sensibile quando si parlava di Corazon. Era l'unico che gli fosse rimasto al mondo, e perderlo avrebbe significato spegnersi.
Per sempre.
 
Penguin lo sapeva cosa provava Law per Cora, e ringraziò mentalmente quando il ragazzino rispose al cambiamento di posizione con un semplice grugnito, accoccolandosi meglio contro il suo petto e schiudendo la bocca. Il corvino lo strinse a se, guardando fuori dal finestrino mentre la macchina si metteva in moto. Era teso e nervoso, e sapeva che l'amico al suo fianco provava gli stessi sentimenti. Sapevano entrambi dove fosse andato Corazon, ma nessuno dei due aveva avuto il coraggio di pensare alle conseguenze di quell'incontro. Doflamingo era un uomo pericoloso, e nessuno avrebbe obiettato a riguardo.
Penguin si perse momentaneamente, cercando di scacciare dalla sua mente ogni pensiero che si ricollegasse alle sorti di Corazon.
Il biondo non era morto, ne era sicuro.
 
E non importava come, lui e Shachi avrebbero protetto Law fino al suo ritorno anche a costo della vita.
 
La frenata brusca della macchina gli fece capire che erano arrivati, e senza nemmeno parlare, i due scesero dalla vettura contemporaneamente, ripercorrendo quel vialetto che per motivazioni diverse, entrambi avevano percorso un'infinità di volte. Nemmeno non si sorpresero quando videro Killer seduto sulla soglia sempre con il suo casco in testa, alzarsi ed aprire la porta.
 
anche fare l'offeso, ma era li, e li stava aspettando.
E tanto bastò a Penguin per sentirsi almeno in parte, leggermente più confortato.
 
______________________________________________________________________________________
 
 Killer guardò i due ragazzi entrare silenziosamente in casa, facce buie ed espressioni tese. Aveva capito che la situazione fosse grave, ma non pensava così tanto. Gli fece cenno di sedersi nel piccolo soggiorno, dove si era premurato di far trovare caffè in abbondanza per tutta la notte. Non riusciva a spiegarsi il perchè di tanto interesse, in fondo quei due erano piombati in casa sua senza preavviso, non si meritavano mica tutte queste accortezze.
Ma quando vide Penguin sedersi sfatto e sfibrato, con ancora in ragazzino in braccio, portandosi una mano al viso contratto, ogni pensiero idiota sul perchè, sul come e sul quando passò in secondo piano.  Penguin era il suo ex ragazzo, e nessuno avrebbe cambiato questa cosa. Ma prima di tutto, era anche un amico, e se il biondo ci aveva visto giusto, ne avrebbero avuto almeno per tutta la notte.
 
-Puoi portare il ragazzino di la. Nella stanza di Kidd ci sono due letti.- disse il biondo dopo qualche minuto di silenzio, notando con un briciolo di fastidio che ne Penguin ne il suo amico avevano intenzione di parlare. Se ne stavano seduti al tavolo della cucina fissando il vuoto, completamente assorti nelle proprie elucubrazioni. Alle sue parole I due sembrarono svegliarsi, e si guardarono annuendo. Penguin si alzò senza dire una parola, scomparendo nel corridoio con Law ancora in braccio. Killer si rivolse quindi  a Shachi, il quale aveva riassunto la sua posizione meditabonda e dannatamente irritante.
-Allora, posso sapere che cavolo è successo o ve ne starete in casa mia senza nemmeno avere la delicatezza di spiegarmi?- chiese quindi con un po' di stizza nella voce.
Il castano lo guardò torvo per qualche secondo, interdetto. Decise poi di togliersi il cappello e scompigliandosi i capelli, si sistemò sulla sedia, pronto a parlare.
-Beh, ecco..-
 
-Corazon è sparito. E non sappiamo cosa gli sia successo. Potrebbe anche essere morto, visto con chi avrebbe avuto a che fare oggi pomeriggio.-
 
Penguin era ricomparso senza fare rumore, catturando l'attenzione dei due seduti al tavolo. Aveva parlato con voce seria e inespressiva, ma chiunque avrebbe capito che nelle sue parole c'era ansia e paura. Se ne stava li, in piedi sul limitare della porta, con gli occhi fissi sui suoi interlocutori e le braccia incrociate. Killer lo fissò per qualche momento, incassando l'informazione ed elaborando. Lui personalmente aveva conosciuto quel pazzotico di Corazon, e sebbene non se ne spiegasse il motivo, sapere che potenzialmente fosse in pericolo di vita gli mise addosso un'inquietudine immensa. Si trattava pur sempre di una persona con cui aveva avuto a che fare, e se si metteva in conto quanto quel biondo incendiario contasse per Penguin,  anche Killer iniziò a temere per le sue sorti. Congiunse le dita davanti al viso, inspirando profondamente.
-Era questo che cercavi di dirmi oggi?- chiese poi, con la voce bassa e il viso chino.
-Fondamentalmente si. Non era per cambiare argomento che ho cercato di metterti a parte di quello che Cora-san ci aveva detto, Killer. E comunque sai bene anche senza la mia spiegazione che il fratello di Cora è un uomo dannatamente pericoloso.-
E lo sapeva si Killer che quel Doflamingo era un essere infimo e bastardo, un capo mafioso con cui era meglio non avere a che fare. Si ricordava bene gli affari in cui si era immischiato suo padre, e tutto il casino che si era scatenato quando aveva deciso di tirarsene fuori.
 
Aveva addosso cicatrici che dimostravano quanto brutale potesse essere il potere di quell'uomo.
 
E anche se Penguin non gli aveva mai raccontato il perchè conoscesse così bene suo fratello Corazon e il moccioso che si portava sempre appresso, e nonostante avesse deciso di averci meno a che fare possibile, Killer aveva capito subito che quel biondo sempre sorridente e con una strana fissa per i cuori, non era cattivo. A pensarci bene, non assomigliava per niente a suo fratello.
 
-Killer.- disse Pen, riscuotendolo. Si era seduto nuovamente al tavolo nello stesso posto che stava occupando precedentemente. Lo guardava intensamente, con una luce indecifrabile negli occhi.
-Hm.-
 
Il corvino ci pensò su un momento, decidendosi infine a parlare con voce stanca.
-Se devi essere coinvolto in questa storia (e so che già lo sei) tanto vale che ti racconti la verità su Law e Corazon. Perchè credo che dopo questa notte, quel ragazzino non avrà più un momento di pace, e io.. noi, non abbiamo intenzione di lasciarlo da solo.-
 
Killer soppesò quelle parole attentamente. In cuor suo sapeva che prima o poi Doflamingo sarebbe tornato a chiedere conto e ragione per le colpe di suo padre, e anche se a malincuore, avrebbe dovuto avere a che farci comunque. Era coinvolto inevitabilmente nelle maglie di quel bastardo, e sentì che in fondo Penguin era nella sua stessa situazione. Anche lui aveva un moccioso da proteggere, e non si sarebbe risparmiato nell'uccidere chiunque avesse cercato di fargli del male.
Se quel gioco doveva ricominciare, tanto valeva giocare in gruppo.
 
Si sistemò meglio sulla sedia, levandosi il casco. Ignorò le occhiate sbigottite di Shachi, che probabilmente non lo aveva mai visto senza, e piantò gli occhi azzurri in quelli stanchi e neri di Penguin. Il corvino non aveva mosso un muscolo. Dal canto suo era abituato a vederlo senza quell'affare addosso, e capì subito che il gesto di Killer era una sfida.
Sfida nei confronti di quel bastardo in rosa che rischiava di mettere in pericolo lui e tutti loro, e che già gli aveva portato via la sua famiglia e la sua vita.
 
Si piegò in avanti, stringendo le mani.
Pronti o meno, la tempesta stava arrivando.
E forse, insieme, l'avrebbero potuta affrontare.
 
***
 
-Corri, Law!-
-Dove stiamo andando Corazon? Lasciami stare! Perchè mi stai portando via?!-
-Dannato ragazzino, corri! Non c'è tempo per spiegare!  Non appena si saranno accorti che non ci siamo, verranno a cercarci per farci fuori!-  sbraitò Donquixote Rosinante mentre correva trafelato per le vie del distretto del North Blue, infischiandosene della pioggia e ignorando le proteste del bambino che si trascinava dietro di lui, sforzando le sue gambette corte ed arrancando ad ogni passo.
 Corsero per un tempo indefinito, cercando di mettere quanta più distanza possibile tra loro e la grande villa in rosa che fino a poche ore prima erano costretti a chiamare casa.
Corazon, così veniva chiamato Rosinante dalla "famiglia", si fermò solo quando il petto gli sembrò sul punto di scoppiargli, accasciandosi in un vicolo buio e riprendendo fiato, mentre il ragazzino accanto a lui si appoggiò sulle ginocchia, completamente zuppo e con uno sguardo furente in viso.
 
Lo capiva Corazon che quello sguardo se lo meritava.
Lo aveva trascinato fuori sotto la pioggia, senza dargli in tempo di pensare ne di ragionare su quello che stava accadendo. Non aveva pianificato, pensato, ponderato.
Semplicemente aveva agito, decidendo che il tempo che Law avrebbe passato in quella gabbia era arrivato agli sgoccioli.
Non avrebbe più permesso a Doflamingo di fare di quel bambino dagli occhi grigi quello che voleva.
Fratello o meno, Corazon non aveva dubbi su chi valesse la pena di salvare, nonostante sapesse che le conseguenze delle sue azioni non avrebbero tardato a farsi sentire.
Non aveva paura.
 
Per dare un futuro a Law, sarebbe stato disposto anche a sfidare il diavolo in persona.
 
-CORAZON!-  sbraitò il piccolo moro, parandosi davanti a lui con due braci incandescenti nelle pozze di piombo che si ritrovava per occhi, riscuotendolo ed ottenendo la sua attenzione.
-Law, lascia che..- aveva iniziato il biondo, venendo prontamente interrotto dalla vocina affannata del bambino.
-Ce ne andremo lontano?- chiese infatti con calma Law, spiazzandolo completamente. Cora era sicuro che si sarebbe beccato una bella lavata di capo da quel piccoletto che sembrava avere sempre la risposta pronta, così metodico e preciso.. così diverso da lui.
E invece se ne stava li, a fissarlo con quegli occhi di fuoco e con un'espressione indecifrabile in viso.
Il biondo decise di parlare chiaro, in fondo non aveva senso nascondergli la verità.
-Si, Law. Ti porterò via da questo posto, dove potrai rifarti una vita. Sono stanco di vedere quello che mio fratello fa di te. E non voglio che diventi come lui. Anche tu hai diritto a vivere e ad essere felice, Law.-
 
Lo aveva detto con una rabbia ed un'accoratezza tale che Law era rimasto colpito. Corazon non si scomponeva mai, se non quando gli veniva rifilato il the bollente che lo faceva ribaltare all'indietro, o quando si facevano battute sulla sua presunta goffaggine. Interdetto, il moro si allontanò da lui, stringendo i pugni bassi lungo i fianchi.
 
Voleva forse prenderlo in giro?
Non lo sapeva Corazon che nessuno avrebbe scommesso un soldo bucato su di lui?
Non lo sapeva che era una gara persa in partenza?
 
La pioggia continuava a scorrere, impietosa.
 
Il ragazzino non fece in tempo a tradurre a parole i suoi pensieri, che Cora si era spinto verso di lui, stringendolo forte tra le sue braccia e lasciandolo di sasso.
Rimase rigido Law, indeciso e confuso.
 
Davvero Corazon  aveva intenzione di portarlo via da li?
...Salvarlo?
-Troveremo una cura, Law. Te lo prometto.- sussurrò il biondo contro il suo orecchio, rispondendo senza saperlo alla domanda silenziosa che si era fatta strada nella mente del moro.
 
Non sapevano se ce l'avrebbero fatta.
Ma insieme, Law e Cora erano pronti ad affrontare il mondo.
 
E sotto quella pioggia, lontano da quel luogo, forse, avrebbero finalmente ricominciato a vivere.
 
***
 
Killer prese un profondo respiro, cercando di riorganizzare le idee. Quel pazzo di un biondo si era messo un'intera organizzazione criminale contro per salvare un moccioso da una malattia praticamente incurabile, e questo era il risultato.
Non pensava che quel tizio potesse davvero arrivare a tanto, e si sentì vicino a quell'uomo le cui sorti ora erano appese ad un filo.
Perchè in fondo sapeva che per Kidd, lui avrebbe fatto esattamente la stessa cosa.
 
 Aprì bocca per dire qualcosa, ma si fermò quando incontrò gli sguardi mesti e colpevoli dei suoi interlocutori, concentrati a fissare qualcosa alle sue spalle.
 
Perplesso si voltò, stupendosi di trovare in piedi sul ciglio del corridoio e con gli occhi pieni di lacrime, proprio il ragazzino moro che aveva messo a letto Penguin poco prima.
 
Aveva sentito tutto.
 
Vide Pen incespicare qualche parola, tentando di rassicurare Law sul fatto che non sarebbe successo nulla, e che tutto si sarebbe risolto, ma un frastuono di vetri infranti proveniente dalla zona TV attirò la sua attenzione. In meno di un attimo fece mente locale  su dove si trovassero le armi che ancora teneva nascoste in casa, mentre tutti i sensi si mettevano in allarme. Senza parlare, tutti e tre sapevano che era solo questione di tempo prima che Doflamingo venisse a cercarli.
 
E questo non faceva presagire nulla di buono.
 
In contemporanea, i tre seduti al tavolo scattarono in piedi, e mentre Shachi afferrava Law e correva verso la stanza di Kidd per barricarcisi dentro ed impedire che chiunque si fosse introdotto avesse accesso ai due bambini, Penguin e Killer scattarono in avanti, nascondendosi dietro il divano e meditando in silenzio su come affrontare l'aggressore.
Perchè non c'erano dubbi sul fatto che di aggressione si trattasse, anzi, Pen si sarebbe stupito del contrario.
 
Se lo sentiva che qualche tirapiedi di Doflamingo aveva messo sotto sorveglianza la casa di Cora, e che chiunque fosse lo aveva seguito fin li. Si maledisse per aver coinvolto Killer in quella storia. Per l'ennesima volta lo aveva messo in pericolo, e non c'erano possibilità di sbagliare questa volta.
 
Gli scagnozzi di Doflamingo non erano conosciuti per la loro pazienza o per il loro tatto, quindi la soluzione era una: uccidere o essere uccisi.
 
Pen guardò Killer, incontrando il suo sguardo per una frazione di secondo. Non ci vedeva nulla di colpevole, o di accusatorio. Semplicemente, ci lesse rabbia e determinazione. La stessa che aveva visto negli occhi di Cora quando li aveva avvisati che sarebbe andato ad affrontare suo fratello dopo tutti quegli anni.
 
Si mossero in sincrono senza nemmeno accorgersene, sparando con le vecchie pistole del padre di Killer alla figura che si era nascosta nell'ombra, sperando di colpirla almeno di striscio.
Non si accorse Pen che l'uomo si era appena spostato, e in meno di un secondo aveva messo fuori combattimento Killer colpendolo con un lungo bastone proprio alla testa, facendo ondeggire la massa di capelli biondi del suo amico ed abbattendolo senza un lamento.
Sentì il corpo del biondo cadere a terra privo di sensi, mentre la figura si avvicinava a lui con passo inesorabile.
Cercò di allontanarsi, parandosi dietro il divano e sparando ancora un colpo a caso, colpo che fu prontamente schivato dall'uomo vestito di bianco.
La pistola era ormai scarica, e Pen sentì che non c'era nulla che avrebbe potuto fare contro quell'uomo, di cui ora poteva vedere i lineamenti. Occhiali da sole neri, uno strano taglio di barba e un pezzo di Hamburger attaccato alla guancia. La cosa nel complesso poteva anche sembrare esilarante, ma dal canto suo Pen sentiva solo il cuore battere come un tamburo e la testa dannatamente lucida.
Si scagliò contro l'uomo, in un disperato tentativo di fermarlo.
 
E quasi non si accorse del colpo che gli arrivò sulla nuca, ammorbandogli i sensi e facendolo piombare in un sonno buio e senza memoria.
 
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Drakul Mihawk si svegliò di soprassalto. Un suono fin troppo conosciuto era volato nell'aria arrivando alle sue orecchie esperte ed allenate di ex poliziotto, riscuotendolo dal torpore e mettendo in allerta tutte le sue terminazioni nervose.
Sapeva bene che il quartiere in cui viveva non era certo dei più tranquilli e nemmeno dei più altolocati, ma raramente le risse di strada arrivavano al punto da dover usare armi da fuoco.
No, stava succedendo qualcos'altro nel vicinato, qualcosa che al corvino non piaceva affatto.
 
Passò la mano tra i capelli biondi di Cindry, cercando di rassicurarla e non svegliarla. Si mise addosso i pantaloni della tuta, e scese velocemente le scale che conducevano al piano di sotto. Passò dalla camera di Perona per controllare che stesse bene, e sospirò di sollievo nel vederla addormentata ed assorta, con un grande sorriso sul viso, in un bel sogno. Chiuse con delicatezza la porta, e infilatosi le scarpe, deviò dalla cucina, avvicinandosi ad uno sportello chiuso a chiave, seminascosto dalle mensole che ingombravano il muro sopra il piano cottura.
Aprì il lucchetto, osservando la magnum 44 che aveva nascosto il quell'angusto spazio il giorno che si erano trasferiti in quel dannatissimo quartiere.
 
Non voleva Cindry che lui tenesse delle armi in casa, ma Drakul sapeva che prima o poi gli sarebbe tornata utile.
E in ogni caso, certe abitudini sono dure a morire.
 
Prese un profondo respiro e si avviò fuori casa, chiudendosi la porta alle spalle a chiave per impedire a chiunque di entrare in casa in sua assenza. Non controllava il suo corpo, non sapeva nemmeno perchè quel suono l'aveva messo così tanto in allarme. Semplicemente l'istinto gli diceva che c'era qualcosa di sbagliato in quella quiete, in quel silenzio.
Si avviò a passo lento e deciso verso la casa accanto, scavalcando il recinto sgattaiolando dietro il muro laterale dell'abitazione. Ogni senso era volto a cercare indizi, ogni muscolo teso fino allo spasmo. Tenne la pistola giù, chiudendo gli occhi, in attesa.
 
Di cosa non lo sapeva nemmeno lui.
 
***
 
Rimase ad ascoltare il rumore della notte attorno a se, dandosi dell'idiota per essersi preoccupato così tanto per un rumore che magari poteva anche aver immaginato. Eppure lo sapeva Mihawk, se lo sentiva che stava succedendo qualcosa.
 
Non fece in tempo a chiedersi se il suo istinto si stesse sbagliando (per la prima volta da tutta la vita, tra l'altro), che uno strillo assordante gli perforò i timpani, mettendolo sull'attenti e risvegliando in lui quella sensazione di tensione e azione che credeva di aver perso ormai da anni.
 
Pieno di adrenalina e perfettamente conscio dei suoi movimenti, Drakul uscì dal suo nascondiglio in tempo per vedere un uomo dalla stazza imponente uscire dall'abitazione, con un ragazzino tra le braccia che si dimenava come un ossesso, gli occhi spalancati e furiosi, la bocca imbavagliata e i capelli neri sudati e appiccicati al volto. Non ci pensò su due volte il corvino, puntando la pistola contro l'uomo che si voltò appena verso di lui, brandendo un bastone di bambù completamente nero.
 
Prese un profondo respiro.
 
Vide l'uomo scagliarsi velocemente verso di lui, e chiudendo un occhio, annullò qualsiasi cosa che non fosse il suo occhio di falco, concentrato e preciso come un mirino. Premette il grilletto senza esitazione, perfettamente conscio di dove il colpo avrebbe attraversato il corpo dell'uomo, e sicuro di non scalfire nemmeno di striscio il bambino.
 
Fu un attimo.
 
Come previsto, l'aggressore si afflosciò su se stesso ruzzolando sul prato, liberando il bambino dalla sua morsa ed emettendo solo un sibilo impercettibile, sotto lo sguardo gelido ed impassibile dell'ex tenente di polizia di Sabaody Drakul Mihawk, detto, non per niente,  "Occhi di falco."
 
***
 
Si apprestò a correre in soccorso del ragazzino, che a occhio e croce doveva avere si e no otto anni. Aveva perso conoscenza, e gli occhi ribaltati tremavano. Drakul gli sfilò la benda dalla bocca, verificando che respirasse ancora. Dopo che si fu rassicurato sulle condizioni del bambino, si avviò a passo spedito verso l'abitazione, tenendo il corpicino del moro stretto in braccio. Non si stupì, appena entrato, di trovare due giovani riversi a terra, uno dai capelli lunghi e biondi che riconobbe come il suo vicino di casa e l'altro corvino e magro, che gli risultò vagamente familiare. Sembravano anche loro svenuti, e ci avrebbe scommesso gli occhi che avevano provato ad affrontare l'aggressore.
 
 Con la rabbia che gli scorreva nelle vene, guardò le vittime di quell'aggressione, e ancora prima di chiedersi se non ce ne fossero altre nascoste nelle stanze buie della casa,  nella sua mente un solo pensiero si era fatto spazio.
 
Aveva riconosciuto subito il braccio destro di Doflamingo, Vergo, mentre gli puntava la pistola contro. Non aveva avuto esitazioni, e il solo pensiero che quel capo mafioso avesse ricominciato la sua caccia all'uomo gli aveva sconvolto le viscere.
 
E su una cosa non aveva dubbi.
 
C'era una sola persona che avrebbe potuto chiamare, l'unica che insieme a lui non aveva mai abbandonato l'idea che quel pazzo in rosa si fosse semplicemente nascosto, e non dileguato come la polizia si era premurata di far credere.
 
Digitò veloce i numeri mentre cercava un po' d'acqua con cui rianimare i ragazzi ancora svenuti, attendendo che il suo interlocutore rispondesse.
 
E per grazia divina, DOVEVA FARLO.
 
_______________________________________________________________________________
 
DRRRRRRRRRIIIIIIIINNN . . . DRRRRRRRRRRIIIIINNNN. . . DDRRRRRII..
 
-Pronto?-
-Shanks, sono io. E' tornato.-
-... Metto a letto Sabo e Rufy e arrivo. Dove sei?-
-Era Vergo, Shanks. Cercavano qualcuno di grosso.-
-... Cazzo. Non fare un passo, sarò li da te il prima possibile.-
 
Il rosso chiuse la telefonata, inspirando profondamente e passandosi una mano tra i capelli fulvi.
Alla fine, avevano avuto ragione.
 
Quel gioco al massacro, era davvero ricominciato.
 
 






ANGOLO AUTRICE
Boh, io mi sento troooppo in colpa per non aver scritto prima questo capitolo. ç_ç
La verità è che veramente, tra impegni, casini, mancanza di ispirazione, questo stronzetto se ne stava nella mia mente e aspettava solo di essere scritto.
E finalmente eccolo! u.u
Nuove rivelazioni danno finalmente movimento alla storia, e iniziano ad intrecciarsi le varie storie, come speravo di riuscire a fare.
Non so l'idea di Shanks e Mihawk poliziotti da dove mi sia uscita, ma state pur certi che non erano due poliziotti come gli altri, anzi.. erano piuttosto ribelli *^*
E per chi se lo sia chiesto si, Vergo è morto.
Perchè?
Mi sta sulle palle e.e
 
Niente, spero che il capitolo vi piaccia e se vorrete farmi sapere cosa ne pensate, mi fareste davvero la più felice del mondo!! ^^
Un saluto e un grande bacio, e come sempre alla prossima! :3
 
Jules
   
 
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