Fanfic su artisti musicali > 5 Seconds of Summer
Segui la storia  |       
Autore: MargaretMadison    18/05/2015    1 recensioni
"Penso che il mio racconto possa sembrare la trama di un film di Alfred Hitchcock. Peccato che le sue creazioni siano finzioni inventate per intrattenere un pubblico appassionato degli horror, mentre la mia è tratta da una storia vera, la storia della mia vita"
[...]
«Molte persona, vittime di stalking, si rifiutano di ammettere di essere in pericolo e questo spesso porta a eventi tragici come quello di stanotte. Il fatto che tu sia anche una testimone del assassinio ti rende ancora più vulnerabile. Sei sicura che lui ti abbia vista?»
[...]
«Bene, Behati. Ho parlato con alcuni colleghi e pensiamo che sia meglio che tu entri nel PPT» spiega.
«C-cosa significa?» balbetta Behati osservando l’uomo in modo interlocutorio.
«Significa che sei entrata nel programma di protezione testimoni. Verrai trasferita al più presto a Sidney, in una nuova famiglia e con una nuova identità. Questo finché non troveremo il tuo stalker»
Behati stringe la coperta tra le dita e reprime al voglia di urlare che non è una vittima di stalking che tutto quello è solo un incubo ma lo sguardo severo dell'uomo le fa abbassare gli occhi e sospirare.
Genere: Drammatico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ashton Irwin, Calum Hood, Luke Hemmings, Michael Clifford, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

 
Capitolo 3
 
 
 
 

Adelaide,
15 Novembre 2013

 
 
 
 
Quella domenica mattina il sole picchia più duro del solito, è domenica e al Joey’s è letteralmente preso d’assalto da bambini, genitori e anziani.
Behati lavora come una matta e sembra una trottola da quanto si muove velocemente sotto lo sguardo divertito di Joe che non ne vuole sapere di mettersi un grembiule ed aiutarla con la clientela. Verso le undici la gelateria si svuota e la bionda riesce a tirare un sospiro di sollievo lanciando un’occhiataccia Joe che gioca a Ruzzle sul cellulare.
«Prova a vedere se ti esce la parola “fancazzista”» sbotta lei inacidita.
La partita termina e il viso di Joe si contrae in una smorfia nel vedere che ha perso.
«Ci godo» esclama la sorella sorridendo «Questo si chiama karma»
Non fa in tempo a cantare vittoria che Behati vede il ragazzo strambo della volta scorsa ripresentarsi davanti alla porta del Joeys’.
«Oh, no» borbotta Behati sperando di non farsi sentire ed inizia a strofinare il bancone cercando di apparire impegnata.
«Hey, Behati» saluta lui allegro alzando una mano.
La ragazza, inizialmente stranita, lancia uno sguardo sul suo grembiule “Dannatissime targhette col nome!” pensa dentro di sé.
«Cosa desideri?» chiede cercando di mantenere la calma, quel ragazzo ha un nonsoché di strano che non la convince proprio ma è pur sempre un cliente e deve trattarlo bene se non vuole perdere il lavoro.
«Te» ridacchia facendo spuntare le fossette sulle guance ricoperte da un sottile strato di barba.
Behati scuote la testa incurvando le labbra «Spiacente, non sono sul menù, ritenta»
Il ragazzo non è rimasto molto male – anzi, una risposta del genere se la aspettava - e pare che non voglia far scomparire il suo sorriso impertinente dalla faccia «Un cono menta, stracciatella e mango»
Behati sussulta e afferra un cono gelato. Tiene lo sguardo basso per non aver modo di incrociare quello del biondo.
Joe, seduto come al solito su uno sgabello affianco alla cassa, osserva come il biondo stia osservando la sorella e si sforza di non alzarsi in piedi e spaccargli lo sgabello in faccia dal momento che osserva Behati con la bava alla bocca, proprio come i cani fissano una bistecca. Non gli sono mai andati bene i ragazzi che giravano attorno alla sorella e quello lì non lo convince affatto.
«Hey B.» la richiama Joe «Ti ricordi il mio amico Chris Jenks? Quello che veniva al liceo con me? Beh, mi ha detto di chiederti se magari ti andava di uscire con lui una di queste sere»
Inevitabilmente Joe passa lo sguardo sul ragazzo che è rimasto impassibile e sorride alla ragazza gentilmente.
Behati stende meglio il gelato sul cono utilizzando la paletta facendone accidentalmente cadere un po’ sull’indice.
«Oh, non credevo di interessargli» borbotta portandosi l’indice alla bocca per leccare via il gelato che le era caduto «Digli che gli farò sapere, ok?»
Joe annuisce riportando lo sguardo sul ragazzo che ha le mani strette in due pugni «Posso avere il mio gelato?» sbotta leggermente irritato, la mascella contratta e le pupille dilatate.
«Sì, certo, scusa» balbetta Behati registra lo scontrino «Sono tre dollari» esclama e con un sorriso cerca di calmare il biondo che se prima la inquietava leggermente, ora la spaventava davvero.
Il ragazzo molla giù sul bancone una banconota da cinque dollari e strappa il gelato dalle mani di Behati senza nemmeno ringraziarla o prendere il resto.
«Che ragazzo strano» dice Behati quando il ragazzo esce di fretta dalla gelateria facendo sbattere violentemente la porta.
«Forse dovresti chiedere al tuo capo di farti fare turni differenti, non mi piace questo tipo, voglio che tu lo eviti» sbotta Joe alzandosi in piedi.
La bionda alza gli occhi al cielo «Non essere sciocco, Joe. Prima o poi si stancherà di venire al Joey’s e troverà qualcun altro da importunare. In fin dei conti non ha fatto nulla di male» e con quella frase Behati non sa bene se sta convincendo Joe o sé stessa.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Esce dalla gelateria e appena solta l’angolo lascia cadere a terra il gelato, non lo assaggia nemmeno. È allergico al mango e ha scelto quei gusti solo perché, tramite il profilo fake di Samantha è riuscito a scoprire molte cose sul conto della bionda, compreso i gusti di gelato che preferisce.
Ha capito praticamente da subito che Behati si sentisse sola e che necessitasse di amiche e un po’ si sentiva in colpa ad usare questa sua mancanza in suo favore ma aveva bisogno di lei ed era più che certo che anche lei avesse bisogno di lui, presto non le sarebbero più serviti Joe o i suoi zii, lui sarebbe stata la sua famiglia.
È furioso, è certo che Joe ha capito che lui è completamente preso dalla sorella e gli lancia delle frecciatine, si domanda anche come abbia fatto a non reagire alla provocazione.
Quel Chris Jenks deve sparire, non sa che faccia abbia ma già non gli piace perché Behati è sua, deve essere lui l’unico in grado di porte sfiorare quella pelle delicata e assaggiare le sue labbra sottili ma invitanti. Gli altri devono capire che è sua e levarsi al più presto possibile se non vogliono fare una brutta fine, se non vogliono finire ammazzati.
Aspetta l’autobus numero 56 in modo che lo riporti dritto a casa a Jackson Street e nell’attesa tira un calcio a un cassonetto, facendolo cadere a terra.
«Vaffanculo, Chris Jenks» sbotta infastidito e guarda in cagnesco chiunque lo guardi male.
«Volete una foto?» urla contro un’anziana signora di colore che, spaventata, raccoglie le sue borse della spesa e si allontana a passo svelto volandosi di volta in volta per assicurarsi di non essere seguita dal ragazzo.
E lui non può far altro che sospirare e passarsi una mano tra i capelli, sconsolato.
«Mi farai impazzire, Behati Dallas» sussurra piano nello stesso momento in cui l’autobus 56 si ferma davanti al biondo.
Appena le porte si aprono si intrufola dentro alzandosi il cappuccio blu sulla testa. Prende posto affianco al finestrino facendo scontrare la fronte contro il vetro e chiude gli occhi, perché il viaggio è lungo e vuole rivedere nella sua mente gli occhi di Behati.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Il viaggio in autobus dura circa quaranta minuti. Il ragazzo non si è mosso da quando si è seduto, troppo occupato a ripensare agli avvenimenti della giornata.
Appena entra a casa si leva le scarpe e la felpa, rimanendo così nei suoi jeans neri e nella sua maglia dei Sex-Pistols che gli sta un po’ larga. Subito dopo si lancia sul letto – ancora sfatto – e prende il computer dalla sedia che usa come comodino perché quello che aveva prima l’ha distrutto in un momento di rabbia perché Behati era online e non gli rispondeva da almeno venti minuti.
Non deve nemmeno fare il login, non ha mai chiuso la pagina sul profilo di Behati.
Osserva nuovamente tutte le foto – da quelle più recenti a quelle di tre anni fa, quando il seno non era ancora sviluppato come ora e aveva qualche brufoletto in fronte, rimanendo pur sempre stupenda – senza lasciarsi sfuggire un solo dettaglio.
Scaccia via quei pensieri inutili riportando i suoi pensieri sul corpo della giovane. Chiude gli occhi, ripensando alla prima volta che l’ha vista stretta in quel vestito, a tutte le volte che l’ha spiata dalla vetrina del Joey’s, alla foto che ha postato su Facebook – quella dove è in costume e ottanta persone hanno messo “mi piace” e lui ha chiesto l’amicizia a tutti loro, giusto per tenerli d’occhio – al gesto compiuto oggi in gelateria.
Lascia scivolare la sua mano verso il cavallo dei jeans che stanno diventando un po’ troppo stretti e slaccia il bottone. Infila la mano dentro i boxer e accarezza il principio di erezione che si stava formando.
L’ha vista leccarsi le dita sotto i suoi occhi, le è sembrata così innocente in quel momento che quasi si dispiace al pensiero di portela sporcare con i suoi pensieri. Quelle immagini sono impresse nella sua testa come se fossero delle cicatrici, permanenti.
Immagina di averla difronte a lui, sul suo letto che l’accarezza proprio come sta facendo lui in questo momento. Pensa alle sue mani piccole e affusolate stringerlo e accarezzargli la pelle calda mentre con le labbra gli bacia il collo, le clavicole e il busto fino ad arrivare , dove tante altre ragazze sono arrivate prima ma nessuna di loro è mai riuscito a farlo stare davvero bene.
Si domanda come dev’essere stare sopra di lei con le guance rosse per l’affanno e i capelli scompigliati sul suo cuscino a supplicarlo di andare più a fondo perché è lui a infonderle piacere.
Non sarebbe stato rude – a meno che non fosse stata lei stessa a chiederlo – l’avrebbe baciata ovunque, lasciando i segni del suo passaggio sul collo niveo come a voler ricordare a tutti i ragazzi che è sua, compreso a quel Chris Jenks. Ma di lui si sarebbe occupato più tardi.
La sua mano va più velocemente, con l’altra si scosta una ciocca sudata dagli occhi e sente che sta per arrivare al culmine del piacere.
«Oh B-Behati» geme liberandosi sulla sua mano.
Riapre gli occhi, ripuntando lo sguardo sullo schermo del computer dove la bionda sorride in foto.
«Non temere, amore» sussurra «Molto presto staremo assieme»
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

Adelaide, Saint Louis College.
18 Novembre 2013  

 
 
 
«Congratulazione, Sharon!» dice Behati nel vedere la sua amica andarle incontro «Come ci si sente ad essere Giulietta?»
Sharon sorride, ma non è il solito sorriso radioso di sempre, è più tirato e gli occhi sembrano aver perso il luccichio.
«Ho rinunciato a quel ruolo» parla piano, gli occhi non si spingono oltre le spalle di Behati, non riesce proprio a guardarla negli occhi forse perché soffiandole i ruoli alle recite la fa sentire superiore all’amica e sa che l’amica l’ha capito, o per lo meno lo intuisce.
Sharon, oltre ai soli e alla voce leggermente gracchiante, non ha niente. I suoi genitori la amano, sì ma non ha mai avuto quel qualcosa che ha sempre sognato e che Behati ha, e nemmeno lei sa spiegare esattamente cosa sia.
«Preferisco fare il ruolo della balia e lasciare a te Giulietta, so quanto sia importante e… Sappiamo entrambe che tu sei la migliore tra le due quindi, congratulazioni Behati. Sei la nuova Giulietta»
Behati sbatte le palpebre più volte, spalanca la bocca che copre con le mani tremanti.
Perché sì, lei e Sharon sono amiche, ma non avrebbe mai pensato che lei si avrebbe ceduto il suo posto per farle un piacere.
Di slancio si butta tra le braccia della castana e l’abbraccia forte, ringraziandola innumerevoli volte.
Sono belli gli abbracci di Sharon, perché sa esattamente dove mettere le braccia e nasconde il viso nel collo della bionda mentre Behati è sempre un po’ più rigida ma piano piano sta imparando a sciogliersi e sì, è felice.
«Andiamo a lezione che è tardi» dice Sharon prendendo l’amica per mano e assieme si dirigono verso l’aula di matematica.
Behati non ha smesso un attimo di sorridere.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Il resto della giornata pasa piuttosto velocemente, nei corridoi alcuni ragazzi si congratulano con Behati per aver ottenuto il ruolo di Giulietta e lei sorride felice perché, dopo anni, ha la sua occasione per riscattarsi, per dimostrare agli altri – ma soprattutto a sé stessa – quanto vale.
Raggiunge il suo armadietto e lo apre buttandoci dentro i libri che con le servono, quando chiude l’anta si accorge di un bigliettino attaccato con lo scotch.
 
“Congratulazioni, sarai la Giulietta più bella di tutte le altre, amore. Chi ti toccherà la pagherà, sei SOLO mia”
 
È anonimo un biglietto anonimo e le singole lettere sono dei ritagli di giornale. Rabbrividisce nel sentire quelle parole e cerca di convincersi che sia uno stupido scherzo.
Alle sue spalle sente un rumore di tacchi e il profumo di Sharon Chanel n°5 e un po’ si tranquillizza anche se non è ancora riuscita a staccare gli occhi da quel pezzo di carta che continua a rileggere nella speranza di trovare qualche indizio nascosto.
«Un ammiratore segreto» dice Sharon con la voce un po’ più acuta del solito e uno sguardo intenerito «qualcuno ha fatto colpo»
Scuote la testa scacciando via i brutti pensieri e le preoccupazioni «Sarà uno scherzo» borbotta mettendo il bigliettino nella sua borsa «Niente di importante»
Sharon apre la bocca per ribattere quando il cellulare di Behati inizia a squillare, ammutolendo la castana.
«Dimmi, Joe» saluta il fratello chiudendo l’armadietto.
«Chris è all’ospedale, ti aspetto fuori da scuola tra un quarto d’ora»
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

Adelaide, Smith Hospital
18 Novembre 2013

 
 
 
 
Behati siede affianco a Joe che continua a passarsi nervosamente la mano tra i capelli e si alza ogni volta che passa un medico per poi tornare alla sua situazione.
«Che cosa sai dell’accaduto?» chiede cauta lei accarezzandogli un braccio come a volerlo calmare.
«Mi ha detto che stava tornando dal suo studio fotografico ieri sera per ritirare delle foto. Appena è uscito un ragazzo l’ha aggredito, gli ha rubato i soldi e la macchina fotografica» si massaggia le tempie con le dita, poi volta lo sguardo verso la sorella «A te è successo qualcosa di strano oggi?»
Scuote la testa, anche se nella sua mente ripensa al biglietto che ha ricevuto prima della chiamata.
«Interpreterò Giulietta nella recita della scuola, Sharon mi ha ceduto il suo ruolo. È stata gentile»
Joe si apre in un bellissimo sorriso e la stringe a sé «Allora non è così vuota come pensavo la tua amichetta» ridacchia scompigliandole i capelli.
Il tempo passa lento, anche troppo. Verso le otto di sera, quando i loro stomaci iniziano a brontolare, il medico li fa entrare nella stanza di Jenks.
È un uomo sulla cinquantina, i capelli brizzolati e gli occhi stanchi. Si sistema gli occhiali dalla montatura fine sul naso prima di parlare e sfogliare i fogli delle analisi «Sta bene, adesso ma è molto provato. Ha un lieve trauma cranico, deve aver battuto la testa e poi l’aggressore si è avventato su di lui colpendolo ripetute volte. Ha una costola inclinata, il setto nasale rotto e dobbiamo fare delle lastre al braccio destro. Diciamo che il vostro amico ha avuto tempi decisamente migliori»
«Cioè l’hanno picchiato quando lui era incosciente e non poteva reagire?» Behati è sconvolta, davvero c’è gente in grado di comportarsi in questo modo?
Il viso di Joe si trasforma in una smorfia schifata «Animali» sbotta tirando un pugno al muro.
«Avete un quarto d’ora» dice il dottore indicando la camera con un cenno della testa.
La camera di Jenks è piccola e bianca, dispone solo di un letto dove è sdraiato – e ha davvero una brutta cera – un comodino e delle sedie ai lati della stanza affianco alla finestra con vista su un strada poco trafficata.
«Chris» urla Behati correndo verso il ragazzo che le accenna un sorriso «Oh Chris, ma che ti hanno fatto?»
Chris Jenks è stato sempre la cotta segreta di Behati soprattutto quando aveva sui tredici – quindici anni, quando lui – appena diciottenne – andava a prendere suo fratello Joe con la sua nuova macchina. I capelli castani, i bicipiti muscolosi e lo stile da cattivo ragazzo, avevano fatto sì che la bionda lo notasse subito tra i tanti amici del fratello.
Tiene gli occhi castani semi chiusi, e a fatica cerca di tirarsi su e sedersi ma un gemito lo blocca, facendolo stendere nuovamente.
«Mi ha aggredito un ragazzo all’uscita del negozio» spiega «Aveva una felpa blu, il viso coperto dal cappuccio. Sono riuscito solo a vedergli le fossette e i capelli, erano biondicci. I miei genitori stanno sporgendo la denuncia in questo momento» Joe parla piano, gli fa male tutto il corpo ma le dolci carezza di Behati lo fanno stare meglio.
Joe appoggia una mano sulla spalla della sorella, seriamente preoccupato.
«Ti ha detto qualcosa?» chiede Joe, anche lui visibilmente scosso dall’accaduto.
«Mi ha detto qualcosa tipo “levati dai piedi, figlio di puttana” e io… Non capisco. Non gli ho fatto niente, all’inizio pensavo di essergli andato addosso e non essermene accorto, tempo di girarmi a guardarlo e si scaglia contro di me. Sarà stato uno dei soliti rapinatori, immagino»
Behati annuisce e si avvicina per lasciargli un bacio sullo zigomo «Appena ti dimettono andiamo a farci una pizza con le patatine, d’accoro?»
Jenks sorride e chiede ai ragazzi di poterlo lasciare solo così da riposare un po’.
«Rimettiti, amico» Joe lo saluta con una stretta di mano e un occhiolino mentre Behati gli lascia un altro bacio sulla guancia, augurandogli di rimettersi presto.
Appena usciti dalla stanza, Joe prende per mano la sorella e la ferma davanti alla porta appena che ha appena chiuso.
«Il ragazzo della gelateria aveva una felpa blu col cappuccio» sussurra Joe puntando i suoi occhi verdi in quelli altrettanto chiari della sorella.
Behati trema, ci ha pensato anche lei appena ha sentito Chris parlare ed è spaventata anche se cerca in tutti i modi di essere forte.
«Oh avanti, Joe. Non abbiamo prove per incolparlo. Sai quanti ragazzi con le fossette e le felpe blu ci sono ad Adelaide?» alza la voce di un’ottava facendo girare alcune infermiere che camminano nella corsia.
«Ma non ti sembra strano che io, davanti al tuo spasimante, dico che Jenks ti invita ad uscire e il giorno dopo lo troviamo steso su un letto di ospedale?»
Behati si passa una mano tra i capelli biondi, gli occhi le si riempiono di lacrime e vorrebbe urlare «E va bene, sì. Ho paura. Anche io ho pensato che possa essere stato lui a far del male a Jenks ma non possiamo incolparlo, Joe. Se andassimo dalla polizia ci riderebbero in faccia. Tu e le tue stupide supposizioni del cavolo non mi farete dormire la notte e ora andiamo a casa che sono stanca e ho dei compiti da fare»
Joe non ribatte, soprassa la sorella e si avvia a grandi passi verso l’uscita dell’ospedale.
Durante il tragitto in macchina nessuno fiata, è la radio di Joe che riempie il silenzio con una vecchia canzone dei Train che andava molto qualche anno fa.
Behati tira fuori dalla borsa il cellulare e trova una nuova notifica su Facebook: Samantha Wolf.






















MY LITTLE TALK:
Hola pipol :) tutto bene?
Donc, questo capitolo è lunghissimo, quindi spero che vi fermiate anche nel mio angolino.
Ci tengo a sottolineare che in realtà Chris non ha intenzioni serie con Behati, come può sembrare, Joe ha tirato in mezzo una scusa per "tastare" il nostro stalker che è davvero un pazzo. Povero Chris çç
E bho, non ho molto da dire oggi, passo subito alla pubblicità:
La nuova mini long su Luke (che avròà tre capitoli):
http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3126821
No sounds without silence:http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3110492&i=1
Mi dileguo, bacissimi
Megghy

  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > 5 Seconds of Summer / Vai alla pagina dell'autore: MargaretMadison