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Autore: Beatlesvoice    18/05/2015    1 recensioni
"Diventeremo più grandi di Elvis!" disse John con tono entusiastico.
Paul scoppiò in una grossa risata.
"John, ti stai comportando proprio come fanno i sognatori"
Genere: Fluff | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Quasi tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Trovarono un locale abbastanza accettabile, e così entrarono. Certo, era comunque di un basso livello, ma era il meglio che si potesse trovare in quel quartiere.

Presero un tavolo, George approfittò del momento per osservare i due. Notò che John quasi corse per prendere posto di fianco a Paul, riflettendoci sopra e guardandoli attentamente da fuori sembravano quasi una coppietta, e al pensiero gli scappò una piccola risata, mentre i tre panini stavano arrivando.

“Ehi George, ma cosa ti ridi?” chiese divertito Paul. “Sai, il cibo gli mette allegria” e così dicendo il loro tavolo fu invasi da quelle lievi e allegre risate.

“Guardate il lato positivo, almeno non sono un musone come quei due”, questa volta nessuno rise, e George se ne accorse. “Ma è successo qualcosa con i due tenebrosi, di solito Stuart preferisce stare da solo.”

Paul e John si guardarono, e George giurò di aver letto sulle labbra del più grande un “andrà tutto bene, tesoro”.

“È meglio non fidarsi, capito Joj?” disse Paul.

Nessuno toccò più argomento, e il pranzo passò tranquillamente.

I tre giovani si divisero, John ritornò’ nella loro stanza, mentre Paul e George passeggiarono insieme per la città, decisero che si sarebbero trovati tutti quanti davanti al locale.

Camminarono fianco a fianco, in silenzio, fino a quando Paul non si fermò davanti a un negozio di vinili, bloccandosi davanti al singolo ‘Love me tender’, come se fosse attratto da esso.

Lo guardava con gli occhi spalancati e un piccolo sorrisino sulle labbra.

Quei sorrisini che hanno le persone innamorate, nati dal solo pensiero del proprio amato. George non era mai stato innamorato, ma era sempre stato dell’idea che una persona che lo è si riconosce, perché secondo lui c’è qualcosa di diverso in cui perfino si muovono e camminano.

“Come mai quel sorrisino?”
“Niente.”

Vaffanculo al suo essere il più piccolo, al suo essere il più timido, voleva sapere e avrebbe saputo.

“Te lo dico chiaramente, c’è qualcosa che non mi convince del rapporto tra te e il signorino Lennon, e ti conosco da troppo tempo per non capire quando sei follemente perso per una persona.”

Paul fu invaso da una scossa frenetica, così prese George per il colletto della camicia e con poca calma chiese: “Che cazzo stai dicendo? Mi stai forse dando del frocio?”

George puntò i suoi occhi scuri e profondi in quelli di Paul, dietro di loro si celava paura.
Aveva capito.

Aveva ragione.

“So tutto, e reagendo così non hai fatto altro che confermare le mie ipotesi.”

Paul cominciò a tremare. Aveva fallito, non era riuscito a mantenere il segreto.

Si sedette su una panchina vicina, ormai il gioco era fatto, tanto valeva spiegare tutti i dettagli, George avrebbe capito.

“Hai ragione. Io, Paul McCartney, che ha ai suoi piedi centinaia di ragazze, sono perdutamente innamorato di John Lennon.”
“Ti puoi fidare di me.”
“Lo so.”
“Non ti giudicherò mai perché semplicemente ami chi ti dice di amare il tuo cuore.”
“Devo spiegarti tutto?”
“Solo se vuoi.”

Prese un respiro profondo, si guardò intorno, pensò che John l’avrebbe ucciso, si sistemò la giacca di pelle e cominciò a parlare.

“Non ho mai creduto all’amore a prima vista, sai? Mai, fino a quel benedetto 6 luglio 1957. L’ho visto per la prima volta, ho ascoltato per la prima volta la sua voce, gli ho parlato per la prima volta, e fidati quando ti dico che nessuna emozione che io abbia provato in tutta la mia vita è minimamente paragonabile a quello da cui sono stato posseduto, possiamo dire così? Come quando completi l’ultimo verso della canzone, ecco, John è l’ultimo verso della mia canzone.”
Guardò George, che lo stava fissando senza aprire parola.
“E così è iniziato tutto. All’inizio nessuno dei due osava dichiararsi all’altro, ma poi abbiamo pensato che un sentimento così bello come l’amore non può essere giudicato sbagliato, mai e poi mai. Ci siamo detti tutto, lui ha aperto il suo cuore per me, e io ho fatto così con il mio. Stiamo vivendo una storia alla Romeo e Giulietta.

Il nostro è un amore strano, è frenetico, è ansioso, è instabile, è crudo, violento, senza scrupoli.

Ma è la cosa più meravigliosa che io abbia mai provato.”

George non disse niente, semplicemente abbracciò l’amico.

“Vi aiuterò.”

“Non ti ringrazierò mai abbastanza.”

Si strinsero in un abbraccio che tutti i migliori amici sognano.



Intanto John se ne stava sdraiato sul letto sfatto. Prese da sotto il cuscino la maglietta di Paul, e la strinse al petto, aspirando il suo profumo.

Dio, quanto amava il profumo di Paul.

Se qualche anno prima gli avessero detto che si sarebbe innamorato così tanto non ci avrebbe creduto, ci avrebbe riso sopra.

John Lennon non era tipo da storie serie, si era sempre detto.

Una storia turbolenta la loro, difficile come poche.

Quante volte sognava di prendere Paul e baciarlo davanti a tutti? Quante volte sognava di poterlo prendere per mano?

Un centinaio di volte al giorno almeno, forse di più, molte di più, non era certo di quante volte al giorno pensasse a Paul. Di una cosa era certo, lo voleva in tutto e per tutto, lo volevo solo per lui, voleva quelle labbra solo per lui, voleva poterle baciare solo lui, poterle mordicchiare solo vuoi, voleva i suoi occhi verdi solo per lui, quei capelli da scompigliare solo per lui.

Voleva Paul, lo amava con tutta la sua anima, con tutto il suo essere.

E Dio, anche Paul lo amava, e si sentiva incredibilmente fiero e fortunato.

Se era amato da Paul, allora non era una persona così fatta male.

Si alzò dal letto, uscì dalla stanza e velocemente si mise a correre, doveva arrivare in tempo per l’inizio dello spettacolo.

Corse velocemente, ma per qualche strana ragione sentiva il suo respiro bloccato da qualcosa, e sapeva cosa.

“IO, JOHN LENNON, AMO PAUL MCCARTNEY!”

Urlò, a pieni polmoni, e si sentì libero.



Dopo pochi secondi arrivò al locale, in ritardo, trovo gli altri pronti col loro strumento in mano.

Trovo Paul, il suo Paul che gli sorrideva.



“Allora, siete pronti per i Beatles?” chiese Häns dal palco alla folla del locale, che rispose con un sì.

John guardo'  la sua band e chiese: “Noi siamo pronti?”
“Prontissimi” rispose Paul, “che lo spettacolo abbia inizio.”









Buonasera a tutti quanti!
Cavolo, da quanto tempo.
Mi sembra inutile scusarci per il ritardo perché il motivo é prevedibile, ma non preoccupatevi, fra un po' riprendiamo ad aggionare regolarmente.
Insomma, un capitolo importante, George ha capito tutto, e bravo piccolo, cosa succederà? E lo spettacolo per Paul andrà bene?

Ci sentiamo nel prossimo capitolo, non so veramente quando

Tanti baci
Beatlesvoice&Nowheregirl62
 

  
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