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Autore: Lady Stark    19/05/2015    4 recensioni
«In sei giorni, a partire da domani, ciascuno di noi tenterà di conquistare il cuore dell'umana.» il pollice del ragazzo si rivolse verso l'alto, in direzione dell'appetitoso battito cardiaco.
«Chi di noi prima riuscirà a farla innamorare, avrà il diritto di tenerla con sé per l'eternità.»
Sei giorni, sei vampiri ed una ragazza al centro di una sfida allettante in cui sguardi lusinghieri si sostituiranno ad emozioni pericolose.
Tutti desiderano vincere.
Tutti desiderano conquistare il cuore di Yui.
Genere: Fantasy, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Day II : Reiji 


Yui si lasciò cadere sulla sedia, gettando in un angolo la borsa di pelle che conteneva tutti i suoi libri di testo. Con un profondo sospiro cercò di calmare l'agitazione che le attanagliava lo stomaco; le parole della professoressa le tornarono alla mente, simili ad un nugolo di api fastidiose. Yui si guardò attorno, abbracciando con lo sguardo la vastità della biblioteca in cui era corsa a rifugiarsi. Una piacevole quiete calzava l'aria come un guanto di seta, accarezzando gli altissimi scaffali di legno profumato, probabilmente risalenti alla fondazione della scuola. Tavoli lucidi spiccavano al centro del locale adibito allo studio, riportando sulle loro schiene lampade dal collo affusolato.

Yui era rimasta stregata da quel luogo sin dalla prima volta che i suoi piedi ne avevano attraversato il limite.

Libri di matematica, medicina e fisica si alternavano in modo vario ed eterogeneo ad opere antiche come il respiro del mondo.

Tutto lo scibile della scuola era racchiuso in quelle quattro mura profumate di carta ed inchiostro.

«Ci mancava solo quello stupido compito a sorpresa per rovinarmi la giornata.» borbottò tra sé la giovane, vagliando con la mente le risposte a crocette che aveva inciso timidamente sul foglio. Yui odiava la matematica, tutti quei numeri che danzavano tra parentesi quadre e graffe le davano la nausea. Inoltre, la professoressa: un metro e cinquanta di bianca cattiveria, non stimolava di certo i suoi alunni a questa difficile materia fatta di logica allo stato puro.

«Questa proprio non ci voleva. Con tutte le cose di cui mi devo preoccupare.» sussurrò, estraendo dalla borsa l'ordinato quaderno di matematica, come se riguardare all'infinito quelle formule incomprensibili avesse potuto alleviare il peso che le gravava sullo stomaco.

Yui addentò il retro del mozzicone della sua matita, rigirandola tra i denti in un'azione decisamente poco femminile.

Il sapore acre della gomma da cancellare le graffiò la lingua, ma non ci fece caso appoggiando la guancia contro il palmo della mano.

Radici, segni e parenti sembrarono coalizzarsi per renderle la vita impossibile.

«Non ci capisco niente!» in un impeto di rabbia bruciante, la ragazza colpì il quaderno che, sventolando disperatamente le sue pagine sottili, cadde sotto le zampe della sedia.

«Yui.» il rimprovero detonò nel silenzio della sala, spaventandola a morte.

In un turbinio confuso di capelli, la ragazza si voltò di scatto per incontrare lo sguardo gelido del vampiro dagli ordinati abiti color pietra.

«Reiji, mi hai fatto paura.» borbottò lei, dimenticando l'educazione a cui tanto il vampiro teneva. Le iridi distaccate scintillarono dietro il vetro pulito dei suoi occhiali, uno spasmo infastidito balenò silenzioso sul viso d'alabastro.

Eppure, forse troppo scocciata dal tiro mancino che la professoressa le aveva giocato, Yui si sentiva pronta ad affrontare bellicosamente chiunque avesse osato disturbarla.

«Non sono in vena di parlare, Reiji.»

Il vampiro sollevò un sopracciglio, incrociando le braccia sul petto ampio con un ghigno di sfida ad arricciare le labbra perfette.

«Non sei in vena di parlare, eh? Credi davvero che la tua insulsa opinione mi interessi?»

L'uomo ridacchiò tra sé e, avvicinandosi di qualche passo, si chinò per raccogliere l'accartocciato quaderno che la ragazza prima aveva scaraventato per terra.

«Spiegami cos'è successo.» la voce inflessibile del vampiro non diede alcuna possibilità di scelta alla ragazza che, sospirando per contenere il fastidio crescente, chiuse gli occhi riassumendo in poche parole i disastrosi eventi di quella mattina.

Reiji ascoltò passivamente, sfogliando con disattenzione le pagine vergate di esercizi e scarabocchi poco precisi di forme geometriche.

«Ayato e Kanato?»

La domanda colse alla sprovvista la ragazza che, indecisa, rimase timidamente in silenzio nella speranza che il vampiro tirasse da solo le proprie conclusioni.

Per quanto la sua concentrazione fosse stata assorbita dalla difficoltà del compito, la giovane non aveva resistito alla tentazione di voltarsi verso i vampiri con cui conviveva.

Ayato si era addormentato sul foglio consegnatogli dalla professoressa mentre Kanato non sembrava neanche averlo notato, indaffarato a bisbigliare qualcosa all'orecchio del suo orsacchiotto. Qualcosa le suggeriva che il fratello più anziano sarebbe andato su tutte le furie nell'udire una tale, disdicevole notizia.

«Lascia perdere. Il solo pensare all'inerzia di quei due mi fa venir voglia di vomitare.»

con un gesto nervoso delle dita, il ragazzo si sistemò gli occhiali sul naso.

«A quello che posso constatare, però, tu sei alquanto angosciata dal possibile risultato del test.» disse in un sussurro, appoggiandosi al retro della sedia con un cipiglio indecifrabile inciso sulle labbra.

Yui annuì appena, colpendo il bordo del quaderno con la matita mangiucchiata.

«Sarà un disastro. Odio la matematica.»

«Ti aiuterò io. Queste sono formule banali, anche un bambino potrebbe comprenderle senza fatica.» Reiji afferrò la sedia alla destra della ragazza, trascinandola rumorosamente sul pavimento prima di sedervisi.

Yui sgranò gli occhi di fronte all'inaspettata reazione del vampiro che, afferrando il quaderno, lo trascinò al centro del tavolo di modo che i loro occhi potessero egualmente concentrarsi sulle formule.

«Bene, cominciamo con il primo esercizio.»

«Non c'è bisogno che ti disturbi per..»

Reiji alzò gli occhi da dietro la montatura sottile, accennando ad un sorriso sarcastico.

«Ci sono già idioti a sufficienza in quella casa. Non potrei sopportare l'idea di dovermi confrontare con un altro tedioso esempio di cattiva educazione.»

Reiji colpì appena l'avambraccio della giovane per esortarla a leggere il testo del primo problema di matematica.

Non appena la flebile voce si spense, il vampiro squadrò l'umana in attesa che sciogliesse il dilemma nascosto dietro quel nugolo di numeri e parentesi.

Yui fissò il foglio bianco di fronte a sé, mordendosi le labbra per l'imbarazzo. Alla fine, cedendo alla spumeggiante frustrazione che le colpiva il cuore, affondò le dita nei folti capelli chiari.

«Non lo so! Non ci capisco niente.» esplose, cancellando le ipotesi che aveva sfiduciatamente elencato.

Reiji si passò una mano nei capelli, sollevando abbattuto la montatura degli occhiali.

«Abbiamo parecchio lavoro da sbrigare.» bisbigliò tra sé, allungando una mano per prendere la matita che pendeva inerte dalle dita fredde della ragazza.

Nel farlo, le loro pelli entrarono in contatto.

Una scintilla elettrica accarezzò Yui, regalandole un fremente brivido d'emozione. Il vampiro sembrò non far troppo caso al turbamento dell'umana, elencando sul quaderno una serie di formule che avrebbero aiutato il suo lento cervello a comprendere il segreto della danza numerica.

Osservando ipnotizzata i movimenti della grafite, Yui non riusciva a comprendere l'origine di quella così aliena ed improvvisa preoccupazione nei confronti dei suoi risultati scolastici. Reiji era sempre stato il più freddo dei sei fratelli.

Nel corso della giornata, se non era costretto da obblighi particolari, non le rivolgeva mai la parola, trattandola alla stregua di un invisibile granello di polvere.

Per quanto detestasse l'idea di ammetterlo, l'attenzione di Reiji non le dispiaceva poi così tanto. Il pensiero che non fosse invisibile agli occhi del ragazzo la faceva sentire speciale, permettendo alla sua depressa autostima di risollevarsi dal fango.

Essere al centro della preoccupazioni di qualcuno era davvero una sensazione gradevole.

«Mi faresti il piacere di concentrarti? Avrei faccende ben più importanti da sbrigare che star qui a spiegarti queste formule basilari, umana.»

Ed eccolo, l'acido tono di superiorità che perpetuamente venava le voci dei sei fratelli vampiri. Una martellata abbatté i friabili pensieri della ragazza, annientandoli con la stessa facilità con cui si distrugge un castello di carte.

«Non voglio essere di disturbo.» ribatté lei, distogliendo lo sguardo nella speranza di non lasciar trapelare tutto il nervosismo che le corrodeva lo stomaco. Reiji fissò l'umana per un paio di lunghissimi secondi, reggendo tanto forte la matita tra le dita da dare l'impressione che l'avrebbe spezzata da un momento all'altro.

«Dovresti solo applicarti un po' di più, sono convinto che tu possa riuscire a capirle.»

Reiji si alzò dalla sedia, adagiando tra le pagine il mozzicone di grafite. Poi, inaspettatamente, la sua mano si adagiò sulla spalla di Yui.

La ragazza sobbalzò, serrando istintivamente gli occhi in attesa di un'ondata di acuto dolore.

Il vampiro questa volta si adombrò, ritirando le falangi dal tessuto soffice della divisa.

«Pensavo di far preparare un po' di tè. Ti aggrada l'idea?»

La studentessa sbatté meravigliata le palpebre, quasi nella speranza di mettere a fuoco quella realtà che sembrava essersi improvvisamente trasformata nel bozzetto di uno disegnatore indeciso.

Reiji le aveva davvero chiesto se voleva del tè? Non aveva forse sentito male?

«Qui hanno delle infusioni deliziose. Oserei consigliarti il mirtillo nero, direttamente importato da una delle più rinomate industrie inglesi.»

affermò Reiji, sollevando una bianca cornetta posta all'angolo, vicino alla porta d'ingresso.

«È.. perfetto.» balbettò la ragazza, incespicando nella confusa matassa di avvenimenti ed emozioni che avevano stravolto quella mattinata.

Prima ancora che Yui potesse immaginare quale speziata fragranza avrebbe avuto il suo tè, una tazza di delicata ceramica bianca comparve sul tavolo assieme ad un contenitore ricolmo di zucchero.

Reiji appoggiò subito le labbra contro la porcellana bollente, indifferente al bollore del liquido in essa contenuto. Un invadente aroma la raggiunse, accarezzandole voluttuosamente le guance.

«Sai, la tua presenza non è poi così tediosa come immaginavo.»

La voce del vampiro raggiunse la ragazza nel silenzio, facendola sobbalzare. Incrociando le gambe con fare altezzoso, l'uomo adagiò con precisione la tazza nel rispettivo piattino.

«Non sei fastidiosa come i miei fratelli. Sei discreta, parli poco e quando apri bocca non dici stupidaggini troppo assurde.» Un sorrisetto arricciò le labbra del vampiro, dipingendogli sul viso un'intrigante sfumatura che mai Yui aveva avuto il piacere di ammirare.

«Non sei neanche totalmente stupida come credevo.»

«Dovrebbe essere un complimento questo?» borbottò Yui, circondando con le dita la tazza di ceramica dipinta. I capelli della giovane scivolarono in avanti, frusciando sulle spalle incurvate; prima che una delle ciocche potesse finire nella bevanda, Reiji la catturò tra le dita e ne respirò il profumo.

«Chiari come le stelle, profumati come miele.» il vampiro abbandonò la ciocca, carezzandole la guancia con dita leggere come ali di una farfalla.
I suoi profondi occhi violetti catturarono quelli della giovane umana, trascinandola in un vortice di sensazioni che mai avevano afflitto il suo cuore.

«Rosa come i primi petali del più bel fiore primaverile, i tuoi occhi innocenti si spalancano su un mondo indegno.» La voce di Reiji si abbassò, riducendosi ad un impercettibile bisbiglio.

«Hai degli occhi stupendi, Yui.»

Con quelle semplici parole, il vampiro si alzò senza far rumore.

«Se hai ancora problemi con le tue lezioni, cercami. Proverò ad aiutarti.» la sua mano trovò ancora una volta i capelli della giovane, in una carezza ruvida ma stranamente piacevole.

Yui si toccò il capo, osservando l'uomo allontanarsi a passo veloce. Con un gemito sussurrato, Yui affondò il viso nei palmi delle mani cercando disperatamente di far ordine nelle emozioni rocambolesche che turbinavano nel suo ignaro, piccolo cuore.

   
 
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