Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: Mue    19/05/2015    1 recensioni
«Ehi, Folletto Saputello!»
Ecco come nei corridoi di Hogwarts il divino James Sirius Potter apostrofa Emily Hale, Corvonero, anonima, impacciata e senz'altra dote -se dote si può chiamare- che non un'estrema bibliofilia.
Sarebbe un episodio di potteriana impertinenza come tanti altri che Emily è costretta a subire se Stuart Dunneth, suo misantropo e ambiguo compagno di classe, non si trovasse per caso nei paraggi.
Emily, ligia alle regole, timida all'ennesima potenza e avversa a qualsiasi tipo di azione eroica, ancora non sa che questo incontro la coinvolgerà nel vischioso mistero che avvolge il ragazzo e sarà costretta, suo malgrado, a dare fondo a tutte le sue risorse per risolvere quello che, da giallo inquietante, potrebbe rivelarsi invece una storia dell'orrore delle peggiori. E i Potter, con le loro smanie di protagonismo, ovviamente non possono stare molto lontani.
Genere: Generale, Mistero, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Albus Severus Potter, James Sirius Potter, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'I Figli della Pace'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Rieccomi, a serata tarda ma ce l'ho fatta a essere puntuale oggi.
So che a questo punto della storia l'attesa può diventare snervante, se sono anche solo riuscita un po' a coinvolgervi con le avventure di Emily e compagnia, perciò non volevo farvi aspettare fino a domani.
Grazie mille ancora in particolare a chuxie e Sheilin, e naturalmente a tutti quelli che seguono questa storia.
A presto!

 

XVII.
Rantolando nel buio


Emily, Drilla ed Al si guardarono incerti.
Ravenscar, in piedi davanti alla porta, attendeva paziente una risposta. Alla fine Emily si fece avanti: ormai era chiaro quale delle due proposte degli amici dovevano intraprendere.
«Professore, Al è qui perché ha aiutato me e Drilla a scoprire una cosa», spiegò sperando con tutto il cuore che lui le credesse.
Ravenscar alzò un sopracciglio, ma oltre a questo non diede altri segni di essere sorpreso. Li scrutò penetrante e fece un cenno. «E posso sapere di cosa si tratta?»
«Noi… noi abbiamo scoperto perché Stuart Dunneth sta perdendo le forze.»
Stavolta Ravenscar parve sinceramente stupito. «E posso sapere come voi studenti siete riusciti ad arrivare dove nemmeno il preside è riuscito? Avete delle prove che sostengano la vostra teoria?»
Emily, con il cuore in gola, afferrò il suo libro e glielo tese. Ci volle diverso tempo per riuscire a spiegargli al situazione, ma Ravenscar era della Casa del Corvonero, in fondo, e aveva un cervello rapido a elaborare.
«Così voi siete convinti che l’ultimo membro di questa tribù di streghe che si è corrotta cercando di trasformare la sua natura umana in elfica, in modo da nutrirsi solo di energia vitale, abiti qui da qualche parte, sotto la scuola?» riassunse infine.
I tre annuirono vigorosamente.
Ravenscar studiò le loro espressioni ancora per un attimo, poi sospirò. «D’accordo, sono disposto a credervi. Ma come pensate di salvare il vostro amico se non sapete dove si trovi questa strega? Stuart non è decisamente in grado i parlare, e dato che nessun altro ne ha mai trovato traccia, dubito che nel poco tempo che rimane al vostro amico potremo riuscirci.
Emily deglutì e tornò alla memoria a quel passaggio segreto, a quella luce verdognola e inquietante che proveniva dal fondo, dal buio. «Io… io credo di sapere dove si trovi», mormorò.
Sia Ravenscar che Al e Drilla la fissarono sbalorditi.
«E come fai a saperlo?», chiese Drilla a bocca aperta.
«Una volta Stuart mi ha portato attraverso un passaggio segreto strano… l’ha fatto solo perché lo avevo pregato di non farmi passare per la Sala d’Ingresso, quando…», arrossì, «quando ho avuto l’incidente alle serre.»
Ravenscar annuì con un gesto della mano, come a dire che non importava. «E che cosa c’era laggiù?»
«Non lo so», ammise Emily. «So solo che nel buio ho visto una strana luce, e quando ho chiesto a Stuart cosa fosse lui ha reagito male, come se stesse tenendo nascosto qualcosa, capite…»
«Allora dobbiamo andare laggiù», stabilì Ravenscar risoluto. «Ti dispiacerebbe guidarmi, Emily?»
«Guidarla? E noi?», protestò Drilla.
Ravenscar le rivolse uno sguardo severo. «Voi siete studenti del terzo anno e l’antro di una strega mutante non è posto adatto a voi. Anzi, a dire il vero, nemmeno questo è un posto adatto a uno di voi», e guardò Al.
Lui impallidì, a disagio, ma non si mosse. «Noi vogliamo venire con lei, professore.»
Ravenscar era irremovibile. «Temo che dovrai conservare i tuoi spiriti ardenti da Grifondoro per un’altra occasione, Albus. Torna al tuo dormitorio, prima che decida di toglierti punti per averti trovato qui.»
«Ma…»
«Non voglio sentire altro! Obbedisci, e tu, Drusilla, va ad avvisare il Preside immediatamente. Non voglio che ci seguiate per nessuna ragione al mondo. E se proverete a farlo non sperate che non me ne accorga. Ora vai, Albus. Emily, fammi strada.»
Non c’era più niente da dire. Uscirono dal dormitorio, Al a testa bassa, Drilla sbuffando, e si divisero.
Emily condusse Ravenscar giù dalle scale e poi attraverso la scuola silenziosa, verso l’infermeria. Quando arrivarono in vista della porta di quest’ultimo locale, Emily si bloccò, incerta. Non era sicura di riuscire a ritrovare il mattone giusto tra tutti quelli che c’erano nel corridoio.
Ravenscar dovette capire la sua incertezza, perché tirò fuori la bacchetta e disse: «Revelo vacuus!»
La bacchetta si illuminò. Ravenscar si mise a percorrere il corridoio in tutta la sua lunghezza, lentamente, tenendo la bacchetta vicina al muro. Ad un tratto essa vibrò con un tintinnio metallico.
Ravenscar chiamò vicino a sé Emily con un cenno. «È qui?»
Emily guardò la porzione di muro: erano tante pietre squadrate una vicino all’altra, sovrapposte. Lo scrutò da cima a fondo e poi lo vide: uno stemma con due pesci molto piccolo, invisibile per chi non si fosse soffermato con attenzione a guardare.
Emily estrasse la bacchetta, ci picchiò sopra e declamò: «Acquae Stirps!»
Il muro si spalancò.
Emily guardò Ravenscar: se aveva avuto ancora qualche dubbio, ora l’aveva del tutto abbandonato. Indagò con gli occhi acuti il buio oltre l’apertura e poi guardò Emily. «Non sei obbligata a venire con me.»
Emily scosse la testa. «Più giù c’è un punto in cui il tunnel si biforca. Non potete vederlo se non sapete dov’è.»
Ravenscar meditò un attimo, quindi annuì. «Stammi vicina», le raccomandò, ed entrò nel passaggio. Emily obbedì volentieri, avvertendo una ventata di aria gelida che la investiva da là sotto.
Ravenscar fece illuminare la bacchetta con un colpetto, quindi si addentrò, assicurandosi che Emily gli stesse bene accanto.
Scesero i gradini, resi viscidi dall’umidità. La discesa fu molto peggio della salita che Emily aveva compiuto qualche mese prima, quando Stuart l’aveva accompagnata. Si poteva incappare da un momento all’altro in un tratto scivoloso e cadere giù lungo tutta la scalinata fino alla base.
Ci volle un’eternità per arrivare in fondo. Quando finalmente misero piede sull’ultimo gradino, Ravenscar alzò la bacchetta e ispezionò i dintorni. Non c’era nulla, solo le pareti rocciose coperte di spessi strati di calcare e di umidità.
«E ora?», sussurrò ad Emily.
«Sempre dritto, fino a metà di questo tunnel», mormorò lei di rimando, mentre i capelli le si rizzavano sulla nuca.
Stava tremando, ma non era il freddo. Sentiva la goccia che cadeva ancora, eternamente, da qualche parte laggiù. Ora che ci faceva caso era davvero una presenza inquietante, quel rumore così scandito e monotono. Come se stesse attendendo che giungesse qualcosa a interrompere la sua condanna ad un'eterna caduta.
Si inoltrarono nel cunicolo, lentamente, Ravenscar davanti a lei con la bacchetta alzata a fare luce. Se aveva paura, non lo dimostrava; ma dopotutto era l’insegnante di Difesa Contro le Arti Oscure. Emily non si sentì mai così felice della presenza di un professore.
Era così intenta a cercare di tranquillizzarsi e convincersi che con Ravenscar lì non poteva accaderle nulla di male che quasi passarono davanti alla seconda grotta senza vederla.
«Un attimo!», esclamò Emily. Il suo sussurro echeggiò lungo tutte le pareti del tunnel. Emily si mise le mani davanti alla bocca, spaventata.
Ravenscar la guardò, interrogativo.
«Lì. C’è il secondo cunicolo», spiegò Emily, tanto a bassa voce che l’uomo faticò a udirla.
Guardò nella direzione che lei gli aveva indicato e annuì.
Un’apertura si apriva stretta sulla destra, inquietante come le fauci di un mostro pronto a divorarli.
Ravenscar si fece avanti senza esitazione, ed Emily lo seguì con il cuore che le martellava forte nelle orecchie. Ecco, da lì in poi doveva pensare lui a cosa fare, lei non poteva più dargli indicazioni. L’uomo proseguì imperterrito, finché una luce verde-azzurra, la stessa che Emily aveva veduto quella notte in cui Stuart e David erano stati puniti, rischiarò il buio.
«Nox!», borbottò Ravenscar, spegnendo la luce della bacchetta.
Emily avrebbe voluto che non lo avesse fatto. Restare così al buio, con una creatura malefica che girovagava lì attorno la terrorizzava.
I due avanzarono e man mano che si inoltravano nel cunicolo, la luce si intensificava, cambiando tonalità fino a diventare…
Rossa, pensò rabbrividendo Emily. Si fece più vicina a Ravenscar e tirò fuori la bacchetta. Lui non si diede pena di rassicurarla e proseguì. Alla fine, dopo una svolta, il tunnel si spalancò improvvisamente e si ritrovarono di colpo in una camera circolare immensa, con i soffitti altissimi e quattro grossi pilastri grezzi che sorreggevano la volta ricurva.
Non c’era niente, in quel luogo, se non un pozzo circolare, in mezzo alla stanza, che mandava barbagli di luce rossa sul soffitto e sulle pareti di roccia. Era da lì che veniva la luminescenza. Non c’erano altre uscite.
Ravenscar esaminò il posto, poi si incamminò tranquillo verso il foro circolare e guardò dentro.
Emily gli rimase vicino, atterrita. Quel posto era antico, lo sentiva nelle ossa, ed emanava qualcosa di selvatico, di malvagio.
«Un Pozzo Ancestrale», disse Ravenscar affascinato, guardando il fondo.
Emily osò sporgersi a guardare: era poco incavato, e sebbene fosse vuoto, galleggiavano ancora nelle sue irregolarità quelle che sembravano pozze di liquido rosso e limpidissimo, ma molto più denso dell’acqua, quasi della stessa consistenza dell’olio.
«Che… che cos’è?», domandò Emily con un filo di voce.
«Pozzi costruiti dagli adoratori della magia naturale», rispose Ravenscar. «Erano sette numerose, nell’antichità, ma già verso il 700 vennero dichiarate fuorilegge. Erano branchi di invasati e pericolosi sperimentatori di magia oscura e proibita. Gli ultimi scomparvero più di cinquecento anni fa, ormai.»
Si raddrizzò e si guardò intorno. Emily fece altrettanto. Ovunque c’erano ragnatele, frammenti di roccia franata e segni di decadimento e rovina.
«Questo posto dev’essere abbandonato da moltissimi anni», commentò Ravenscar. «Interessante. Questo prova che le streghe di Hogaart sono effettivamente esistite e Godric Grifondoro le ha davvero sconfitte, ma…», il suo sguardo si abbassò su Emily, «non c’è nessuna ultima strega. Probabilmente è vero che sono morte tutte allora.»
Emily aveva la bocca riarsa. «Ma… ma Stuart…»
«Stuart non è vittima di una maledizione di una strega della tribù, Emily. Tu e i tuoi amici avete lavorato troppo di fantasia.»
«Ma lui ha un morso sul collo, l’ho visto! Chieda ad Al, provi a controllare…»
Ravenscar scosse il capo. «Ho già perso troppo tempo con queste sciocchezze, Emily. Non nego che tu, Drusilla e Al abbiate fatto una scoperta sensazionale, ma riguardo a Stuart vi siete sbagliati. Non sono solo le streghe mutanti a lasciare morsi sulle vittime. Al San Mungo sapranno individuare la creatura che gliel’ha causato.»
Emily lo fissò, delusa. «Però…», tentò un’ultima volta.
«Non voglio più sentire altro, Emily. Lascia perdere, questa non è una faccenda per te.»
Emily abbassò il capo, sconfitta. Sapeva che il ragionamento di Ravenscar era perfettamente legittimo, così logico da non fare una piega. Ma lei, in fondo al cuore, sentiva che, almeno per quella volta, non era la razionalità di Corvonero a possedere la risposta giusta.

   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: Mue