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Autore: Crystal Wright    20/05/2015    3 recensioni
"Dopo la battaglia di Hogwarts, Draco Malfoy andò da Harry Potter e, con le lacrime agli occhi, disse: “Mi dispiace, voglio ricominciare tutto da capo. Io sono Draco, Draco Malfoy.” E gli porse la mano. Harry, sul punto di piangere, gliela strinse."
17 maggio: giornata mondiale contro l'omofobia. JK Rowling ci ha insegnato a non discriminare persone di nessun genere, ad amare qualsiasi persona senza pregiudizi. Oggi il mondo intero ringrazia persona come lei che lottano affinché tutti abbiano gli stessi diritti e pari opportunità. Mi appello a tutti coloro che, nel 2015, continuano a volere una comunità tutta uguale, basata sugli stessi principi e lo stesso modo di vivere. Ma noi abbiamo imparato a lottare contro gli stereotipi. Viva la diversità! Viva coloro che hanno tanto coraggio da vivere come vogliono! Viva la Drarry!
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Draco Malfoy, Ginny Weasley, Harry Potter | Coppie: Draco/Harry
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Love is never wrong.
Capitolo 2: from the armistice to my arms.
 
-Il caffè, signor Malfoy.-
Draco prese la tazza di caffè bollente e se la portò alla bocca.
-Non crede che sta bevendo troppo caffè?- tentò la sua domestica.
Draco la incenerì con lo sguardo. Soppresse l’istinto naturale di cruciarla sul posto, ma poi ricordò la promessa che aveva fatto a Harry: sarebbe cambiato radicalmente.
Congedò velocemente la sua domestica, ricordando i bei tempi in cui al posto dei magonò aveva elfi domestici che non facevano domande, ma si limitavano a servire il padrone. Draco adorava la paura reverenziale che quegli esseri avevano nei suoi confronti. Ora, però, dopo la Guerra di Hogwarts, si era imposto di cambiare le sue abitudini. Non avrebbe rinunciato mai nella vita al suo maniero, ma avrebbe potuto chiudere un occhio, per esempio, sui mezzosangue. Del resto anche Harry era uno di loro.
Draco terminò la sua settima tazza di caffè della giornata. Aveva trascorso la mattina a Diagon Alley per comprare un bellissimo e pregiatissimo vestito da sera nero. Aveva anche ricomprato una camicia perfettamente bianca, sebbene il suo armadio trasbordasse di capi del genere.
Posò la tazza sul tavolino davanti ai suoi piedi e si incamminò verso il suo armadio-cabina. Era una stanza molto grande e Draco teneva lì tutti i suoi vestiti in perfetto ordine, divisi per capi di abbigliamento e per colori, dalla tonalità più scura a quella più chiara. Si avvicinò all’armadio delle cravatte e aprì le due ante. Studiò per diversi minuti i capi, poi ne prese due, indeciso su quale indossare.
Posò le due cravatte sul letto, vicino al suo abito nuovo. Le provò una alla volta per vedere quale di quelle stesse meglio con il nuovo capo.
La prima cravatta era bordeaux; l’aveva indossata per il processo contro sua padre. La scartò subito, ricordando il gelo che aveva sentito nelle vene nel vedere suo padre condannato a vita ad Azkaban e bollato per l’eternità come Mangiamorte.
La seconda aveva tutte le gradazioni del blu e del celeste e metteva in risalto i suoi occhi di ghiaccio. Era una cravatta stupenda, ma non voleva sembrare un uomo freddo agli occhi di Harry. Anzi, voleva fargli capire che era davvero cambiato.
Quando posò di nuovo la cravatta sul letto, si accorse che una piccola cravatta colorata era rimasta impigliata a quella blu. La prese delicatamente, con le mani che tremavano visibilmente. La poggiò sul letto e la osservò con gli occhi socchiusi: era la cravatta dei Serpeverde, che aveva indossato durante i sette anni a Hogwarts.
Draco si girò sui tacchi e poggiò le mani sul comò. Socchiuse gli occhi, ripensando a tutto ciò che quella cravatta e la sua casata avevano comportato in quegli anni. Quel piccolo pezzo di stoffa gli ricordava il suo passato. Tutto il male che aveva fatto, tutte le cattive azioni in cui era stato coinvolto o di cui era stato l’artefice… E se non fosse stato capace di cambiare? Che avesse perseverato nei suoi errori, rimanendo per sempre quel Mangiamorte che tanto aveva imparato a odiare?
Aprì di scatto gli occhi sentendo bussare alla porta.
-Signor Mlafoy- disse la domestica rimanendo fuori dalla stanza. –Il suo ospite è arrivato.-
Draco dovette sedersi sul letto per impedire alle gambe di cedere. Harry era davvero venuto! Si riscosse dai suoi pensieri quando la domestica lo chiamò con insistenza la seconda volta.
-Fallo accomodare.- diede ordini Draco, sentendosi la bocca asciutta. –Sarò giù tra poco.-
Draco sentì i passi veloci della domestica scendere le scale. Si avvicinò alla porta chiusa della sua camera per sentire la conversazione, ma non riuscì a captare altro che qualche leggero rumore. Tornò deluso a sedersi sul letto e si passò una mano tra i capelli, cercando di riportare il suo cuore a battere normalmente.
Niente sarebbe andato storto, si disse, mentre si vestiva e si pettinava ancora una volta i suoi perfetti capelli biondi.
 
Quando aveva bussato alla porta, Harry era stato accolto da una giovane donna. La cosa che aveva colpito maggiormente il mago non era stata la sua statura ridotta, ma la sua capigliatura: aveva in testa un cespuglio nero vaporoso quasi quanto il suo, con la piccola differenza che i capelli della donna erano raccolti in una lunga treccia da cui uscivano diverse ciocche.
La donna gli sorrise e Harry si presentò allungando una mano.
-Sono Harry Potter. Mi ha invitato…-
Non fece in tempo a terminare la frase che la donna iniziò a squittire, mente i suoi occhi si velavano di lacrime. –Lei è Harry Potter! È davvero Harry Potter!!-
Harry ostentò un sorriso forzato, mente faceva inconsciamente un passo indietro. Quella donna lo inquietava.
-Io…- riprese il mago. –Io sono Harry. Solo Harry.-
-Benvenuto, Solo Harry.- disse una voce bassa e sensuale. Harry spostò lo sguardo oltre la folta chioma della domestica e lo vide: scendeva le scale con fierezza, poggiando leggermente il palmo sul corrimano. Il suo passo era deciso e ponderato, ma solo Draco sapeva che tutta quella ostentata sicurezza era frutto solo del suo autocontrollo pressoché perfetto. Fosse stato per il suo istinto, si sarebbe ritrovato alla fine della scala in un paio di secondi.
Draco indossava un bellissimo abito da sera nero, da cui sporgeva una camicia bianca. Harry notò che non indossava nessuna cravatta, ma aveva comunque tutti i bottoni della camicia chiusi.
Harry sorrise al padrone di casa e Draco fu lì lì per mancare un gradino e finire la rampa di scale rotolando. Riuscì a mettere il piede sul gradino giusto e continuò a scendere le scale, ammirando l’uomo davanti a sé.
Anche Harry indossava una giacca nera con una camicia bianca, ma quest’ultima aveva i primi tre bottoni fuori dalle asole, che lasciavano scoperta una parte del pettorali scolpiti dell’uomo.
Draco si trattenne con tutte le forze dallo spalancare la bocca. L’uomo davanti a lui non era più il ragazzino tutto pelle e ossa che prendeva quotidianamente in giro a Hogwarts: era diventato un vero uomo, muscoloso dalla testa ai piedi; aveva ancora un cespuglio di rovi neri in testa, ma questi gli davano un aspetto sbarazzino e dannatamente sexy; aveva le mani infilate nei jeans e la testa leggermente piegata; a coronare il tutto c’era un bellissimo sorriso genuino sulle sue labbra.
Draco prese seriamente in considerazione l’idea di tornare in camera e rimanerci per tutta la serata, ma la accantonò. Deglutì, sebbene non avesse un goccio di saliva in bocca, e fece gli ultimi gradini che lo separavano da Harry. Staccò la mano dal corrimano e si fermò a un metro da Harry.
Harry allungò una mano e disse qualcosa, ma Draco non riuscì a comprendere cosa. Ora anche le sue orecchie si rifiutavano di collaborare.
Panico. Ecco cosa si poteva leggere nell’animo dell’ex Serpeverde. Fortuna per lui, nessuno era mai riuscito a capirlo pienamente.
Come in un film, Draco alzò lentamente il braccio, maledicendosi per il leggero tremolio che scosse la sua mano quando si strinse con quella di Harry. A quel tocco, entrambi rimasero di sasso, colpiti dal fatto che quella stretta fosse radicalmente diversa da qualsiasi contatto che i due avessero mai avuto.
Draco fu il primo a staccarsi. Salutò cordialmente il suo ospite e lo invitò a seguirlo nella sala da pranzo.
Aveva fatto apparecchiare il lungo tavolo d’ebano che era stato regalato ai suoi genitori il giorno delle nozze. Poteva ospitare venti persone e Draco aveva dato ordine di apparecchiare solo i due estremi del tavolo.
Draco si accomodò e fece cenno anche a Harry di fare altrettanto. Ma quest’ultimo, sotto gli occhi scandalizzati di Draco, prese piatto, bicchiere e posate e si andò a sedere vicino al padrone di casa. Quando si sedette, le loro ginocchia si sfiorarono.
Draco si ritrasse subito. –Che fai?- disse, alzando di mezzo tono la voce.
Harry sorrise e Draco sentì lo stomaco brontolare. –Da laggiù non ti sentivo parlare.- si giustificò lui.
Draco sbuffò, ma dentro di sé era contento. –Va bene, Potter. Puoi rimanere qui. Ma evita di mangiarmi in braccio.-
-Sei molto più simpatico di quanto ricordassi!- Harry rise di gusto e Draco abbassò il viso, rosso come un peperone.
Intanto alcuni camerieri portarono le prime portate. Draco aveva fatto preparare una cena con i fiocchi: gnocchi con i formaggi, selvaggina con ricchi contorni e dolci a non finire. Quando venne loro servito un ottimo gelato alla nocciola fatto in casa, Harry si mise le mani sulla pancia e scosse la testa ridendo. –Non ce la faccio più. Sono pieno come un uovo.-
Anche Draco era pieno, perciò rimandò indietro l’ultimo dolce.
-Mi dispiace.- si giustificò Harry.
Draco sbuffò. –Non sei cambiato affatto. Il gelato non andrà buttato. Non preoccuparti.-
Harry lo guardò intensamente. –Tu invece sei cambiato molto, Draco.-
Sentirsi chiamare per nome scosse Draco fino alle punte dei piedi. Un brivido gli attraversò tutta la spina dorsale e sentì di dover cambiare argomento in quello stesso istante.
-Andiamo nel salone.- propose Draco, alzandosi dalla tavola. Aveva bisogno di far affluire un po’ di sangue alle gambe.

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Ciao a tutti, maghetti! So che probabilmente non ve ne importerà molto, ma volevo raccontarvi un piccolo aneddoto che mi è successo oggi (ho bisogno di raccontarlo a qualcuno!): ho incontrato un fanboy su Facebook, abbiamo parlato, ho scoperto che ha letto tutte le saghe che adoro... e alla fine scopro che vive in un'altra città e ha almeno due anni in meno di me. Mannaggia alla Umbridge...
Comunque, tralasciando il mio piccolo sfogo da fangirl... spero che la storia vi stia piacendo! Ho cercato di non allungare troppo i tempi, quindi verranno circa una dozzina di capitoli. Ci tengo a precisare che ho scritto questa fanfiction per contruibuire a far capire al mondo che l'amore è amore e ognuno ha il diritto di vivere la propria vita come vuole.
E niente, oggi mi sento un po' bipolare :')
Mi piacerebbe molto che lasciaste un commento. A presto,
Crystal :)
  
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