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Autore: Cla_Helen    20/05/2015    0 recensioni
In un piccolo villaggio, situato tra i ghiacciai delle Montagne Rocciose, si aggirano le feroci creature chiamate comunemente draghi. La popolazione vive ormai nella secolare paura di loro. Ma i draghi saranno veramente solo bestie inviati dagli dei per spargere sangue? E le leggende sulle streghe, coloro in grado di scacciare questi orribili animali, saranno vere o parto di fantasie popolari? Solo i bellissimi fratelli Darrok sanno chi si cela dietro tutto questo...
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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Salve a tutti coloro che stanno leggendo questa storia! Questo è il primo racconto che pubblico, quindi siate clementi nel giudicarlo! :) l'inizio sta risultando essere un po' noioso, lo ammetto ahah, ma ci vuole ancora un po' prima che la storia vera e propria ingrani! In questo capitolo ho cominciato a delineare alcuni dei personaggi più importanti, quelli che saranno i più complessi e sfaccettati, e che fungeranno da motore della storia. Facendo un breve riepilogo quello che è venuto fuori fin'ora: Mary, è una donna che ha in parte rinnegato se stessa per potersi "tenere a bada", dato che la sua personalità è focosa e impulsiva. Arleene è invece simmetricamente opposta alla sorella, più controllata e scaltra, che agisce nell'ombra e in maniera meno evidente ma più "cruda", ma a quanto pare la sua apparente cattiveria sembra essere giutificata dal suo voler proteggere i figli. Douglas è un personaggio misterioso, che riesce ad essere abilmente interessante: possiede una personalità ancora tutta da scoprire, l'unica cosa che è trapelata è la sua lotta interiore, che lo fa sembrare calmo e serio un momento prima e un attimo dopo preda del suo sarcasmo compiaciuto e quasi ambiguamente divertito... Non vedo l'ora di sapere che cosa ne pensate!xxx

Dagonet sbuffò, cercando di ignorare le fitte che gli laceravano in due il petto, tentando di continuare a leggere le numerose pergamene che contenevano tutti gli ordini che avrebbe dovuto fare la prossima settimana per la sua bottega.
Si sistemò meglio sul guanciale fatto di lavanda e stiracchiò le gambe indolenzite dalla posizione in cui si era sdraiato.
-Puoi evitare di mettere gli stivali sulla mia parte di letto?!- sibilò il maggiore, stizzito, facendo capolino sulla porta.
-Non sto appoggiando la suola- gli fece notare il più piccolo, sfoderando un sorrisino impertinente, con la voglia di scherzare.
-Dag, non è giornata- lo liquidò il maggiore, truce -Mi gira male, lo sai, perciò lasciami stare!- porgendogli un boccale ricolmo di un liquido viola che pareva bollire: la loro pozione anti-trasformazione. Li avrebbe tenuti buoni tuttala notte.
Dagonet ridacchiò -Fai semprelo stronzo tu, però!-
-Io sono stronzo- ringhiò il maggiore, a mo' di giustificazione, sfilandogli le calzature in malo modo, e lanciandole dall'altra parte della stanza, uscendo dalla camera cupo.

Il Druido Maestro osservava fuori dalla finestra il villaggio desolato e immerso nell'oscurità.
Sorseggiò parsimonioso l'ampolla violacea, sentendo i brividi che gli percorrevano la schiena.
-Malinconico, Douglas?- lo sbeffeggiò una voce melodiosa alle sue spalle.
Le labbra dell'uomo si piegarono in una smorfia infastidita: -Non perdi nemmeno un'insignifante occasione per ricordarmi che in queste notti sono alla tua mercè, eh?-
Arleene sorrise sardonica, ben consapevole del potere che aveva su di lui:- Perchè dovrei mostrarmi pietosa nei tuoi confronti?- gli domandò, sibillina.
-Quasi dimenticavo che tu un'anima non ce l'hai- ridacchiò lui, sarcastico, voltandosi e fissandola.
-Non ti conviene provocarmi, sai di cosa sono capace- sibilò lei, glaciale.
Il Druido si era appoggiato al davanzale, incrociando le braccia al petto, serissimo:- Potresti lasciarmi agonizzare qui per terra, sai anche tu che una volta al mese il fatto che io non sia disponibile a eseguire i tuoi ordini non guasterebbe la tua missione, eppure continui a cercare di non farmi scivolare nell'abisso fornendomi il tuo sangue, l'unica cosa che evita la mia trasformazione...- osservò lui, incatenando il suo sguardo nero come la notte, cercando di passarle attraverso.
-Era il nostro patto- disse lei, con calcolata indifferenza, alzandosi dalla poltrona di stoffa.
Avvicinandosi felina fino a un soffio da lui scandì, tagliente come una lama, minacciosa:- Io sono di parola, lo sai-.
Douglas non riuscì a trattenere un sorrisino indecifrabile -Lo so.-, rispose, poi abbassandosi alla sua altezza, con un'espressione più dolce:- Penso che sia dovuto al fatto che sei una brava madre...-.
Arleene mascherò alla perfezione la sua sorpresa per quel gesto così umano e così inaspettato, sorridendo furbescamente:- Il tuo volgare tentativo di provocare in me un moto di umanità nei tuoi confronti è totalmente inutile- lo schernì, melliflua.
Il Druido Maestro arricciò le labbra in un sorrisetto divertito:- Non abbassi mai la guardia, eh? Dopo tutto questo tempo ancora cerchi di leggere nelle mie innocenti parole un'altro significato, quando non ne esiste un'altro se non quello che cogli anche tu stessa.-
La donna scoppiò in una risata sbeffeggiatrice:- Il problema è che è proprio perchè ti conosco da tutto questo tempo che non permetto alle tue affermazioni nemmeno di sfiorarmi. Credi che basti un sorriso e due occhiate apparentemente ingenue per convincermi delle tue buone intenzioni?- insinuò gelida, divenendo seria, -L'unico modo che hai per sperare che non ti mandi nell'aldilà è quello di convincere quella maledetta Mary Deegan con qualunque metodo necessario, chiaro Desmophoros?-sibilò pericolosamente, facendo intedere che la punizione per la non riuscita di quella missione sarebbe stata alquanto dolorosa.
L'ultima parola era scivolata dalle labbra della donna con un calcato ribrezzo, come a sottolineare che il suo cognome era riprovevole.
-Tua sorella cederà in poche settimane- replicò lui, calmo e freddo.
-Io non le ho poche settimane, devi dar fondo alle tue scarse abilità, e far si che ceda in una settimana- lo liquidò autoritaria. Lanciandogli poi uno sguardo falsamente cortese sparì con uno schiocco di dita, dopo averlo squadrato con una strana scintilla negli occhi.
Il Druido sospirò una volta sola, cercando di non crollare per la fatica di quella sfida visiva e verbale: il suo organismo era in preda a una forte nausea e in bocca sentiva il metallico odore del sangue.
Si voltò afferrando l'ampolla abbandonata sul davanzale e la ingollò in un sol sorso, prima di accasciarsi per terra, privo di forze, con il respiro rotto dal forte battito del cuore che sembrava volergli uscire dalla cassa toracica. Perchè doveva essere così doloroso ogni volta?

L'alba sopraggiunse pigra e cupa, come a voler rispecchiare lo stato d'animo della bionda che sedeva sul letto disfatto, con il respiro corto dovuto agli incubi che aveva fatto poco prima.
Maledì a mezza voce la sorella.
Sapeva di aver fatto bene ad accettare la proposta di matrimonio della famiglia Drefan, una famiglia di cacciatori che era una delle più importanti del villaggio.
Aveva sospettato fin dall'inizio che i due Darrok potevano essere draghi.
Era stata messa in guardia dal comportamento dei due fratelli, non era facile riconoscerli, ma aveva avuto il sospetto che non fossero soltanto semplici ed innocui umani.
Inoltre ricordava che sua madre, quando erano ancora piccole, si era raccomandata che almeno una delle due sorelle avrebbe dovuto chiamare un primogenito Damon.
Questo le aveva dato la certezza che quel ragazzo apparteneva alla stirpe dei Draghi: quello non era un nome da umano.
Solo quella mattina la tesi che quei due giovani uomini erano figli di sua sorella era stata dimostrata.
Una rabbia nera si impossessò di lei, come diavolo aveva fatto a trovarla? Dopo tutti gli anni passati a peregrinare e a cercare di far perdere le sue tracce.... e ora si rendeva conto che non era servito a un bel niente. 
Uscì dalla piccola casa, senza far rumore, acchiappando nervosamente il mantello, indossando il cappuccio ben calato sul volto, per cercare di mascherarsi bene.
Lesta raggiunse il limitare del bosco, un pò sulla destra sopra un'altura non molto lontana, giaceva la piccola casetta di pietra e legna del Druido Maestro, isolata dal resto del villaggetto.
Mary fece una smorfia infastidita quando la colse con la coda dell'occhio, poi senza troppe cerimonie si inoltrò nel verde, spedita.
Una volta raggiunto il solito spiazzo nascosto dai numerosi e fitti pini, dopo essersi accertata che non ci fosse nessuso nei dintorni, sfoderò il suo pugnale.
Una lama celeste brillò nella tenue luce mattutina.
La osservò: essa rispecchiava tutta la sua essenza, nel vero senso della parola, infatti, dopo aver rivolto il palmo della mano verso il cielo, disegnò un lungo taglio orizzontalmente rispetto al polso,e da esso iniziò a sgorgare il sangue dello stesso identico colore della lama dell'arma.
Sentiva l'energia che pian piano abbandonava il suo corpo, un bruciante dolore si propagava per il suo corpo, come se stesse andando a fuoco.
Si morse violentemente le labbra, per impedirsi di gridare.
Dopo un paio di minuti che le gocce di sangue si susseguivano una dopo l'altra velocemente, si leccò le due dita dell'altra mano e le passò sulla ferita che si rimarginò all'istante.
Un forte giramento di testa la colse preparata, infatti prontamente si aggrappò ad un tronco. Sospirò. Il sole si era alzato, doveva sbrigarsi a tornare a casa.

Il Druido maestro si sbattè la porta alle spalle, cercando di far tacere quel terrificante mal di testa che si era impossessato di lui.
Quella notte era stata tremenda: un po' di aria fresca gli avrebbe fatto bene, lo sapeva.
Si guardò intorno, constatando che l'alba di quella mattina non prometteva una gran bella giornata. 
Una figura incappucciata catturò la sua attenzione, e si rese conto improvvisamente che quella era Mary Deegan.
Avrebbe riconosciuto quel mantello ovunque, dopo tutto il tempo che l'aveva tenuta d'occhio in quei mesi.
Si nascose meglio dietro la parete della casa, rendendosi conto che si era appena inoltrata nel bosco.
Un sorrisetto compiaciuto arricciò le sue labbra solitamente serie: era il momento di agire.
  
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