Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: Mue    20/05/2015    1 recensioni
«Ehi, Folletto Saputello!»
Ecco come nei corridoi di Hogwarts il divino James Sirius Potter apostrofa Emily Hale, Corvonero, anonima, impacciata e senz'altra dote -se dote si può chiamare- che non un'estrema bibliofilia.
Sarebbe un episodio di potteriana impertinenza come tanti altri che Emily è costretta a subire se Stuart Dunneth, suo misantropo e ambiguo compagno di classe, non si trovasse per caso nei paraggi.
Emily, ligia alle regole, timida all'ennesima potenza e avversa a qualsiasi tipo di azione eroica, ancora non sa che questo incontro la coinvolgerà nel vischioso mistero che avvolge il ragazzo e sarà costretta, suo malgrado, a dare fondo a tutte le sue risorse per risolvere quello che, da giallo inquietante, potrebbe rivelarsi invece una storia dell'orrore delle peggiori. E i Potter, con le loro smanie di protagonismo, ovviamente non possono stare molto lontani.
Genere: Generale, Mistero, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Albus Severus Potter, James Sirius Potter, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'I Figli della Pace'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

XVIII.
Seconda alternativa

 

«Non ti ha creduto?»
«Non parlare così forte!», sibilò Emily.
Erano in infermeria, Drilla ancora nella sua uniforme infangata, e bisbigliavano tra loro cercando di non farsi sentire dalla signorina Hartland. Stuart, nel suo letto, era ormai cadaverico e freddo come un pezzo di ghiaccio. Emily non riusciva a guardarlo senza sentire una morsa allo stomaco.
«Insomma, ma allora cosa diavolo ha morso Stuart secondo lui? Una zanzara?», fece sarcastica Drilla abbassando la voce.
Emily scosse la testa e sorrise triste. «Sembri molto convinta della mia teoria, ora. Ti sei messa a credere alle leggende?»
Drilla sbuffò. «Be’, andiamo, quando qualcosa è così palese non si può rifiutarsi di crederci, no?»
Emily scrollò le spalle. «Mettiti nei panni di Ravenscar: è già tanto che abbia accettato di crederci, ma non può passare tutto il tempo a caccia di streghe antiche quando uno studente sta…» Non riuscì a terminare la frase. Avrebbe fatto troppo male dirlo a voce alta. Dire che Stuart stava per morire.
«Come mai la caverna era vuota? Perché non c’era la strega?», chiese Drilla con le sopracciglia aggrottate.
«Forse mi sono sbagliata, Drilla. Dopotutto non sono infallibile, no?»
Aveva un tono così sconsolato che Drilla cercò di sdrammatizzare la situazione. «Sciocchezze. Da quando in qua la migliore secchiona della scuola e il genietto più sveglio di Corvonero sbaglia un’ipotesi? Qui si va contro le leggi della natura!»
Emily fece un sorriso tirato, più simile a una smorfia, e posò lo sguardo su Stuart. «Vorrei solo sapere cosa fare, o almeno se si può fare qualcosa…»
La porta che si aprì con violenza alle sue spalle la interruppe di colpo. Sulla soglia comparve Al, trafelato e con i capelli scompigliati.
L’infermiera lo guardò malissimo, ma lui la ignorò e si precipitò dalle due ragazze.
«Che cos’è successo? Tu e Ravenscar…?», vide Stuart, peggiorato ancora, e si bloccò.
«No», rispose Emily stancamente. «Nulla.»
Al le si sedette accanto. «Che cosa vuoi dire?»
«Abbiamo trovato una caverna… ma non c’era nessuno. Deve essere vuota da secoli, o forse ancora di più.»
«Ma… com’è possibile?»
Emily sospirò. «Probabilmente non è vero che è rimasta una delle streghe. Probabilmente sono davvero state sterminate tutte da Godric Grifondoro e dal suo esercito…»
Al era deluso. «Non posso crederci…»
«Già», si limitò a commentare Drilla. «Assurdo.»
Al scrutò il volto di Stuart. «Ma allora che cos’ha Stuart, scusa?»
Emily scosse la testa, rassegnata. Non lo sapeva. Non sapeva più nulla. Dopo che un barlume di speranza le aveva fatto credere di poter salvare Stuart ora… niente. Era stato tutto inutile.
«Vi prego, andiamo via di qui», mormorò alzandosi di scatto. Si sentiva malissimo.
Al e Drilla dovettero capire il suo stato d’animo, perché non fecero obiezioni e la seguirono mentre usciva fuori nel corridoio.
Era ormai sera. Fuori dalle finestre il buio era calato sul parco della scuola, ammantando il castello di un silenzio inquietante. Era l’ora di cena, ma nessuno di loro aveva voglia di scendere in Sala Grande.
«Emily, sei pallida. Forse è meglio che mangi qualcosa…», propose piano Al.
Emily scosse il capo. Aveva saltato il pasto ma non aveva fame. Anzi, probabilmente se avesse mangiato qualcosa in quel momento non sarebbe riuscita a trattenerlo nello stomaco.
Si incamminarono lungo i corridoi, senza meta. Nessuno di loro parlava, e nemmeno Drilla, che aveva sempre qualcosa da dire, tentò di aprir bocca.
Sapevano che stavano pensando tutti alla stessa cosa: Stuart il giorno dopo sarebbe stato portato via, al San Mungo. E forse nemmeno lì avrebbe più avuto speranze.
Alla fine Drilla non ne poté più di quell’atmosfera così tesa. Lei era fatta per agire, non per aspettare. Con una scusa a cui né Al né Emily credettero, se ne andò in Sala Grande con la testa china. Emily non l’aveva mai vista così abbattuta, nemmeno quando aveva perso la partita contro Grifondoro.
Proseguì in silenzio con Al, dirigendosi quasi automaticamente verso la biblioteca e non ricordandosi che a quell’ora era chiusa.
Quando si ritrovarono entrambi davanti alla porta sprangata, Emily sospirò e si sedette lì accanto, sul pavimento. Al seguì il suo esempio.
«Emily», fece poi lui all’improvviso.
«Sì?»
«Ti piace davvero mio fratello?»
Emily boccheggiò, presa completamente alla sprovvista da quella domanda. Abbassò lo sguardo sul pavimento e arrossì. «Sì», ammise.
«E allora perché non vuoi che glielo dica?»
Emily si torturò un lembo della maglia senza guardarlo. «Ho paura di quello che potrebbe pensare.»
«In che senso, scusa?»
Emily deglutì. «Sì, insomma… lui pensa che io l’abbia respinto. E se poi viene a sapere che a te ho detto che mi piace… non so, magari penserà che io sia solo una bambina capricciosa…», spiegò con riluttanza.
Al sorrise. «Che scemenza! Se gli piaci e saprà che anche a te lui piace sarà felicissimo e basta, senza farsi troppi problemi!»
«E tu come lo sai?»
«Sono suo fratello, so com’è fatto Jamie. Si sarà arrabbiato perché l’hai respinto. È raro che Jamie non riesca a ottenere qualcosa che desidera. Forse gli ha fatto anche bene che tu gli abbia detto di no…»
«Non gli ho detto di no!», protestò Emily.
Al scrollò le spalle. «Il discorso comunque non cambia. Jamie è troppo suscettibile.»
Emily fece per protestare, ma si rese conto che Al aveva ragione. In fondo in biblioteca non aveva nemmeno aspettato che lei finisse di parlare, no? E anche come si era comportato con lei: se l’era presa subito quando aveva pensato che lo rifiutasse, senza aspettare un solo secondo. E anche quando aveva dovuto tuffarsi per andarla a salvare nel lago quand’era caduta era infuriat…
E, per la seconda volta in un giorno, qualcosa scattò nella sua mente. E rivide distintamente la luce verde-azzurra che aveva scorto nella nebbia, mentre attraversava il lago.
«Al…», mormorò Emily.
Lui si spaventò vedendo il suo sguardo vacuo. «Che cosa c’è? Non stai bene?»
«Al, mi sono sbagliata! La strega non è nel passaggio di Stuart! Quel posto non centrava nulla! Ne conosco un altro dove ho visto la stessa luce che c’è laggiù, di quell’acqua strana…!»
Al non sembrò recepire subito il messaggio. «Di che acqua parli?»
«Quella che ho visto con Ravenscar nel pozzo, quando siamo andati a cercare la strega! Emanava una luce strana, e quella luce l’ho vista il giorno che ero in punizione con Jamie, sono sicura!»
Al saltò in piedi. «Quindi potrebbe esserci una strega della tribù?»
«C’è una strega della tribù! Stuart l’ha cercata nel passaggio ma non l’ha trovata. Perciò deve aver fatto altre ricerche e finalmente ha scoperto che era al lago. Dev’essere così!»
Al si accigliò. «Ma il lago è grande, e poi come fa una strega a vivere nel lago? Sott’acqua forse?»
«No, dev’esserci un’isola o qualcosa di simile!»
«Non ho mai visto un’isola nel lago», ribatté Al.
«Perché appare solo con la nebbia! Non hai mai letto la leggenda di re Artù e dell’isola di Avalon?»
Al spalancò gli occhi. «L’isola di che…?»
Emily fece una faccia frustrata. Aveva dimenticato che i maghi non conoscevano i miti dei Babbani. «Lascia perdere. Comunque parlo di un’isola che appare solo se c'è nebbia, perciò…»
Guardarono entrambi fuori dalla finestra. Una nebbia grigia aleggiava nell’aria, densa e umida, e non lasciava intravedere nient’altro che il buio della notte.
Al rivolse gli occhi su Emily, serio. «Quindi stai dicendo…»
«Che questa notte possiamo trovarla», completò Emily. «Dobbiamo chiamare Ravenscar e …» Si interruppe.
Al sembrò leggerle nel pensiero.
«Non ci crederà mai. Non più.»
Emily annuì. Sì, Ravenscar aveva dato loro una possibilità, e lei era stata così sciocca da gettarla al vento. Perché non ci aveva pensato prima? Stuart non era uno stupido: se il passaggio fosse stato davvero il modo per arrivare dalla strega non ce l'avrebbe mai portata!
«Dobbiamo andare noi», dichiarò Al risoluto.
Per quanto quella prospettiva la terrorizzasse, Emily dovette trovarsi d’accordo. Era l’unica possibilità che avevano per salvare Stuart; non c’era altro modo.
«Allora, che facciamo? Andiamo?», chiese Al impaziente.
Emily scosse il capo. «Tra due ore, quando tutti saranno a dormire. Tu chiama Drilla e dille quello che abbiamo scoperto. Io devo andare a fare una cosa.»
«Che cosa?», le gridò dietro Al mentre lei si metteva a correre verso il suo dormitorio.
«Se dobbiamo affrontare una strega mutante non basteranno le bacchette», rispose lei enigmatica.
 

   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: Mue