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Autore: Sarabi_ingonyama    21/05/2015    2 recensioni
Sarabi è una leonessa coraggiosa e tenace, piena di orgoglio e forza di volontà. La Regina delle Terre del Branco, però, com'è arrivata fin qui? Forse il suo passato può darci delle risposte...
(primissima fanfiction, abbiate pietà di me e soprattutto...recensite!^^)
Genere: Avventura, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Mufasa, Nuovo personaggio, Sarabi, Scar
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ehi ^^ No, non sono morta come speravate, ma ci ho provato XD
Comunque, ecco a voi un altro pezzo, spero vi piaccia. Non mi è venuto un granchè bene, ma sopportatemi ;)
Enjoy it

CAPITOLO 17              IN TRE SI È IN COMPAGNIA

La savana era silenziosa, la pianura era spazzata da un piacevole rivolo di vento: un raggio di sole penetrò attraverso i cespugli attorno a lei e le scaldò il muso.
Sarabi spalancò gli occhi in un tumulto. Si guardò attorno seccata stiracchiandosi sulle zampe:
-Accidenti!- imprecò tra sé e sé.
Stropicciò gli occhi contro la luce che l'accecava mentre contemplava la posizione del sole.
-La pozza dev'essere già affollatissima...-
La leonessa si alzò, si scrollò la polvere di dosso e si affrettò verso lo specchio d'acqua: in più di cinque mesi passati a vagabondare da una terra all'altra avevano almeno portato ad una vasta conoscenza dei territori circostanti e alle abitudini che in essi si svolgevano ogni giorno.
La prima cosa che aveva imparato in merito a tutto ciò era: mai farsi trovare alla pozza del confine nord-ovest quando il sole è a metà del suo percorso. Sarabi sospirò pesante:
-Sarà un macello...-

Dopo circa mezz'ora di cammino trascinandosi sulle zampe, Sarabi scorse lontano il profilo argenteo di un fiume scorrere tranquillo attraverso l'altopiano erboso.  Il flusso era colmo d'acqua fresca e non pareva esserci altra anima viva nei paraggi.
-Al diavolo la pozza!- esclamò cambiando direzione bruscamente, puntando verso il fiume.
Le ci volle poco per raggiungere la sua destinazione, ma l'aria pensante e il caldo afoso rendevano l'atmosfera poco gradevole e sicuramente sconsigliabile per viaggiare.
Quando il suo muso entrò a contatto con l'acqua gelata, si sentì mancare il respiro; un piacevole sensazione di freschezza e benessere la travolse, lasciandola senza parole.
L'ebrezza le fece quasi sfuggire un gemito di piacere.
Sarabi si guardò attorno, attenta a cogliere ogni minimo particolare che avrebbe potuto aiutarla a ritrovare quel posto in futuro, se mai sarebbe dovuta tornarci in caso di necessità.
Il fiume aveva una portata considerevole e scorreva tranquillo fino a qualche centinaio di metri dalla sua posizione: da lì, il corso d'acqua si scontrava su delle rocce affioranti dal terreno e velocizzava la sua andatura, rendendo il tratto burrascoso e difficile da attraversare.
Le rapide proseguivano fino a portata d'occhio, dove il colore del fiume si mescolava a quello cristallino del cielo.
La leonessa si accostò ad un'acacia e trovò riparo dal sole cocente sotto la sua ombra; senza neppure accorgersene i suoi occhi cominciarono a chiudersi lentamente e il mondo attorno a lei piombò in una dolce oscurità.

-AAAAH! MAMMA!-
-Aiuto! Vi prego, qualcuno lo aiuti!-
Sarabi si svegliò boccheggiando sull'orlo del fiume, mentre le voci in lontananza si facevano sempre più forti.
Si alzò veloce sulle zampe e sfrecciò verso le rapide, seguendo i lamenti che continuavano a tagliare l'aria di quella giornata cristallina. Le grida angosciate le attraversavano il cuore quasi stessero per entrarle nel sangue e congelarlo; ogni battito era un brivido.
-Arrivo!- gridò senza sapere bene neppure a chi lo stesse dicendo, ma il suo istinto le diceva di correre quanto più veloce le sue zampe lo permettessero.
Sulla riva del fiume una cucciola dal pelo beige si stava sporgendo pericolosamente sul bordo dell'acqua in tumulto, gli occhioni color cioccolato lucidi guardavano disperati un'altra figura che affiorava a pelo d'acqua, lottando contro la corrente per tenere la testolina fuori dall'acqua.
Non dovevano avere più di cinque mesi.
-Mio fratello è caduto in acqua, vi prego, qualcuno lo aiuti!- la piccola gridava in preda al panico, guardandosi attorno attonita alla ricerca di un adulto.
Sarabi si fece coraggio e si gettò in acqua, cercando di evitare a tutti i costi le rocce appuntite che affioravano dalla superficie mentre la leoncina la fissava speranzosa.
“Forza” continuava a ripetersi “immagina di correre. Corri sott'acqua!”
Un corpicino marrone scuro le fluttuò accanto e lei allungò il collo fino ad afferrare la sua collottola con le mascelle e assicurarlo a sé.
Lottando contro la corrente, Sarabi si trascinò a riva tenendo saldo il fagottino che continuava a dimenarsi alla ricerca d'aria: sula riva, la sorella lanciava gridolini eccitati incitandoli a tenere duro.
La leonessa lasciò a terra il cucciolo scuro, che cominciò a sputare e a riempire il più possibile i suoi polmoncini di qualcosa che non fosse acqua; in quanto a lei, l'aria non le era mai sembrata più buona.
Tremando, si accostò ai due giovanotti, evitando di mostrare quanto il salvataggio l'avesse stremata.
-V-voi due...co-cosa ci facevate vicino a-al fiume?!- chiese scocciata.
Il leoncino che aveva salvato, un maschietto scuro dagli occhi dorati, si alzò sulle zampe barcollando pericolosamente e fronteggiò la leonessa quattro o cinque volte più grande di lui fissandola intensamente con i suoi occhi di miele.
-Chiedo scusa...- disse quasi sottovoce -Io..io non volevo causare guai!-
-Noi volevamo solo giocare..-
-I vostri giochi potevano uccidervi!- li rimproverò seria -dovevate pensare a cosa stava per succedervi.- poi puntò il suo sguardo sulla cucciola -Pensa a cosa avrebbe provato vostra madre quando avrebbe saputo cosa sarebbe successo a tuo fratello se non ci fossi stata io...-
La leoncina ebbe un brivido di terrore e il suoi occhi si colmarono di lacrime, semi nascosti dal ciuffetto che le spuntava sulla fronte.
-SE lo avesse saputo...- bibigliò triste -ho paura che non la rivedremo più..-
Il cuore di Sarabi si lasciò stringere da una morsa di compassione:
-Vi siete persi?-
I due fecero entrambi cenno di sì con la testa.
-Stavamo giocando alla caccia, quando abbiamo sentito delle iene che si dirigevano verso di noi...-
-O almeno così pensavamo...-
-E avete pensato bene di scappare il più lontano possibile, giusto?- chiese mascherando un sorriso sotto i baffi con un sonoro sbuffo.
“Le solite avventure da cuccioli...”
-Bene, l'importante è che siate salvi....ora sparite.-
La leonessa fece per andarsene, ma sentì improvvisamente un fastidioso pizzicore alla coda. Si girò ringhiando e strabuzzò gli occhi al vedere il cucciolo attaccato a lei per i denti.
-Non andare!- disse sputacchiando ciuffi di pelo -Ti prego!-
-Non sappiamo dove andare!- sopraggiunse la sorella -Nostra madre sarà preoccupata...-
“Furbi questi...”
Sarabi alzò gli occhi al cielo e scosse la testa indecisa: riportare a casa i due cuccioli sarebbe stato senza dubbio pericoloso, ma mai quanto sarebbe stato lasciarli lì in balia della savana più selvaggia.
-Okay, palle di pelo, dove andiamo?-
I due si scambiarono uno sguardo eccitato e trattennero a malapena i gridolini di gioia.
-A casa!-
-...e fino a lì ci ero arrivata....-
La femmina alzò la zampetta e indicò un puntino scuro in lontananza che si confondeva con la distesa di erba secca davanti a loro:
-Eccola lì! Noi abitiamo sotto quella grande roccia laggiù! Noi la chiamiamo...-
-...la Rupe dei Re...- a Sarabi morirono le parole in gola.
“No, no, no, no, NO! Perchè, perchè finisco sempre per andare lì?!”
-E tu come la conosci??- chiese la leoncina curiosa con gli occhi fuori dalle orbite per l'emozione.
Sarabi tenne lo sguardo fisso all'orizzonte per evitare di far tralasciare ogni emozione potesse tradire i suoi sentimenti.
-Diciamo che ne ho sentito parlare.-
“Diciamo che ci ho vissuto”
-Ora andiamo. C'é molta strada da fare.-
“Sono due giorni di viaggio almeno.”
-Ma...- obiettò il maschio -non vuoi sapere prima i nostri nomi?-
-No.-
-Perchè?-
-Perchè no. Meno ne so di voi e meno questo viaggio durerà, spero.-
Sarabi sentì il giovanotto sbuffare dietro di lei e si concesse un sorrisetto soddisfatto.
-Comunque- riprese lui poco dopo -io mi chiamo Chumvi!- esclamò orgoglioso.
-E io Tama!- disse la sorella sorridente.
La leonessa fece finta di niente e continuò a camminare sperando che quei due piccoli scocciatori chiacchieroni stessero quanto più zitti possibili.
Dopo qualche minuto di silenzio, Sarabi sentì una zampina sfiorarle la spalla:
-E tu chi sei?- Tama la fissava con gli occhioni color cioccolato spalancati, la facevano apparire molto più piccola di quello che in realtà era. 
Doveva ammetterlo, quella cucciola era la creatura più dolce che avesse mai visto.
-Mi chiamo Kigeni.-
La piccola si allargò in un meraviglioso sorriso.
-Piacere!-
-Il piacere è tutto...- Sarabi si trattenne dal dare la sua solita risposta acida e tentò un approccio più amichevole, incoraggiata dal musetto felice di Tama -..mio.-
La cucciola le sorrise nuovamente e tornò a confabulare con Chumvi in seconda fila, seguendo passo dopo passo il tracciato che Sarabi segnava per loro.
Quando finalmente calò la notte, la leonessa si rifugiò con i cuccioli in una grotta a poche miglia dal confine delle Terre del Branco, dove sarebbero finalmente giunti il giorno dopo.
-Bene..- disse accasciandosi sul fondo pietroso della caverna -è stata una lunga giornata, io sono stanca e sicuramente anche voi, per cui tutti a nanna.-
-Ma io ho fame!- esclamò Chumvi deluso.
Spalancò gli occhi sorpresa: la caccia! Come aveva potuto tralasciare questo importantissimo particolare?
Non le era neppure venuta voglia di mangiare qualcosa, nonostante non mettesse nulla sotto i denti dal giorno prima. Girò la testa e constatò triste che i segni della una vita da vagabonda si erano fatti molto più evidenti di quanto pensasse: le costole trasparivano sotto la pelliccia trascurata e piena di polvere ad ogni respiro, gli artigli erano cresciuti e si erano affilati grazie alla forza con cui ogni giorno li limava contro un tronco o un masso, le zampe e il fisico erano diventati più muscolosi, ma allo stesso tempo lasciavano intendere quanto quelle forme fossero molto più longilinee un tempo.
-Va bene, palle di pelo- disse alzandosi svogliatamente -è ora di mettere qualcosa sotto i denti.-
E detto questo la leonessa uscì dalla grotta e cominciò a cacciare sotto il cielo stellato, come aveva sempre fatto.


Scusate per il ritardo, ma ero un po' impegnata ^^”
Ecco, spero vi piaccia, anche perchè finamente siamo andati avanti con la trama XD
   
 
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