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Autore: LadySissi    21/05/2015    2 recensioni
Al bordo di una piccola piscina, su una sedia a sdraio a righe bianche e blu, una ragazza con un caschetto di capelli bruni, un costume vintage e grandi occhiali da sole leggeva con aria svogliata. Pansy Parkinson sbuffava, scorrendo rapida le notizie del Profeta e sorseggiando il suo the al limone.
Era già la fine di agosto: mancavano quattro giorni all'inizio di settembre, alla riapertura della scuola ed al suo quinto anno.
(George/Pansy)
Genere: Commedia, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Cho Chang, Daphne Greengrass, Draco Malfoy, George Weasley, Pansy Parkinson | Coppie: Cho/Harry, Draco/Pansy
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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(Tutte le citazioni del capitolo sono di Arthur Rimbaud)

La stella ha pianto rosa in seno alle tue orecchie,

l’infinito rotola bianco dalla nuca alle reni,

il mare ingemma rosso le tue mammelle vermiglie,

e l’uomo ha sanguinato nero al tuo fianco sovrano.

 

Blaise si svegliò di soprassalto. Ci mise un secondo a capire che era ancora notte, un altro ancora per capire che non era nel suo Dormitorio. Sentì qualcosa che lo toccava piano e realizzò che si trattava di Daphne. Si alzò sui gomiti e rimase a fissarla. Non poteva ancora credere di essere finito a letto con la sua migliore amica. Eppure si ritrovava lì, a fissare la massa scomposta dei suoi capelli biondi che le coprivano parzialmente il viso, le sue piccole orecchie e la sue guance chiare, la curva dei seni e dei fianchi. Si chiese come aveva fatto a sbagliarsi così tanto, a cercare altrove, per così tanto tempo, qualcuno che lo facesse stare bene, quando era evidente che aveva già trovato la persona adatta a lui già da tempo. Si rendeva conto adesso di aver sempre coltivato quel sentimento dentro di sé, e di averlo nascosto tramite la maschera neutra dell'amicizia.

Poco dopo, anche Daphne si svegliò.

“Ehi, buongiorno!”

“Buonanotte, semmai” rispose la ragazza, guardando fuori dalla finestra con gli occhi pesti. Blaise?”
“Dimmi!”

“Ero troppo ubriaca e mi sono sognata tutto, oppure tra di noi è successo qualcosa?”
“Buona la seconda” rispose l'altro, scoppiando a ridere.

“Beh, che c'è?!? Ti fa ridere?”
“No, no. Scusa. È solo che...è una cosa talmente bella. Sei tu quello che voglio, e lo capisco adesso. Dopo qualcosa come dieci anni di conoscenza!”

“Anche per me è lo stesso, testone, che cosa credi? E comunque direi che almeno fino all'ottavo o nono compleanno, possiamo non contare gli anni, no?!?”
 

Fecero tutta la strada ridendo e tenendosi per mano come due allegri dodicenni. Avrebbero anche potuto perdere l'Espresso per Londra.

Tutte le loro valigie se ne stavano disfatte nei Dormitori.

Pansy, Theo e tutti gli altri avrebbero dato di matto nel non riuscire a trovarli.

Ma erano decisamente troppo felici per accorgersene.

 

Ma ahimé, ho pianto troppo! Le albe sono strazianti,

ogni luna è atroce ed ogni sole è amaro.”

 

“Cho, andiamo! Dai, tra poco c'è l'appello per andare sulle carrozze a prendere l'Espresso! Ti vuoi muovere? Dai, sbrigati!”
“Marietta, manca ancora mezz'ora. Se vuoi, comincia pure ad andare. Tanto io devo ancora finire qui.”
“Va bene. Come vuoi” fu la risposta della petulante amica, che si dileguò.

Appena rimasta sola, Cho scoppiò a piangere, per la centesima volta circa da quell'estate. Non ce la faceva, più piangeva e più il dolore sembrava chiamarla a sé, come in una catena senza fine. Qualsiasi piccola cosa la commuoveva e richiamava ancora altre lacrime.

Le albe... perché lui non avrebbe visto un altro giorno, ed il solo pensiero la dilaniava.

Le notti...perché si sentiva più sola che mai, e la luce della luna non faceva altro che illuminare crudelmente una realtà che non restava mai fissa ed immobile.

Il giorno...perché era stato il caldo sole a portare un messaggio di morte.

Ed aveva pianto così tanto, in quei mesi, che ora le sembrava di vedere sotto un'altra luce qualsiasi cosa, sia quanto di triste in effetti c'era- la Umbridge, il Ministero, la minaccia di una guerra- sia anche ciò per cui forse valeva ancora la pena sorridere- le amiche, l'ES, Harry. Quest'ultimo pensiero la fece nuovamente scoppiare in lacrime. Il suo poteva essere considerato un tradimento? E quanto lui ci teneva davvero a lei? Sarebbe stato disponibile a parlare con lei di Cedric, di quanto insieme sicuramente avevano sofferto per quello che era successo l'estate scorsa?
Decise che glielo avrebbe chiesto al ritorno da quelle vacanze di Natale. Sarebbe andata da lui e l'avrebbe invitato al prossimo weekend a Hogsmeade.

Non sapeva esattamente che cosa aspettarsi. Forse solo una chiacchierata in amicizia. Anche se, dentro di lei, qualcosa continuava a ripeterle: forse è quello giusto. Forse, grazie ad Harry, sarebbe riuscita a versare meno lacrime.

 

Cominciai a considerare sacro il disordine del mio spirito.”

 

“...e allora... anche tu ce l'hai fatta con Blaise, eh?!?”
“Già!”

“E come ti senti?”
“Che domande! Felice, felicissima! ...Tu invece?”
“Non ne ho davvero idea. Preoccupata. Molto. E triste, direi.”
“Ma hai avuto delle notizie da George?”
“No, per niente. So solo quel poco che mi ha detto la Granger.”
“Andiamo bene, allora. Tu... credi che suo padre sia...?”
“Non lo so! Non ci voglio nemmeno pensare!”

Pansy non riusciva nemmeno a guardare in faccia Daphne, era fin troppo tesa. Era in posizione fetale, appoggiata quanto più poteva al finestrino del treno, e guardava ostinatamente fuori, stentando a riconoscere case, alberi, strade.

Come s'era spaventata quella mattina, quando non aveva trovato da nessuna parte né George, né tutta la sua famiglia, né Potter! Aveva subito temuto il peggio, ed a ragione, purtroppo. Ma, mentre cercava di capire che cosa fosse successo, la Granger l'aveva presa in disparte e le aveva spiegato che il padre di George era rimasto ferito in circostanze non chiare, era stato portato d'urgenza in ospedale e che tutta la famiglia era accorsa perché le condizioni non erano certo buone. La notizia l'aveva lasciata impietrita: era terribile pensare che qualcuno potesse avercela con la famiglia Weasley, e quindi anche con il suo ragazzo. Ma non solo. Per quanto lei non avesse nemmeno idea di chi fossero i genitori di George, si sentiva male all'idea che potesse succedere loro qualcosa. Lui non lo meritava, e Pansy sapeva quanto doloroso potesse essere un lutto. Devo pensare positivo, s'impose. Non ho ancora ricevuto notizie di nessun genere, devo sperare.

Non erano quelli, comunque, gli unici pensieri che la tormentavano. Oh, i Grifondoro potevano fregare tutti con le loro belle rispostine evasive, ma di certo non potevano trarla in inganno: sapeva benissimo che “circostanze poco chiare” significava “Mangiamorte”, o, comunque, un pericolo imminente di quel genere. Sapeva che la famiglia di George faceva parte dell'Ordine della Fenice. La sua famiglia, invece, per quanto Serpeverde da generazioni, non si era ancora schierata. E se il suo ragazzo, in futuro, avesse chiesto a lei una posizione? Se le avesse chiesto di scegliere tra Bene e Male, che avrebbe fatto? E questo era un grosso problema anche solo a scuola. Lui era una delle vittime preferite della Umbridge, lei faceva parte della Squadra d'Inquisizione ma aveva pensato bene di mettersi insieme a lui. Era questo il problema della sua vita: stava sempre in mezzo, senza prendere una posizione chiara e coerente. Ogni volta che si trovava davanti ad una scelta un po' diversa dalle solite, che le avrebbe richiesto di mettersi in gioco, e, cosa ancora peggiore, di cambiare, la sua paura era immensa. Con grande fatica, qualche volta, aveva preso delle serie decisioni. L'unica cosa su cui se l'era sempre cavata un po', ovvio, era la scuola, ma si trattava spesso anche di un percorso obbligato, quindi non contava più di tanto. Per il resto, non si era mai spiegata come fosse possibile che la sua tanto contestata determinazione perdesse all'improvviso consistenza. Molto spesso le era capitato di sentirsi dire: “Ma tu sei tenace, se ti fissi su una cosa, fai di tutto per conservarla.”
Ma la verità era un'altra. Non era tenacia, affatto: era paura folle di perdere qualsiasi cosa facesse parte del suo mondo. Non appena si trovava minimamente a suo agio in una qualsiasi realtà, vi si aggrappava, letteralmente, perché qualunque minimo cambiamento l'avrebbe terrorizzata e destabilizzata. Era per quello che stava faticando anche così tanto a lasciarsi andare nella sua relazione appena iniziata: lui era riuscito a cambiare, e di quanto!, l'immagine che ella aveva di se stessa. Cominciava a fare i conti con una nuova Pansy, e questo le provocava una grandissima paura.

 

“Guarda, Daph! Quello sembra...”
“Sì, sì, è un gufo! Ma quant'è spelacchiato!”
Pansy aprì il finestrino e fece entrare l'animale, che si schiantò contro un sedile. Sembrava più morto che vivo. Doveva essere Errol, il gufo di famiglia Weasley. Pansy aprì con apprensione la busta e cominciò a leggere:

 

Pansyna, tranquilla!
Tutto a posto con papà, guarirà. Scusa se non ti ho aggiornato prima, ma mamma è tornata solo due ore fa, è stata una notte d'inferno. Siamo a Londra, e vi resteremo per tutte le vacanze di Natale, per stare più vicino a papà che è ancora in ospedale. Allego il mio regalo. Ti abbraccio e ti bacio! Ci sentiamo prestissimo! George”

 

“...allora?”

“Tutto a posto, il padre se la caverà. Restano a Londra con lui per le vacanze.”

“...Mi fa piacere, davvero. Dai, apri il pacchetto!”

Pansy prese in mano il pacchettino argentato e lo aprì. Conteneva un paio di orecchini pendenti, con incastonate delle pietre dure. I colori la colpirono: rosso e verde.

“...I nostri colori!” sussurrò, emozionata.

“Ohoh! Qui qualcuna è cotta!” le disse l'amica di rimando.

“Smettila!! E poi, pensa per te!”
Pansy (dopo aver opportunamente resuscitato il gufo) rimandò indietro una lettera di risposta, con il suo pacchetto regalo: una calda sciarpa color rosso scuro. Sospettava fosse un po' troppo elegante, ma, se non altro, si abbinava a quello splendido maglione che gli aveva visto addosso.

 

Quando varcò la soglia di casa sua, Pansy si sentì improvvisamente più calma e felice. Pensava che sarebbe stato penoso per lei tornarvi, dopo essere fuggita via il 1 settembre con un magone nel cuore; eppure, si sentiva insolitamente in pace. Fu subito raggiunta dalla madre, che le fece moltissime domande sui mesi trascorsi a scuola, e da suo padre, che rimase ad ascoltarle, silenzioso. Poi salì in camera sua, per scoprire con piacere che l'elfa domestica aveva già provveduto a portarle su il bagaglio. Fu subito raggiunta da Daniel, che la sollevò e la strinse in un abbraccio.
“Wow, la mia sorellina! Come va?”
“Bene dai!”
“Ma fatti guardare! Sei tutta bella, sorridi addirittura!”
“Perché, non è da me?!?”
“...No, direi proprio di no! Che mi racconti di bello? Hai fatto conquiste quest'anno?”
“...Neanche te lo immagini.”

“Davvero?!? Beh, mi pare già di vederlo: un tuo compagno di Casa, serio e silenzioso, famiglia importante, magari, ecco, figlio di un avvocato. Camicia e giacca, forse suona pure il violino...”

“Daniel...sei del tutto fuori strada!”
“Ah,e allora dimmelo tu: com'è?!?”

“Beh...capelli rossi, lentiggini, Grifondoro, cinque fratelli e una sorella, famiglia modesta, T in condotta, battitore a Quiddich e...boh, che dirti? Non ho ancora capito perché, ma mi piace.”
A Daniel scappò una risata. “Ahah! E quando vorresti presentarlo a papà?”
“Quando diventa puntuale e la smette di ingozzarsi a tavola!”
“E a mamma?” “Quando riesce a prendere A in pozioni.”
“Ahah! Sempre peggio! E alla nostra cara nonna?!?”
“Mai!! Che domande, mai!!”
Già. In tutto quel trambusto familiare, Pansy si era completamente scordata della nonnina. L'anima gemella del suo caro nonno, anche se lei si era sempre chiesta come ciò fosse possibile.

Sia ben chiaro: lungi da lei l'idea di parlare male della sua dolce nonna! Una persona così ottimista, propositiva, sensibile, paziente, e poi, oh! Generosa e altruista, da morire, al punto che quando suo marito aveva cominciato a stare male aveva proposto di sbatterlo in ospedale perché non lo voleva più in casa. Ma quello che più apprezzava in lei era il desiderio puro ed incondizionato che tutti intorno a lei, e soprattutto la nipote, fossero felici. “Sì, beh, tu cerca di trovare una persona seria... con una buona posizione...con tanti soldi...sì, va bene, che ti voglia anche bene, ecco.” Una frase indimenticabile. E forse, pensandoci, non era stata nemmeno la peggiore.

 

Ma, anche se non faceva esattamente i salti di gioia all'idea di rivedere tutta la sua famiglia, non si sentiva più stufa ed arrabbiata come quell'estate. Il suo pensiero continuava a correre alla famiglia Weasley, stretta intorno al padre ferito, che cercava comunque di godersi il suo Natale. Forse il segreto era fare sempre riferimento al capofamiglia, che faceva da collante per tutti. Ed il loro non li aveva abbandonati: era lì, presente tra di loro, perché lei non avrebbe mai potuto dimenticarlo.

NOTA AUTORE: Ecco a voi il nono capitolo! Quanti pollici in su per Daphne e Blaise che sono usciti dalla friendzone?
E quanti in giù per Marietta che rompe le scatole alla povera Cho?
In questo capitolo conosciamo meglio Pansy, i suoi sentimenti e la sua famiglia. Ho voluto essere un po' più introspettiva, ma mi auguro vi sia piaciuto.
Aspetto come al solito i vostri commenti!! A presto :-)
  
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