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Autore: pamina71    21/05/2015    16 recensioni
Un prigioniero da recuperare sulle Alpi e ricondurre a Parigi.
Un prigioniero che qualcuno non vuole far testimoniare.
Qualcuno disposto a tutto per eliminarlo.
Una storia di viaggio, letterale e metaforico.
Lungo la Francia, sulle Alpi, dentro se stessi.
Con la copertina disegnata dalla meravigliosa matita di Sabrina Sala.
Genere: Azione, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, André Grandier, Oscar François de Jarjayes, Soldati della guardia metropolitana di Parigi, Sorelle Jarjeyes
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Lupi, Giganti ed altre avventure'
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5. Danse macabre

 

La mattina successiva, Oscar, dovendo comunque attenersi agli orari della Maréchaussée, se la prese comoda. Comoda per le sue abitudini, visto che in ogni caso lei ed André furono pronti ad uscire dalla locanda per le otto del mattino.

Si recarono direttamente dall'Intendente, il Visconte di Rozières1, che accolse con malcelata curiosità quell'ufficiale, evidentemente donna, evidentemente bella, ed evidentemente, date le lettere col sigillo reale che portava con sé, impegnata in una missione per conto di Sua Maestà.

Ascoltò con attenzione il racconto del viaggio e dell'attentato, se così lo si poteva definire, avvenuto a La Pacaudière.

- Vi chiedo quindi di avvisare per il viaggio di ritorno i vostri colleghi, e chi si occupa delle prigioni nelle varie città. Ho il sospetto che cinque persone, nei boschi, non basterebbero a garantire l'incolumità del prigioniero 121. - Spiegò Oscar.

- E vi prego di allertare Parigi se non ci vedrete tornare entro due settimane da oggi. - Concluse

- Siete così preoccupata? - Chiese l'intendente.

- Non troppo, ma meglio essere previdenti. Se quell'uomo ha veramente cospirato come si dice, penso che più di uno potrebbe volere la sua testa.

- Allora non mancherò.

- Vi ringrazio, Vi auguro una buona giornata e spero di rivedervi al più presto.

 

Uscì con André, nel sole dalla mattina di maggio, respirando l'odore dei glicini fioriti di una casa vicina.

- Ora possiamo andare da Monsieur Berthollet a riscuotere questa lettera, ha l'ufficio vicino alla Loggia del Cambio, non dovrebbe essere difficile trovarlo. Dovremmo tornare indietro, non è lontano dalla locanda. Bisognerebbe attraversare il Ponte De la Feuillée.

Non era un lungo percorso, ma nessuno dei due conosceva la città: vi erano stati, anni addietro, con il Generale che faceva strada. Inoltre, sapendo di avere tutta la mattina a disposizione, giacché avevano dato appuntamento agli altri per mezzogiorno dinanzi la locanda, si permisero il lusso di girovagare a caso nelle stradine della città vecchia, non troppo larghe, curve, strette tra i palazzi di due o tre piani.

Si ritrovarono così nel mercato della città, pieno di luci, odori, forti, colori intensi, grida dei mercanti per attirare alle loro bancarelle servette e massaie, folla spintonante, una sinfonia confusa che allargava i sensi e li confondeva. Oscar si sentì portata indietro nel tempo, quando le era ancora concesso frequentare con la nonna il vivace mercato di Arras, durante le estati che vi trascorreva. Storse il naso davanti ai pescivendoli, con le loro mercanzie fin troppo odorose, si soffermò a guardare i banchetti con montagne di fragole e insalate verdissime, ogni tanto tirava Andrè per una manica per mostrargli qualcosa di curioso.

Quando si sentì afferrare all'altezza del gomito sinistro rispose lievemente stizzita: - Dai, non abbiamo fretta, aspetta un attimo. - Cercando di liberarsi dalla presa, che le parve insolitamente salda, troppo salda.

Poi si volse e si avvide che accanto a lei non c'era una giubba blu da soldato, ma un mantello color fango, da cui usciva una mano guantata. Poi sentì un coltello pungerle il fianco all'altezza dei reni.

- Non fiatare.

Un sussurro roco uscì dal bavero alzato, e dal cappello che le impediva di vedere bene chi fosse. Anche perché l'uomo era più basso di lei, per guardarlo in volto avrebbe dovuto chinarsi. La mano la guidò verso una via laterale, lontana dal chiasso, buia ed angusta. Tentò di opporre resistenza, ma la presa era salda sul suo muscolo. Decise di lasciarsi guidare e di rilassare il braccio. Si voltò per vedere dove fosse André, ma non riuscì a vederlo.

Lui, dal canto suo, stava sollevando lo sguardo da un odoroso banchetto di spezie, ognuna delle quali occhieggiava da un differente sacchetto di iuta, componendo un decorativo insieme di cerchi colorati. Era contento, in quei giorni lontano da Parigi aveva riposato bene l'occhio destro, riusciva a cogliere tutti i dettagli anche in pieno sole.

- Ascolta, Oscar..Oscar, dove ti sei cacciata?

Si alzò in tutta la sua statura. Vide i capelli biondi allontanarsi da lui, dalla strada intasata di mercanti e mercanzie, la vide rigida, accompagnata da un uomo con un mantello troppo pesante per la giornata primaverile, troppo vicino perché fosse un caso, con il gomito destro che gonfiava troppo la cappa all'indietro per non fare immaginare un coltello in quell'abbraccio.

L'uomo la condusse nel vicolo, troppo sicuro di sé, troppo persuaso che una donna sarebbe stata facile preda. Le lasciò il braccio, ponendosi dinanzi a quella che credeva solo una ricca donna viziata.

Oscar ne osservò i movimenti. Era magro, forse anche agile. Era più basso di lei, ma più vecchio. Il mantello sarebbe stato di sicuro un impaccio, per lui. L'uomo non parlò, passò il coltello nella mano sinistra ed estrasse una spada. Il Comandante non aspettava altro. Sguainò la propria e si mise in posizione di guardia.

Il vicolo era stretto, il duello sarebbe avvenuto forzatamente in parallelo alle case. Il sicario si accorse un istante troppo tardi di essersi messo in posizione di svantaggio. Alle sue spalle, un cancello di legno scuro, mentre alle spalle della sua avversaria, anche se lontano parecchie braccia, c'erano il mercato e la salvezza.

Si guatarono a lungo. Oscar decise che non avrebbe attaccato per prima. Attese che il suo avversario si innervosisse. Era evidente che non si sarebbe mai atteso alcun tipo di resistenza.

Un altro. Uno dei soliti stupidi che pensano che una donna sia una vittima per definizione.

L'uomo attaccò. Era abbastanza abile con la spada, ma la sua posizione non gli permetteva di agire liberamente. Inoltre non aveva l'esercizio costante al quale il Comandante si sottoponeva con regolarità. Dopo un paio di affondi, Oscar gli aveva già toccato il polso, poco più di un graffio, ma sufficiente a farlo sanguinare copiosamente. Un'ombra si parò in fondo al vicolo, oscurandolo ulteriormente.

Non poteva voltarsi a guardare chi fosse, ma lo sguardo preoccupato del suo avversario le diede un'idea sull'identità del nuovo arrivato. L'uomo tento un ultimo assalto alla disperata, sbilanciandosi in avanti nel tentativo di colpirla al fianco. La sua contendente, agile e magrissima, lo evitò agevolmente appiattendosi contro il muro, cosicché il sicario arrivò ad un paio di passi da André, in completo disequilibrio, reggendosi malamente con il piede sinistro, il più avanzato e la mano destra che reggeva la spada talmente mal posizionata da raschiarla contro l'umido muro. Il soldato ebbe gioco facile nel disarmarlo e puntargli la spada alla gola.

Dall'alto del vicolo si udì un rumore di persiane che si aprivano.

Chissà chi sono, sembrerebbe un duello, ma sono troppo eleganti, pare che danzino. E due di loro sono troppo belli per essere dei veri soldati...magari sono arrivati degli attori girovaghi, provano una nuova commedia....

André non sapeva però del coltello. L'uomo alzò la mano sinistra e con una rotazione del busto tentò di colpirlo all'addome, ed il soldato fu costretto ad inarcarsi, contraendo gli addominali, alzando le braccia e quindi lasciando parzialmente la mira della spada sul collo. L'uomo, il cui obiettivo primigenio era comunque il comandante, continuò la rotazione e cercò di raggiungere Oscar.

Dall'alto si udì una voce femminile gridare: -Attento!.

Evidentemente, il rumore aveva attirato una donna curiosa, che sembrava parteggiare per i due bei soldati.

Maledizione! Ci mancava una stupida ad aiutarli!

Oscar non ci mise che un secondo a ferire anche la seconda mano. Allora André gli fu sopra e, nuovamente, puntò la spada alla gola.

La donna dall'alto fece un applauso. André sorrise e, senza mollare la presa sul prigioniero, abbozzò un inchino divertito.

Eh, sì, erano davvero degli attori

Oscar si chinò ansimando. Sciolse la fusciacca che le circondava la vita sottile, e la utilizzò per immobilizzare le mani dell'uomo. Gli sfilò il cappello dalla testa, rivelando una rada capigliatura biondo rossastro. Il nostro sicario di La Pacaudière...

Gli tolse il mantello, controllando che non avesse armi.

- Come vi chiamate?

Silenzio

- Chi vi ha mandato?

Un altro lungo, ostinato mutismo.

- Portiamolo alla Maréchaussée, ci penseranno loro. - Suggerì André.

- D'accordo, rispose Oscar sospirando. Scavalcò il loro prigioniero che, allibito, vide il Comandante poggiare il capo per un momento sul petto del soldato, che le mise una mano sulla schiena con un gesto molto affettuoso.

 

Presolo ognuno per un gomito con la mano libera dalla spada, sollevarono il sicario ferito e lo scortarono per le poche centinaia di passi che li separavano dalla Maréchaussée, tra gli sguardi stupiti delle massaie, dei venditori e dei monelli di strada saltellanti attorno.

Arrivati dinanzi all'edificio, sostarono un attimo sulla scalinata, dove Oscar ne scelse uno magrissimo, scalzo, con l'aria vispa negli occhi nocciola. Tirò fuori una moneta d'argento.

- Ascolta, troverai tre soldati vestiti come lui - disse, indicando André - davanti alla Locanda del Puledro Impennato. Devi dire loro che il Comandante ha avuto un problema, e che farà tardi. Che mi aspettino lì.

Il ragazzetto annuì, e scappò confondendosi immediatamente tra la gente.

 

Il Visconte di Rozières li osservò entrare, decisamente stupito dal terzetto: la donna che aveva incontrato nemmeno due ore prima, accompagnata dallo stesso soldato, che portavano tra loro un uomo magro, con una rada chioma, gli occhi furibondi, sanguinante dal polso destro in maniera abbondante.

- Che cosa é accaduto?

Oscar spiegò brevemente i fatti, ben sapendo che sarebbe comunque stato necessario stendere un rapporto.

Terray diede ordine di rinchiuderlo in una delle cella del seminterrato, e di medicarlo.

- Domani verrà condotto al Castello di Pierre Scize2.

- Potrei parlargli? - Chiese Oscar.

- Più tardi, ora venite dal Colonnello De Coligny, occorrerà stendere un rapporto sull'accaduto.

 

Dopo aver dettato il rapporto, scesero verso le celle, mentre il Colonnello avrebbe provveduto a scriverne le due copie supplementari, che poi Oscar avrebbe dovuto firmare.

L'uomo giaceva su un pancaccio in una cella scura ed umida, illuminata dall'alto da una finestra a bocca di lupo. Voltava loro le spalle. Provarono ad attirarne l'attenzione, ma pareva dormisse. Lo chiamarono più volte. Chiesero al soldato che fungeva da carceriere di aprire la porta per interrogarlo, ma questi rispose che non ne aveva l'autorità.

A quella affermazione, l'uomo rise scompostamente.

- Bene, vi mandano a prendere un prigioniero di cui neanche conoscete il nome, non vi lasciano interrogare chi ha tentato di farvi fuori...bell'ufficiale, siete!

Oscar sentì salire una rabbia sorda.

- Fortunata, però, altrimenti l'altra sera non avreste avuto scampo. Ed abile con la spada, questo ve lo devo. Anche se, senza l'aiuto del vostro soldatino...

- E voi chi sareste, per essere così sicuro di voi? In fondo, non avete portato a termine il Vostro incarico, non mi pare possiate vantarvi molto. Non vi pagheranno, per di più. E marcirete al Pierre Scize.

- Chi mi paga è molto più potente di Voi. Non giurerei sul fatto che le cose vadano come dite.

Dicendo questo, si sistemò meglio sul tavolaccio, voltando loro le spalle e dando evidentemente segno di considerare chiuso l'interrogatorio.

- Non ne caveremo nulla di più. Disse André.

- Forse al nostro ritorno, la prigione lo avrà ammorbidito un poco....

 

In cima alle scale, trovarono l'Intendente Terray ad attenderli.

- Tra pochi minuti il Colonnello avrà terminato, potrete firmare e sarete liberi.

- Molto bene, vi ringrazio. - Rispose Oscar.

- Anche se ormai non credo valga la pena di lasciare Lione in giornata. Meglio partire domattina presto.

- Quand'è così, stasera dovete essere miei ospiti, Voi ed il Vostro attendente! Abito a pochi passi da qui, non sarà difficile raggiungermi. In ogni caso, manderò una carrozza a prendervi.

André sollevò leggermente un sopracciglio, nel sentirsi attribuire il suo antico ruolo.

D'altra parte così appariva agli occhi del Marchese, giacché Oscar si era presentata accompagnata solamente da lui, lasciando gli altri tre sottoposti ad attenderla. Inoltre per Terrray era implicito che una donna, bella per giunta, dovesse avere un attendente che si occupasse di vegliare su di lei.

Sempre che non ci fosse altro, tra quei due. In fondo, si è scelta un attendente decisamente di bella presenza, pensò, guardando André con gli occhi di padre di due fanciulle in età da marito. Stasera Dauphine e Léontine non gli toglieranno gli occhi di dosso.

Le buone maniere imposero ad Oscar di accettare, supportata inoltre dalla considerazione che sarebbe stato meglio avere tutto l'appoggio possibile dall'Intendente.

Dopodiché presero congedo.

 

Tornarono rapidamente alla locanda, dove trovarono i tre soldati serenamente installati presso i tavolini all'aperto della terrasse.

Mangiando, li ragguagliarono rapidamente su quanto fosse accaduto.

Il Comandante si sentiva in leggero imbarazzo nel dire che aveva un invito per la serata, insieme ad André ma senza di loro.

Alain si mise a ridere senza freno.

- Pensate davvero che potremmo offenderci per non essere invitati dall'Intendente! Piuttosto, ci ha fatto un favore! Meglio divertirci a modo nostro, vero, ragazzi?

Gli altri annuirono sollevati.

- Meglio una taverna, senza paragoni!

 

Oscar non aveva ancora concluso i suoi impegni. C'era ancora la lettera di credito da cambiare presso Monsieur Berthollet.

- Ma stavolta andiamo tutti. - Disse un insolitamente deciso François.

E così fecero, nonostante le proteste di Oscar, secondo cui l'unico pericolo era ormai rinchiuso in cella.

 

La sera, la carrozza li lasciò dinanzi ad un palazzo a tre piani, in marmo candido. Un grosso portone sormontato da un timpano triangolare si apriva dinanzi a loro. Timpani alternati triangolari e circolari si alternavano alla finestre del piano nobile, tutte illuminate.

Una grande scala curva li condusse verso le sale di rappresentanza del palazzo, dove furono accolti dal Marchese, vedovo, e dalle due figlie, una fanciulla dallo sguardo timido e grandi occhi nocciola, Dauphine, ed una ragazza dall'aria molto più energica, con occhi e capelli molto più scuri, Léontine.

Quest'ultima decise che André era un soggetto molto interessante ed il suo sguardo non lo lasciò un attimo, nemmeno durante le presentazioni agli altri ospiti.

Oscar la osservava un poco divertita ed un poco risentita. Ultimamente, un ultimamente che cominciava ad essere abbastanza lungo in realtà, le pareva di sentire nei suoi confronti uno strano senso di possesso. E sapeva benissimo che non aveva davvero nulla a che fare con i loro rapporti di lavoro...

I suoi pensieri e gli sguardi di Léontine furono interrotti da un soldato comparso all'improvviso.

- Il prigioniero! Sta molto male! Crediamo sia stato avvelenato!

- Come fate a dirlo?

- L'alito che sa di aglio, i dolori, la diarrea...e ora sta delirando.

André sussurrò: - Arsenico...

 

Dopo aver percorso più rapidamente possibile la breve distanza che li separava dalla Marechaussée scesero nel seminterrato e si trovarono di fronte uno spettacolo atroce.

Sia Oscar che André avevano visto delle vittime da avvelenamento da arsenico, ma non avevano mai visto qualcuno spegnersi sotto il suo effetto.

L'uomo giaceva sul pancaccio, con la pelle ormai già coperta di piccole vesciche, mentre la vasodilatazione già aveva reso le guance pallide ed il naso di un colore rosso innaturale. Il corpo appariva gonfio. Il respiro era mozzo, quasi un rantolo.

Il lezzo dovuto alla diarrea era ormai insopportabile, ma non pareva accorgersene, il delirio aveva lasciato posto al coma che precede la fine.

 

Oscar dovette poggiarsi ad André per riuscire a risalire le scale.

- Cosa ha mangiato?

- Del pane che aveva con sé al suo arrivo...

- Lascio a Voi il compito di indagare, Intendente. Magari, al mio ritorno saprete dirmi qualcosa di più...Quanto alla Vostra cena, vogliate scusarmi, ma...

- Neanche da dire, Comandante, neanche da dire.

Anche l'intendente aveva perso l'appetito.

 

 

 

 

 

1 Un Intendant (che per comodità chiamerò Intendente) come Intendant de police, é incaricato del mantenimento dell'ordine pubblico, comanda la Maréchaussée (corpo di polizia), monitora l'opinione pubblica. È responsabile per i rifornimenti e lo stazionamento delle truppe. Approvvigiona forniture militari. Sorveglia la Milizia Provinciale. All'epoca Antoine Jean Terray, Visconte di Rozières.

2 Il suo nome deriva dalla conformazione della roccia sul quale era edificato, che sembrava divisa in due, ovvero scissa (in francese "scize"). Il castello si innalza sulla Saone, in un luogo dove il fiume precipita tra la collina di Fourvière e della Croix-Rousse. Sul punto più alto si innalzava una torre, adibita nel corso della storia anche a luogo di detenzione

   
 
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