How to
be a heartbreaker
Rule #1
You gotta have fun, but baby when you're done,
you gotta be the first to run.
Quando
avvicina il viso al suo, manifestando chiaramente le sue intenzioni, sa già che
otterrà ciò che vuole. Non sente neanche un brivido di aspettativa o di timore
nei confronti di un desiderio che potrebbe rimanere tale, perché sa che lei resterà ferma, attendendo la
sua mossa per godersi, dopo, il piacere di poter dire che è stato lui a fare il
primo passo e Riccardo, semplicemente, le lascerà questa illusione, consapevole
di quanto sia falsa in realtà.
Lui
non ha fatto nessun passo, ma lasciarle credere ciò che anela è il modo
migliore per portarla a fidarsi di lui, stringendo quelle dita affusolate dalle
unghie corte e consumate e baciando la sua bocca rossa e leggermente
screpolata, piena di lei e delle sue illusioni.
Dopo
qualche bacio, la vede ridere piegando leggermente le labbra e riconoscendo nella curva di quel
sorriso un sottile velo di vanità, perché sicuramente sta pensando che è
riuscita a conquistarlo e che lo ha condotto dove voleva lei, ignara che la situazione sia esattamente
l’opposto.
Quando
i minuti diventano ore, Riccardo si offre di accompagnarla a casa, non per
qualche forma di antica galanteria e neanche per un impellente desiderio di
infilarsi nelle sue lenzuola – benché, sia chiaro, non gli dispiacerebbe affatto
– quanto per una curiosa voglia di osservare il suo atteggiamento, di vedere
quale sarà la sua prossima mossa e di sapere se lo inviterebbe davvero nel suo
appartamento, perché lui è convinto che non lo farebbe se non la istigasse in
altri modi.
Ma
non gli interessa quello in quel momento, se il suo obiettivo fosse stato il
sesso, sarebbero già nudi ed ansimanti; quella sera il suo divertimento e
appagamento è costituito dalla prova che abbia capito tutto di quella ragazza,
in poco più di un paio d’ore.
Escono
da quella festa, ancora nel pieno della sua attività e il cammino verso l’auto
di Riccardo è silenzioso, accompagnato solo dal ritmico rumore dei tacchi di
lei.
Una
breve discussione sul suo indirizzo di casa, il rombo della macchina che si
accende e che s’inoltra silenziosamente nelle strade pugliesi e un cielo
plumbeo, che promette pioggia e tuoni.
Riccardo
non la tocca e non le parla e lei osserva sempre la strada, guardandolo di
sfuggita solo per brevi istanti.
Arrivati
di fronte al suo portone, le rivolge il più ammaliante dei suoi sorrisi e
attende, curioso.
Nonostante
lei si mostri sicura di sé e padrona della situazione, si può cogliere il suo
leggero nervosismo dall’incontrollabile fremito che le anima le mani, quasi
impercettibile ma visibile.
E
allora Riccardo capisce: non lo inviterà, esattamente
come aveva previsto. Gode della veridicità delle sue previsioni ed esibisce un
sorriso vittorioso che, però, si incrina leggermente quando si gira a guardarla
e lei, inspiegabilmente, arrossisce.
«Vorrei
che parcheggiassi la macchina e salissi a casa mia.»
Riccardo
è stupito e anche leggermente confuso, ma il risvolto della situazione non
poteva essere migliore di questo.
«D’accordo.»
Pedone
in E4.
Rule #2
Just don't get attached to somebody you could lose.
La
cucina è piena degli aroma tipici di una colazione italiana: caffè, latte e
biscotti impregnano le mura di quella piccolo stanza; le briciole delle fette
biscottate sono sparse su una piccola porzione del tavolo e Riccardo sorseggia soddisfatto
il suo caffè macchiato, che ha accettato solo per educazione in quanto non
amante di quella bevanda che è invece una dipendenza per molti altri.
Lei
beve il suo latte e biscotti all’altro capo del tavolo, mangiucchiando
silenziosamente, senza sforzarsi di intavolare una discussione, per stemprare
la tensione dettata dalla loro appassionata notte d’amore.
Riccardo
non avverte minimamente del disagio, non gli interessa e non ha motivo di
provarne, ma sa che le ragazze tendono a non vedere mai il sesso – dell’ottimo
sesso aggiungerebbe – come qualcosa di chiuso e definito, ma come inizio di
qualcos’altro.
Sa
benissimo che lei sta fingendo un auto controllo che non ha e che, quando tra
una ventina di minuti, se ne andrà da casa sua, sa che lei lo fermerà
all’ultimo, probabilmente sull’uscio della porta e gli darà il suo numero,
chiedendole di farsi sentire.
Sa
che le assicurerà che lo farà, baciandole l’angolo della guancia e lasciandole
desiderare un bacio tra le labbra, e sa che cancellerà il suo numero non appena
salito in macchina.
Non
gli interessa.
Il
saluto va esattamente come lui l’ha previsto, osservando il lampo di desiderio
che le legge negli occhi quando la bacia nella guancia, ma non gode
dell’esattezza dell’altra previsione perché lei lo saluta, ma non accenna
nessun desiderio di vederlo ancora e il suo numero nella sua rubrica non ci è
entrato affatto.
Gli
viene in mente, in quel momento, che non sa neanche il suo nome. Ma Riccardo fa
spallucce e la saluta con il più smagliante dei sorrisi, considerando chiusa
quell’avventura di Settembre.
Gli
ci vorranno 12 giorni per aprire casualmente l’app
Memo del suo smartphone e trovarvi una nota che lui,
sicuramente, non ha scritto.
Mi sembrava
troppo scontato scambiarci il numero al nostro saluto, per cui te lo lascio
qui.
328614765033
Chiamami, Sofia.
Riccardo
ride, tacciando quell’azione come stupida e insensata, e va immediatamente per
cancellare quella nota. Eppure, anche se ha deciso che non la chiamerà, non
preme quella piccola ‘x’ e la nota resta lì, in compagnia di altri inutili
pensieri e di qualche fugace lista della spesa.
Alfiere in C4.
Rule #3
Wear your heart on your cheek, but never on your sleeve, unless you wanna taste defeat.
«Non
mi hai chiamato.»
Riccardo
non capisce subito e ascolta i suoi respiri, pensando che risposta darle.
«Dovevo
chiamarti?»
«Avrei
voluto che lo facessi.»
Riccardo
tira giù il telefono ed osserva nuovamente il numero e un flash improvviso lo
coglie, anche se non capisce bene come sia possibile che lo abbia lei il suo
numero.
«Come
avrei potuto chiamarti, se tu non mi hai dato il numero?»
La
scusa perfetta gli esce fuori dalle labbra quasi istintivamente, convalidata
dal fatto che quella nota non l’abbia neanche cancellata, quindi può aver
benissimo non averla neanche letta.
«Non
sei un buon osservatore. Comunque, ho provveduto a segnarmi io il tuo numero,
come vedi.»
«Potrei
considerarla una violazione della privacy.»
«Vai
a denunciarmi, allora.»
«Non
sfidarmi.» dice lui ridendo.
Avvertendo
il silenzio dall’altro lato del telefono, espira un piccolo sospiro: «Cosa
vuoi?»
«Ho
pensato che potevamo vederci.»
Come
se la conoscesse da sempre, le sembra quasi di vederla con i capelli che le
ricadono sugli occhi e la bocca che si sta mangiucchiando l’unghia, in attesa
della risposta.
«Capisco.
Ci hai pensato per un mese?»
«È
già passato un mese?» chiede lei, con voce fintamente stupita.
«Già.»
«Ti
va o no?»
«No.»
«Non
è vero.»
«Stai
dicendo che sono un bugiardo?»
«Non
mi permetterei.»
«E
allora non dirlo. Se ti dico che non mi va, non ho voglia di vederti.»
«Okay.»
dice lei e lui può quasi vederlo il suo sorriso. «Allora ti chiamerò altre
volte finché non ti sarà venuta la voglia.»
«Ti
ho detto di non sfidarmi. Non esco mai sconfitto da una sfida.»
«Dove
sei?»
«A
lavoro.»
«Allora
ti ho disturbato. Ci sentiamo dopo, buon lavoro!»
Senza
attendere risposta, Sofia chiude la chiamata, lasciando Riccardo più perplesso
che persuaso. Posa il telefono, senza poter evitare comunque di sorridere per
il modo in cui lei riesce a stravolgere tutte le sue previsioni.
È
evidente che lei sia interessata, ma il modo in cui lo dimostra è… inaspettato.
Regina in F3.
Rule #4
Gotta be looking pure, kiss him goodbye at the door, and
leave him wanting more, more.
La prima sera che escono insieme,
Riccardo ha già in mente tutta la strategia che dovrebbe seguire. La si
potrebbe notare da piccoli particolari: nella mano che le appoggia leggermente
sul fianco, nello sguardo divertito che le rivolge, nei piccoli complimenti che
non dimentica di dispensare qua e là nel corso della serata.
Sofia
ride, è timida ma sfacciata, orgogliosa e testarda, vede il mondo con sfumature
strane e, a detta di Riccardo, un po’ stupide.
A
fine serata la bacia, spingendola delicatamente contro il muro vicino alla sua
porta d’entrata e godendo del suo manifestato desiderio nei suoi confronti.
Vorrebbe
solo che lui la prendesse in braccio e la portasse nella stanza da letto ma,
per quanto allettante sia, non è quello che ha in mente.
Si
distacca da lei, che lo osserva confusa, e gli spiega che sarebbe meglio se
andasse via.
Non vuole
accelerare le cose.
Se
potesse riderebbe delle sue stesse bugie.
Sofia
è senza parole, incredula che un uomo stia davvero andando via da lei,
adducendo motivazioni così ridicole e false.
Poi,
in un secondo, capisce.
Regina
in F7.
«Potresti
restare. Non c’è niente da accelerare. Siamo già stati a letto insieme.»
«Non
è proprio la stessa situazione.»
«Perché?
Eravamo ad un ristorante, invece di essere ad una festa.»
«Per
te è diverso, lo so io e lo sai tu.»
«Perché
questo è un appuntamento?» chiede lei, staccandosi dal muro e ridendo.
«Tra
gli altri motivi.»
«Resta.»
Ciò
che lo stupisce di quell’insistenza è la natura di essa, non è come quella che
ha trovato in altre donne, così smaniose di avere l’attenzione che gli veniva negata
o così orgogliose che non avrebbero voluto mai confessarla, inconsapevoli che
si percepisca in tutta la sua interezza.
«Resta
e ci divertiremo.»
Se
stasera o se intendesse nella vita, Riccardo non lo capisce, eppure si ritrova
inspiegabilmente a chiederselo.
«Non
cambierà niente, domani.»
«Lo
so.»
Se
sia vero o sia una bugia non lo sa nessuno dei due, per una volta Riccardo si
ritrova a dubitare di Sofia e a chiedersi se, in fondo, non abbia giocato anche
lei tutto il tempo, mostrando affetto dove c’erano risate e coinvolgimento dove
c’era il gioco.
Non
ha nessuna illuminazione su una loro possibile storia d’amore, non gli
interessa, anche se la tentazione di capire se Sofia l’ha già conquistata
oppure no lo sta già stuzzicando; tuttavia una cosa è costretto a
concedergliela.
Per
quella sera, ha vinto lei.
Scacco
matto.
Fine.
Iniziamo
con i chiarimenti di servizio: titolo e regole sono presi dalla canzone “How to be
a Heartbreaker” di Marina & The Diamonds, che se non conoscete vi invito subito ad andare a
sentire! Il numero di telefono che cito nel testo è chiaramente inventato.
Le
mosse a lato di ciascun paragrafo sono le 4 mosse necessarie per effettuare
quello che viene chiamato “Lo scacco matto del barbiere”, scacco che è
possibile effettuare appunto in sole 4 mosse (ho scelto questo perché le regole
della canzone sono 4 e perché gli scacchi hanno un particolare significato nel
background di questa storia).
Passiamo
dunque alla storia: l’ho volutamente lasciata senza ‘conclusione’, diciamo. Non
so se Riccardo e Sofia siano all’inizio di una meravigliosa storia d’amore o se
non si vedranno mai più, ho volutamente dipinto la figura di Sofia come la
tratteggia solamente lo sguardo di Riccardo – infatti, alla fine, lui comprende
di non averci capito molto di lei.
La
figura di Riccardo è quella di un giocatore, una persona che vive le relazioni –
amorose e non – come se fosse in una partita di scacchi e dove l’unica cosa che
interessa è vincere e riuscire a veicolare le azioni di chi gli sta intorno per
i suoi interessi. Potrei parlare ancora molto della sua profonda incoerenza, di
cui ho seminato dei tratti qua e là e di cui mi piacerebbe davvero avere
riscontro da parte vostra. Anche per le ‘regole’: è palesemente Riccardo che
segue questa specie di codice, ma ci riesce davvero? E Sofia? Le attua per
sbaglio o per consapevolezza, o non le attua proprio?
Mi
piacerebbe davvero che mi deste una vostra critica, per capire come voi vediate
questa storia, nata per indagare psicologicamente alcuni tratti della
personalità umana.
Concludo
questo papello e vi ringrazio tanto per aver letto. <3
Baci,
EclipseOfHeart