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Autore: Fiamma Erin Gaunt    23/05/2015    2 recensioni
[I Parte: Prequel de “Il Cavaliere dei Sette Regni"]
[Valarr Targaryen/OC/Aerion Targaryen; Baelor “Lancia Spezzata Targaryen; Grandi Bastardi; Aelora Targaryen/Aelor Targaryen; Daenora Targaryen/Ricarys Martell; Dunk; Egg]
*
Dal testo:
- Qualcuno dovrebbe insegnarti a mostrare il giusto … riguardo, verso un principe Targaryen. –
Le afferrò il mento, tenendolo stretto tra le dita sottili e costringendola a guardarlo negli occhi mentre la osservava con un interesse che aveva del morboso.
- Forse potrei essere io a insegnarti … sei sufficientemente bella per essere in parte una cagna Blackfyre. –
*
- Sto cercando Aegon. –
Flamaerys aggrottò la fronte, fissando Aerion e le Cappe con sconcerto.
- E lo cerchi qui? –
- Lo sto cercando per tutto il castello, nulla di personale. –
- Si nasconde dietro alla tenda... Cosa aspetti? Vai a controllare. Sono certa che tuo padre adorerà sapere che hai passato la giornata a cercare tuo fratello fuggiasco nelle mie stanze. –
- Vuoi che vada così da farmi fare la figura dell’idiota? –
- Per quanto riguarda la mia esperienza so che non ti serve aiuto nel sembrare un idiota. –
Aerion parve trattenere un’imprecazione particolarmente colorita.
- Perché non torni a … spazzolarti i capelli o qualsiasi cosa tu faccia durante il tuo tempo libero? –
Genere: Erotico, Guerra, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Bloodraven, Nuovo personaggio
Note: Lemon, Lime, What if? | Avvertimenti: Incest, Non-con, Violenza
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Capitolo 1

 

 

 

I raggi del sole che filtravano attraverso le pesanti tende in broccato rubino le colpirono il volto, costringendola a serrare bruscamente gli occhi prima di rinunciare definitivamente a ogni ulteriore minuto di riposo. Si stiracchiò pigramente come avrebbe fatto una gatta e ravviò distrattamente le lunghe onde corvine. Il vociare proveniente dal piazzale antistante la Fortezza Rossa le annunciò che i giovani principi erano già svegli da tempo e avevano cominciato a passeggiare urlando ordini agli scudieri che trasportavano i pezzi delle loro armature e l’equipaggiamento per giostrare.

- Ti sembra che quel padiglione sia stato montato in modo corretto? –

La voce di Aerion la raggiunse fino alla torre, tagliente come un rasoio ben affilato. Sbirciò da dietro i drappeggi, osservando lo scudiero del principe farsi piccolo piccolo sotto le urla del suo signore implorando perdono. Una spinta vigorosa di Aerion lo fece rotolare nella polvere, costringendolo a mollare la presa sulla placca frontale dell’armatura per cercare di attutire la caduta.

- Se quella placca ha anche solo un graffio ti ritroverai senza una mano. Del resto non ti servono a molto, visto che non riesci neppure ad adempiere a un compito semplice come questo, no? –

Il ragazzetto rabbrividì, profondendosi in una nuova serie di scuse lacrimevoli.

- Per i Sette Dei, chiudi quella stupida bocca e mettiti al lavoro. –

Se il buongiorno si vedeva dal mattino, l’umore di Aerion sarebbe stato burrascoso e incostante come il vento prima di una tempesta per tutto il resto della giornata. Esattamente il tipo d’umore che l’avrebbe spinta a girargli il più a largo possibile. Aguzzò la vista per scorgere le insegne dei padiglioni più lontani. C’erano i due leoni, quello dorato dei Lannister e quello rosso dei Reyne, ai lati opposti dell’accampamento; le insegne di Casa Tyrell accanto a quelle personali di Lord Lungaspina; il cervo di Casa Baratheon con “La Tempesta che ride”; le torri gemelle dei Frey,  con quel Lord Walder che tanto la disgustava; l’uomo scuoiato dei Bolton e il metalupo di Casa Stark vicini all’emblema dei Tully e poi, ancora, il fulmine viola dei Dondarrion e le insegne di Casa Martell e Casa Dayne.

Tutti i più grandi lord dei Sette Regni erano giunti in città in occasione del compleanno dell’uomo più stimato del momento: il principe Baelor.

Con un sospiro, si allontanò dalla finestra e si accinse a cominciare la ricerca per l’abito più adatto all’evento. Non aveva una serva che l’aiutasse a vestirsi né una dama di compagnia per sua scelta; quando si era sotto lo sguardo attento di Lord Bloodraven la cosa più saggia era evitare di circondarsi di persone la cui lealtà poteva essere facilmente comprata. Individuò l’abito prescelto nell’angolo più remoto: morbido merletto di Meereen di una tonalità particolarmente delicata di indaco, che le metteva in risalto gli occhi violacei; era stato fatto realizzare su commissione di Lady Shiera l’anno precedente e non aveva trovato un motivo valido per rifiutare il dono dell’amante del Corvo di sangue.

Sufficientemente leggero per una giornata calda come quella che si profilava all’orizzonte, ma allo stesso tempo capace di conferirle un’aria regale.

Si concesse un’occhiata allo specchio, notando una volta di più quanto il suo incarnato fosse pallido; se non fosse stato per le onde scure, sarebbe potuta passare per una vera Targaryen.

Il bussare educato alla porta in noce la spinse ad accantonare quelle considerazioni.

- Sì? –

La voce di Ser Alessarion risuonò lieve oltre il legno spesso.

- Le principesse Aelora e Daenora chiedono di voi, mia signora. –

Sono venute a prendermi per non darmi modo di trovare una scusa per evitare la giostra. Ostinate come tutti i draghi, non c’è che dire.

Aprì la porta, sorridendo all’indirizzo delle fanciulle. Aelora indossava un abito di un bianco verginale che ben si sposava con la sua chioma argentea e la faceva sembrare l’incarnazione della Fanciulla mentre Daenora aveva optato per il rosso Targaryen per eccellenza e appariva tremendamente simile al ritratto della regina Rhaenyra.

- Ali credeva che non saresti venuta alla giostra, ma io le avevo detto che si sbagliava – asserì la principessa più giovane, sorridendo compiaciuta.

- Ho detto che avrebbe cercato una valida ragione per non venire – precisò Aelora, punta sul vivo, prima di rivolgere la sua attenzione al fazzoletto che stringeva tra le mani, - E quello per chi é? –

Lottò per cercare di mantenere la consueta indifferenza, ma le sue guance dovevano averla tradita perché cominciava a sentirle fastidiosamente calde.

Per i Sette Dei, devo proprio rendermi ridicola?

- È per vostro cugino … Valarr. –

Aelora emise un lieve squittio deliziato, uno di quei versi che le giovani lady erano solite emettere quando qualcosa le colpiva in modo assolutamente piacevole. Daenora per contro mantenne la compostezza e si limitò a un commento velatamente malizioso: - Dunque sarà meglio sbrigarsi se dobbiamo passare per il padiglione di Valarr. –

Prima di darle il tempo di pensare anche solo a una risposta, le due sorelle la presero sottobraccio e s’incamminarono per la strada che portava al piazzale principale. Ser Gwyn e Ser Alessarion le seguivano, mormorando qualcosa tra di loro con tono palesemente divertito.

Dunque stava diventando lo zimbello di Approdo del Re, che magnifica notizia.

Oltrepassarono il padiglione del principe Daeron, che per qualche motivo noto solo agli Dei sembrava aver deciso di gareggiare in quella competizione.

Sempre ammesso che non sia talmente ubriaco da non riuscire a stare in sella.

- Zio Maekar non gli ha lasciato scelta, dice che non troverà mai una moglie all’altezza se passa il suo tempo a fare la figura dello smidollato – sussurrò Aelora.

Allungarono il passo mentre giungevano in vicinanza del padiglione di Aerion, ora montato alla perfezione. Non furono abbastanza veloci da evitarlo, tuttavia, perché l’odiata voce del ragazzo le raggiunse prima che fossero abbastanza lontane da poter far finta di non averlo udito.

- Cugine, siete venute ad augurarmi buona fortuna? –

La vera fortuna sarebbe il tuo collo spezzato dopo una caduta da cavallo, ma temo di essere fin troppo ottimista.

S’irrigidì quando gli occhi violacei del giovane incontrarono i suoi.

- E tu, lady Flamaerys, non vuoi dare in pegno un bacio di buon auspicio al futuro vincitore? –

- Suppongo, principe Aerion, di avervi dato il pegno della stima che nutro per voi durante il nostro incontro di ieri – replicò, utilizzando quel misto d’ironica cortesia che in più di un’occasione aveva sentito lasciare le turgide labbra di Lady Shiera.

Aerion si rabbuiò, serrando gli occhi con stizza e parve fare appello a ogni oncia del suo seppur misero autocontrollo per impedirsi di reagire come avrebbe desiderato. Mai come in quel momento la presenza di due Cappe Bianche era fonte di giubilo per lei.

Daenora emise una lieve risata divertita, prendendo l’iniziativa nel proseguire l’avanzata verso il padiglione del “Giovane Principe”.

- Il pegno a cui ti riferivi era quella tumefazione sul labbro di mio cugino? – domandò poi, in tono cospiratorio.

- Ha talmente insistito che non potevo non accontentarlo. –

Le risatine crebbero nuovamente, coinvolgendo anche Aelora.

- E questo spiega anche perché le ombre bianche di Valarr siano con te. –

Annuì.

Non voleva pensare a tutte le ripercussioni che un fatto tanto palese avrebbe avuto agli occhi della corte e del Re né alle dicerie che avrebbe scatenato.

Fortunatamente i padiglioni di Aerion e Valarr non erano distanti che poco più di una ventina di metri l’uno dall’altro, perciò quel suo silenzio taciturno dovette essere interpretato come semplice emozione.

Giunte all’ingresso del padiglione, Aelora la spinse in avanti con decisione mentre lei e la sorella si dirigevano verso il patio reale dal quale avrebbero osservato l’intera durata della giostra.

Un’occhiata titubante alle sue spalle le confermò che nessun aiuto le sarebbe giunto da Ser Gwyn o Ser Alessarion; il loro compito era proteggerla dagli attacchi alla sua persona, non da una comune tremarella alle ginocchia.

Prese un sospiro profondo, facendosi coraggio.

Ho passato centinaia di giornate in compagnia di Valarr nel corso di questi anni, perché dovrebbe essere diverso dal solito?

Perché in nessuna di queste occasioni aveva soggiornato nel suo padiglione come avrebbe fatto la lady di un cavaliere, le rispose automaticamente la voce della coscienza.

Era sul punto di tornare sui suoi passi e inventare un malessere improvviso per giustificare quel cambio d’idea repentino, ma aveva la netta sensazione che il Giovane Principe non ci avrebbe creduto.

Valarr non era uno sciocco.

- Lady Flamaerys, cominciavo a credere che non saresti venuta. –

- Pensavi che sarei stata tanto crudele da deludere le tue richieste, vostra grazia? –

- Dubito che tu riesca a essere crudele con chicchessia, mia signora. –

Sorrise appena, chinando graziosamente la testa di lato e rivolgendogli la migliore delle sue occhiate penetranti. – Non ne sarei così sicura, vostra grazia. So essere spietata e vendicativa con chi se lo merita, ma con te non ne vedo il motivo. –

Cosa le prendeva? Lei non civettava in modo tanto sfrontato. Anzi, solitamente non civettava in alcun modo.

Valarr ricambiò il sorriso, un luccichio strano illuminava le sue iridi azzurre … un’emozione che era abbastanza sicura di non aver mai visto prima nel suo sguardo.

Gli porse il fazzoletto che serrava ancora tra le mani, osservandolo mentre quell’accenno di sorriso si tramutava in un’espressione compiaciuta.

- Mi aiuteresti ad assicurarlo all’armatura, mia signora? –

Si avvicinò con movimenti studiati, come avrebbe fatto con un animale selvatico, osservando i suoi movimenti da sotto le lunghe ciglia scure. Valarr era alto, circa sei piedi e due pollici secondo la sua stima, perciò fu costretta ad alzarsi in punta di piedi per appuntare il fazzoletto all’attaccatura dell’avambraccio ricoperto d’acciaio. Posò una mano sulla placca frontale dell’armatura nel tentativo di mantenere l’equilibrio mentre armeggiava con quel piccolo pezzo di tessuto nero e quando alzò nuovamente lo sguardo su di lui si ritrovò ad avvampare. Non erano mai stati tanto vicini come in quel momento ed era assurdo quanto il suo corpo fosse consapevole di ciò.

- Io … credo che così vada bene – disse infine, tornando a mettere un po’ di distanza tra loro.

- Suppongo di sì. –

È una mia impressione oppure sembra imbarazzato tanto quanto me? Probabilmente la colpa é di queste stupide guance che non sembrano volerne sapere di smetterla di assomigliare a dei pomodori maturi.

- Supponi, vostra grazia? –

- Valarr, non vostra grazia … le Cappe sono all’esterno del padiglione – le fece notare. 

Se non altro c’è la concreta possibilità che questa mia figura penosa non abbia alcun testimone all’infuori di noi due.

- Quindi vuoi farmi credere di non aver alcuna esperienza in quanto a fazzoletti donati da giovani nobildonne? –

Valarr distolse leggermente lo sguardo mentre un sorrisetto tipicamente maschile gli stirava le labbra sottili.

- Forse qualche fazzoletto l’ho ricevuto –, ammise, - Ma sono sicuro di non averlo mai indossato. –

- Dunque dovrei considerarmi un’eccezione alla regola? – insistè.

- Sì, dovresti. –

La fanfara suonò, annunciando l’arrivo dei membri della famiglia reale e ponendo fine a quel piccolo e non del tutto innocente scambio di domande.

 Dopo le declamazioni di rito, Re Daeron diede ufficialmente inizio ai giochi. I primi ad entrare in campo furono il principe Brightflame e un giovane cavaliere di Casa Lannister che, a giudicare dalla somiglianza, doveva essere imparentato con il Leone Grigio.

- Credi che sperare che Aerion si faccia male sia crudele? – sussurrò mentre i contendenti prendevano il loro posto.

Valarr ridacchiò.

- Credo che sperare che si faccia male sia molto saggio. –

Saggio e oltremodo ottimista, questo é certo.

Aerion poteva essere crudele e spietato, ma non c’era alcun dubbio circa il fatto che fosse un abile combattente. Tuttavia non era un cavaliere onorevole, bastava assistere alle sue esibizioni nelle lizze per comprenderlo senza possibilità d’errore. Se un vero cavaliere non si sarebbe accanito su un avversario a terra, si poteva star certi che per contro Aerion avrebbe infierito finchè qualcuno non l’avesse portato via di peso. La vista del sangue sembrava eccitarlo e rendeva la sua follia ancora più temibile di quanto già non fosse.

Lo scalpiccio dei ferri sulla sabbia della giostra risuonava nell’improvviso silenzio mentre  le cavalcature dei due avversari si avvicinavano sempre più l’una all’altra. La lancia del cavaliere di Casa Lannister era già in posizione, tenuta saldamente con un’angolatura che gli avrebbe permesso di colpire lo scudo di Aerion e cercare di sbalzarlo a terra a causa del contraccolpo, ma quella del principe svettava ancora in alto sebbene mancassero pochi istanti all’impatto.

- Non capisco. Aerion non riuscirà mai a colpire lo scudo neppure se l’abbassasse di colpo. –

Valarr osservava il cugino con sguardo truce. – Non vuole colpire lo scudo. – La trasse a sé d’un tratto, tanto rapidamente da non permetterle di opporre resistenza, costringendola a distogliere lo sguardo.

Mentre apriva bocca per protestare, un rumore agghiacciante le raggiunse le orecchie, accompagnato alle grida di stupore degli astanti.

Si districò dalla presa per ritrovarsi a fissare uno spettacolo disgustoso. La lancia da giostra di Aerion si era spezzata a metà nell’urto con la gorgiera dell’elmo del cavaliere, ma una delle metà appuntite era penetrata nella carne morbida del collo, trapassandolo da parte a parte. Il cavaliere, riverso nella polvere, provò a gorgogliare qualcosa ma tutto ciò che abbandonò la sua bocca fu un fiotto di sangue scuro.

Ma non fu quello ciò che la sconvolse maggiormente. Tutti erano troppo impegnati a osservare quella scena per curarsi del principe e dell’espressione che solcava il suo bel viso.

Aerion sorrideva.

Era un sorriso soddisfatto, malato, che avrebbe potuto tranquillamente rivaleggiare con quello di Maegor il Crudele.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Spazio autrice:

Eccoci qui con l’aggiornamento. Spero che abbiate apprezzato anche questo capitolo e come sempre faccio appello al vostro buon cuore nella speranza che vogliate darmi il vostro parere (anche negativo, non mi offendo mica u.u, visto che si può sempre migliorare). Alla prossima.

Baci baci,

Fiamma Erin Gaunt

 

 

 

  
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