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Autore: _IcePotter    24/05/2015    4 recensioni
Kendall Schmidt e Logan Henderson si detestano praticamente da sempre. Il migliore amico di Kendall, ovvero James e il migliore amico di Logan, Carlos, sono invece follemente innamorati l'uno dell'altro. Cosa succede se ti allei con il tuo peggior nemico per far mettere insieme una coppia che scoppia?
***
E, alla veneranda età di diciassette anni le sue certezze si contavano sulle dita di una mano. [...] La seconda certezza era che le ragazze fossero un universo oscuro e misterioso dalla quale era meglio tenersi a distanza il più possibile, non importava quanto potessero apparire appetibili. La terza, si era detto mentre imboccavano un corridoio lungo e stretto e il suo migliore amico andava a sbattere contro una figura alta e slanciata arrossendo all’inverosimile, era che Carlos Pena era ridicolmente e follemente innamorato di James Maslow, che altrettanto ridicolmente e follemente ricambiava i suoi sentimenti. E l’ultima, ma non meno importante aveva riflettuto infine mentre dava una mano a Carlos per rialzarsi mentre una familiare figura bionda faceva lo stesso con James, era che odiava Kendall Schmidt con ogni fibra del suo essere.
***
[Kogan, Slash][Accenni Jarlos][Long-fic a capitoli][Fluff a mai finire]
Genere: Commedia, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Carlos, James, Kendall, Logan, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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A ben rifletterci, Logan avrebbe dovuto prevedere che l’intera situazione avrebbe poi portato sempre e soltanto a quello. Perché andiamo, quale idiota va a chiedere a colui che a rigore di logica non dovrebbe sopportare se ha voglia di baciarlo? Avrebbe avuto voglia di colpirsi in testa da solo. In quel momento si trovava davanti la scuola e sentiva che la testa gli sarebbe scoppiata da un momento all’altro. Aveva troppi pensieri che si ammucchiavano in maniera caotica nella sua mente e riuscire a sciogliere la matassa gli sembrava un’impresa impossibile.
Okay, niente panico. Aveva soltanto chiesto al suo peggior nemico di baciarlo. Non era niente di così assurdo poi, no? Oh, certo che non lo era, se si dimenticava di prendere in considerazione il fatto che poi il biondino da strapazzo era scappato via e che lui non era riuscito a chiudere occhio, preso com’era a riempirsi di insulti. Ma come diavolo gli era venuta in mente una cosa del genere? Davvero, un giorno gli avrebbero dato il premio come idiota del secolo… preso com’era a maledirsi, a stento si era accorto di aver superato la mensa e di essersi avviato verso il corridoio principale, dal quale se diramavano le varie aule scolastiche. Era ora di pranzo e tutti gli studenti erano velocemente defluiti dalle aule per poi affollarmi in mensa, dato che quel giorno avrebbero servito la pizza, una vera rarità. Lui stranamente non aveva fame, il che era bizzarro perché, come Carlos non faceva altro che ripetergli, in fatto di cibo lui era praticamente un lupo. Nonostante avesse un fisico magro, mangiava tutto quello che gli capitava sotto tiro, ancora meglio se si trattava di schifezze e di cibo spazzatura. L’unica sua voglia in quel momento era quella di scavare una buca grande e profonda e di infilarcisi dentro.
Mentre era perso nelle sue riflessioni –stava iniziando a pensare di scrivere un libro “Manuale dei duecento ipotetici modi di suicidarsi se sei un povero sfigato come Logan Henderson”- non si era accorto di essere giunto davanti all’aula di letteratura, che poi era la sua lezione successiva. L’insegnante quel giorno avrebbe dovuto fargli leggere una poesia di Giacomo Leopardi, che poi probabilmente avrebbero dovuto imparare a memoria come se fossero bambini dell’asilo. Sbuffando, si era avvicinato alla porta dell’aula. Aveva già i libri in mano, tanto valeva sedersi e leggere qualcosa per tentare di ingannare il tempo. Stava per varcare la soglia dell’aula quando quelle che sembravano due persone che parlavano lo avevano fatto bloccare sulla soglia. Una delle due voci era maschile, mentre l’altra femminile. Aveva provato a concentrarsi su quella del ragazzo, perché aveva un qualcosa di tremendamente familiare. Si era sporto un oltre lo stipite della porta, cercando di osservarli e al contempo di non farsi vedere. Si era ritrovato in una posizione tremendamente scomoda, ma che gli consentiva di vedere ed ascoltare senza che nessuno notasse la sua presenza.
Quella che sentiva era la voce di Kendall, ne era praticamente certo. D’accordo, spiare non era una cosa corretta e non era neanche tanto nel suo stile. Nonostante avesse un po’ la fama del cattivo non faceva cose come appostarsi agli angoli e molestare i poveri ed innocenti ragazzi che passavano per i corridoi, ne tantomeno spiava le persone. Anche se, forse, per quella volta avrebbe anche potuto fare un’eccezione. Magari stava parlando di lui e dato che nelle ultime due settimane il biondo lo aveva evitato come la peste avrebbe potuto capire qualcosa di tutta quella situazione che non prometteva assolutamente nulla di buono. In genere la gente lo evitava soltanto per due motivi: o erano troppo spaventati per cercare anche solo di parlargli, oppure si trattava di ragazza alle quali aveva spezzato il cuore confermando le voci che giravano a scuola riguardo al fatto che fosse gay. Ricordava bene la faccia sconvolta della prima ragazza alla quale l’aveva detto. Si trattava di Lucy, magra e con i capelli blu elettrico –tinti ovviamente- che, dopo avergli fatto quella domanda ed aver esultato il seguito alla risposta positiva, aveva dato il via ad una serie infinita di piagnistei da parte del resto delle ragazze della scuola, apparentemente disperate per il fatto che un ragazzo come lui non le avrebbe mai degnate neppure di uno sguardo, perché aveva per così dire altri interessi. Aveva scosso la testa, cercando di concentrarsi. Ripeti Henderson: in classe c’è Kendall e sta parlando con qualcuno. Non è poi così difficile.
La persona con la quale il biondino stava parlando era la sua amica biondina, Jo, ci avrebbe scommesso.
-Scusami, Kindle ma io non ti capisco- beh, aveva fatto trenta, perché non fare trentuno? Si era sporto un po’ e la scena che si era presentata ai suoi occhi era a dir poco raccapricciante. Jo era seduta a gambe incrociate su un banco e i capelli biondi le scendevano in morbidi boccoli lungo la schiena. Con le mani stava distrattamente accarezzando il viso di Kendall, che aveva la testa incastrata tra le sue gambe e il resto del corpo steso in maniera quasi rannicchiata sul banco color verde acido della classe di letteratura. Aveva un’espressione totalmente ed incondizionatamente rilassata, che a Logan ricordava tanto quella di un bambino in procinto di addormentarsi. Le ciglia erano distese e il volto aveva un cipiglio così rilassato che il biondo sembrava un angelo.
Logan si era sporto un altro po’ per cercare di capire quale fosse l’argomento della loro conversazione. Se aveva ben capito, Jo stava rimproverando l’amico per qualcosa. Ma di cosa si trattava?
-Senti, lo so che detta così può sembrare un’enorme cavolata, sul serio. Insomma, all’apparenza è una cosa senza senso, ma ti giuro che ho avuto i miei motivi per fare una cosa del genere… è soltanto che non so come fartelo capire!- gli aveva detto, agitando le mani in una maniera talmente buffa che un sorriso era sorto spontaneo sul viso del moro.
-Beh, spiegami quello che hai sentito e cosa ti ha spinto a dire di no. Dimmi soltanto quello che hai pensato in quel momento, non tralasciare nulla perché ti sembra sia qualcosa di stupido oppure di insensato. Sai che ti capirò comunque, nonostante tutto- Logan doveva ammettere che non faticava affatto a pensare che Kendall avesse scelto Jo come migliore amica. Si vedeva che, oltre all’aria u po’ snob che assumeva in presenza altrui, era una persona leale e sincera. Sicuramente il biondo non avrebbe potuto scegliere di meglio.
-E-eravamo lì, no? Io ero convinto che non ci fosse nulla di strano in tutta la situazione, davvero. O meglio, nulla di più strano dell’ultima volta che ne abbiamo parlato. Era strano, ma pensavo che si trattasse di una situazione strana normale e non strana strana. Invece mi sbagliavo, cavoli se mi sbagliavo. Oh, probabilmente ti starai confondendo, ma credimi sulla parola, sono ancor più confuso di te. Dicevo, eravamo al cinema e fin qui nulla di assurdo. C’era il secondo tempo del film e tutto era in silenzio, quando ad un certo punto si gira e mi chiede di baciarlo. Ti sembra normale? Beh, a me non lo è sembrato, affatto. Ti assicuro che per un attimo ho pensato che ci saremmo baciati sul serio, poi mi sono reso conto della cavolata che stavo per fare. Mi sono bloccato e sono scappato via come un cretino. E l’unica cosa che vorrei fare adesso è nascondermi fino a quando non ho più o meno sessant’anni e nessuno si ricorderà più della mia esistenza.- Jo aveva ascoltato tutto il suo lungo monologo in silenzio, senza interromperlo. Aveva comunque continuato ad accarezzargli i capelli con dolcezza. Il cuore di Logan aveva iniziato a perdere qualche battito e poi aveva ripreso a battere all’impazzata quando si era reso conto di essere l’argomento della conversazione. Uno dei suoi più grandi difetti era senz’ombra di dubbio l’egoismo. Da quella sera al cinema aveva pensato di aver rigirato la frittata in ogni angolo e in tutti i modi, eppure si era dimenticato della cosa più importante: non aveva minimamente pensato a quello che aveva provato Kendall. Aveva pensato ai suoi pensieri, alle sue emozioni, a lui e basta. Ma il pensiero dell’altro non gli era passato neppure per l’anticamera del cervello. Stupido, stupido, stupido.
Una strana ondata di emozioni lo aveva investito, costringendolo a stringere un po’ troppo forte la maniglia. I due intanto non sembravano aver notato alcunché. Anzi, sembravano intenzionati a ricominciare con le loro chiacchiere. Il moro aveva teso le orecchie, cercando di captare quanto più possibile.
-Kendizzle, non ti sembra di esagerare?- il biondo le aveva rivolto un’occhiata truce, non aveva ancora ben chiaro se per via del soprannome o per la frase che aveva pronunciato. La ragazza per tutta risposta lo aveva guardato come si fa con un bambino particolarmente tardo, scuotendo appena la testa. –D’accordo, d’accordo… continua comunque. Insomma, mi hai raccontato quello che è successo per la milionesima volta, ma non mi hai ancora spiegato il motivo della tua fuga. Si può sapere cosa ti ha spaventato tanto? Da come me lo hai raccontato, sei scappato via da quel cinema praticamente correndo. Perché?- Già, perché? Era la domanda che aveva iniziato a porsi anche Logan. La sua proposta lo aveva spaventato così tanto? Forse non aveva mai baciato nessuno? Oppure –il suo cuore si era stretto in una morsa dolorosa a quel pensiero- aveva un ragazzo che nessuno a scuola conosceva? O magari era semplicemente l’idea di baciare lui che lo disgustava tanto? Cercava di evitare che la sua mente lavorasse troppo di fantasia, ma non riusciva ad impedire a se stesso di tirar fuori le teorie più strampalate, ciascuna meno credibile della precedente.
-Non prendermi per pazzo, ma… io non volevo che le cose andassero così, d’accordo? Non sarebbe stato patetico se avessi dato il mio primo bacio in un cinema, ad una persona a cui non frega un cazzo di me o che probabilmente mi odia? Non so nemmeno perché gli è venuta, questa voglia assurda di baciarmi. Chi te lo dice che non ha fatto una scommessa con qualcuno o che vuole soltanto un giocattolino con cui divertirsi? Non ho intenzione di essere il bambolotto di nessuno, grazie tante. E anche se in questo modo somiglio pericolosamente ad una bambina, non voglio buttar via il mio primo bacio in questo modo. Non dico che adesso bisogna credere all’esistenza del principe azzurro o altre cazzate del genere, ma il mio primo bacio sarà speciale come il tuo, quello di Jason, quello di Nico, quello di Valerie… mi dispiace, ma non voglio buttarlo via in questo modo.
-Numero uno- aveva iniziato Jo, sollevando delicatamente la testa dell’altro, che si era seduto a gambe incrociate esattamente come lei- io non penso affatto che tu sia un idiota o qualcosa del genere, anzi sono piuttosto d’accordo con il tuo gesto. Inoltre sono la tua migliore amica e lo sai che ti sosterrei comunque. Ti ricordi quello che ci siamo detti da piccoli?- Kendall aveva sorriso a quella frase.
-“L’amico è quella persona alla quale puoi dire –Ho ucciso una persona- e sentirti rispondere –Dove la nascondiamo”- aveva risposto il biondo. La ragazza aveva annuito con grinta.
-Se il tuo cadavere è Logan, giuro che ti aiuterò a nasconderlo, costi quel che costi. Credo che la vera amicizia stia anche in questo. La vera amicizia è anche il modo in cui tu stai cercando di dare una mano a James, sebbene tu abbia il tuo piccolo tornaconto personale. Hai comunque cercato di aiutarlo perché sei suo amico e non vuoi che soffra e per me è esattamente la stessa cosa. Non voglio che tu stia male, mi capisci? Comunque, per quanto creda che tu abbia fatto bene a rifiutarti di baciarlo, credo che avresti anche potuto accettare. Alla fin fine, da quanto tempo m-?- il resto della frase era diventato semplicemente un mugolio incomprensibile, perché James e Carlos erano sopraggiunti alle sue spalle, mentre la campanella suonava rumorosamente per avvisarli della fine dell’intervallo. I due amici, con la delicatezza di due elefanti in una cristalleria, lo avevano spinto dentro l’aula ignari della situazione che avevano appena creato. Gli occhi verdi di Kendall erano scattati fulminei verso la porta, incrociando per un solo istante i suoi. Subito aveva abbassato lo sguardo, in evidente imbarazzato. Gli era infatti bastato soltanto un sitante per rendersi conto che il biondo aveva capito tutto. Sapeva che lui stava origliando. E questa chi gliela spiega adesso?
Aveva camminato fino al suo banco a testa banca, sperando che il pavimento si aprisse e lo inghiottisse, spedendolo negli Inferi a far compagnia ad Ares. Purtroppo qualcosa, o meglio qualcuno, sembrava pensarla diversamente. Infatti, mentre vedeva il banco che occupava di solito farsi sempre più vicino, una mano lo aveva strattonato con furia, facendogli quasi scivolare i libri dalle mani. Ringhiando, Kendall glieli aveva sfilati dalle mani con violenza poggiandoli sul banco.
-Per questa lezione non ti serviranno- gli aveva detto semplicemente, prima di trascinarlo fuori dall’aula. Logan non aveva fatto alcunché per impedirglielo, troppo preso a domandarsi che fine avesse fatto la sua piattola timida, ma non per questo meno rompiscatole. La verità era che gli faceva male il fatto che il biondo non volesse “regalargli” il suo primo bacio. D’altronde aveva ragione lui. Il fatto che Logan avesse buttato il suo primo bacio a quindici anni con uno sconosciuto fuori da una discoteca, soltanto per l’assurdo desiderio di sentirsi più grande, non voleva dire che tutti fossero come lui. C’era ancora chi credeva in cose come il vero amore o il principe azzurro.
Avevano camminato per un bel po’, svoltando numerose volta sia a destra che a sinistra e percorrendo corridoi dei quali il moro non sapeva neppure l’esistenza. Ogni corridoio era l’ennesimo pensiero negativo o insulto verso se stesso che la sua mente formulava e lui iniziava ad essere stanco. Dopo aver camminato per minuti infiniti, camminando nei corridoi sgombri, erano finalmente arrivati a quella che sembrava la destinazione. Si trattava di una vecchia aula per disabili ormai in disuso poiché troppo piccola. Kendall lo aveva spinto dentro con poca gentilezza, chiudendosi velocemente la porta alle spalle. La stanza era molto più piccola di quanto potesse sembrare esternamente. Le pareti formavano un quadrato grande circa un quarto di una normale classe e non c’erano finestre. L’unica fonte di luce proveniva da una lampadina quasi fulminata che penzolava dal soffitto. Se prima era utilizzata come un’aula, ormai sembrava praticamente uno stanzino degli attrezzi. Non c’erano mobili, a parte una serie di scaffali occupati dagli oggetti più svariati: barattoli dai contenuti maleodoranti, contenitori impolverati di quelli che all’apparenza sembravano detersivi, ma anche ragnatele e i loro proprietari, insieme a quello che una volta doveva essere stato del cibo e che ormai era soltanto un insieme puzzolente di muffa verdognola. Il pavimento era un orribile linoleum verde, che ormai somigliava ad un giallo sbiadito dal tempo. Le pareti anni addietro erano probabilmente dipinte di giallo, ma ormai l’intonaco stava cadendo a pezzi e il colore era quasi irriconoscibile. Lo spazio era strettissimo: lui e Kendall si trovavano a pochi centimetri di distanza l’uno dall’altro e per la seconda volta Logan sentiva delle scariche elettriche partire dal corpo dell’altro ed arrivare al suo. Il biondo lo stava guardando in maniera torva e nonostante non gli fosse mai importato tanto della sua altezza, in quel momento si sentiva davvero piccolo piccolo rispetto all’altro.
-Parliamone.
-Uhm?- aveva chiesto il moro, cercando senza successo di fare il finto tonto.
-Perché mi stavi spiando?- gli aveva chiesto con rabbia.
-Io non ti stav- un’occhiata dell’altro lo aveva costretto a tacere.
-Perché?- adesso il suo tono tremava, come se improvvisamente l’indecisione avesse preso possesso del suo corpo. La sicurezza nel suo sguardo era sparita, lasciando posto ad una nuova ed indefinita emozione che agitava l’altro. Che diamine stava facendo? Cosa cavolo ci faceva lui, chiuso in uno sgabuzzino con la piattola? La testa iniziava a martellargli e un forte dolore alle tempie si stava rapidamente diffondendo nel suo corpo.
-Passavo lì per caso, davvero. Non volevo origliare, ma poi ho sentito che stavate parlando di me e allora la tentazione è stata troppo forte. In più non ho sentito quasi niente, non devi preoccuparti che io scopra i tuoi segreti o cazzate del genere. Sta tranquillo, io dimentico quel poco che ho sentito e ritorna tutto come prima, okay?- per essere uno che doveva stare tranquillo, gli occhi di Kendall lampeggiavano in maniera allarmante. Sembravano gettare lingue di fuoco nell’aria circostante e Logan si stava chiedendo se non era il caso di avere paura di quello che avrebbe potuto fargli. Poi si era detto che era una cavolata pensare di dovere avere paura di lui, perché non avrebbe potuto fargli nulla. Allora l’adrenalina aveva preso corpo dentro di lui, rendendolo più audace –Tra l’altro, ho trovato molto divertente il modo in cui hai detto, anche piuttosto chiaramente in realtà, con sprecheresti mai il tuo primo bacio con uno come me. Ti faccio davvero così schifo?
-Schifo?!- il biondo si era lasciato andare ad una risata maligna, puramente sarcastica –Parli sul serio?! Guarda che lo so cosa volevi fare… ti sarebbe piaciuto che mi lasciassi baciare, così poi tu avresti potuto vantarti davanti ai tuoi amichetti, non è forse così?
-Di un po’, ti ha completamente dato di volta il cervello?! Si può sapere per chi mi hai scambiato? Ti sembro uno che va in giro a baciare la gente a cavolo? Accidenti, cosa diamine pensi che io sia… una prostituta?- il suo tono trasudava una rabbia che sembrava quasi animale. Ormai entrambi stavano urlando e a nessuno dei due importava se c’era qualcuno che li sentiva. Improvvisamente tutte le buone intenzioni e la gentilezza che lo avevano portato a seguire l’altro lo avevano abbandonato. All’apparenza Logan era una persona normalissima, calma, gentile e disponibile. Beh, più o meno. Non era sempre così. C’era un momento dove con esattezza oltrepassava il punto di non ritorno e abbatteva tutti i limiti che lo sorreggevano. Si lasciava andare, glielo leggevi negli occhi, e a quel punto iniziavano i guai. Logan Henderson sembrava equilibrata. In realtà, non riusciva a capire quando fermarsi.
E in quel momento aveva messo su quello sguardo.
-Non me ne fotte un cazzo di te, Henderson! Di te non penso nulla, semplicemente perché non m’importa, okay? Per quanto mi riguarda puoi bruciare all’Inferno, non me ne importa un fico secco. Sai qual è il problema? Che tu non sei contento se non rendi la vita impossibile alle persone! Non riesci proprio a startene zitto e fermo, vero?! No, perché quando la situazione iniziava ad andare bene, ecco che arrivi tu a rompere l’idillio. Ti sembra che le persone siano giocattoli, eh?! Fanculo, Henderson, puoi scordarti che io entri nella tua lista!- quelle parole gli facevano male, tanto. Sentiva distintamente ogni insieme di lettere penetrare nel suo corpo come una lama e colpirlo più e più volte, lasciandolo agonizzante e con il respiro mozzato. Si era ripreso subito, la rabbia aveva preso posto del resto.
-Si può sapere di cosa cazzo parli? Schmidt, se ti è venuto il ciclo la colpa di certo non è mia! Tutti i tuoi problemi riguardo il principe azzurro e tutte queste altre cazzate non mi interessano, ma smettila di sparare sentenze sul mio conto. Non sai niente di me. Niente.
-LA LISTA, lo sai meglio di me di cosa parlo! Aaron, Callum, Michael, Peter, Derek, Miles, Jasper, Leonard, Diego… devo continuare? Tutte le persone che hai baciato, per poi lasciarle senza neppure una spiegazione. Non ti senti mai uno stronzo?!
-S-stai scherzando, vero? Dio, ma chi ti credi di essere per spiarmi in questo modo. Non sai cosa faccio e neppure perché, non immischiarti in affari che non ti riguardano, okay? La mia vita non è affar tuo! Se loro sono un branco di adolescenti isterici che non riesce ad accettare il fatto di essere gay, la colpa di certo non è la mia!- Kendall aveva spalancato la bocca, spiazzato. Decisamente non si aspettava una risposta del genere, non da lui. Aveva capito benissimo l’idea che il biondino si era fatto di lui. Pensava, come gli altri, che fosse soltanto uno stronzo senza sentimenti e che non avrebbe mai avuto problemi a spezzare il cuore agli altri. Logan ormai avrebbe dovuto sapere che la gente vedeva solo quello che voleva vedere.
-Va al diavolo, Logan. Non sono nella tua lista. Non io.- e poi era uscito, sbattendosi la porta alle spalle per nascondere le lacrime che avevano preso a scorrere copiose lungo il suo volte e che l’altro non aveva notato. Il moro si era lasciato scivolare contro una parete, schiacciando a caso il muro fino a quando non aveva spento del tutto la luce. E lì, seduto sul pavimento freddo di quella stanzetta minuscola, con il gelo che gli penetrava fin sotto le ossa, per un attimo aveva sperato che il freddo lo inghiottisse per davvero e che lo facesse diventare parte di se.
***
Carlos era agitato, agitato da morire. Quel giorno lui e James avevano litigato, anche se non era neppure certo che quello potesse essere classificato come “litigio”. Semplicemente si era lasciato sfuggire che gli piacevano tanto come l’altro si fosse sistemato i capelli la sera del cinema e quello aveva capito che non gli piacessero per tutto il resto del tempo. Lo aveva guardato male, dicendogli qualche frase insensata che era servita soltanto a farlo sentire più in colpa e poi era corso via, diretto chissà dove. Dopo un po’ di tempo passato da solo –Logan era finito chissà dove- a rifletterci sopra, il senso di colpa aveva lasciato spazio alla rabbia. Lui non aveva fatto nulla di male, la sua era stata soltanto una considerazione detta con il solo scopo di fargli un complimento, se l’altro equivocava sempre tutto la colpa non era di certo sua. In quel momento stava camminando lungo il corridoio principale della scuola, chiedendosi che fine avesse fatto Logan. Non lo vedeva da quella mattina, quando come ogni giorno erano  andati a scuola insieme. Che diamine gli prendeva in quelle due settimane? Improvvisamente, qualcuno lo aveva chiamato dal corridoio.
-Ciao Carlos!- aveva esclamato Kendall, avvicinandosi al latino che per tutta risposta aveva inarcato un sopracciglio, scettico. Loro due non avevano mai parlato da soli da che aveva memoria e sinceramente a lui stava bene così; intanto perché non voleva che lui –si era costretto a non pensare quel nome- pensasse che potesse interessarsi a qualcun altro e poi, se le occhiate che Logan non aveva fatto altro che lanciare al biondo da quando erano stati al cinema e tutti e due si erano misteriosamente dissolti, tra quei due c’era qualcosa. Era scemo, ma non così tanto. Il moro poi era il suo migliore amico, non sarebbe mai riuscito ad abbindolarlo.
-Kendall…- aveva risposto, abbozzando un sorriso.
-Senti, noi due non ci siamo mai conosciuti più di tanto, ma pensavo: ti va di andarci a prendere un caffè? So che sei un appassionato di fumetti e beh, si da il caso che anche io li adori! Che ne dici?- gli aveva domandato, continuando ad avere stampato in volto quel sorriso che gli donava un aspetto davvero inquietante. Carlos stava per chiedersi se per caso non fosse il caso di avere paura, quando un’improvvisa visione gli aveva fatto cambiare idea. James era a pochi metri da loro, nel corridoio, fermo e con un’area stranamente vitrea. Li fissava con sguardo torvo, con i libri stretti al petto e un’aria somigliante terribilmente a quella di un drago. Se il latino non avesse saputo che era una cosa impossibile, avrebbe pensato che si sarebbe messo a sputare fuoco dalle narici. Improvvisamente, l’idea di uscire a prendere un caffè con Kendall gli era sembrato il raggio di sole nel bel mezzo di un temporale. Aveva fatto un sorriso enorme che andava da un orecchio all’altro, prima di annuire energicamente.
-Certamente! Mi farebbe davvero tanto piacere, credimi! Non ho ancora mai trovato nessuno che avesse la mia stessa passione per i fumetti, mi fa proprio piacere conoscere qualcuno che li apprezzi! Che dici di andare a prendere qualcosa insieme subito dopo la scuola? Non voglio rimandare troppo, rischiamo di non vederci più!- aveva esclamato, mentre il biondo gli sorrideva di rimando sornione. Non voleva fare del male a Carlos, aveva soltanto bisogno che il suo cuore smettesse di fare così male ogni volta che incrociava uno sguardo ormai un po’ troppo familiare.
I due si erano allontanati nel corridoio, discutendo in maniera animata di non si capiva quale argomento.  James era fumante di rabbia e si era allontanato nel corridoio con il cuore che si apriva in un enorme buco nero.
Logan invece, nonostante avesse assistito anche lui all’intera discussione, si sentiva diviso. Sentiva che, dopo quello che aveva avuto il coraggio di dire a lui, sarebbe stato meglio tenere Carlos lontano da Kendall, ma al contempo voleva che fosse il biondino a stare lontano da lui. Perché lo sapeva che, ogni volta che il suo migliore amico stringeva amicizia con qualcuno, tutti scoprivano tutti i suoi pregi e quanto dietro a quell’aria sbarazzina e un po’ infantile si nascondesse un ragazzo meraviglioso. E facevano tutti in fretta a dimenticarsi di Logan, con il suo pessimo carattere che spesso lo portava a chiudersi in un silenzio ostinato. Lui non voleva che succedesse con il biondo. Sentiva che era importante, importante davvero. Quel ragazzo aveva qualcosa di indefinito che lui non riusciva a comprendere, ma che lo faceva totalmente uscire di senno. Nonostante l’unico suo pensiero, soprattutto in quel momento, sarebbe dovuto andare a quanto lo odiasse, una piccola parte di lui non riusciva a smettere di pensare a quanto gli sarebbe piaciuto stringerlo forte e non lasciarlo più andare, mai. Quella confusione gli stava logorando la mente e il cuore, rendendolo vulnerabile. Non era così che voleva che le cose andassero, dannazione! Lui era lo stronzo, quello che spezzava il cuore alle persone, non il contrario.
Non sono nella tua lista.
Non sono nella tua lista.
Non sono nella tua lista.
Un battito, due, tre. Le voci di Carlos e Kendall si sentivano ancora nel corridoio. Che rumore fa il cuore di una persona quando questa è gelosa?
 
N.d.A. (Non datele ascolto!)
Ciao ragazzi! :D
Oggi sono stata puntuale con l’aggiornamento, avete visto? U.U Beh, diciamo che i Jarlos sono sempre scemi e tenerelli, ma che –come si vedrà soprattutto nel prossimo capitolo- si amano da morire :3 I Kogan invece avranno un rapporto molto più complicato, sia perché Logan è un ragazzo mooolto tardo, sia perché come mi avete fatto notare voi Kendall ha troppa paura per fidarsi e quindi tende ad essere un po’… rude, ecco. Vi avverto già che il prossimo capitolo e il successivo saranno decisivi per i nostri Kogan e che James farà il ruolo della voce della coscienza. Beh, dato che non so a quante recensioni devo ancora rispondere, corro subito a farlo e nel frattempo guardo per l’ennesima volta i nostri Big Time, dove i miei poveri feels Kogan ç.ç
Un bacio,
-Ice (:


   
 
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