Fanfic su attori > Jamie Dornan
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Autore: gigicriss    24/05/2015    4 recensioni
«Conosci l’Inghilterra?» mi chiede, guardandosi attorno.
«No, in realtà no.»
«Beh, vieni. La visiteremo assieme» mi prende la mano e la stringe forte.
[…]
«Sai, io sono un tipo particolare. I baci, ad esempio. Io sono lento nei baci» dice, avvicinandosi sempre di più a me. «Mi piace godere del momento, non correre. Posare le mani sui fianchi della donna che amo, osservarle la bocca per una manciata di secondi e poi assaporarla lentamente.»
Le mie guance si colorano di rosso.
«Vuoi che te ne dia prova?» continua.
[…]
Jamie è davvero la persona che Adele si aspetta? Sesso, complicità e una scommessa.
Tutto questo è All That I’m Asking For.
Genere: Fluff, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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5 – Oh, Mandy!
 
 
Beth sistema i bicchieri, li mette in fila uno dopo l’altro. Ogni tanto conta se sono tutti, poi si occupa delle posate. È attenta a ciò che fa, ha il viso rilassato e sembra super concentrata. Sistema le forchette e, a queste, avvicina i coltelli. Conta anche quelli, con la massima precisione. E quando si accorge del magnifico lavoro che ha fatto, sorride, portando la sua completa attenzione su di me.
«Finito!» urla, alzando le braccia al cielo.
«Bravissima» le sorrido, adesso dobbiamo soltanto aspettare che gli ospiti arrivino.
Io ho l’ansia a mille. So che starò con loro solo per il pranzo, però ho paura di fare brutte figure. Sono attori di un certo livello, suppongo, e non vorrei rovinare tutto come sempre. Mi sono vestita elegante, oggi, come se dovessi andare ad un ricevimento assai importante. Ho praticamente uno smoking, capisco di essere più maschile di un ragazzo, ma a me piace troppo. Solo che, al posto di una cravatta, ho un papillon. I miei capelli sono sciolti, ricci, sfiorano quasi i miei fianchi. E un po’ di fondotinta, un po’ di rossetto e del mascara mi rendono più decente. Sembra che io sia stata davvero molto brava ad acconciarmi, spero che tutto vada come previsto.
Mi muovo inquieta per la sala, facendo avanti e dietro, mentre Beth gioca sul divano con la cassa di Barbie. Ogni tanto fa qualche rumore strano, ed io sorrido, torturandomi le mani.
«Tranquilla, cara. Sono sempre i soliti» sorride Cora.
Peccato che per me sia la prima volta.
«Già, hai ragione. Cora, sembro un essere umano o continuo a somigliare ad un dugongo spolmonato?» le chiedo arricciando il naso.
Lei scoppia a ridere e «Sei una scema» risponde. Ma non è Cora, prende la parola Jamie. «Stai benissimo, quei tacchi sono bellissimi e ti slanciano.»
“Cioè, fammi capire, tu hai visto solo i tacchi?”
«Inoltre» continua, scendendo lentamente le scale. «Credo che questo smoking ti stia magnificamente. Dovresti metterlo più spesso. Sei elegante, fine e sexy. Sì, sei sexy» si avvicina a Cora e lei gli sistema la camicia. «E credo anche che tu non debba più stirare i tuoi capelli. Guardali, ricci sono bellissimi» mi sorride adesso.
“Come posso reggere a tutti questi complimenti? Come farò ad affrontare un’intera giornata così?”
Lo guardo per secondi che sembrano secoli, ma a risvegliarmi ci pensa il campanello.
«Vai ad aprire?» aggiunge, indicandomi la porta.
«Certo, e grazie per… Beh sì, per i complimenti» sussurro.
«Lo penso davvero» bisbiglia, ghignando.
Apro la porta e mi trovo avanti il sorriso smagliante di Luke. Come sempre.
«E’ qui casa Dornan, vero?» ironizza, alzando e abbassando velocemente le sopracciglia.
Alzo gli occhi al cielo scherzosamente e «Così pare» rispondo, spalancando la porta.
Mi faccio da parte affinché ci sia abbastanza spazio per tutti, quando Luke poggia una mano sul mio fianco, mi attira al suo corpo e lascia un bacio su una mia guancia. Sento lo sguardo di Jamie su di me, ma non ci faccio troppo caso. Mi starà guardando perché gli sto davanti.
«Ciao, tesoro!» grida Dakota, allacciando le sue braccia attorno al mio collo e stringendomi forte. Sorrido, strofinandole una mano sulla schiena.
«Ciao, bella!» grido anche io, facendola ridere.
Entra, Dakota, e poi chi vedo? Una bellissima Rita Ora varcare la soglia della “nostra” casa. Il vestito bianco che indossa, risalta sulla sua pelle. Porta dei meravigliosi tacchi ai piedi e ha i capelli legati in uno chignon basso, che le sfiora la nuca.
«Buongiorno, io sono Rita» mi porge la mano, sorridente.
«Piacere, Adele» rispondo, stringendola.
«Jamie le sceglie bene, le baby sitter» mi fa l’occhiolino, entrando in casa.
“La prima che non mi fa domande stupide, lodevole!”
«Beh, con me deve aver toppato» rido, portandomi una ciocca di capelli dietro l’orecchio.
Intanto Jamie accoglie tutti, invitandoli a sedersi sui divani, o a tavola. Beth si mette a parlare con Luke, sembra andarci molto d’accordo. Anche perché, diciamocelo, Luke sa essere molto dolce.
«Sono Eloise, ti ricordi di me?» sorride la biondina, poggiandomi una mano sulla spalla.
«Certo» annuisco. L’ho vista ieri sera, l’hanno intervistata prima di Dakota, suppongo.
«Di me non puoi ricordarti, perché non mi hai mai visto prima d’ora» ride. «Sono Victor. Hai presente José, l’amico di Anastasia?»
“Quello che Christian Grey non sopportava per ovvi motivi, certo!”
È molto carino, ha la pelle olivastra ed un sorriso mozzafiato. Profuma, profuma tanto. È quasi nauseante.
«Certo che sì! Piacere, io sono Adele» sorrido anche a lui, ricordandomi di sfoggiare la dolcezza che proprio non ho. Ultimamente sto migliorando tanto, devo dire. Non sembro quasi più io. «Ti ho visto, ma da lontano» gesticolo.
«Beh, ora hai il privilegio di vedermi da vicino» mi fa l’occhiolino e scoppia a ridere.
“Che onore!”
Mi si presenta avanti un biondo, non bello, ma affascinante. Per guardarlo tutto impiego minuti e minuti, è alto quanto Jamie, ma sembra che sia chilometrico.
«Anthony, o se vuoi  Paul Clayton.»
“Ah sì, Anastasia lavorava nel suo negozio! E ci provava con lei, ma Christian gli mozzò le gambe, a quanto pare.”
«Anthony andrà bene» sorrido. «Io sono Adele!»
«Mi sembra di averlo capito» ride, riferendosi al fatto che, prima di lui, l’ho ripetuto a due o tre persone almeno.
Gli ospiti si accomodano sull’enorme divano che giace nel salone di casa, mentre altri rimangono in piedi e bevono qualcosa. Beth si avvicina a me.
«Stai bene?» le sussurro, abbassandomi sulle ginocchia per raggiungere la sua altezza.
Lei scuote la testa; le passo una mano tra i capelli e le bacio una guancia. Ha la faccina arrossata, sicuramente avrà un po’ di febbre.
La prendo in braccio e cerco di attraversare la sala senza farmi notare da nessuno, visto che stanno parlando di lavoro e quindi di cose importanti. Ma come sempre non ci riesco, perché Jamie mi nota.
«Perché non rimanete qui, Adele? Stiamo solo provando, non…»
«Signor Dornan, sembra che Beth abbia la febbre. Saranno i sintomi delle medicine che il medico le ha prescritto, vado a misurarle la febbre.»
Lui si alza dal divano, si avvicina a noi e poggia la bocca sulla fronte della piccola.
«Effettivamente è molto calda» risponde. Ci riflette un attimo e poi continua. «Io e Dakota stiamo provando con Anthony, appena finiamo salgo e mi dici a quanto sta, nel caso ce l’abbia.»
«Possiamo anche provare più tardi» interviene Dakota. «Non abbiamo fretta!»
«Non preoccupatevi, il pranzo serve anche a questo, no? Saprò cavarmela, Mr. Grey.»
Lui scoppia a ridere e «Ne sono sicuro» sussurra.
«Con permesso…» sorrido, rivolgendomi a tutti, e comincio a salire le scale.
A volte le odio, sono faticosissime!
Raggiungo la cameretta di Beth in pochissimo tempo, poi adagio la piccola sul suo letto e prendo subito il termometro. «Hai sonno, Beth?» le chiedo.
Lei annuisce, strofinandosi gli occhi con entrambe le sue manine.
«Dormi pure, tesoro» la accarezzo, sedendomi affianco a lei. Le infilo il termometro in bocca e le aggiusto le coperte addosso. Sente freddo, ma sarebbe meglio se rimanesse scoperta.
«E’ alta?» sobbalzo, sentendo una voce all’improvviso dietro di me.
Mi porto una mano sul petto ed emetto un respiro di sollievo vedendo Luke poggiato con la spalla sullo stipite della porta.
«Scusami, non volevo spaventarti!» sorride.
“Eh, però lo hai fatto.”
«Tranquillo. Comunque no, non lo so, abbiamo cominciato adesso» faccio spallucce.
Si avvicina, sedendosi sul primo sgabello disponibile in cameretta.
«Dakota e Jamie stanno ancora provando, Anthony scoppia a ridere ogni tre per due, non finiranno mai» si passa una mano sui capelli. «Rita invece gioca con il Nintendo di Beth, Victor la aiuta. Eloise si fa dare alcune ricette da Cora. Che cast disastrato!»
Rido, coprendomi la bocca col palmo della mano. Effettivamente sono un cast particolare, immagino Jamie si stia snervando. Lui ama la precisione, da come ho potuto notare, e quando qualcosa non va sembra innervosirsi.
«Siete simpatici» annuisco.
«Sono simpatico, vorrai dire» mi fa la linguaccia e ride.
“Ha dei problemi! Però è simpatico sul serio.”
Rido ancora. Nel frattempo i cinque minuti sono passati, tolgo il termometro dalla bocca della bimba e «Trentasei, trentasei e basta!» dico.
«Sarà semplicemente stanca» fa spallucce, Luke.
«Può darsi, sì» mi giro verso Beth. «Tesoro, io vado dagli altri, ma voglio che premi quel campanello qualsiasi cosa ti serva. Okay?»
Lei annuisce, poi trova la sua posizione e chiude gli occhi. È così bella e dolce. La sua carnagione chiara risalta le guance rosse che ha, ed i suoi capelli si sparpagliano senza una regola precisa sul cuscino, mentre respira, la sua pancia si muove ritmicamente.
Le accarezzo una guancia e sorrido senza neanche rendermene conto. Mi sono affezionata a lei così presto, non pensavo che mi sarebbe successa una cosa simile in così poco tempo. Insieme disegniamo, aiutiamo Cora a cucinare e guardiamo la tv. Quando non c’è nessuno fuori, ci mettiamo anche a correre sul prato. Ci sdraiamo e guardiamo il cielo, dando una forma plausibile alle nuvole. Ci vogliamo bene, lei è buona proprio come sembra. Il suo viso angelico le rende giustizia.
 
«Allora, è molto alta la febbre?» mi chiede Jamie, mentre scendo le scale.
Luke è proprio dietro di me.
«Trentasei, non ce l’ha proprio. Ma è molto stanca, adesso sta riposando» faccio spallucce, avvicinandomi a loro. «Voi avete finito di provare la scena che provavate anche mezz’oretta fa?» rido, incrociando le braccia al petto.
«Se Anthony non ridesse, faremmo un passo avanti!» alza gli occhi al cielo, Dakota, divertita.
«Stai alzando gli occhi al cielo, Ana?» scherza Jamie, facendo il finto arrabbiato. Tutti scoppiano a ridere, me compresa, capendo a cosa si sta riferendo.
«Lo ammetto» alza la mano, Anthony. «Ma c’è da dire che le facce di Jamie sono impagabili, non riesco a trattenermi!»
«Certo, adesso è colpa mia» si indica, il signor Dornan.
«Da quanto lavori qui, tesoro?» mi chiede Rita, cedendo il Nintendo a Victor. Accavalla le gambe, appoggiandoci su il gomito.
“E’ davvero bellissima.”
«Un mese, quasi» sorrido.
«Vedo che la bambina si è affezionata molto a te, per questo te l’ho chiesto…»
«Credo che Adele sia una persona speciale, non lo ammette, ma è dolcissima» le fa eco Dakota.
“Io? Dolcissima? Diciamo che sono un po’ obbligata, forse?”
«Ti ringrazio» arrossisco. Comincio a torturarmi di nuovo le mani, mentre fisso i miei tacchi. Sento di colpo la mia camicia stringersi, odio queste situazioni. Quando mi fanno i complimenti non so mai cosa rispondere, e arrossisco, arrossisco parecchio. Mi sento osservata, detesto stare al centro dell’attenzione, mi toccherà spostare l’argomento altrove.
«Devo guardare una bambina, non potrei non esserlo» faccio spallucce.
«Oh, la motivazione non è solo questa» sbuffa, Dakota.
«Non sei americana, però» le fa eco Rita. E la ringrazio mentalmente per aver scelto un argomento diverso da quello precedente.
«No, sono russa ma abito in America da un bel po’ di tempo.»
«Ti capisco, io sono nata in Albania, so cosa intendi» mi fa l’occhiolino, sorridendo subito dopo.
«E’ difficile ambientarsi in un posto così grande» spalanco le braccia per rendere l’idea. «Per non parlare della lingua. Ancora faccio confusione» rido.
«Io all’inizio comprai un vocabolario tascabile. Devo dire che mi fu molto utile» annuisce.
Mi avvicino, sedendomi proprio accanto a lei.
«Ti manca l’Albania?» le chiedo. Una mano la poggio sulla sua gamba, mentre l’altra la strofino dietro la sua schiena, lentamente. Lei abbassa lo sguardo sulle sue scarpe e sorride amaramente. Sembra che intorno a noi non ci sia più nessuno, adesso esistiamo solo io e lei.
«Abbastanza, ma ora la mia vita è qui» alza lo sguardo, concentrandosi su di me.
«Capisco. E i tuoi genitori sono qui in America, immagino…»
«Sì, non potevo lasciarli lì, non ce l’avrei fatta» fa spallucce.
«Ovviamente» le sorrido. «Beh, quando vorrai andare in Albania, avrai qualcuno a cui chiedere di accompagnarti. Voglio dire, non l’ho mai vista, vorrei tanto riuscire a farlo.»
Lei mi abbraccia e «Con piacere» sussurra, staccandosi.
 
«Anche io voglio imparare il russo!» esclama Eloise, dimenandosi sulla sedia. Mi porto una ciocca di capelli dietro l’orecchio e «Non è così semplice come sembra, ci sono molti simboli da imparare ed è complicato» faccio spallucce, guardandoli tutti.
Beth è seduta comodamente sulle mie gambe, mentre gioca con suo padre, che siede proprio affianco a me.
«Che ingiustizia» si ammusa, Eloise, incrociando le braccia al petto. «Potresti insegnarmi solo qualcosa? Che ne so, come si dice ti amo
«Ti amo si dice ya lyublyu tebya, questo non è complicato» sorrido.
«Capito, Elliot?» scimmiotta, la bionda. «Ya lyublyu tebya! Sono bravissima» e si applaude da sola, facendo ridere Dakota e Victor.
«Adesso non la finirà più, lo ripeterà all’infinito» risponde Luke, alzando gli occhi al cielo.
Senza dire una parola, Beth mi prende la mano e mi trascina con sé. Sussurro un flebile “scusate”, mentre superiamo il tavolo. Jamie mi segue con lo sguardo, i suoi occhi sono più grigi del solito. Rimango ferma a guardarlo per un po’ e non ce la faccio, arrossisco come una bambina di due anni. Tutti si concentrano su noi due, poi Beth mi fa notare che dobbiamo andare e mi volto, seguendola ancora. Apre la porta, non arrivando alla maniglia si alza sulle punte. Non ho idea di cosa voglia fare, non mi sta facendo capire granché. Raggiungiamo il giardino e lascia la mia mano, avvicinandosi ad un Super Santos. Lo indica e «Giochi con me?» urla, battendosi le mani da sola. Rido, coprendomi la bocca col dorso della mano.
«Certo» rispondo, indietreggiando un po’. Lei lo prende, si da la carica e lo lancia. Riesco a prenderlo al volo, lei sorride e glielo passo di nuovo. Poi da un calcio alla palla, questa torna da me, poco dopo ce l’ha di nuovo in mano.
«Luke!» esclama, lanciando il Super Santos a lui. Questo lo prende al volo.
«Possiamo giocare anche noi?» dice Dakota, raggiungendo Beth.
«Non vedo dove sia il problema» faccio spallucce.
Luke si posiziona proprio affianco a me e tira la palla verso la piccola. Lei lo passa a Dakota e questa lo lancia a me. Cominciamo a giocare tutti e quattro senza fermarci un attimo, fino a quando non esce Jamie di casa.
«Adele, puoi raggiungermi un momento?» mi guarda fisso, e quasi fulmina con lo sguardo Luke. Forse perché mi tiene per la vita, tenendo poggiata la testa sulla mia spalla. Ridiamo entrambi, perché io stavo per cadere e lui mi ha presa al volo.
“Inciampo sui miei stessi passi, grandioso!”
«Arrivo» gli rispondo, staccandomi da Luke. Questo ragazzo mi sta troppo appiccicato, ed io ovviamente gli do retta, certo.
Quando siamo dentro, Jamie mi accompagna in cucina.
«Mi aiuti a prendere il dolce, per favore? Cora è impegnata in una chiamata, Madaline sistema il letto di Beth e non posso chiedere agli ospiti, sarebbe ineducato» sorride, dirigendosi verso di frigorifero.
“Oh, wow.”
«Sì, certo» faccio spallucce.
Jamie prende la torta, ne annusa l’odore e poi la poggia sul tavolino, proprio davanti ai miei occhi. La guarda sorridendo, sembra soddisfatto del lavoro compiuto da Cora. Ed effettivamente lei è molto brava, ha le mani d’oro.
«Cora ha detto di metterci la panna, quindi…» mi porge un attrezzo strano. Io lo fisso, non ho la minima idea di come si usi.
Lui scoppia a ridere, butta la testa indietro e la scuote un po’. «Sei una frana in questo, non è vero?»
«Diciamo che non sono una grande cuoca» non ho giustificazioni, lo so.
«Okay, adesso proverò io a fare qualcosa. Ma mi devi un favore!» esclama, pizzicandomi un fianco.
“Sì, speraci! Speriamo se ne dimentichi.”
Prende l’attrezzo misterioso tra le mani e lo strizza, facendo sì che dal beccuccio esca della panna super buona.
“Questa frase ha cinquanta sfumature di porno, ma non alludevo a quello. Sta davvero mettendo della panna da cucina sulla torta, giuro!”
Arrossisco al pensiero, voltandomi dalla parte opposta alla sua. Chiudo gli occhi per una manciata di secondi, riflettendo su ciò che stavo pensando. Cerco di non ridere, mi mordo le labbra pur di riuscirci, ma la situazione è troppo imbarazzante. E lui non è di aiuto.
«Ti burli di me?» ridacchia.
Mi giro a guardarlo: si morde le labbra e socchiude di occhi per trovare la concentrazione di cui ha bisogno.
«So che è imbarazzante questo affare, ma non è di certo colpa mia.»
«Assolutamente» alzo le mani. «Sta… Sta facendo del suo meglio».
Non è cosa da tutti i giorni strizzare aggeggi misteriosi, utilizzarli senza sapere neanche come fare. Anzi, è fin troppo bravo!
Lui però pensa che io lo stia prendendo in giro, perciò si blocca di colpo e si gira a guardarmi. Io lo guardo di conseguenza, non capendo cosa voglia fare o cosa stia pensando.
Si spruzza un po’ di panna sul dito: fa finta di volerla mangiare, invece la posa proprio sul mio naso. Per quanto io voglia evitarlo, mi vendico. Prendo un po’ di panna dalla torta e la spalmo su tutta la sua faccia. Scoppiamo entrambi a ridere: sembriamo due ragazzini!
«Mi stai dichiarando guerra, Adele?» alza le sopracciglia e, con quell’attrezzo, mi spruzza tutta la panna addosso. Cerco di coprirmi con le mani o con i coperchi, ma non ci riesco.
Vedo sul tavolo una pentola piena di cioccolata, non so cosa Cora voglia farne, ma adesso mi serve. Prendo il mestolo, lo riempio di cioccolata e gliela tiro addosso. La sua camicia bianca viene sporcata dalla sottoscritta in meno di tre secondi.
«Che schifo!» grida, allontanandosi. Non smette comunque di sporcarmi, quindi perché dovrei cedere io?
«Ha cominciato lei, e adesso finiamo» rido, continuando a lanciargli cioccolata.
Cerco di nascondermi, ma lui fa il giro della penisola e mi trova. Scivola sulla panna che occupa la maggior parte del pavimento ormai, cadendomi praticamente addosso.
Le risate ormai non riusciamo più a contenerle, lui si siede sul mio bacino e posiziona le gambe ai lati della mia vita.
Pensavo volesse finirla, invece prende la torta e la spappola sulla mia faccia con una classe a dir poco pazzesca.
“Bastardo!”
Io però faccio la stessa cosa con ciò che ne è rimasto.
«Questo gioco non mi sta piacendo» ride Jamie, pulendosi la faccia - per quanto può - con le mani.
Io tolgo la panna dai miei occhi. Per quanto possa sembrare strano, odio la cioccolata. E, l’idea di averla addosso, non so, mi fa venir voglia di vomitare.
«E’ carino però, tutto sporco di cioccolata» lo indico.
«Christian Grey, a questo punto, ti leccherebbe tutta» ghigna. «Dio, Adele, sembriamo due sfollati!» si passa una mano tra i capelli.
“Già. E chissà di chi sarà mai la colpa!”
Scoppio a ridere, coprendomi la pancia con le mani. Le sue facce sono buffe, perché cerca di leccarsi una guancia, ma non ci riesce.
«Anastasia a questo punto ti direbbe di sbatterla come se non ci fosse un domani, probabilmente» faccio spallucce.
«Probabilmente sì, sai, sono l’uomo più sexy d’America!» mi fa l’occhiolino.
Ridiamo di nuovo. Si sbilancia per prendere i fazzoletti sul tavolo, ma cade di nuovo su di me. Si tiene in tempo, poggiando le mani ai lati della mia testa.
«Mi sa che sto diventando un rammollito, non mi reggo più in piedi» sussurra.
Le sue labbra sono vicinissime alle mie, i nostri nasi si sfiorano. Mi guarda fisso, io sorrido.
«Mi sa che la badante serve prima di quanto lo si creda.»
«E continui a prendermi in giro?» urla quasi, cominciando a farmi solletico sulla pancia.
Mi contorco sotto di lui, cerco di fermarlo, ma come posso? Rido così tanto che lo stomaco comincia a farmi male, scuoto la testa e lui sorride orgoglioso di sé stesso.
“La pagherai!”
«Cosa sta accad-» Cora si blocca di colpo, e pure Jamie. «La mia torta!» urla, portandosi le mani ai lati della sua faccia.
“Avete presente L’Urlo di Munch? Uguale!”
Jamie si gira a guardarla. «Scusami, Cora» dice. «Ne prepareremo una nuova subito, non sarà mai buona come la tua, ma ci proveremo.»
Lei ci squadra, indicandoci. «E il mio coccolato!»
«Sì, scusami, è stata colpa mia» alzo la mano, abbassando subito lo sguardo. Mi sento troppo il colpa, ma come si dice? In amore e in guerra tutto è lecito!
La povera donna ci indica, poi scoppia a ridere anche lei. So che è divertente il modo in cui ci siamo ridotti: io ho panna e cioccolato sui miei capelli, la mia camicia da bianca è diventata color cagarella e i miei pantaloni sono di un bianco sporco incomprensibile; stessa cosa per Jamie. Sembriamo davvero due sfollati.
«Cos’avete nel cervello, moscerini? Come pulisco tutta questa roba?» ghigna, portandosi le mani sui fianchi. Si guarda intorno, notando il casino che abbiamo combinato. Nel frattempo ci raggiungono gli altri che, più o meno, appena ci vedono hanno la stessa reazione di Cora.
«Vi divertite con poco, a quanto pare» si morde le labbra, Dakota, avvicinandosi a me. «Posso?» mi chiede.
«Cosa?»
«Leccarti una guancia. Ci sono panna e cioccolata sopra» fa spallucce.
«Sì, ma ci sono anche bb cream e fondotinta sotto» ridacchio.
«Vorrà dire che correrò il rischio». Poggia le mani sulle mie spalle e lecca una mia guancia, io chiudo gli occhi e arriccio il naso: mi sta facendo solletico.
«Mh, sei buona» ride.
 
«Un classico: il puttaniere che s’innamora della pura verginella» sospira Jamie, sistemandosi sul divano.
«A me piace tanto questo film, sarà che ballo da una vita» faccio spallucce.
Abbiamo pulito la cucina da cima a fondo, mentre Cora si occupava di Beth e i ragazzi tornavano a casa. Ci siamo fatti anche una doccia, dovremmo dare il buon esempio e invece guardate cosa combiniamo! Adesso stiamo guardando Dirty Dancing, in tv c’è solo questo! Lui sbadiglia, girandosi a guardarmi.
«Balli da una vita?»
Annuisco.
«Cosa?» chiede, interessato.
«Latinoamericani, balli di coppia» sorrido, pensando a Johnny, il mio ballerino. Dovrei chiamarlo, adesso che ci penso, e ritornare da lui al più presto.
«Quindi, presumo ci sia un uomo che si strusci su di te» cambia espressione, riportando il suo sguardo sulla tv.
“Strusciare… Che parolone!”
«Più che strusciare, mi accompagna» dico.
«Sì, come vuoi» alza gli occhi al cielo.
«Beth sta dormendo, adesso vado anche io. Buonanotte, ragazzi!» ci sorride, Madaline, sparendo in pochi secondi.
«Buonanotte» diciamo all’unisono, anche se già non c’è più. Ma credo ci abbia sentiti.
Jamie fa zapping sfrenato, finché non trova un canale in cui trasmettono solo canzoni anni ’60/’80. A parer mio sono bellissime, amo quel genere di musica. Adesso, ad esempio, stanno passando “Mandy”, di Barry Manilow. Stupenda, è molto lenta, ma assolutamente stupenda.
Jamie sorride, passandosi un mano sul mento. Lo capisco, io sto facendo la stessa identica cosa. Stanno facendo vedere tutte le immagini di quel cantante, i video dei suoi concerti. Non dico niente, piuttosto mi godo la canzone. Chiudo gli occhi, azzerando il mio cervello.
Quando il ritornello è vicino, sento chiamarmi.
«Balli questo pezzo con me?» è in piedi, proprio difronte a me, e mi tende la mano.
La prendo, stringendola un po’. Avvinghio le mie braccia al collo di Jamie, mentre lui poggia le sue mani sui miei fianchi.
Oh Mandy, well, you came and you gave without taking. But I sent you away.
Poggia il mento sulla mia spalla e lo sento sospirare.
Non c’è più nessuno, ci siamo solo noi, scalzi, nel salone, a ballare un meraviglioso lento. La stanza non è illuminata, o meglio, fa luce solo un’abasciur bianca.
Oh, Mandy well, you kissed me and stopped me from shaking.
«Ti piace?» chiede, con voce rauca.
«Cosa?»
«La canzone» sorride.
“Idiota, Adele! Cos’altro dovrebbe piacerti, lui? Che ti tiene stretta manco fossero gli ultimi giorni?”
«Certo, a lei piace?»
«Quando la smetterai di darmi del lei? Non ti pare che dovresti darci un taglio?»
«Sì, credo, non lo so» faccio spallucce.
And I need you today. Oh, Mandy!
Si stacca da me e «Sì, suppongo di sì» sorride appena.
 
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Mi piacciono le canzoni del 15-18, avete ragione!
Scusate per l’enorme ritardo, ma il mio computer ha deciso di rompersi dal giorno alla notte senza neanche preavviso. Quindi diciamo che ho perso tutto, perciò ho dovuto riscrivere l’intero capito che già avevo preparato. Spero vi piaccia, sarò velocissima a pubblicare l’altro, giuro.
Un bacione a tutte, e grazie ancora per le recensioni! Ah, scusate per gli eventuali errori. Ho pubblicato tutto molto frettolosamente, ricontrollerò presto.
   
 
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