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Autore: JarOfHearts_World    24/05/2015    0 recensioni
Conoscete la canzone di Christina Perri "A Thousand Years"?
Vi consiglio di ascoltarla prima di immergervi in questo racconto, o anche durante la lettura, non potrei trovare parole migliori in questo spazio per descriverlo.
Spero veramente che vi piaccia, se è così, ma anche se non lo è, fatemelo sapere tramite messaggi e recensioni se vi va e ora...Buona lettura.:)
Genere: Malinconico, Sentimentale, Song-fic | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Londra, estate 2000.

Kathleen dormiva felice nel suo grande letto, avvolta da lenzuola di seta che profumavano di lavanda.
Ad avvolgerla c'erano anche le braccia di un ragazzo con una cascata di riccioli, incontrato solo pochi giorni prima sui gradini esterni del British Museum.
Lei si trovava lì per caso, lui per fingere di visitare il museo.
"Sei del posto vero?Non sembri una turista!"
"Esattamente...Il tuo accento è buffo, sei italiano?"
"Come hai fatto a indovinare!"
"Si può dire che per metà lo sia anche io, Kathleen"
"Alessandro, ma tutti mi chiamano Alex"
Ci fu una breve stretta di mano, lui era rimasto subito colpito da quel viso angelico fatto da lineamenti delicati e due perle blu come occhi, lei invece era divertita, quell'espressione vispa in mezzo a tutti quei capelli le aveva dato l'idea di un leone che ancora non sapeva bene cosa fare della sua propria vita, che si trovava lì per caso e senza un particolare obiettivo da perseguire.
Non servirono molte parole, ma tra i due sbocciò l'amore quasi in un istante, come nelle fiabe.
Essi non lo sapevano, o forse si ma semplicemente non ci avevano mai riflettuto.
I mesi che passarono insieme furono intensi, brillanti, luminosi.
L'estate migliore di sempre per entrambi, al punto che quando lui si ripresentò nel periodo natalizio Kathleen quasi scappò di casa per passare qualche giorno sola con Alex in una casetta immersa in una verdissima brughiera, lontano da tutto e da tutti quanti.


Genova, settembre 2014.

Una festa di bentornato, cartelloni, dolci e i bimbi del reparto con i palloncini.
Luca era per mano ai suoi genitori, con uno zainetto sulle spalle e il volto sorridente pronto ad uscire.
Tutti venivano a stringerle la mano, a chiederle fotografie della bambina e complimentarsi.
C'era anche Margherita, la collega e migliore amica di Kathleen che stava in disparte a mangiare muffin e biscotti.

-Adesso basta, tornate tutti quanti al lavoro- lo aveva detto sorridendo e con tono pacato, ma nascondendo un velo d'irritazione.
Il suo reparto era tra i più tristi dell'ospedale, alcune volte nemmeno gli animatori riuscivano a mantenere il sorriso e li si vedeva piangere nei corridoi o sul pavimento del bagno.
Kathleen, introversa per natura, celava benissimo i suoi sentimenti anche davanti alla morte, rimanendo professionale ed esternando la giusta dose di umanità che la sua posizione lavorativa prevedeva.
Si avvicinò a Margherita, invitandola a seguirla nel suo studio mentre un'infermiera le passava cortesemente il suo camice.

-Sicuramente non è come poltrire a casa...Ma non pensavo ti dispiacesse così tanto tornare, anzi!- di bassa statura ed esile corporatura, Margherita era uno dei migliori medici, con due specializzazioni, decine di riconoscimenti e un'immensa umiltà.
Era da poco diventata primario del reparto, ma il tempo che passava in ufficio tra le scartoffie era limitato al minimo indispensabile.
-Abbiamo vari pazienti nuovi, ho bisogno che tu faccia un consulto ad una bambina arrivata ieri da cardiologia perché c'è qualcosa che non mi convince...Temo si tratti di qualcosa sfuggito a tutti fin'ora, perfino a me...Ho nel mio ufficio i risultati dei vari esami che sembra non evidenzino masse sospette ma...Ma non sono sicura che tu sia pronta a ricominciare.-
A quel punto Kathleen, che era rimasta a perlustrare il suo ufficio ascoltando vagamente l'amica, si girò di scatto verso di lei con aria quasi stizzita.
-Ma che dici?-
-Ti sei vista?Non sembri quasi in grado di intendere e di volere, non so se metterti tra decine di bambini con il cancro sia un bene al momento, forse hai un disequilibrio ormonale?
O una sensibilità materna troppo sviluppata?-
-Ma va, smettila con queste castronerie-
Kathleen prese posto dietro alla scrivania, anche Margherita si sedette all'altro lato, prendendo la scatola dove Kath  teneva le caramelle e riempendola con quelle che l'amica appena entrata aveva poggiato sulla scrivania.
-E allora cos'hai?-
Kathleen scrollò le spalle, aggiungendo la foto di Beatrice accanto a quella di Chris, accese il computer e finalmente rispose all'amica che spazientita stava per andarsene.
-Credo di averlo visto...-
-Di aver visto chi...?-
-Lui-
Margherita era l'unica persona in Italia a sapere di Alex, le due non ne parlavano mai anche se ogni tanto l'argomento tendeva a venire a galla.
-Lui...Lui il ragazzo italiano?-
-Si, lui!-
-E sentiamo dove l'avresti visto questa volta?Credevo che ti fosse passata...-
-Sono certa che fosse lui, l'ho visto con i miei stessi occhi!Gli stessi capelli, la stessa andatura...L'ho anche visto in volto!-
Ci fu un breve silenzio, disturbato solamente dai rumori di corridoio.
-Credimi, era di profilo e dietro al vetro di una finestra, stava sorridendo...-
-Si ma, dove?-
-Alla scuola di Chris, credo sia un insegnante-

A queste parole Margherita scoppiò a ridere, irritando Kathleen che battè i pugni sulla scrivania per zittirla.

-No scusami, quello che era in vacanza a Londra perché il padre aveva detto che era una città figa, quello che a vent'anni pensava che Shakespeare fosse un compositore ora è un'insegnante?-
-Esattamente.-
-Tuttalpiù potrà insegnare educazione fisica...-
-Non importa quello che insegna!Importa che si trova in questa città, nella stessa scuola di m...Nella stessa scuola di...-
-Di vostro figlio- disse Margherita, alzandosi e avvicinandosi all'amica in crisi.
-Ma tu ti rendi conto?-
No, Margherita non poteva rendersene conto, solamente Kathleen poteva capire quello che le stava succedendo o forse nemmeno lei.
Se si fosse trattato davvero di Alex...Lei non sapeva come reagire, come comportarsi.
Lorenzo credeva che Chris fosse figlio di un compagno di studi di Kathleen che di lui non aveva mai voluto saperne, Chris credeva che suo padre fosse un pompiere morto durante la gravidanza di Kathleen di nome Bob e lei non passava giorno che anche solo per un istante non pensasse al ragazzo con il quale aveva conosciuto il significato della parola amore.
-Sai quando...Quando lui partì alla fine dell'estate credevo che non l'avrei più rivisto, ma non mi importava molto.
Ero realista, la mia cotta estiva doveva giungere al termine prima o poi e avrei continuato la mia vita concentrandomi sullo studio.
Poi è tornato, me lo sono ritrovato davanti a casa all'alba del 22 dicembre e da lì...-
-Da lì hai capito che non era solo la tua cottarella estiva, che era il tuo vero amore, quello che si trova solo nella fantasia-
-E infatti così è stato, è sparito poco dopo Capodanno senza mai scrivermi neanche una lettera...-

Dopo non molto tempo dalla partenza di Alex, Kathleen aveva scoperto d'essere incinta.
Con l'appoggio della famiglia tenne il bambino, riuscì ad andare avanti negli studi e si avviò un'ottima carriera, sempre pensando al ragazzo che amava ma che forse non avrebbe mai più rivisto.
Si, lei era attualmente sposata con Lorenzo, ma è possibile dimenticare il vero amore?
Se Giulietta fosse viva e sposata sarebbe riuscita a dimenticare Romeo?
E Rose, Rose si è fatta una vita e una famiglia ma non le batte ancora il cuore ripensando a Jack?
Kathleen non ha mai smesso di amare Alex, mai smetterà di farlo.
E' arrabbiata con lui, è arrabbiata perché le ha già rovinato la vita una volta e forse sta per rifarlo, ma lo ama.
Lorenzo non le ha mai fatto battere fortissimo il cuore, c'è affetto da parte sua ma si può definire amore?
Da parte di Kathleen, sicuramente, no.

Un'infermiera interruppe il momento, un bambino si sentiva male e c'era bisogno di Kathleen, lei sollevata uscì dall'ufficio seguita dall'amica.
Distrarsi le sarebbe servito, prima o poi avrebbe dovuto affrontare la situazione ma non adesso.

[...]


Per Chris si era appena concluso il primo intervallo da liceale, aveva trascorso quasi due ore con la professoressa di matematica, un'arpia prossima alla pensione con una voce stridula e irritante.
Aveva blaterato norme sul comportamento e nozioni essenziali per l'inizio del programma mentre i ragazzi si scrutavano attenti tra loro.
Chris conosceva un paio di persone della sua nuova classe, si era situato nell'ultimo banco vicino al suo amico Marco, ex paziente di sua madre, e aveva parlato solo al momento delle presentazioni alla professoressa.
Al termine dei dieci minuti di libertà, i ragazzi tornarono frettolosamente in aula e nell'attesa dell'arrivo dell'insegnante si misero a parlare del più e del meno per conoscersi.
Nella confusione, si accorsero della presenza dell'insegnante solo quando la corrente fece sbattere la porta e tutti si girarono incuriositi verso la cattedra.
Presero posto ai loro banchi, rimasero in piedi e in silenzio come dei soldatini mentre l'insegnante li guardava divertito.
-Buongiorno a voi, sedetevi!-
Era decisamente più giovane della collega di matematica, aveva i capelli ricci e i lineamenti delicati che lo facevano sembrare un ragazzino.
Appena Chris lo vide gli venne da sorridere, spontaneamente.
L'insegnante se ne accorse e fece lo stesso, avvicinandosi al suo banco.
-Quindi non sono più l'unico con la criniera qui dentro...- 
Se Chris non avesse avuto il viso praticamente identico a quello della madre, sarebbe stata la parfetta fotocopia del suo nuovo insegnante.
-Sono il vostro insegnante di lettere, il professor Donati...Ce lo facciamo un giro di presentazioni?-
Si accomodò seduto sulla cattedra con il registro tra le mani, quasi gli venne un attacco al cuore una volta arrivato a...

-Me...Messing Christopher-

Chris si alzò intimidito dai compagni che lo fissavano, ma ancora di più dagli occhi sbarrati del professore.

-S..Sono io.-
-Messing?-
-Si...Qualcosa non...-
-No no, scusami.- il professore scosse la testa e riprese il suo sorriso -Allora, parlami di te!-
-Mi chiamo Christopher...Mi piacciono le materie scientifiche e vorrei..-
-Da dove vieni?- lo interruppre il professore.
-Abito qui vicino-
-Si ma, la tua reale provenienza.-
-Londra, ma vivo qui da ormai cinque anni-
A quel punto al professore cadde il registro, uscì dall'aula senza raccorglierlo e i ragazzi rimasero basiti dalla situazione, specialmente Chris che piano tornò a sedersi.
-Questo è fuori- gli sussurrò all'orecchio l'amico.

Rientrò dopo quasi dieci minuti, col sorriso e l'aria sicura di quando era entrato.
-Scusate, sentendo dire Londra da Christopher mi sono ricordata che avevo una cosa importantissima da dire a una collega di inglese e sono scappata per correre da lei, avanti, riprendiamo con le presentazioni!-







  
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