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Autore: ZouisAF    24/05/2015    1 recensioni
Si sono conosciuti in un lavanderia. Uno tutto ad un pezzo, saccente e pieno di sé, l'altro timido, fragile ma con le idee ben chiare.
In alcuni momenti Zayn penserà a un piano per uccidere Louis, quest'ultimo dal suo canto escogiterà un nuovo modo per toccare i nervi a Zayn ma alla fine avranno entrambi la certezza che quel giorno in lavanderia gli abbia cambiato la vita.
Genere: Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Louis Tomlinson, Zayn Malik
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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Quando riaprì gli occhi, il mattino seguente, il sole batteva sulla mia faccia visto che la sera precedente avevo dimenticato di chiudere le tende, avevo ancora la parte destra del viso schiacciata contro il cuscino e bibistabte avessi la luce fastidiosa del sole in faccia e la vista sfocata di chi è appena sveglio allungai una mano per prendere il cellulare dal comodino, feci scorrere il dito sullo schermo e mi tirai a sedere quando mi accorsi di aver ricevuto un messaggio –era una cosa strana perché io non ricevevo mai messaggi, se non da parte di mia madre che mi chiedeva se ero vivo, ma succedeva solo a natale o il giorno del ringraziamento- lessi il nome in alto ed era Bob che mi augurava una buona giornata, risposi augurando lo stesso a lui e poi mi alzai dal letto, mi vestì in fretta e mentre mi lavavo i denti controllai il cellulare, nessuna risposta.
Appena fui pronto uscì di casa, tenevo il cellulare in una mano e il lettore cd attaccato ai pantaloni, ogni tanto sentivo i tassisti urlare e suonare il clacson perché probabilmente è vietato camminare lentamente sulle strisce mentre si controlla che un tipo strano e intrigante ti abbia mandato un messaggio. Presi un caffè all’angolo della libreria in cui lavoravo, solo per riscaldarmi le mani attorno al bicchiere di carta, non mi piaceva davvero il caffè ma se ci aggiungi una ciambella glassata al cioccolato allora diventa quasi buono.
Entrai in quel ambiente vecchio, polveroso e con quel tanfo di chiuso misto alla muffa che stava dietro le librerie in legno, mi avvicinai alla signora Rose che stava ancora lavorando a quella sciarpa per il nipote, un disgustoso verde lime con delle sfumature rosse e la lana era paragonabile al fil di ferro ma a lei piaceva e probabilmente quella sciarpa avrebbe ricoperto suo nipote da capo a piedi, ci lavorava da settembre. Appena fui vicino al bancone ci poggiai sopra lo zaino e poi mi avvicinai all’anziana che era il mio capo e le baciai la guancia
“Buogniorno signora Rose, vuole una ciambella al cioccolato?”
“Tesoro quelle cose ti marciscono i denti, domani ti porto i biscotti che ho fatto insieme ad Abby, quelli non fanno male - mi sorrise e poso i ferri sulle proprie gambe levandosi gli occhiali rotondi da sopra il naso e mi guardò con quel suo sguardo dolce, che solo le signore anziane sanno fare, poi continuò – tesoro, dovresti uscire con la mia Abby, è graziosa e gentile stareste benissimo insieme”
Abby era la nipote più piccola della signora Rose, da quando il signor Trouper era morto lei si prendeva cura della nonna e del fratello, la signora Rose aveva cercato diverse volte di combinarci un appuntamento ma in un modo o nell’altro non siamo mai riusciti a vederci. 
“Tesoro, vado a fare una passeggiata, prenditi cura tu dei baimbini del signor Trouper” ogni mattina mi lasciava con la stessa frase, poi usciva e tornava solo per salutarmi prima di andare a casa. 
Nella libreria non c’era molto da fare, stavo per la maggior parte del tempo seduto a leggere, ogni tanto sistemavo gli scaffali che venivano giù perché troppo vecchi e altre volte riordinavo i libri, la signora Rose non pretendeva che lo facessi, lei voleva solo che stessi seduto a controllare la gente che entrava in negozio ma a me faceva piacere prendermi cura di quel posto e dei bambini del signor Trouper, i libri per l’appunto.
Dopo la giornata a lavoro con vendite zero chiusi la porta con doppio giro di chiavi e me ne uscì in strada, ripercorsi la strada verso casa facendo solo una fermata, nel ristorante cinese per prendere quella che sarebbe stata la mia cena. Appena fui nel mio appartamento lasciai lo zaino per terra e iniziai a levarmi i vestiti per poter fare un bagno caldo, quando fui immerso tra la schiuma allungai una mano verso il telefono ma niente messaggi o chiamate per me e sprofondai ancora di più tra la schiuma immaginandola più come lo sprofondare nella disperazione di una dodicenne che non viene ricambiata dalla propria cotta.
Andai a dormire tardi, per aspettare un messaggio che non sarebbe arrivato.

Andò così per una settimana, che passai col telefono in mano ad aspettare un qualche segno di vita da parte di Bob, che però non arrivò.
Il martedì pomerigio decisi che avrei smesso di aspettare, anche perché avevo il cesto della biancheria da lavare che urlava per essere svuotato, così mi armai di zaino, sacchetto dei vestiti e tanta calma e raggiunsi la lavanderia con la speranza che ci avrei trovato lui –come se lui stesse perennemente li ad aspettarmi.
Quando fui dentro le uniche persone con me erano donne e in ogni caso troppo alte perché potessero essere Bob. Misi a lavare i miei vestiti e con il broncio di un bambino che non riceve il suo gelato anche dopo aver finito i compiti mi sedetti sulla panca vicino la vetrata, in quel momento sentì come se lui fosse al mio fianco e alzai gli occhi, squotendo il capo quando mi accorsi di star diventando davvero patetico. Ma il mio sguardo notò qualcosa su una delle ascugatrici, un cruciverba, nuovo, con la copertina senza strappi. Mi alzai dal mio posto e presi il piccolo giornale tra le mani, era davvero nuovo, iniziai a sfogliarlo velocemente finchè l’unica pagina usata attirò la mia attenzione.
Tornai seduto con il giornale in mano, iniziai a leggere e sorrisi, era tutto sbagliato, probabilmente la soluzione che aveva suggerito a me era stata l’unica che abbia mai azzeccato in vita sua – non ne conosco il motivo ma mi convinsi fosse suo quel nuovo cruciverba. Continuai a guardare la sua scrittura, il modo strano in cui le L  sembravano delle C e le A si confondevano con le O, poi decifrai il messaggio. 
Nei quadretti verticali c’era la via e l’indirizzo della lavanderia, in quelli orizzontali l’ora e il giorno, mi aveva lasciato un messaggio, non potevo crederci queste cose non succedono davvero eppure avevo appena trovato un messagio segreto, nascosto nei quadrati di un cruciverba –sempre che l’abbia scritto lui e non un serial killer che segue le mie mosse e sa della mia ossessione per i cruciverba.
Misi il cruciverba nello zaino e presi la mia roba, senza dare il tempo all’asciugatrice di finire il suo lavoro, uscì da quel posto che iniziava a starmi stretto e corsi a casa, mi chiusi la porta alle spalle con il fiatone di chi correva per non essere preso e ucciso.
Non potevo crederci, magari non era indirizzato a me o magari è indirizzato a me ma è solo uno scherzo.
Decisi di ignorare ogni cosa riguardasse Bob o i cruciverba per tre giorni, il quarto giorno quando l’orologio in biblioteca mi ricordò con quel suo rintocco da film horror che era arrivata l’ora di chiudere, raccolsi con calma la mia roba, chiusi la porta con due giri di chiave come il solito e presi un gran respiro che mi parve il primo della giornata. 
Avevo deciso di mangiare fuori, nel piccolo ristorante cinese in cui andavo di solito per il take away, dopo aver mangiato tornai in strada e iniziai a camminare verso la lavanderia, il cuore mi batteva forte e le mani mi sudavano come ogni volta che ero sotto pressione. Quando svoltai l’angolo mi accorsi subito di una figura dalle gambe sottili e dalla bassa statura, era Bob senza dubbio, appena fui abbastanza vicino si spostò dalla testa il cappuccio della felpa extra large che indossava e mi sorrise, avrei preferito non farlo ma ricambiai il sorriso. 
Fui fortunato, non avevo coglia di parlare per primo ma non ci furono problemi, parlò lui.
“Hey Zaynie, hai trovato il mio messaggio”
“Emh.. si, un po criptico non trovi?” mi appoggiai con la schiena al muro accanto a lui, anche se non riuscivo a vederlo bene in viso perchè la strada era poco illuminata
“Non ti piace il mistero Zaynie? A primo impatto sembri anche tu criptico” mi imitò nell’ultima parola e mi rubò un altro sorriso.
“Bob e se non avessi trovato io il cruciverba?” 
“Bob?” si spostò dal muro e mi si mise davanti alzando gli occhi per potermi guardare in faccia e io mi sentì andare a fuoco le guance, non solo perché i suoi occhi di ghiaccio mi stavano bruciando ma perché l’avevo chiamato con un nome che molto probabilmente non era suo e lui sembrava anche divertito dal mio imbarazzo
“s-si… il tuo nome n-non lo conosco” mugugnai a bassa voce mentre balbettavo anche, non sono sicuro nemmeno che mi abbia sentito o abbia capito almeno una parola, ma sorrise e si avvicinò ancora a me, appoggiò le mani sulle mie gambe, leggermente piegate, e si alzò sulle punte dei piedi, non capì cosa stesse facendo fin quando le sue labbra furono sulle mie. Durò un secondo poi si allontanò di poco e mi sussurrò “sei adorabile”.



-ci tenevo a ricordare che questa storia è presente anche su wattpad. 
Ringrazio tutti quelli che hanno commentato, siete dolci dolci come il miele aw. Spero di trovare commenti anche in questo capitolo e ci vediamo al prossimo, baci Cat-
  
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