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Autore: Jules_Weasley    25/05/2015    2 recensioni
Penny Shane ha sangue magico nelle vene, ma genitori Babbani. Quando riceve la lettera per Hogwarts resta molto sorpresa. Non discende da nessuno dei personaggi della saga, ma questo non vuol dire che non li incontreremo nel corso della trama. Se volete prendere con me quest'Espresso per Hogwarts, conoscerete Penny e i suoi amici, impegnati nel loro sesto anno. Conoscerete anche le sue dis-avventure sentimentali con il ragazzo per cui, da sempre, ha una cotta. La sua storia, insomma.
Leggete e recensite in tanti, è la prima FF che scrivo, quindi sono graditi pareri di ogni genere.
[Dal Prologo:
"Ne ero quasi sicuro che sarebbe toccato a lei, me lo sentivo fin dalla sua nascita” disse, strizzando l'occhio a Penny. Lei non stava più nella pelle. Suo nonno era un mago. Era arrivata una lettera. Era una strega. Fin troppe cose per essere apprese nell'arco di venti minuti.]
Genere: Commedia, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Albus Severus Potter, James Sirius Potter, Nuovo personaggio, Rose Weasley | Coppie: Harry/Ginny, Ron/Hermione, Teddy/Victorie
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Nessun Incanto è pari alla tenerezza del cuore!'
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Capitolo sei



La Mappa del Malandrino



Non appena fu uscita, Penny salì di fretta le prime scale che trovò: non le importava dov'era diretta, voleva solo che fosse un posto isolato. Mel frattempo pensava a Potter. James non era niente per lei, niente. Non avrebbe più pensato a lui. Era un insolente, ecco cosa! Dunque un suo eventuale fidanzato, secondo Potter senior, altro non sarebbe stato se non un malcapitato. Sapeva che James aveva agito forse sulla base degli ultimi avvenimenti: le resistenze che aveva manifestato nel parlargli dei suoi problemi personali. Non era una giustificazione sufficiente, comunque. Il fatto che ce l'avesse con lei non significava che si potesse permettere di prenderla in giro. La sua vita sentimentale non lo poteva interessare in alcun modo, purtroppo. Da una parte era anche meglio che Potter avesse sentito quella conversazione. Probabilmente non l'avrebbe più scocciata con le sue domande inopportune, e ciò rappresentava un vantaggio. James avrebbe pensato che il 'segreto' di Penny fosse questo ipotetico malcapitato. Quindi, tanto meglio così.



Camminava sempre più veloce, senza smettere di guardarsi indietro, per controllare che nessuno la seguisse. Del resto, aveva scelto di salire proprio per non essere seguita. Chiunque avrebbe pensato che avesse sceso le scale, non che fosse andata al piano superiore. Si fermò solo quando ebbe raggiunto un corridoio abbastanza isolato. O meglio, sembrava abbastanza isolato.



"Shane" strillò una voce melliflua, "come osi calpestare il mio spazio personale?" Un ghigno malefico comparve sul volto del ragazzo di fronte a lei. Scorpius Malfoy era lì, insieme al suo fedele cagnolino, Daniel Zabini. Ci mancavano solo loro, pensò Penny. Doveva liberarsene al più presto, prima di scatenare la terza guerra magica con quei due, che sembravano ben intenzionati a provocarla.

"Malfoy, non ho tempo per te. Togliti dai piedi!" gli intimò. In quel momento voleva stare sola, non certo con il platinato. Tentò di avanzare, ma lui le sbarrò il passo.

"Quanta fretta, Sanguemarcio! Cos'hai di urgente da fare?" le chiese Zabini.

"Non è affar tuo! Fammi passare, serpe!" rispose agguerrita.

"No" rispose Scorpius lapidario, scuotendo la testa. Penny alzò gli occhi al cielo e sbuffò.

"Senti Malfoy, sarò sincera. Ho avuto una giornata nera, non ho tempo per i tuoi giochetti" disse provando nuovamente a sorpassarli. Stavolta fu Scorpius in persona a pararsi davanti a Penny, che cominciava a preoccuparsi. Si metteva male. Il platinato tentò di afferrarla per un braccio, ma lei fece un balzo indietro appena in tempo. Mise la mano sulla bacchetta, in attesa che facessero la prima mossa; non sarebbe stata lei a sfoderarla per prima: voleva solo passare, non duellare. L'avrebbe tirata fuori solo se fosse stata costretta, per legittima difesa.

"Si può sapere cosa volete?" chiese diretta. Dallo sguardo glaciale e crudele di Malfoy comprese subito che duellare si sarebbe reso necessario. Non che la cosa la spaventasse granchè! Voleva diventare un Auror, sarebbe stato indecente se si fosse fatta impaurire da Zabini e Malfoy, anche se il fatto che fossero in due complicava le cose. Decise di vederla come un'occasione costruttiva, per fare pratica.

"Paura, Sanguemarcio?" chiese Malfoy ghignando. La guardava negli occhi, glaciale e implacabile. Penny non gli avrebbe dato soddisfazione neanche per tutto l'oro della Gringott.

"No" rispose secca. "No, e comunque mio nonno è un mago. Voi pazzi per il sangue puro non avete un termine apposito per quelli come me? Sanguemarcio, ripeti sempre quello" rispose ostentando indifferenza. Come se stesse facendo quattro chiacchiere al bar. In realtà prendeva tempo per valutare la situazione e decidere come agire, ma sentire quell'insulto era come sentir insultare Anne, la madre. Quindi non era vero che non aveva effetti su di lei. Questo, Malfoy, non l'avrebbe mai saputo però.

"Già, è un peccato, perché tu sei molto peggio di un Nato Babbano! Sei figlia di un'insulsa Magonò, feccia della feccia!" Quel ragazzo era nato per sputare veleno. La mano di Penny si strinse un po' di più sulla bacchetta: sentiva il bisogno di Schiantarlo. "Sta calma, è solo Malfoy! Fai il loro gioco se reagisci" Le sembrava di sentirsi dire da Al, la voce della ragione. "Schianta quella serpe!", le suggeriva una vocina interiore, un po' meno razionale. Non ebbe il tempo di scegliere quale opzione seguire. Zabini mise velocemente mano alla bacchett, ma lei intercettò il suo movimento e lo disarmò.

"Expelliarmus!" La bacchetta volò via dalle mani del ragazzo e Daniel si slanciò in avanti per riprenderla, ma lei lanciò rapidamente un altro incantesimo.

"Mangialumache!" Gli scagliò contro la prima formula magica che le venne in mente. Daniel iniziò a vomitare grossi lumaconi, accasciandosi al suolo. Ottimo, almeno la cosa lo avrebbe impegnato per un po'... Nel frattempo, Malfoy le aveva indirizzato un potente schiantesimo, da cui riuscì a schermarsi per un pelo.

"Reducto!" ritentò Scorpius. Ma era serio? Voleva ridurla in poltiglia?

"Protego!" ribattè, schivandolo ancora una volta. Per tutte le cavallette, lei voleva solo farsi un giro!

"Petrificus Totalus!" urlò Penny.

"Protego!" L'altro fece in tempo a ripararsi e poi tentò di Schiantarla nuovamente, senza riuscirci. Penny cercava di prendere tempo, ma non sapeva come avrebbe agito, quando Zabini si fosse rialzato per combattere. Finalmente, però, riuscì a fare qualcosa.

"Locomotor Mortis!", disse puntando la bacchetta verso Malfoy, immobilizzandolo. L'Incantesimo delle Pastoie aveva funzionato, ma non fece in tempo a godersi il trionfo. Ancora impegnata con il platinato, Zabini aveva smesso di vomitare e, strisciando, si era riappropriato della bacchetta, senza dare nell'occhio. Si alzò in piedi, tentò di schiantarla ma non ci riuscì. In compenso liberò Malfoy dalle pastoie. La situazione non era delle migliori, Penny doveva ammetterlo. Due serpi di fronte a lei, più arrabbiate di prima e pronte a tutto. Zabini tentò di pietrificarla e, impegnata a schermarsi dall'incantesimo, non si accorse di Malfoy. "Incarceramus!" tuonò il ragazzo, trionfante. Penny si sentì avvolgere da mille lacci, spire intorno al proprio corpo e al collo.

Cercò di divincolarsi da quella stretta, ma Malfoy continuava a puntarle contro la bacchetta, senza allentare minimamente la presa. Di quel passo l'avrebbe soffocata. Cadde a terra, in ginocchio. Si sentiva debole, il respiro corto. Non le piaceva sentirsi debole, in nessun caso.

Udì uno spostamento d'aria accanto a sè, dei passi in corsa, la voce di un ragazzo. "Expelliarmus!"

Improvvisamente i lacci si allentarono e Penny riuscì a liberarsene, benchè fosse ancora accasciata al suolo. Qualcuno aveva tolto la bacchetta a Malfoy.

Quella voce sempre calda, ora rabbiosa, apparteneva a un ragazzo che le dava le spalle. Ma non importava, perchè quei ricci castani li avrebbe riconosciuti ovunque: James Sirius Potter. Dopo il primo momento di stupore cercò la bacchetta, che era rotolata più in là, poi si alzò in piedi. Era stanca, ma non poteva lasciarlo solo. "Levicorpus!" disse il ragazzo; e Scorpius si sollevò in aria, succube della bacchetta del Grifondoro.

"Stupeficium!", gridò Zabini verso di lui.

"Protegò!" urlò a squarciagola Penny, schermando il ragazzo che amava. A seguire, senza pensarci un attimo, Schiantò Daniel Zabini con tutta la forza che aveva in corpo, spedendolo parecchi metri più in là. Aveva tentato di fare del male a James, e la cosa non le era andata giù. Il Grifondoro invece, che teneva l'altra serpe ancora sospesa in aria, scagliò Scorpius ancora più giù in maniera assai rabbiosa.

Messi fuori gioco i due, non ritennero saggio restare lì ad aspettare che si riprendessero. Potter la prese per mano e la trascinò di corsa verso il muro. In realtà, confusa con le pareti, sita di fianco ad un' armatura, c'era una porticina. Era una sorta di passaggio segreto, che sbucava su una scalinata buia e stretta. Penny si chiese come James conoscesse l'esistenza di quella porta.



Iniziarono a camminare lentamente per le scale, ancora le mani intrecciate – sembrava quasi che fossero sempre state così. All'improvviso a Penny mancò il respiro e si accasciò su un gradino di pietra. James si sedette accanto a lei.

"Ti senti bene?" Lei lo rassicurò: era solo stanchezza. Quella stretta al collo l'aveva destabilizzata parecchio.

"Come ti è venuto in mente di duellare con quei due?" Non era proprio un rimprovero, ma ci andava vicino: più un tono da Al che da James. Quel pensiero la fece sorridere.

"Stavo per i fatti miei, credevo di aver trovato un corridoio isolato, ma mi si è parata davanti quella serpe platinata" rispose.

"Perchè eri lì?" chiese lei. Era strano che si trovasse in quel corridoio: non era un punto così frequentato nella scuola.

"Ti stavo cercando" rispose.

"Davvero?" Si finse indifferente. Le venne in mente un aspetto strano della faccenda. "Come mi hai trovata?"

James aveva un'espressione soddisfatta, quella che gli compariva sul volto quando riusciva ad aggirare qualche regola.

"Segreto di famiglia" rispose, estraendo una pergamena ripiegata nella tasca del pantalone. Penny guardò l'oggetto, incuriosita.

"Giuro solennemente di non avere buone intenzioni!" dichiarò James, colpendola con la punta della bacchetta. Sulla pergamena comparvero delle parole.

"Messer Lunastorta, Codaliscia, Felpato e Ramoso sono lieti di presentarvi La Mappa del Malandrino" lesse Penny, sempre più dubbiosa.

"Ha una storia piuttosto particolare" disse indicando la pergamena. "Fu creata da nonno, ovvero Ramoso, insieme agli amici". Penny suppose che i signori in questione rispondessero agli altri tre soprannomi apparsi sulla pergamena.

"Lunastorta è Remus Lupin, il padre di Teddy" continuò lui, "mentre degli altri due porto il nome". James, come suo nonno. Sirius, come il padrino di Harry Potter. Per esclusione, pensò Penny, il soprannome di Sirius doveva essere Felpato.

"Come l'hai ottenuta?" domandò Penny.

"Be', è mia di diritto" disse. Lei lo guardò, poco convinta. "Oh, va bene. È passata per varie peripezie, questa vecchia mappa. Fu sequestrata ai creatori da Gazza, ma quanche anno dopo Fred e George Weasley la rubarono dal cassetto della sua scrivania" raccontò. "Poi la cedettero generosamente a mio padre. Ora, be', è mia".

"Di' pure che l'hai rubata!" Penny non trattenne una risata.

"Non posso negarlo, ma era lì nel suo studio a prendere polvere. A lui non serve, a me sì" si giustificò. "Riproduce i passaggi segreti della scuola e segnala, in tempo reale, gli spostamenti di chiunque si trovi all'interno del castello".

"Sul serio?" chiese incredula. "Dove siamo noi?" disse accostandosi un po' a lui. La prese come una buona scusa per stargli accanto, senza destare sospetto. James sciolse lentamente la mano dalla sua, lasciandole un senso di vuoto, e dispiegò la mappa. Puntò l'indice su due puntini fermi all'interno della mappa. I loro nomi, affiancati, erano vergati in una grafia elegante.

"Merlino! È fantastico!" esclamò lei.

"Vero? È così che ti ho trovata" riprese. "Stavi correndo, ma a un certo punto ti sei fermata e non capivo la ragione".

"Se non fosse stato per la serpe avrei continuato a camminare" rispose Penny, ripensando al ridicolo siparietto di Malfoy. "Perchè mi cercavi?" Credeva di saperlo, a dire il vero, ma voleva sentirlo dire da James.

"Volevo scusarmi, Shane" ammise in tono colpevole. "Mi sono comportato da idiota" aggiunse guardandola negli occho. Penny si complimentò con se stessa per la sua fermezza. Aveva deciso che non gli avrebbe più parlato, ma le era bastato uno sguardo perché la rabbia svanisse.

"Non fa niente" disse, con un'alzata di spalle. "Hai detto quello che pensavi, in fondo. Solo, la prossima volta usa un po' più di cortesia". James bofonchiò qualcosa che Penny non riuscì a capire.

"Non lo penso". Lei si girò a guardarlo, cosa poco saggia da parte sua, visto l'effetto che le faceva ogni volta. "Davvero, non lo penso affatto".

"Non ci sarebbe nulla di male a pensare che il mio ragazzo sia un malcapitato". Tentò di ridere, ma le uscì solamente un suono strozzato.

"Hai un ragazzo quindi?" domandò lui, fingendo disinvoltura. Penny scambiò quella domanda per mera curiosità.

"No, nessun malcapitato".

"Smettila di ripeterlo" ribattè James. "Chiunque sia, è fortunato ad essere amato da una ragazza come te". Il suo sguardo stavolta non incontrò quello di Penny, perché James sapeva che non avrebbe retto al contatto visivo.

"Lo dici solo per farti perdonare!" Tentò di scherzare lei, tanto per alleggerire l'atmosfera.

"Niente affatto".

"Ti perdono James, però sei stato davvero sgarbato" gli fece notare. "Hai litigato con Jessica?"

"Jessica?" domandò, stupito.

"La Tassorosso del quinto anno" specificò Penny. "La tua ragazza" aggiunse. James comprese l'equivoco e rise. Penny trovava poco divertente che James si appartasse in angoli bui della scuola insieme a Jessica, ma si guardò bene dal dirlo ad alta voce.

"Vuoi scherzare?" replicò lui senza smettere di ridacchiare. "Non la sopporto. Mi si butta addosso in continuazione".

"Vi ho visti in atteggiamenti intimi, se così si può dire". James riflettè un attimo e poi sembrò ricordarsi l'accaduto.

"Oh sì, me lo ricordo. Mi si era praticamente incollata addosso, ho dovuto scansarla. Mi dispiace veder piangere una ragazza, ma non è colpa mia se Jessica non è il mio tipo". Già, il suo tipo era lì accanto, pensò James.

"Ha pianto perchè l'hai scansata?" James annuì e a Penny dispiacque un po' per la dignità di Jessica, ormai in frantumi. A lei non sarebbe successo niente del genere – ecco perché aveva tutte le intenzioni di non rivelare mai i propri sentimenti a James.

"Perchè l'hai rifiutata?" domandò a bruciapelo. Un momento dopo si pentì amaramente della propria curiosità, poiché la risposta non le piacque affatto.

"Sono innamorato di un'altra". La voce di James era leggermente incrinata.

A Penny venne meno il respiro, rimpianse il cappio intorno al collo di pochi minuti prima: in quel momento avrebbe fatto meno male. Innamorato di un'altra.

"Capisco" disse solo. Era consapevole che il suo volto si era oscurato, perciò voltò leggermente la testa. Lo nascose perchè sapeva che le si sarebbe letto in faccia come si sentiva, ma gli restò vicina beandosi di quella poca intimità che le era concessa. Non provò nemmeno a chiedere chi fosse, perchè preferiva non saperlo. Amava un'altra, tanto le bastava per essere triste: sapere il nome non avrebbe migliorato le cose.

"Lo so che capisci; hai qualcuno anche tu, no?" disse. Penny annuì solamente. "Era lui il problema in questi ultimi tempi, vero?".

"Già, in un certo senso" confermò. In fondo era vero, avrebbe solo dovuto dire sei tu.

"Immagino non mi rivelerai chi è". Sei tu.

"Non è importante". Una parte di Penny continuava a chiedersi come sarebbe stato dirgli tutto, rivelargli come si sentiva accanto a lui.

"Come mai? Ti ha fatto soffrire?" Sei tu.

"E' un ragazzo che non posso avere, tutto qui. È inutile parlarne, è complicato".

Complicato, bella parola. James non sapeva cosa intendesse Penny. Il ragazzo non voleva stare con lei? Se era così non meritava cinque minuti del tempo di Shane. Non ne era a conoscenza? In questo caso non sapeva che pensare. Sperare che lei non si dichiarasse gli veniva naturale, perchè un eventuale fidanzamento non gli sarebbe andato giù. Però non voleva neanche vederla soffrire perchè non era corrisposta. O forse era davvero qualcuno con cui avere una storia sarebbe stato troppo complicato. Doveva rifletterci con calma.

"Lo sa?" chiese senza pensarci.

"No, è molto meglio così. Dirglielo rovinerbbe le cose e basta". Sembrava sincera.

"Perchè dici così?" Sei tu.

"Sono certa che mi rifiuterebbe, a quel punto non riuscirei neanche più a guardarlo. Il gioco non vale la candela, capisci? Specie se sei sicuro di perderla, la candela". Piegò un angolo della bocca in quello che voleva essere un sorriso.

"Già" rispose James pensando però alla propria situazione. "Sarà il caso di andare" disse poi, alzandosi in piedi. "Gli altri si staranno chiedendo dove siamo finiti".

Penny fu tentata di fingersi ancora spossata, pur di restare lì a parlare con lui. Sebbene facesse male sapere che amava un'altra e benché James non avesse la minima idea che il ragazzo di cui stavano parlando fosse lui. Nonostante ciò, si alzò e scese i gradini seguendo James, che sembrava conoscere Hogwarts come le sue tasche. Era il degno erede dei Malandrini e di Fred e George. Arrivarono ad un'altra porticina camuffata dal muro, che sbucava su un corridoio, probabilmente al primo piano. Fortunatamente nessuno li vide uscire da lì.

"Posso chiederti una cosa?" fece lui, pur continuando a camminare.

"Certo".

"Cosa ti ha fatto scattare, con Malfoy?" L'argomento era sicuramente meno spinoso del precendente, anche se comunque poco piacevole.

"Oltre a chiamarmi Sanguemarcio" iniziò, "ha offeso mia madre, feccia della feccia. Comunque non sono stata io la prima a mettere mano alla bacchetta, ma loro". Meglio mettere le cose in chiaro, prima che qualcuno si sognasse di darle dell'attaccabrighe.

"Sono due vigliacchi" commentò James. "Tu sola, e loro in due! Bel duello!"

"Se non sei scorretto non ti ammettono in Serpeverde" sdrammatizzò. "Però non fare niente contro di loro". Non voleva che James si cacciasse nei guai. Ci avrebbe pensato lei a rimetterli al proprio posto, quei due.



Aveva un'espressione così dolce mentre pronunciava quelle parole, pensò James. Si preoccupava per lui, nonostante non fosse nella cerchia delle sue immediate simpatie. Le sorrise, senza nemmeno rendersene conto. Non si poteva resistere a quel paio di occhi verdi, perlomeno lui non era capace. Eppure doveva farlo. Penny Shane amava un altro, che nemmeno ne era a conoscenza. Non c'era posto per lui, se non come conoscente. In quel momento la mente della ragazza era attraversata dagli stessi pensieri – lui che amava un'altra, lei che non poteva averlo. Il silenzio tra di loro iniziò a diventare imbarazzante, e lui dovette accorgersene, perchè lo ruppe.

"Ignoralo" disse. "Malfoy, intendo. Quando dice quelle cose, perché gli dai peso?" Nel suo tono c'era qualcosa in più di quella domanda, lo comprendeva da sola. Le stava chiedendo se si vergognava di Anne.

"Non mi vergogno di mia madre" chiarì. "Non sopporto che la offenda. Penso a come si sentirebbe, se ci fosse. Anne non immagina minimamente quanto Arnold abbia fatto bene a escluderla da questo mondo. Lo ritiene esagerato, anche se in un certo senso gliene è grata. Questa cosa le ha fatto capire quanto amore mio nonno provi per lei e il loro rapporto è molto migliorato, da sei anni a questa parte". Ma perchè gli stava dicendo quelle cose? Lui non le aveva chieste; aveva fatto una domanda semplice e coincisa, mentre lei gli stava sciorinando informazioni che probabilmente non lo interessavano affatto.

"Continua".

"Penso che se sapesse che mi prendono in giro per la sua natura babbana, non ci resterebbe bene".

"Non le hai mai detto nulla, in tutti questi anni?" domandò stupito.

"No" rispose in tono ovvio. "Lo sa solo mio nonno. Non voglio che si senta una disadattata".

"Hai paura che diventi come Gazza? Lui si che è disadattato..." La buttò sul ridere James. E funzionò, perchè lei rise. Il suono più melodioso che lui avesse mai udito.









"Pluffa" scandì bene Penny davanti alla porta della Sala Comune dei Grifondoro. La Signora Grassa, nel suo bel ritratto, era diventata un pò sorda ultimamente. Sosteneva di sentirsi poco bene, ma Penny sospettava che fosse più che altro ipocondriaca.

"Entrate rispose spostandosi in avanti per lasciarli passare. Fecero il loro ingresso, e in men che non si dica Rose balzò in piedi dal divano e si parò davanti a James.

"Penny, stai bene?" chiese apprensiva. La ragazza non capì molto quella domanda, ma annuì con un gesto convinto. "Che cosa le hai fatto?" si rivolse al cugino. James sembrò cadere dalle nuvole.

"È pallida come un cencio e ha delle ecchimosi sul collo".

"Ecchi-che?", biascicò Matthew Finnegan, che si era avvicinato.

"Lividi, Finnegan, lividi!" ribatté Rose, esasperata. Non si poteva dire che stravedesse per quel ragazzo. A quel tono brusco lui capì di non essere il benvenuto e si allontanò. "Vi siete scontrati?"

"No!" risposero all'unisono.

"Rose, non penso proprio che abbiano fatto una cosa del genere: sono due persone civili in fondo" disse Al, avvicinandosi al terzetto.

"Come sarebbe a dire, in fondo?" disse Penny, stizzita. I suoi amici non erano per niente d'aiuto.

"Sei mia cugina, per la barba di Merlino! Pensi che aggredisca le persone? Una ragazza poi!" James fece per andarsene, borbottando: "Lasciamo perdere".

"Non lasciamo perdere niente" obiettò Penny trattenendolo. Era giusto che sapessero che James l'aveva tirata fuori dai guai. "Mi ha aiutato con Malfoy". Rose e Al li guardarono con fare interrogativo.

"L'ho intercettata in un corridoio del secondo piano" intervenne James. Non c'era bisogno di spiegare che la Mappa era andata in suo soccorso. "Era ferma sempre nello stesso punto: stava duellando con Malfoy e Zabini. Quando sono arrivato era stesa a terra, stretta tra i lacci".

"Lacci?" fece Al.

"Incarceramus" precisò Penny. "Me la stavo cavando alla grande, li ho tenuti a bada, ma erano due contro una. Se non fosse arrivato James sarei soffocata, probabilmente".

"Hai visto Rose? Non sono Jack Lo Squartatore, sei contenta?" Rose si sentiva visibilmente in difetto.

"D'accordo, scusa – è solo che... guarda che faccia che ha!" fece indicandola. "Sembra uscita dal regno dei morti".

"Confortante Rose" rispose Penny, ironica.

"Malfoy non la passerà liscia" disse Rose, incontrando l'approvazione di Al e, inaspettatamente per loro, il dissenso di Penny.

"No, niente vendette – non ora. Ci infileremmo solo nei guai" disse guardando l'amica, che sembrava voler ribattere. "In parte mi sono rifatta. Ho Schiantato Zabini e James ha fatto di peggio a Scorpius".

"Ti avrebbe strangolato Shane!" obiettò James. Penny minimizzò il tutto con un gesto della mano, come a voler scacciare quel pensiero. "Che sarebbe successo se non fossi arrivato?" Penny non poteva credere di dover essere lei a tenere a bada i propositi di vendetta degli altri.

"Ma tu sei arrivato, James!" disse. "Non c'è bisogno di fare altro: promettilo!" Gli altri promisero, riluttanti.

"Per ora" disse James. Poi se ne andò, lasciandola con un senso di vuoto tremendo, nonostante fosse con due delle persone più care che avesse.

"Mi dispiace" sussurrò Rose, abbracciandola. "Quando lo saprà Trixy farà una scenata" commentò. Giusto! In quel marasma, Penny non ci aveva pensato: Daniel era il gemello di Trixy e quella notizia non l'avrebbe entusiasmata, ma non c'era modo di evitare che lo venisse a sapere, perché la voce sarebbe girata. La sala era gremita di gente, quindi qualcun altro aveva di certo sentito quella storia. Pazienza, nessuno si sarebbe granché stupito. Tutti i Grifondoro sapevano quale fosse la natura di Scorpius Hyperion Malfoy: quell'episodio ne era solo l'ennesima conferma.



Penny salì nel dormitorio con Rose, voleva riposare un po' prima di cena. Era stata una giornata ricca di eventi. Troppi, per i suoi gusti. Quando si vide allo specchio non potè fare a meno di dare ragione all'amica: aveva l'aspetto di un cadavere ambulante. Volto pallido e lividi violacei sul collo: le corde dovevano aver esercitato una pressione maggiore di quel che pensava. Rose la stava fissando.

"Ti ha offeso di nuovo, immagino".

"Non ho risposto alle offese. Hanno sfoderato le bacchette per primi" spiegò. "Cercavano guai, mentre io volevo solo stare in pace".

"Già, hai ragione. James non è stato carino prima, ma sono certa che non pensa quello che ha detto. Ne avete parlato?" Penny ripensò alla loro conversazione, a ciò che si erano raccontati, alla vicinanza di James. Si poteva provare nostalgia per uno scalino di marmo?

"È tutto a posto Rose" disse, stendendosi sul letto. Rose comprese che voleva riposare e decise di lasciarla sola.

"Sento qualcuno sbraitare; temo sia Trixy..." Non era neppure una bugia, delle grida provenivano dalla Sala Comune. Rose uscì dalla stanza. Ci avrebbero pensatò lei ed Alice a placare l'amica, pensò Penny mentre cadeva in un sonno senza sogni.





Quando aprì gli occhi si sentiva nuovamente in forze, ma solo fisicamente. Mentalmente era sempre a pezzi, proprio come un'oretta prima. Non era ora di andare a cena, aveva tempo di scendere da basso e starsene un po' a crogiolarsi nella disperazione.

Scese i gradini uno ad uno e trovò la Sala Comune quasi completamente svuotata. Quella stanza era un porto di mare: prima ospitava una folla e il minuto dopo calma piatta. Si trascinò fino al divano, proprio di fronte al fuoco scoppiettante nel camino. Si distese, pensando che forse poteva rimanere lì per sempre. Forse poteva semplicemente non vedere più nessuno. Non vedere James, che amava un'altra.

"Ehi" disse a bassa voce Albus. Lei si mise a sedere facendogli spazio sul divano.

"Credevo fossi con Rose" osservò. Al alzò le spalle, come a dire che non aveva idea di dove fosse sua cugina. In realtà entrambi potevano benissimo immaginare dove fosse e con chi, non c'era bisogno di dirselo. Poi Penny parlò, senza smettere di fissare il fuoco.

"James ama un'altra" riferì con la voce spezzata. Al sapeva che non le piaceva piangere davanti a qualcun altro, ma non sarebbe riuscita ad evitarlo, quella volta. Avrebbe voluto chiederle come ne era venuta a conoscenza, ma fu lei stessa a raccontarlo. "Me l'ha detto lui. Ha detto che la ama sul serio". Finalmente si girò e Al vide una lacrima che scendeva pian piano a rigarle il viso.

"Vieni qui..." le disse allargando le braccia. Non poteva vederla così, per tutte le bacchette! Penny si avvicinò e poggiò la testa sulla spalla di Albus, lasciandosi andare ad un pianto silenzioso ma liberatorio, intervallato solo dalle sue scuse per quello sfogo indignitoso e per avergli stropicciato il maglione.

"Piangi quanto vuoi, ho due spalle fatte a questo scopo: una per te e una per Rose. Spero che lei non ne abbia bisogno in giornata" disse. "Non credo reggerei". Lei sorrise e tirò su col naso, accontò per filo e per segno tutto quello che le aveva detto James, a bassa voce. Raccontò quello che lei aveva detto a lui, quasi senza prendere fiato.





James scese le scale che portavano dal dormitorio maschile alla Sala Comune, che per un attimo parve quasi deserta. C'erano pochissime persone, sparse ai quattro angoli. Chissà dov'era Shane. Pensò di controllare sulla mappa, ma scacciò quell'idea. Non voleva seguirla o controllarla, avrebbe solo voluto amarla.

Non fece neppure in tempo a pensarla che la scorse, seduta sul divano, di profilo rispetto a dove si trovava lui. Non avrebbe potuto vederlo. La testa della ragazza era adagiata comodamente sulla spalla di Al. Li aveva visti altre volte abbracciati, ma c'era qualcosa di strano nell'atteggiamento di Penny. Si teneva stretta al braccio dell'amico, ma non era un atteggiamento giocoso: la cosa lo infastidì. Avrebbe voluto rovesciare il divano e prendere il posto di Al, anche solo per rubarle un abbraccio.



-"E' un ragazzo che non posso avere, tutto qui. È inutile parlarne, è complicato".

-"Molto meglio così. Dirglielo rovinerbbe le cose e basta".

-"Sono certa che mi rifiuterebbe e a quel punto non riuscirei neanche più a guardarlo. Il gioco non vale la candela".



Gli tornarono in mente quelle frasi pronunciate da lei, poche ore prima. Ora anche per lui avevano un senso. Era innamorata di Al, il suo migliore amico. Per questo riteneva che fosse una storia impossibile: non voleva compromettere il rapporto che avevano. Dirglielo avrebbe rovinato le cose: aveva usato quelle stesse parole.

Si sentì ribollire il sangue nelle vene.

Quella storia peggiorava sempre di più. Ora c'era di mezzo anche suo fratello minore. Di bene in meglio! Ma perchè si era dovuto innamorare di Shane? Di tutte le streghe in quella dannata scuola, perché proprio lei?



Certo, James non immaginava che il brillante ragionamento che l'aveva portato a ritenerla innamorata di Al non fosse poi così brillante.

Penny aveva un'atteggiamento diverso, certamente non giocoso, perché era in preda al pianto e cercava un appiglio sicuro, qualcosa che la tenesse ancorata alla realtà.

Ma James non sapeva niente di tutto quello che le passava per la testa; provava solo una gran tristezza, ma non poteva darla a vedere.

Buttò giù il magone e uscì silenziosamente dalla sala, lasciando lì dentro la ragazza che amava insieme ad Albus Severus Potter, suo fratello.




  
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