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Autore: Monique94    25/05/2015    2 recensioni
La mia storia inizia con un grande sogno che diventa realtà,andare al concerto dei miei idoli.
Il concerto di quei cinque ragazzi che con le loro voci mi rendono più spensierata la vita e mi fanno sorridere davanti al computer anche quando mi sento triste.
Dal Quinto capitolo- "Li guardai e non potevo crederci..nella mia testa mille pensieri prendevano vita, loro erano davanti a me e cantavano. Troppo reali...troppo loro. Mi venne da piangere, ma non lo feci perché sapevo che quando piangevo nel mio viso usciva una smorfia che aveva dell'incredibile.Risi tra me e me.. e poi mi resi conto che lui era davanti a me!cantava,prendeva la rincorsa e saltava..guardai l'ora nel cellulare, aspettavo questo momento da sempre e sarebbe finito tutto tra 35 minuti,scossi la testa, guardai in alto e vidi le stelle, brillavano sulle nostre teste, in una notte che noi Directioners ricorderemo per sempre come Midnight Memories".
Questa storia si basa sulle nostre reali vite, sulle nostre reali esperienze e su i nostri sogni...ma una semplice Directioner potrà vivere più in là di un sogno?
Genere: Romantico, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Niall Horan, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“Non dimenticarlo mai”

Mi svegliai.
Delle luci di un bianco fortissimo entravano dalla porta infondo alla stanza e mi illuminavano in pieno volto…stordivano un po’ dunque richiusi gli occhi.
Il corpo lo sentivo completamente…intorpidito.
Tentai di parlare, di chiamare qualcuno ma dalla mia bocca uscii solo un lamento simile ad un mugugno.
Riaprii gli occhi.
Ero sdraiata in un letto di ospedale da sola. Battei piano le palpebre e mi guardai intorno, mi sentivo debole e non pienamente cosciente di me stessa. Mi trovavo all’interno di una stanza con i muri azzurrini, di fronte a me,all’incirca a metà muro si trovava un orologio con il bordo nero che segnava le due e venti, rimasi un po’ ad ascoltare..ma nulla…doveva essere notte…spostai la testa di lato tentando di avere una visuale più completa del posto, notai che accanto a me c’era una donna sulla quarantina con mille tubi per permetterle di rimanere in vita. Aveva dei capelli lunghi raccolti in una bellissima treccia, pelle chiara con lentiggini che ricoprivano buona parte del suo splendido viso…teneva gli occhi chiusi, sembrava dormisse serenamente. Accanto a lei nell’apposito comodino si trovavano dei fiori bellissimi, cercai di sentire qualche profumo ma fu solo un altro tentativo illusorio.
Non ricordavo il motivo per la quale mi trovavo li.
Probabilmente non avevo neanche la forza di riuscire a ricordare.
Sentii dei passi, qualcuno era appena entrato della stanza e si avvicinò a me.
Mi girai di scatto..o per lo meno,era quello che la mia mente ordinò al mio corpo, in realtà lo sforzo era stato tale da non riuscire più a rigirarmi dall’altro lato, evidentemente mente e corpo non erano ancora coordinati.
“Oddio…Sei..sei sveglia” disse piano, era la voce di una ragazza.
Fece il giro de letto e mi guardò in viso.
La guardai e nulla. Volevo per lo meno sorridere ma non feci nulla.
Mi poggiò una mano sul viso e nel frattempo controllò il monitor accanto a me.
Era una ragazza magra sulla trentina, capelli neri corvino e occhi verdognoli contornati da ciglia lunghe nerissime e folte, nella guance aveva delle fossette profonde davvero carinissime. Aveva il cartellino con il nome scritto, ma non riuscii a leggerlo, doveva essere una stagista o comunque un’infermiera alle prime armi, ma era molto dolce e questo mi faceva stare più tranquilla.
“Ora chiamo i medico per dare la buona notizia, saranno felici”
“mma-m”
Mi guardò.
“no no no tesoro! non affaticarti, ti sei appena svegliata torno subito e mi prendo cura di te! tranquillizzati ora.”
Lo feci, respirai piano e nel frattempo che la ragazza mi lasciò in quella stanza cercai di ricordare che fosse successo.
Perché ero qui?
Rimasi incantata al soffitto, c’era qualcosa di malinconico che mi bloccava i ricordi, la sensazione che provavo era prevalentemente di paura.
Ma paura di cosa? Di ricordare?
Mi sentivo troppo stanca per concentrarmi in quel modo, dunque guardai alla mia sinistra e vidi degli oggetti, li misi bene a fuoco.
C’erano delle casse per l’I-phone con il cellulare ancora attaccato, delle cuffiette e dei pupazzetti accanto alla foto mia e di Mia, dovevano essere preoccupati per me. Guardai l'andito, e vidi delle insegne...tutte scritte in italiano...ero forse rientrata in Italia??
In quel momento i miei pensieri furono interrotti dal medico che entrò nella mia stanza seguito a ruota dall'infermiera di prima.
Non disse nulla, controllò i parametri e parlò troppo piano per poterlo sentire, uscì dalla stanza e si avvicinò a me la ragazza.
“Abbiamo chiamato tua madre, arriverà qui a momenti.”
La guardai e feci un mezzo sorriso, lessi finalmente il nome, si chiamava Giada.
“Ora farai degli esami completi di controllo,per essere sicuri che nulla sia stato compromesso”
Anuii ma in realtà nessuna delle mie domande aveva avuto una risposta..forse all'arrivo di mia madre tutto sarebbe stato chiarito.
Chiudevo gli occhi e pensavo a lui.


Ero agitata.
Tra poco avrei rivisto i miei cari. Penso che i controlli siano andati bene visto che Giada era tranquillissima accanto a me.
“Sei tesa?”
“si un po'..”
“tranquilla va tutto bene, immagino tua mamma come si deve sentire ora!”
“si...quanto manca?”
“alle undici aprono le porte per le visite..ancora dieci minuti e potrai riabbracciare tua mamma”
La guardai per un po',calcava troppo sulla parola mamma, e mio padre?Mia?Vicky?Sarebbero venuti?
C'era qualcosa che mi sfuggiva, ho delle immagini di un incidente...ma con me c'era...Niall.
Dov'è?


“Promettermi che verrai il 18 Settembre a Londra al BOXPARK shoreditch, mi troverai li quando ne avrai bisogno, con i ragazzi lanceremo un nuovo libro....ti prego non dimenticarlo mai.”
Risi “certo tranquillo Nì, sarò sempre con te, abbiamo sprecato troppo tempo,al massimo mi mandi un messaggio per ricordarmelo!”
“Si Asia”


Tutto ciò che riesco a ricordare.


E’ da un mese che ormai sono tornata a casa, ore e ore di fisioterapia per riuscire a riprendermi fisicamente dal coma, purtroppo le ferite più profonde erano quelle dal punto di vista psicologico.
Dicono che questo tipo di dolore si affievolisce con il tempo,ma è troppo difficile accettare la dura realtà, ancora non avevo aperto la mia pagina facebook o twitter...non volevo avere nessun approccio con il resto del mondo per ora.
Ero distesa sul mio letto, mi sembra passata una vita dall'ultima volta che queste mura rosa mi contenevano, guardavo le foto appese sul muro, tutte mie foto insieme a Vicky, frasi dei One Direction dipinte sui muri, guardai verso l'alto per trattenere e ricacciare dentro le lacrime.
Mi sedetti sul letto e mi guardai allo specchio a muro che si trovava davanti a me, ero dimagrita tanto,avevo il viso sciupato e i miei occhi gridavano aiuto. Mi poggiai una mano sulla guancia destra e pian piano mi misi un ciuffo di capelli dietro l'orecchio.
Pensai a quanto era strana la vita, un attimo prima vivi il sogno della tua vita...un attimo dopo non ne hai più una.
Mi alzai, e andai verso il comò mi poggiai con tutte e due le mani nel vedere la foto con Mia, risaliva al giorno del concerto. Eravamo felici, con due sorrisi che potevano illuminare tutto il cielo.La presi con la mano sinistra e con il pollice accarezzai piano il suo volto. Mi portai la foto al viso e non riuscii a non piangere.
Le lacrime scendevano senza un minimo contegno.
“ti prego...ti prego Mia, dimmi che non è successo davvero”
Singhiozzai e mi accasciai a terra.
“dimmi che sei a casa tua ora e che mi stai aspettando”
Stringevo forte a me la foto, ormai respirare col naso era inutile, mi disperavo nella mia camera, cercando di fare meno rumore possibile.
“Dimmi che questo è solo un brutto sogno, ti prego ti prego...ti prego”
Tra lacrime e singhiozzi la mia voce si era amplificata, attirando l'attenzione dei presenti di sotto che arrivarono subito da me spalancando la porta. Vidi mamma portarsi le mani al viso, non riuscendo a trattenere il panico nel vedermi piangere così disperatamente,se ne andrò chiudendo la porta, lasciandomi con Vicky che tentava di farmi rialzare ma senza riuscirci.
“no no no Asy non fare così” mi strinse più forte.
Gridai.
“ti prego non fare così” disse supplicandomi.
“non ce la faccio...io non ce la faccio”
Mi baciò la fronte e incominciò a cullarmi a terra.
“devi farcela...per lei...e anche per papà, tu sei sopravvissuta. Ora devi vivere la vita che lei non potrà vivere” nel dirlo anche lei tentò di non piangere, ma ormai sentivo la sua voce sopraffatta dalle lacrime “...devi anche vivere per papà, so benissimo che il rapporto era quasi inesistente...ma era pur sempre nostro padre” Mi stringeva fortissimo, quasi faceva male, singhiozzò anche lei “...Ho avuto paura di non rivederti mai più e di non poterti più parlare e poterti abbracciare, vederti per un mese e mezzo sdraiata sul quel letto senza nessun miglioramento mi faceva morire dentro, non hai idea della disperazione che c'era in questa casa, dei pianti che ci siamo fatte io e mamma per la paura di perdere anche te, era tutto...” fece una pausa per poter respirare “...tutto così spaventosamente straziante”.
Avevo paura, paura di pensare al resto, al mio cuore.
“...cosa farò adesso” dissi sottovoce.
“vivi” disse piano Vicky.

  
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