Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti
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Autore: coldmackerel    25/05/2015    5 recensioni
Levi/Eren | Hospital AU
Una commedia sull'essere morti.
Levi, finalmente, torna a lavorare come infermiere dopo essersi ripreso da un incidente d'auto che l'aveva quasi ucciso. Non c'è niente di meglio a darti il 'bentornato' quanto il realizzare di aver perso la testa e riuscire a vedere gli spiriti dei pazienti comatosi del reparto sei. Così, si trova, controvoglia, ad aiutarli a imparare a vivere da morti. Eren, l'ultimo paziente dell'ala sei, ha sei mesi per imparare ad essere morto. Buona fortuna, ragazzo.
Genere: Commedia, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Eren Jaeger, Rivaille, Un po' tutti
Note: AU, Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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Salve a tutti! Qui Seth, la traduttrice. Quasi quasi non ci credo neanche io ma sono incredibilmente puntuale per una volta xD. Sarà anche stato il fatto che questo capitolo è veramente breve, quindi non ci ho messo due anni a tradurlo (il prossimo invece è lungo quindi non so se ce la farò in una settimana T_T). Diciamo che è una buona pausa dopo i due capitoli precedenti, che invece sono stati decisamente densi di eventi. Ne approfitto per rigraziare con un po' più calma tutto quelli che leggono la fic, che l'hanno messa tra i preferiti/seguiti/da ricordare e in maniera particolare tutti quelli che commentano, siete veramente fantastici e per me è un vero piacere sapere che la fic stia piacendo a così tante persone. Avevo un po' di dubbi perchè mi rendo conto che non è proprio la tipica fanfiction che si trova di solito, ma la trovo comunque straordinaria, infatti è un piacere condividerla con chi apprezza. Vi assicuro che la storia non fa altro che diventare sempre più bella in ogni capitolo, per cui vi lascio all'aggiornamento al posto di farvi perdere altro tempo! Buona lettura!
SULLA TRADUZIONE: niente da segnalare a parte eventuali errori di battitura di cui mi scuso in anticipo.


The 6th ward
CAPITOLO 17: Insonnia

Levi non riusciva a dormire. Era talmente stanco dopo aver guidato dall’appartamento di Mikasa ed Armin a casa sua, che proprio non riusciva ad addormentarsi. Fottutamente fantastico. Con un grugnito, si alzò dal letto per dirigersi in cucina. Prese in considerazione di bere un po’ d’acqua come ogni persona normale, ma alla fine decise di lasciar stare e recuperare la bottiglia di whiskey nel freezer. Se non riusciva a farlo addormentare quello, non aveva idea di cosa ci sarebbe riuscito. Dopo un sorso generoso, sentì aprire la porta della camera da letto, seguita dalla, ben poco riuscita, uscita furtiva di Eren dalla stanza. Il fatto che il ragazzo stesse cercando di non fare rumore era ancora più divertente proprio perché Levi in quel momento non stava neanche dormendo. E comunque, in caso contrario lo avrebbe ucciso, al diavolo il fatto che era già morto.

Eren, ovviamente, non aveva nemmeno controllato se Levi era ancora nel suo letto, prima di uscire dalla stanza da letto, se no non avrebbe tentato di essere silenzioso. Parola chiave: tentato. Notando che il moccioso non si muoveva a raggiungerlo in cucina, Levi decise di assicurarsi che non stesse rompendo qualcosa o tentando di riorganizzare la sua vita, come aveva fatto l’ultima volta in cui l’aveva lasciato libero di fare quello che voleva in casa sua, mentre lui dormiva. Non ancora pronto a lasciar andare la bottiglia di whiskey, si trascinò fuori dalla cucina tirandosela dietro. Eren era in piedi di fronte alla larga finestra del salotto di Levi, con le mani unite dietro la schiena, saltellando da un piede all’altro mentre fissava pensosamente il paesaggio esterno. Levi notò che stava nevicando ancora più forte di quando erano tornati a casa un paio di ore prima.

“Che cosa ti turba, ragazzo?” chiese Levi, evitando le carineria di annunciare la sua presenza. Eren si girò su sé stesso, inciampando al lato, nel tavolino da caffè, e colpendo un piccolo vaso che riuscì ad afferrare giusto prima che cadesse a terra. Il ragazzo si portò una mano all’altezza del cuore, come se si trovasse in serio pericolo o se gli fosse venuto un vero e proprio infarto. “Gesù Cristo santo,” rantolò, guardando a turno verso la porta della camera da letto, dove pensava Levi stesse dormendo, e Levi stesso, in piedi all’entrata della cucina. “Pensavo stessi dormendo.” disse Eren stancamente, passandosi una mano tra i capelli, che erano già in uno stato anti-gravitazionale.

Levi fece spallucce, prendendo un altro sorso dalla bottiglia di whiskey, anziché concedergli una vera risposta.

Eren lo stava fissando accigliato, e Levi immaginò che fosse a causa del fatto che stava bevendo senza motivo nel cuore della notte. Ma, allo stesso tempo, poteva anche essere perché Levi era praticamente ancora mezzo nudo. Poco importava. Quella era la sua fottuta casa, e lui poteva bere whiskey alle quattro del mattino in mutande se gli andava a genio. Per dispetto, prese un altro sorso esagerato dalla bottiglia.

Levi era certo che Eren avrebbe detto qualcosa, ma per una volta sembrò che il ragazzo non avesse nulla da dire, e, difatti, si limitò a sospirare, rigirandosi per tornare a fissare fuori attraverso la grande finestra. Quando Eren era pensieroso, finivano sempre a fare qualche conversazione a cuore aperto, quindi Levi prese in considerazione di tornarsene semplicemente in cucina e tentare di evitare l’intera situazione. Ma, ovviamente, qualche stupida parte di lui sapeva che era il caso di chiedere al ragazzo cosa gli stesse passando per la testa, e magari farlo sul serio, stavolta. “Allora?” insisté Levi.

“Niente.” tagliò corto Eren. La sua non sembrava una bugia, ma era difficile dire a cosa stesse veramente pensando, perché non si era girato per rispondere.

Levi fece una smorfia fissando la schiena di Eren. “Be’, ehi, io non sto in piedi in mezzo alla stanza, mezzo nudo, perché mi diverto a congelarmi. Sputa il rospo o me ne torno a letto.” Si prese un altro lungo sorso di alcool, godendosi la sensazione del liquido cocente che gli riscaldava lo stomaco e gli faceva sentire il cervello leggero. Era probabilmente arrivato il momento di mettere la bottiglia a posto.

Eren fece un mezzo mormorio in risposta, come se non gli potesse interessare di meno se Levi se ne stava per tornare a letto o meno. La cosa lo fece irritare come non mai. C’era indubbiamente qualcosa sotto. “Non farti pregare, moccioso.” Disse minacciosamente, spostandosi come sé stesse realmente per andarsene.

Finalmente girandosi verso di lui, Eren mostrò un sorrisetto divertito sul volto. “Se non ti conoscessi meglio, Levi, direi quasi che ti va fare qualche discorso intimo.”

Levi guardò accigliato Eren, prendendo in considerazione la sfida. Rovesciando la bottiglia di fronte a sé, e facendogli vedere quanto si era svuotata, rispose: “Sono solo ubriaco. Ignorami. Me ne torno a letto prima che tu possa accettare l’offerta.”

“Ah, vieni qui.” mormorò Eren, muovendosi di lato per fargli spazio vicino alla finestra.

Levi era tentato di andarsene e lasciarlo a metà, ma era troppo ubriaco per fare qualsiasi cosa che non fosse obbedire. Forse buttare giù tutto quel whiskey a stomaco vuoto e in brevissimo tempo non era stata una grande idea. Riluttantemente, incespicò fino alla finestra e rimase impalato a fissare la neve che cadeva silenziosamente.

“Tu bevi troppo.” disse Eren semplicemente.

Non potendo negarlo, Levi fece spallucce. “Forse.”

“Ti faccio arrabbiare?” Un mormorio così sottile, da essere a stento un sussurro.

Levi sbuffò. “Ovvio. Sei come un cane non addestrato che non mi lascia un attimo da solo – tu e il resto dei mocciosi in ospedale.”

Lo sguardo sul volto di Eren sembrava seriamente dispiaciuto, e Levi decise di evitare altri insulti. “Cioè, voglio dire – be’, come… sappiamo entrambi che sarò morto in qualcosa come due mesi. Tutti nel reparto sei saranno morti. Mi chiedo solamente se non sarebbe stato più facile se non avessimo passato tutto questo tempo assieme.”

Levi non rispose. Il ragazzo era quasi morto e si stava preoccupando del fatto che lui sarebbe stato male una volta persi degli amici? Quante cazzate.

“Tu sei l’unico che dovrà ricordare tutto quello che è successo in ospedale,” continuò Eren, “Lo so che non te l’ho mai detto, ma mi dispiace tanto. In qualche maniera è come se fossi tu quello più sfortunato in questa situazione.” Levi lo fissò apertamente mentre parlava, troppo ubriaco per rendersi conto che stava imbarazzando Eren. “Se veramente ci tieni a noi, questa situazione sarà proprio uno schifo per te.”

“E’ ovvio che ci tengo a te,” borbottò Levi. “A tutti voi.” si corresse subito. “Rottura di palle che non siete altro.”

Eren annuì tristemente. “Era quello che temevo.”

Il ragazzo aveva ragione. La sua vita sarebbe diventata strana senza nessuno di loro. Non l’avrebbe mai ammesso, ma dannazione se gli sarebbero mancati quei mocciosi. “Ehi, preoccupati di te stesso,” tagliò corto Levi. “Io farò semplicemente quello che ho sempre fatto. Non la chiamerei sfortuna nera.” Era un fottuto bugiardo.

“L’importante è che starai bene, okay?” disse Eren stancamente, continuando a sorridergli tristemente dall’alto. Perché era così fottutamente alto? Dannato moccioso.

“Faccio quello che diamine mi pare.” sbiascicò Levi, prendendo un altro sorso di liquore contro ogni buonsenso.

Eren rise. “Sì, lo so. E’ quello che fai sempre.” Il suo sguardo stanco cambiò in uno di vago divertimento. “Ti congelerai se non ti metti un paio di fottuti pantaloni addosso.”

Levi abbassò lo sguardo verso le sue gambe nude e fece un sorrisetto. “Ah, ormai. Se mi congelerò non sarà perché sono nudo. Se qualcosa sarà perché tu non riesci a tenere le tue manacce gelide a posto quando sto cercando di chiudere occhio, dannazione.”

Arrossendo vistosamente, Eren strinse le labbra e tornò a guardare fuori la finestra, come se trovasse qualche sorta di pace interiore nella neve che cadeva, rispetto alle prese in giro di Levi. Perché diamine Eren continuava a sopportarlo? Levi rise ed Eren arrossì ancora di più. “Ah, dacci un taglio ragazzo. Sono solo un vecchio ubriaco. Non mi stare ad ascoltare.”

“Ah, non lo farò,” rispose Eren facendo il muso. “Puoi starne certo.”

La vista di Levi stava iniziando a peggiorare drasticamente, così lui decise di tornarsene a letto. Però, mentre si stava girando per tornare in cucina ad abbandonare la bottiglia di whiskey, prese a vederci doppio e barcollò leggermente, rischiando di crollare a terra. Eren lo afferrò per il braccio, e Levi gli fece un vago cenno del capo per ringraziarlo. “Non pensavo che il pavimento fosse in quella direzione,” rise Levi, dando una serie di pacche affettuose sulla spalla di Eren. “Dovrei tenerti con me in modo da non farmi male quando sono troppo ubriaco. Sei un’ottima parete di riserva.” Essere ubriachi era strano, perché Levi sapeva di sembrare uno stupido, ma non riusciva a fermare le parole che gli uscivano di bocca.

“Vai a dormire, vecchio,” disse Eren dolcemente. Tolse la bottiglia dalle mani di Levi con gentilezza, e la mise sul tavolino da caffè sul quale era quasi caduto prima. “Quanto sei ubriaco?”

“Be’, non mi ricorderò nulla di tutto ciò domani,” rise Levi, permettendosi di lasciarsi andare contro Eren un po’ più di quello che era strettamente necessario. Diede un’altra serie di pacche sul petto del ragazzo. “Questo potrebbe essere il momento buono per rivelare i tuoi più oscuri segreti.” lo prese in giro, mentre Eren se lo trascinava verso la camera di letto.

“In tal caso, grazie per essere uno stranamente affidabile stronzo,” disse Eren gentilmente. “Non avrei le palle di ringraziarti se potessi ricordarti di questo momento domani, ma, ehi, ora posso farlo senza aver paura che tu ricorda. L’opportunità di una vita.”

Levi mise una mano sulla cornice della porta, per fermare l’entrata di entrambi. “Non mi ringraziare, ragazzo,” disse seriamente. “Non mi ringraziare, perché così io non dovrò ringraziare te, e ci potremmo evitare un nel po’ di merda sentimentale da adolescenti al primo amore. Va bene?”

Prendendo seriamente in considerazione la cosa, Eren rimase impalato sul ciglio della porta aspettando che Levi togliesse il braccio da mezzo, in modo da poterlo portare a letto. “Nah, credo che ti ringrazierò lo stesso.”

Levi grugnì, facendo crollare la testa sul petto di Eren, in modo che la sua fronte fosse all’altezza del suo cuore. “Ah. Al diavolo, sappiamo entrambi che non siamo bravi a ringraziare la gente. Portami a letto prima che decida di vomitare sulla tua bella maglietta bianca, okay?”

Muovendosi un po’ più velocemente, a causa del pericolo incombente del vomito di Levi, Eren lo depositò nel suo letto. Forse era sperare troppo, quando pregava di non dire cose stupide sotto l’influenza del whiskey prima di addormentarsi di nuovo. “Accetto le tue scuse, ragazzo. Il mondo sarebbe un posto peggiore senza di te. Non l’avrei mai detto, ma è la pura verità.”

Coprendosi la bocca per nascondere il suo sorriso, Eren trattenne una risata. “Sì, certo, Levi.”

“Faccio sul serio,” Oddio, chiudi quella fottuta boccaccia. L’alcool era stata un’idea orribile, come al solito. “La tua stupida faccia è – ”, e i pensieri coerenti, apparentemente, non erano più fattibili. “Io solo – ah, al diavolo. Sai cosa voglio dire. Sei uno stupido, ma rimani qui. Questo appartamento è improvvisamente troppo grande.” Eren sedette a terra al lato del letto, vagamente confuso, ma paziente, posando la schiena contro il materasso. “Ti ha fatto piacere vedere la tua famiglia?” chiese Levi con voce assonnata. “Ne avevo una anche io quando ero un bambino.”

“E’ stato bello.”

“Anche Hanji ne ha una.” mormorò Levi sul cuscino.

“E anche tu.” sussurrò Eren. Levi avrebbe voluto vedere la sua faccia dalla sua posizione, ma non poteva.

Ripensando alla marmaglia di idioti in piedi nella neve, ad ammirare l’ospedale illuminato nella notte, Levi sorrise leggermente. “Sì, anche io.”

“Ti adorano, sai.” gli fece notare Eren.

Levi sospirò. Dannazione. “Gli voglio bene anche io.”

“E ti sono molto grati, anche se sei uno stronzo.”

“Sì,” disse Levi con voce attutita dal sonno. “Specchio riflesso.”

Eren non disse nient’altro, quindi Levi gli diede una serie di pacche sulla testa con fare ubriaco. “Sto per addormentarmi.”

“Va bene. Buonanotte Levi.”

Levi si addormentò, senza preoccuparsi di rimuovere la sua mano dalla testa di Eren. Era un po’ troppo sperare che non si sarebbe ricordato nulla la mattina dopo, perché sapeva già che lo avrebbe fatto. Non si dimenticava mai nulla quando era ubriaco. Era un fottuto bugiardo.





La prima cosa che Levi vide quando aprì gli occhi fu la faccia di Eren – che era fottutamente troppo vicina. “Perché diavolo sei così vicino?” chiese Levi minacciosamente.

Gli occhi di Eren si aprirono di botto, e lui sbatté le palpebre un paio di volte, cercando di trovare una risposta appropriata. “Non ho una risposta plausibile.” disse alla fine.

Levi fece una smorfia e si trascinò fuori dal letto. “E’ come se mi fosse cresciuto un arto in più o qualcosa,” grugnì, dirigendosi in cucina. Il whiskey, purtroppo, era ancora nel suo stomaco, e Levi sapeva che lo avrebbe ricacciato dallo stesso punto da cui era entrato se non ci avesse messo del cibo sopra. Eren si unì a lui un paio di momenti dopo e preparò il caffè mentre Levi cucinava delle uova in una padella. Eren era tornato normale. A quanto pare aveva tre stati: chiacchiera sfrenata, iperattivo e stranamente filosofico. Quella mattina era in chiacchiera sfrenata.

Quando finalmente riuscì a cessare di parlare di ogni cosa che Mikasa ed Armin avevano fatto durante la sua visita segreta del giorno prima, guardò Levi con fare critico. “Prima o poi ti dovrai mettere dei vestiti.”

“Puoi denunciarmi.” controbatté Levi, continuando a prepararsi la colazione, con solo un paio di boxer addosso. A questo punto si trattava di puro dispetto.

“Tecnicamente non posso fino a quando non esci fuori,” sospirò Eren, porgendo a Levi una tazza di caffè. Lui la accettò mentre girava le uova goffamente. “Hai qualche idea di quanto è difficile parlare con te quando sei nudo ed ubriaco?” Eren gli stava sorridendo a trentadue denti. “Anche se parli veramente tanto quando sei ubriaco.”

Levi fece un mugugno.

Eren lasciò stare l’argomento e iniziò a pulire la cucina. “Allora, quali sono i piani per oggi? Includono il vestirsi?”

“I tuoi lo includono?” rispose Levi con irritazione.

Eren fece una risatina. “Sei mi vuoi nudo, tutto quello che devi fare è chiedere.”

Levi decise di stare al gioco. “E io che pensavo che le tue intenzioni fossero totalmente innocenti quando mi hai praticamente dormito addosso stanotte.” sbiascicò.

Arrossendo furiosamente, Eren si rigirò verso il bancone della cucina che stava pulendo, e iniziò a strofinarlo con forza. “Non ti vantare troppo, vecchio.” borbottò.

“Com’era?” continuò Levi, incapace di resistere dal continuare a provocarlo. “Ti adoro? Sei stato proprio dolce, ragazzo.” rise.

“Ehi!” Eren si rigirò verso di lui. “Ho detto che loro ti adorano. Sei un tale stronzo.”

Levi non insistette, ma rise dietro la sua tazza di caffè, chiudendo la conversazione.

   
 
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