Emma
«Avranno
fatto pace?» chiesi ad Harry mentre mi accarezzava pigramente la schiena «Per
l’amor del cielo, non sei stanca? Dobbiamo lavorare entrambi domani, va’ a dormire» mi alzai sul gomito e
gli tirai uno schiaffetto sul petto facendogli aprire gli occhi «Non mi
sembravi così stanco un quarto d’ora fa! Non importa del lavoro, voglio sapere
se la mia amica sta bene» lui sbuffò e mi trascinò di nuovo sul suo petto «Cosa
vorresti fare? Andare di sopra a controllarli? Magari hanno fatto pace e ora
stanno sancendo l’accordo fornicando, oppure si stanno lanciando piatti
addosso; in ogni caso non puoi fare nulla e dovrai aspettare la mattina. Tanto
vale che vai a dormire» mi baciò la fronte e chiuse di nuovo gli occhi.
Harry aveva ragione, non c’era nulla che avrei potuto fare, ma se solo Niall si
fosse azzardato a farla soffrire di nuovo gli avrei strappato tutti i peli ad
uno ad uno, compresi i capelli, con le mie stesse mani.
Quando mi svegliai al mattino ero stanca morta, guardai
l’orologio che segnava le 7.30, fortunatamente non ero in ritardo, e mi alzai.
Harry si era già alzato, ma non sentivo l’acqua della doccia scorrere, quindi
sicuramente non era in bagno.
Andai in cucina e lo trovai indaffarato ai fornelli, sorrisi e mi appoggiai al
bancone ad osservarlo.
Era così bello, la schiena tonica, i ricci scompigliati che gli ricadevano
sulla nuca, le braccia tatuate; ridacchiai quando si bruciò con il caffè
bollente e si accorse della mia presenza.
«Hey, non fare la guardona!» mi prese in
giro, sorrisi e mi avvicinai a lui abbracciandolo e appoggiando la guancia
sulle sue spalle «Non è colpa mia se sei
bello da guardare» lo sentii ridere «Non posso darti torto, ma tu sei molto più
bella» disse girandosi e prendendomi i fianchi.
Mi lasciò un casto bacio sulle labbra prima di spingermi indietro verso il
bancone e farmici sedere sopra «Mi piace come ti sta questa camicia» sussurrò
prendendo a baciarmi il collo, lo strinsi a me beandomi dell’effetto che mi
facevano le sue labbra «Spero che non ti dispiaccia il fatto che io mi sia
servita tranquillamente nel tuo armadio» scosse la testa e mi morse il collo
facendomi sussultare «Puoi servirti dove vuoi, anche se personalmente ti preferisco
senza vestiti» continuò a torturarmi il collo prima di tornare con il volto
davanti al mio.
Mi passò una ciocca di capelli dietro l’orecchio e continuò ad osservarmi «Cosa
c’è?» chiesi leggermente in imbarazzo; gli occhi di Harry mi mettevano continuamente
in soggezione, come se fossero lì a studiarmi incessantemente «Nulla, è solo
che vorrei svegliarmi così tutte le mattine e il tuo viso è così bello» disse
prima di mettermi una mano sulla guancia e baciarmi.
Un bacio che non era passionale, non era lascivo, era solo carico d’amore e il
mio cuore perse un battito quando le sue labbra cominciarono a muoversi sulle
mie.
«Hai mangiato del miele per caso?» gli chiesi non appena ci staccammo dal
bacio; poggiò la sua fronte sulla mia sorridendo e accarezzandomi la guancia «Sono
solo felice, non capita tutti i giorni di svegliarsi così» disse baciandomi di
nuovo «Si, ammetto che la giornata è
iniziata molto bene, ma se non ci muoviamo facciamo entrambi tardi a lavoro».
«Ti passo a prendere alla fine del turno» annuii «D’accordo,
a dopo» dissi lasciandogli un bacio veloce e aprendo la portiera della macchina
«Ah Emma, aspetta – mi girai verso di lui – sei libera questo weekend o lavori?»
aggrottai le sopracciglia confusa «Sono a riposo, perché?» lui sorrise «Niente,
lascia stare, ci vediamo dopo» disse prima di partire per arrivare lui stesso a
lavoro lasciandomi confusa.
La mattinata procedeva lenta, entravano pochi clienti e
quasi mai si sedevano al bancone, il che mi lasciava veramente poco lavoro.
Passavo meccanicamente lo straccio sul bancone nonostante non ci fosse
assolutamente bisogno, ma in qualche modo dovevo pur passare il tempo.
«Signorina, mi può portare un cappuccino?» alzai la testa di scatto quando
sentii la voce della mia migliore amica, Niall era seduto di fianco a lei e si
torturava nervoso le mani; sicuramente avevano fatto pace, il che mi rendeva
molto più tranquilla; ma probabilmente non aveva ancora deciso se e come
chiedermi scusa.
Mi avvicinai a loro e sorrisi dando un bacio sulla guancia a Mia «Allora, tutto
a posto?» chiesi alla mia amica «Si,
tutto a posto e Niall dovrebbe dirti qualcosa»
disse tirandogli una gomitata facendomi ridacchiare.
Mi appoggiai con i gomiti al bancone e misi una mano sotto il mento «Dimmi
Niall, sono tutta orecchi» dissi sorridendo. Il biondo sbuffò e senza nemmeno
alzare lo sguardo mormorò «Scusa» scossi la testa e mi allungai verso di lui «Perdonami
Niall, non ho sentito, potresti alzare gentilmente la voce?» lui sbuffò di
nuovo sonoramente «E va bene! Scusami, ok? Mi dispiace per come ti ho trattata,
ero sotto stress» sorrisi tirandogli uno scappellotto sulla testa «Sei
perdonato, ma rimani comunque una testa di cavolo».
Rimasi a parlare con Mia e Niall per un po’, almeno fino a che il locale non si
riempì per l’ora di pranzo; fu allora che i miei amici mi salutarono intimati
anche dagli sguardi di fuoco di Marcus.
La giornata era passata lentamente, troppo lentamente e io stavo perdendo piano
piano le forze; non vedevo l’ora di vedere Harry varcare quella porta e
portarmi via.
Ero curiosa di sapere cosa volesse fare quel weekend e perché mi avesse chiesto
se ce l’avessi libero.
Quando finalmente lo vidi parcheggiare davanti al bar, feci un salto, andai a
togliermi il grembiule nel retro e, quando tornai avanti, gli saltai addosso «Santo
cielo, così mi uccidi!» esclamò stringendomi a lui «Scusa, è che mi stavo
talmente annoiando» risposi staccandomi «Forza, andiamo a casa».
«Quindi hanno fatto definitivamente pace?» mi chiese Harry mentre guidava con
una mano sul volante e una sulla mia gamba «A quanto pare si, ma l’ho messo
bene in guardia» avvisai Harry che si mise a ridacchiare «Non credo che avrebbe
seriamente il coraggio di mettersi contro di te» scoppiai a ridere «Voi uomini
fareste meglio a ricordarvi che non dovete mettervi contro di me» dissi
ridendo.
Stavamo attraversando il ponte quando mi venne in mente della strana richiesta
che mi aveva fatto prima di lasciarmi a lavoro «Perché mi hai chiesto se avevo
il weekend libero?» distolse per un momento gli occhi dalla strada per
guardarmi, alzò le spalle «Pensavo di andare fuori, il mio patrigno ha una casa
a Cape May; potremmo farci un salto. Che ne dici?»
«Sarebbe fantastico! Non sapevo che aveste una casa in New Jersey» vidi il
volto di Harry farsi più cupo alla mia constatazione; forse non voleva
parlarne, forse quel posto non gli piaceva «Non ci vado spesso, cerco di stare
alla larga da quello che concerne il mio patrigno, sai che non ci vado molto
d’accordo» mi rispose stringendo la mano sulla mia coscia, non sapevo
esattamente perché non corresse buon sangue tra lui e il compagno della madre,
con me era stato educato e non l’avevo visto comportarsi male con Harry, quindi
non comprendevo il suo astio.
«Non è necessario andare là, insomma, se non vuoi andarci …»
«No, è un bel posto ed è sul mare; voglio portatrici, ci sono delle cose che
voglio mostrarti» annuii «D’accordo, come preferisci tu»
Ero curiosa di sapere che cosa volesse mostrarmi, ero curiosa di sapere che
cosa lo tormentasse e perché improvvisamente la sua mano era sempre più stretta
alla mia gamba, quasi a farmi male.
Ero curiosa e preoccupata, ma allo stesso tempo non vedevo l’ora di passare del
tempo da sola con Harry lontana dalla città.
Lo so, lo so che sono in tremendo ritardo
e che questo capitolo fa schifo; perdonatemi davvero!
Questo e il prossimo capitolo saranno pieni di fluff tra Emma ed Harry, io vi
avverto!
Non so cosa dire, è corto, fa schifo e vi ho fatto aspettare un sacco; ma il
prossimo arriverà in fretta (si spera)
Spero che comunque vi sia piaciuto!
Come sempre le recensioni sono benvenute e, per qualsiasi cosa vi lascio i miei
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Un bacio e alla prossima
Sil