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Autore: Lunete    26/05/2015    2 recensioni
Lui, un ragazzo con molte insicurezze ma con un futuro segnato dal suo sangue. Lei, una maga dal passato oscuro ed un destino terribile che l'attende. Due anime che si incontrano in un presente incerto, pronti a combattere per il loro mondo anche se il rischio di pagare un alto prezzo per le loro azioni è elevato.
Genere: Avventura, Comico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: Lime, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 14 – Rivelazione

 

Il pensiero di tornare alla Torre mi preoccupava e allo stesso tempo mi rendeva impaziente: in particolare non vedevo l'ora di rivedere Mellis e gli altri miei compagni, anche se temevo il loro giudizio. D'altronde nessuno di loro sapeva com'erano andati veramente i fatti che mi avevano allontanato dal Circolo, spingendomi tra le braccia dei Custodi Grigi. Seguii i miei alleati mentre ci incamminavamo verso il versante est del lago Calenhad, dove si stagliava alta la fortezza di Kinloch Hold.
Non mi resi conto di essere accanto a Morrigan finché non mi domandò «come mai così silenziosa? Non avrai mica voglia di tornare al Circolo, dopo che sei riuscita a liberartene!»
Sollevai lo sguardo, incrociando i suoi occhi dorati interrogativi «no, sono preoccupata. Nessuno di loro sa perché me ne sono andata da lì».
Morrigan fece spallucce «che ti importa? Tu sei libera, loro no!»
«Sono comunque miei amici, ci tengo che sappiano la verità».
«Amici? Se fossero stati dei veri amici ti avrebbero seguita» sbuffò la strega.
«Perchè, i tuoi amici ti hanno seguita per caso quando sei partita con noi?» chiesi irritata.
«Io non ho amici. Sai, le Selve non sono proprio il luogo ideale per intrecciare relazioni. A meno che non ci si accontenti dei nug di palude».
«E i barbari Chasind?»
«Chi, quegli stolti che cercavano di uccidere me e mia madre almeno una volta al mese?» mi rispose ridacchiando «non credo che avessero molta voglia di fare amicizia».
«Oh» riuscii solamente a commentare. All'improvviso capii perché Morrigan non fosse molto abile nel relazionarsi con noi. «Dev'essere stata un'infanzia solitaria, la tua» dissi.
«Avevo i miei modi per divertirmi. Mia madre mi ha insegnato fin da piccola a trasformarmi negli animali che preferivo, così trascorrevo giornate intere a vivere come loro, pur senza confodermi tra di essi» mi rispose, mentre con le mani strappava distrattamente i petali di una margherita «alle volte riuscivo ad avvicinarmi ai villaggi umani, per spiare lo scorrere delle loro patetiche vite».
«E se ti avessero visto? Non era pericoloso?»
«Certo che lo era, altrimenti avrei presto perso l'interesse! Una volta riuscii a rubare uno specchietto dalla carovana di una nobile. Era bellissimo, d'oro con pietre preziose incastonate lungo i bordi».
«Immagino che tu l'abbia conservato come un tesoro» le dissi, sorridendo di fronte a quella piccola confessione.
«Oh, non è durato a lungo. Mia madre lo trovò subito e lo infranse a terra, arrabbiata e delusa dal mio comportamento irresponsabile».
«Ma eri solo una bambina!» esclamai indignata.
«No, fu giusto così. Dovevo imparare a valutare meglio i pericoli, non cacciarmici in mezzo a capofitto» tagliò corto Morrigan, anche se dalla sua voce traspariva un certo disappunto.

Arrivammo presso il ponte dal quale partiva il traghetto per raggiungere Kinloch Hold, ma subito notai che qualcosa non quadrava: al posto del solito barcaiolo Kester
c'era un giovane templare biondo, che se non ricordavo male si chiamava Carrol.
«Salve, siamo Custodi Grigi e abbiamo bisogno dell'aiuto dei maghi» esordii non appena fummo abbastanza vicini.
«Custodi Grigi, eh? Provalo!» mi rispose il templare, spiazzandomi.
«...Provarlo?» chiesi, indecisa se tirare un pugno dritto sul quel faccino saccente o tentare di ragionarci. Probabilmente la seconda opzione era a me più congeniale, visto che con la prima probabilmente avrei finito con il farmi male da sola.
«Uccidi un Prole Oscura, no?» continuò quello, come se fosse la cosa più naturale del mondo.
«Non ci sono Prole Oscura qui attorno. Altrimenti le percepirei!»
«Chiaro. Allora se non puoi provare di essere un Custode Grigio non puoi passare» concluse Carrol, voltandomi le spalle.
La mia irritazione crebbe a dismisura: come si permetteva quel templarino borioso di impedirmi di portare a termine la mia missione? Sentii la mano di Leliana che si appoggiava delicatamente sul mio avambraccio per tranquillizzarmi e solo allora mi resi conto che i miei palmi avevano pericolosamente cominciato a pulsare di arancione.
«Sono sicura che possiamo trovare una soluzione» dissi, sospirando.
«Beh, diciamo che ora come ora ho un certo languorino...» rispose Carrol, guardandomi di sottecchi.
«Quindi? Vuoi che ti dia da mangiare?!» sbottai.
Prima che potessi buttarlo giù dal ponte, dritto in acqua completo di armatura e tutto, Sten si fece avanti, porgendogli un sacchetto di biscotti.
«Oh, biscotti!» esclamò il templare, tutto contento.
«Sten...dove li hai presi quei biscotti?» bisbigliai al mio enorme compagno.
«Li ho presi da un bambino grassotello che abbiamo incrociato per strada» rispose lui, impassibile.
«Vuoi dire che glieli hai rubati?!» chiesi incredula.
«Per il suo bene» tagliò corto il qunari.
In ogni caso Carrol, ormai con lo stomaco pieno, accettò di portarci alla Torre, non senza prima avvisarci che in quel momento stavano accadendo cose strane all'interno di essa e che dovevamo parlare con Greagoir. Fantastico. Oltre ad avere l'ansia di rivedere i miei compagni maghi dopo la mia scomparsa, ora dovevo andare dritta dritta tra le fauci di colui che tempo addietro avrebbe preferito gettarmi giù dall'ultimo piano della Torre, piuttosto che lasciarmi andare con i Custodi Grigi.

Appena varcata la soglia di quella che fino ad un mese e mezzo prima era la mia casa, notai subito l'agitazione che permeava l'atmosfera: il piano terra, solitamente molto frequentato dagli apprendisti, era quasi del tutto vuoto, tranne che per una manciata di templari, i quali continuavano a camminare su e giù nervosamente. Ci guardarono sospettosi, così decisi di rivolgermi direttamente al loro Comandante, che se ne stava appoggiato alla colonna centrale della sala.
«Comandante Greagoir» salutai educatamente.
«Signore» lo salutò Alistair, facendo la riverenza dei templari. Che strano: anche se ormai sapevo molto del passato del mio alleato, non pensavo conoscesse il Comandante dei templari della Torre.
«Ah. Sei tu» mi rispose Greagoir, con un tono che lasciava trasparire tutta la sua gioia e il suo gaudio nel rivedermi sana e salva.
«Siamo qui per richiedere l'assistenza dei maghi, in quanto hanno firmato un accordo che prevede la loro alleanza con i Custodi Grigi in caso di Flagello. Posso parlare con Irving?»
«Mi dispiace ma la Torre è attualmente inaccessibile. Stiamo aspettando che arrivi l'accordo per procedere con l'Annullamento da Denerim».
«L'Annullamento?!» esclamai sbigottita. Il Diritto di Annullamento era l'arma più potente che i templari possedevano contro i maghi: nel caso in cui ci fosse stata un'emergenza che richiedeva un intervento drastico, i soldati della Chiesa potevano uccidere indiscriminatamente tutti i maghi di un Circolo, senza preoccuparsi di dar loro un giusto processo.
Di fronte alla mia incredulità Greagoir sospirò, quindi cominciò a spiegare «la torre è invasa da abomini ed è stato necessario sigillare le porte del primo piano, per evitare che ci ammazzassero tutti. Abbiamo scoperto troppo tardi che all'interno del Circolo vi era un nutrito gruppo di maghi del sangue, che si sono rivoltati contro i templari ed hanno iniziato ad evocare demoni. Per quanto ne sappiamo non è rimasto più nessun mago in vita».
«Ma non potete esserne certi!!!» esclamai con foga «dobbiamo assicurarcene!».
Greagoir mi fissò con disprezzo «e cosa credi che abbiano fatto i templari finora? Credi che ci faccia piacere uccidere tutte le persone con cui abbiamo vissuto fianco a fianco in questi anni?».
Di fronte a quella domanda vacillai: avevo sempre dato per scontato che ai templari non importasse nulla di noi maghi, non potevo immaginare che ci considerassero delle persone con cui vivere “fianco a fianco”.
«Mi lasci almeno provare» lo supplicai.
Il Comandante sospirò, portandosi una mano alla fronte «se varcherete quelle porte non potrete più uscirne, a meno che Irving in persona mi rassicuri che il pericolo è passato».
Guardai i miei compagni: fino a quel momento avevo parlato guidata dai miei sentimenti, ma mi resi conto che non potevo chiedere loro di imbarcarsi in una missione suicida ed aspettarmi che mi seguissero senza fiatare. Ma sui loro visi vidi solo determinazione: erano tutti pronti a sacrificarsi per la mia causa e questo mi fece commuovere.
«Allora immagino che dovrò riportare indietro il Primo Incantatore sano e salvo» decretai infine.
Greagoir ci fissò come se fossimo usciti da un manicomio, quindi scrollò le spalle e disse «va bene, dirò al templare di guardia di farvi passare».
«Grazie Comandante»
«State attenti, quei dannati mostri hanno ucciso quasi tutti i templari della Torre. Non so se potrete fare la differenza...in ogni caso buona fortuna».

Lo spettacolo che ci aspettava al di là di quelle maledette porte era a dir poco mostruoso: il pavimento della Torre era lordo di sangue e cosparso di cadaveri di templari, maghi ed abomini. Dalle pareti spuntavano delle strane escrescenze di carne putrefatta, che emanava un fetore terribile: dovetti coprirmi bocca e naso con il mantello per non vomitare, cosa che fecero anche i miei compagni. Avanzando trovammo diversi gruppi di non-morti, simili a quelli di Redcliffe,che riuscimmo ad uccidere facilmente. Attraversammo il corridoio dove si affacciavano i dormitori degli apprendisti: sentii un nodo alla gola crescere alla vista dello scempio che vi era in quelle stanze, che un tempo avevano ospitato anche me.
Arrivammo all'entrata della biblioteca, che però era bloccata da una barriera azzurrina, evocata da una incantatrice anziana che ci dava le spalle, mostrando i suoi capelli argentei raccolti in una coda alta.
«Wynne!» esclamai, precipitandomi dalla mia ex-insegnante; la mia avanzata però fu bloccata da Petra, una giovane incantatrice che non conoscevo molto. Solo allora mi accorsi che l'anticamera in cui ci trovavamo ospitava diverse persone all'apparenza sane, tra cui anche dei bambini.
«Tranquilla Petra, è tutto a posto». Wynne si avvicinò al mio gruppo, sorridendoci dolcemente: aveva la fronte imperlata di sudore e grosse occhiaie violacee sottolineavano lo sguardo stanco.
«Lei è l'incantatrice che ho incontrato ad Ostagar! Cosa ci fa qui? Dove sono tutti gli altri?» chiese Alistair, avvicinandosi alla maga.
«Purtroppo ci siamo solo noi: ho eretto questa barriera nel tentativo di salvarci dagli abomini, ma non so quanto potrò reggere ancora» rispose la donna, con uno sguardo triste.
«Wynne dov'è Irving? Se non lo riporto indietro Greagoir si avvalerà del Diritto di Annullamento!» esclamai, in preda al panico.
Wynne spalancò gli occhi sorpresa «il Diritto di Annullamento? Ma è una cosa gravissima! Dobbiamo impedirlo!»
«Ti prego, se sai dov'è il Primo Incantatore dobbiamo raggiungerlo subito! Che cos'è successo qui? Perchè ci sono tutti questi abomini?»
«È stato Uldred a causare tutto questo. Dopo Ostagar non era più in sé: durante l'ultimo consiglio degli incantatori anziani ha scatenato questo inferno. Presumo che Irving sia ancora lassù, nella Sala del Tormento» ci spiegò Wynne.
«Andiamo allora!» dissi rivolgendomi ai miei compagni d'avventura, che mi rivolsero un cenno d'assenso.
«Verrò con voi!» annunciò l'incantatrice anziana, cogliendoci tutti di sorpresa.
«Se tu vieni con noi, chi proteggerà gli apprendisti che sono qui?» chiesi.
«Petra è un'incantatrice, saprà come difenderli» rispose risoluta Wynne, guardando fiduciosa la sua assistente.
Osservai anch'io i maghi presenti nell'anticamera: c'erano almeno quindici bambini, dieci apprendisti, tre maghi e solo due incantatrici. Decisamente un numero esiguo di esperti contro il numero di inesperti, che potevano essere facili prede per i demoni. Guardai i miei compagni e sospirai «Leliana, Sten, Saphira: rimanete qui e difendeteli come potete!». I miei amici annuirono e si disposero accanto agli apprendisti, armi e zanne sguainate.
Ci ritrovammo così tre maghe ed un quasi-templare: mi era sembrata la scelta più saggia da fare, in quanto eravamo gli unici che sapevano come affrontare un abominio e ne avevano le abilità per farlo.

Wynne dissolse la barriera magica, quindi entrammo in biblioteca: diversi cadaveri ambulanti e qualche abominio ci assalirono, ma essendo in tre in grado di usare la magia riuscimmo a sbarazzarcene velocemente. In più Morrigan aveva già cominciato ad insegnarmi qualche incantesimo del ghiaccio, che prontamente usai contro i nostri nemici, rallentandoli e diminuendo di molto la possibilità che ci arrecassero danni gravi. In ogni caso la presenza di Wynne fu vitale: la sua esperienza come Guaritore Spirituale ci permise di riprenderci molto più in fretta, regalandoci un'audacia che non avevamo mai osato prima.
Non avevo visto Mellis da nessuna parte e ciò costituiva un motivo in più per non starmene tranquilla: entravo in ogni stanza, giravo ogni angolo, controllavo dietro ad ogni statua. Wynne capì il motivo della mia ansia, così mi pose una mano sulla spalla e mi rassicurò «Mellis è una maga in gamba, vedrai che la troveremo!».
Attraversammo l'ultimo corridoio dopo aver sconfitto un'altra serie di non-morti e abomini, quando sentimmo delle voci concitate provenire dalla stanza di fronte a noi.
«Dico che dobbiamo ucciderla! Se si risvegliasse...» parlò la voce di un ragazzo.
«Sei impazzito? Tutto questo l'abbiamo fatto per la nostra libertà, non per far del male ai nostri simili» esclamò una ragazza.
«Uldred ci ha mentito! Ci voleva solamente usare per i suoi loschi piani!» urlò di nuovo il ragazzo «non possiamo più tornare indietro! Dobbiamo uccidere tutti quelli che possono frapporsi tra di noi e la nostra libertà!»
In quel momento uno dei miei compagni fece cadere inavvertitamente una coppa di metallo a terra, originariamente posta tra le mani di una statua della divina Andraste. Cercammo di nasconderci, ma ormai il danno era fatto: tre maghi si pararono di fronte a noi, con l'aria minacciosa. Il ragazzo che aveva parlato si tagliò il palmo, dove spiccavano già diverse ferite, molte delle quali non ancora rimarginate. La lotta contro i maghi del sangue fu ardua, più di una volta rischiammo di farci male seriamente e fu solo grazie alle ondate di energia guaritrice di Wynne se riuscimmo a resistere.
Alla fine l'unica ancora in vita fu la maga, che alzò le mani in segno di resa, guardandoci spaventata mentre giaceva a terra scomposta.
«Vi prego, non uccidetemi! Non volevo arrivare a questo!»
«Avresti dovuto pensarci prima di diventare una maga del sangue» sbuffò Alistair.
«Per favore, lasciatemi andare! Siamo stati ingannati tutti da Uldred, ci aveva promesso la libertà dal Circolo e dai templari! Ci aveva promesso una vita dignitosa!» continuò a supplicare la maga.
Mi faceva pena, d'altronde sapevo benissimo cosa si provava a vivere nella Torre, controllati ad ogni respiro che facevamo e obbligati a seguire le leggi imposte dalla Chiesa. D'altra parte non si poteva dire che la vita di un mago fosse così terribile: dopo aver provato a dormire sul terreno duro all'aperto e aver patito la fame ed il freddo, quasi rimpiangevo la permanenza a Kinloch Hold. Ma l'essere liberi rimaneva comunque un diritto che ogni essere vivente doveva possedere, nonostante tutte le privazioni e le difficoltà.
Percependo la mia indecisione la maga rincarò la dose «se mi lasci andare giuro che non userò mai più la magia del sangue! Anzi, mi metterò al servizio della Chiesa, farò qualcosa di buono!».
«Ragazza sembri sincera, ma come puoi aspettarti che ci fidiamo di te? Come puoi essere certa che non ricadrai nella tentazione?» le chiese Wynne, con tono calmo.
«Io non posso aspettarmi nulla da voi, questo è certo, ma posso giurarvi che non userò mai più quella dannata magia! Se ci sono caduta è stato solo per un momento di debolezza, solo perché speravo di guadagnarmi la libertà!»
«Un momento di debolezza durato un mese, a quanto pare!» disse sarcastico Alistair.
«Almeno lei ha lottato per i suoi diritti, al contrario di te» lo rimbeccò Morrigan, che aveva saputo del lignaggio del Custode e della sua riluttanza nel prendere il trono che gli spettava di diritto.
Guardai la maga a terra ancora indecisa sul da farsi; mi sembrava di ricordarla, aveva un viso dolce e gentile che non mi era nuovo. All'improvviso ricollegai quel viso ad un episodio che risaliva a quando ero alla Torre da pochi anni: ero stata sorpresa da un templare mentre lanciavo una fiammata contro un bulletto, uno di quelli che se la prendeva sempre con Mellis e di conseguenza anche con me, dato che ero sua amica. Il templare voleva punirmi, portandomi nella “Stanza Grigia”, ovvero una stanza totalmente spoglia tranne che per un'enorme statua di Andraste. In quella stanza ci venivano messi i piccoli maghi sorpresi a commettere qualche infrazione, dove erano costretti a pregare la profetessa e fare ammenda dei propri peccati per un giorno intero, senza acqua né cibo. Ricordavo le mie urla disperate e di come cercavo di spiegare che la mia era stata legittima difesa, ma quello non voleva sentire ragioni; ad un certo punto una ragazzina di qualche anno più grande di me, che aveva assistito a tutta la scena, coraggiosamente si parò davanti al soldato e mi difese, dicendogli che quella da punire non ero io, ma il bulletto. Inizialmente il templare rise e cercò di spostarla, ma davanti alla sua insistenza capitolò, lasciandomi libera di andare. Non frequentai mai quella ragazzina, allora ero troppo timida per approcciarmi a quelli più grandi di me, ma non dimenticai il suo viso.
Quel viso che ora era davanti a me e supplicava per aver salva la vita.
Guardai i miei compagni: Alistair e Wynne non sembravano intenzionati perdonarla così facilmente, ma non sembravano nemmeno disposti ad ucciderla. Morrigan, invece, non sembrava nutrisse sentimenti negativi nei suoi confronti, ma d'altronde ancora non sapevo con esattezza la sua opinione riguardo la magia del sangue. Capii che ero io a dover prendere una decisione.
«Io...ti lascerò andare. Ma dovrai vedertela da sola con i templari dei piani inferiori» decretai infine.
«Grazie, grazie infinite!» esclamò, alzandosi faticosamente in piedi ed avviandosi verso le scale che portavano al primo piano. Prima di lasciare la stanza, però, si voltò verso di noi e disse «prima che me ne vada...volevo avvisarvi che nella stanza accanto c'è una ragazza, un'elfa. So che i miei compagni l'avevano torturata per convincerla a diventare maga del sangue, ma lei non ha mai ceduto. Era messa piuttosto male, ma magari una Guaritrice Spirituale può fare qualcosa».
A quelle parole non capii più nulla: avevo un brutto presentimento, così schizzai nella stanza indicatami, ignorando Alistair che mi chiamava e mi pregava di aspettarli.
La prima cosa che vidi furono due grandi occhi verde chiaro, socchiusi in un'espressione di profondo dolore. Quindi vidi i suoi capelli corvini, scompigliati ed afflosciati sulla fronte, imperlata di sudore. Infine vidi la pelle candida, segnata da diverse linee rosse che stillavano ancora sangue.
«Mellis!» urlai, precipitandomi al suo fianco.
Lei alzò lo sguardo su di me, aggrottando la fronte, confusa.
«Elionor...?»
«Si sono io! Oh Mellis, cosa ti hanno fatto?» le chiesi, mentre grosse lacrime cominciavano a rigarmi le guance.
Le mie mani brillarono di azzurrino, pronte a ricucire almeno le ferite più superficiali, ma ad un tratto la mia amica si ritrasse, allontanandomi con un'espressione d'odio
stampata sul viso.
«Via da me, Maleficar!» urlò.
«Mellis, cosa dici? Sono io, sono Elionor!»
«So benissimo chi sei» mi rispose con rabbia.
Sentii una mano che dolcemente si appoggiava sulla mia spalla, allontanandomi dall'elfa; mi voltai e vidi Wynne che guardava la mia amica preoccupata «è confusa, lascia che la rimetta in sesto».
A quelle parole Mellis strinse gli occhi «non sono confusa! So benissimo di cosa sto parlando! Mi ha tradita, diceva di essere la mia migliore amica e mi ha tradita nel peggiore dei modi! Non avrei mai pensato che proprio lei potesse essere una maga del sangue, che proprio lei potesse scappare così dalla Torre del Circolo...».
Non mi guardava nemmeno in faccia, tanto era il disgusto che provava nei miei confronti.
«Mellis no! Non è andata così, era Jowan che...»
Ma lei scoppiò in una risata gelida, poi mi guardò con astio e disse «vorresti farmi credere che Jowan, quello che non aveva nemmeno il coraggio di accendere una candela da solo, sia diventato un mago del sangue?!»
«Aspetta...Jowan lo era veramente! L'abbiamo incontrato a Redcliffe!» esclamò Alistair, accorrendo in mia difesa.
Mellis lo guardò interdetta, ma subito ricompose la sua maschera d'odio «se anche fosse vero, di sicuro non può aver fatto tutto da solo!»
«Mellis ti prego, non puoi credere questo di me!» dissi, totalmente preda dello sconforto. Sapevo che non tutti avrebbero capito la mia improvvisa fuga del Circolo, ma non potevo immaginarmi questo, non così! Non lei!
«Non voglio più avere a che fare con te!» tagliò corto l'elfa, non riuscendo però a nascondere una smorfia di dolore.
«Vieni cara, lascia che ti curi» disse Wynne, inginocchiandosi accanto a lei e passandole le mani sul corpo martoriato.
Mi alzai barcollando, non sapendo cosa fare. Le lacrime offuscavano la mia vista, impedendomi di mettere a fuoco il mondo attorno a me; mai come allora avrei desiderato sentire la dolce voce di Leliana che mi tranquillizzava, ma la sacerdotessa era con gli apprendisti e non poteva consolarmi. In quel momento qualcuno mi prese per le spalle e mi portò lontano da lì: alzai gli occhi e riconobbi il volto di Alistair, che mi guardava preoccupato.
L'incantatrice anziana finì di ricucire le ferite senza lasciare cicatrici, quindi Mellis si alzò, ancora debole per il sangue perso.
«Vai pure al piano di sotto, ora è tutto tranquillo, non avrai problemi» le disse Wynne.
Mellis annuì, poi si voltò e si allontanò da noi, senza nemmeno degnarmi di un secondo sguardo.
«Io...ragazzi non so cosa dirvi. Posso giurarvi di non essere una maga del sangue, ma...»
«Non dirlo nemmeno per scherzo!» esclamò Alistair «ti conosco da poco, è vero, ma so che non hai nulla da nascondere!».
«Tesoro ti conosco da quando eri solo una bambina. Sono sicura che, tra tutti, sei quella che sicuramente non avrebbe mai ceduto alla magia del sangue» mi rincuorò Wynne.
Guardai i miei compagni con rinnovata gratitudine, anche Morrigan, che se pur non aveva parlato, capii dalla sua espressione che credeva in me.
Decisi di pensare a Mellis più tardi, ora avevo una missione da compiere: ricacciai le lacrime indietro e seguii i miei compagni, verso il terzo piano della Torre.

Il terzo piano era dedicato agli alloggi dei templari: sul pavimento i cadaveri erano quasi tutti di uomini in armatura, solo pochi erano di abomini. Avanzammo di pochi
metri, ma subito fummo attaccati da un gruppo di nemici, ben diverso da quello degli altri piani: davanti a noi si pararono diversi templari, evidentemente sotto il giogo di un Demone del Desiderio. Infatti dietro di loro si stagliava la figura di una donna bellissima e seminuda, dalla pelle lilla e con due corna viola scuro, che le spuntavano dal capo e si contorcevano verso l'alto. Essa li guidava e li incitava ad attaccarci, ammaliandoli con promesse di una vita più felice, con una donna al loro fianco e tanti bambini. Cercammo di tramortirne il più possibile, ma quelli erano decisamente resistenti, forse grazie a qualche magia arcana perpetrata dal demone. Alla fine dovemmo ucciderne molti, ma almeno riuscimmo anche ad eliminare il demone, che con un urlo si accasciò al terreno e sparì in una nube di fumo violacea.
Controllammo ogni stanza per cercare eventuali templari superstiti, ma purtroppo non ne trovammo. Infine capitammo in una stanza, quasi alla fine del corridoio che ci avrebbe portati al quarto piano: spiai all'interno e vidi che c'era un mago accasciato a terra come addormentato, sopra di lui un abominio ghignava soddisfatto, mentre gli rubava l'energia vitale.
«Fermo!» urlai, spalancando la porta.
«E così tu speri di potermi sfidare, umana» mi rispose con voce strascicata «ma ti chiedo: che senso ha affannarsi tanto? Non sarebbe meglio riposare e lasciare che qualcun altro se ne occupi?»
«Io...non...» cercai di protestare, ma improvvisamente sentii le mie gambe farsi molli e i miei pensieri farsi confusi.
«È una trappola!» esclamò Alistair, che lottava per tenere gli occhi aperti.
«Dobbiamo...dobbiamo resistere!» disse Morrigan, ma anche lei faticava a reggersi in piedi.
Guardai nuovamente verso l'abominio e cercai di parlare, ma le mie ginocchia cedettero definitivamente e tutto divenne buio.

Quando mi risvegliai mi sentivo piuttosto bene. Mi misi a sedere sul bordo del letto, nella mia stanza alla Torre del Circolo, stiracchiandomi soddisfatta. Nonostante avessi fatto un sogno piuttosto agitato, mi sentivo perfettamente riposata; per fortuna non ricordavo bene il sogno, sapevo che c'entravano in qualche modo la Torre e i demoni, ma avevo cancellato i particolari.
Uscii dalla stanza e subito incrociai Mellis, Jowan e Tara, che mi stavano aspettando.
«Finalmente ti sei svegliata dormigliona!» mi canzonò la mia migliore amica.
«Ora possiamo andare a fare colazione tutti insieme!» esclamò Tara, prendendomi a braccetto. Le sorrisi sorpresa: la bionda non era mai stata così spigliata nei nostri confronti.
«Aspettate ragazze, c'è un uomo al piano di sotto che aspetta la nostra Elionor!»
«Un uomo?! E chi sarebbe?» mi chiese maliziosa Tara.
«Non ne ho idea...ma sei sicura di sentirti bene?» le chiesi, sempre più sorpresa del suo comportamento.
«Certo, tesoro! Sei tu che sei strana! Dormito male?» mi rispose, ridendo sguaiatamente.
«Se lo dici tu...vado a vedere chi è quest'uomo, voi aspettatemi in sala da pranzo!».
Congedai i miei amici, i quali mi salutarono allegri con la mano, e mi avviai verso l'atrio.
Il sole filtrava attraverso le finestre con i vetri a mosaico, colorando le pareti della fortezza di Weisshaupt creando tanti motivi interessanti. Salutai gli altri Custodi, tra i quali vidi Dev e Aren, che mi sorrisero. Chissà dove si erano cacciati Fillius e Alistair!
Infine aprii il pesante portone di quercia alla fine del corridoio entrando in una grande sala circolare, con diversi arazzi che pendevano dall'alto, ricoprendo interamente le pareti. Al centro della sala mi stava aspettando...
«Duncan?!» esclamai sorpresa.
«Benvenuta a Weisshaupt, cara Elionor» mi accolse lui, sorridendomi gentilmente.
«No, non è possibile! Duncan tu non dovresti essere qui, tu sei morto ad Ostagar!» non capivo da dove provenisse quella certezza, ma sentivo che c'era qualcosa di profondamente sbagliato.
«No, ti confondi. Abbiamo vinto la battaglia di Ostagar e con essa abbiamo posto fine al Flagello»
«Io...il Flagello! L'arcidemone! Noi non l'abbiamo sconfitto!» esclamai, mentre improvvisamente i ricordi si riversavano impetuosi nella mia mente confusa.
«Si Elionor, non c'è più l'arcidemone. Ora possiamo rilassarci e...»
«No! Tutto questo non è reale» dissi, guardandomi attorno e vedendo la realtà per quella che era. Le solide pareti di pietra della fortezza divennero sempre più fumose ed impalpabili, dietro di me il lungo corridoio sparì, lasciando al suo posto una strada contorta che si perdeva all'orizzonte. Ero nell'Oblio.
«L'abominio! Ma certo, dev'essere stato un abominio della pigrizia!» esclamai, ricordandomi improvvisamente tutto.
Duncan scosse la testa, poi mi guardò, scuro in volto «perchè non ti accontenti di ciò che ti dono? Non ti basta? Allora dovrai morire qui».
Sguainò spada e pugnale e si lanciò all'attacco: lo evitai di poco scivolando di lato, trovandomi quindi dietro di lui. Un errore che il vero Duncan non avrebbe mai fatto, l'avrei scommesso. Prima che potesse tornare addosso a me, lanciai un Glifo di Paralisi, che lo immobilizzò sul posto, dunque lo incenerii con diverse palle di fuoco.

Finita la battaglia mi accasciai al suolo: e ora? Ero completamente sola, non sapevo che fine avevano fatto i miei compagni e non avevo idea di come uscire da lì. Di solito accedevo all'Oblio quando dormivo, come tutti gli umani e gli elfi, ma bastava svegliarmi per uscirne. Ora ero addormentata contro la mia volontà, in completa balia di un abominio. Mi veniva da piangere: solo per qualche attimo avevo potuto riassaporare la mia vecchia vita alla Torre, con i miei amici che stavano bene e che mi aspettavano. Solo per qualche attimo avevo potuto assaporare quel futuro alternativo, dove il Flagello non era più una minaccia e i Custodi non erano morti ad Ostagar. Un singhiozzo ruppe il silenzio e mi accorsi con stupore che proveniva da me; ma non potevo star li a piangere, dovevo reagire, dovevo ritrovare i miei amici!
Mi rialzai e mi guardai attorno: solo allora mi accorsi che era comparso un bacile di pietra, simile a quello usato per contenere il lyrium per il Tormento. Mi avvicinai e vidi che all'interno vi era una luce azzurrognola. Sfiorai con la mano l'interno del bacile e improvvisamente mi ritrovai in un altro luogo.
«Salve» mi salutò una voce sconosciuta.
Mi voltai per vedere da dove proveniva la voce e davanti a me vidi un ragazzo dai capelli castani lunghi fino alle spalle e una corta barba.
«Mi chiamo Niall e sono stato intrappolato qui da un abominio della pigrizia» mi spiegò.
«Allora tu sei il mago addormentato!» esclamai, riconoscendo in lui il ragazzo che era steso a terra, sotto all'abominio.
«Tu vieni dalla Torre? Anche tu sei stata intrappolata dall'abominio?». Al mio annuire si disperò «allora siamo spacciati! Non abbiamo modo di uscire da qui!».
Mi guardai attorno cercando una via di fuga e vidi una nube viola poco lontano: solitamente quelle nubi erano dei teletrasporti, anche se non era possibile prevedere dove ti avrebbero portato.
«Hai provato ad attraversare quel teletrasporto?» chiesi.
«Si, ma dall'altra parte non c'è nulla. Solo tane di topo e porte eteree!» mi rispose ancora sconsolato.
Tane di topo? Avevo un brutto presentimento. Decisi di provare a dare un'occhiata di persona: se proprio ero condannata a passare il resto dei miei giorni lì, tanto valeva esplorare i dintorni.
Attraversai la nube viola e mi ritrovai in un luogo molto simile a quello che avevo appena lasciato. Feci solo pochi passi quando sentii un debole squittio: abbassai lo sguardo e vidi un topo ai miei piedi, morente. Balzai lontano: la combinazione topo e Oblio non faceva per me!
«Ti prego!» parlò quello «prendi i miei poteri e sconfiggi il demone che controlla questo luogo!».
Prima che potessi fare qualsiasi cosa, una luce blu originò dal corpo del roditore e mi avvolse: una nuova consapevolezza si impadronì di me e mi resi conto di essere in grado di trasformarmi in topo. Grandioso, la cosa che desideravo di più al mondo era proprio trasformarmi in uno schifoso roditore! Comunque la cosa non era da sottovalutare, anzi, probabilmente mi sarebbe tornata utile in qualche modo. Forse.
Tornai da Niall, che mi stava aspettando con trepidazione.
«Allora, scoperto qualcosa?» mi chiese.
«Si, posso trasformarmi in un topo!»
«Ma come hai...non importa. Forse è una buona notizia! Magari nelle altre stanze troverai altre persone in grado di insegnarti qualcos'altro!»
«Altre stanze?» chiesi confusa.
«Questa zona dell'Oblio è suddivisa in diverse aree, al cui centro c'è il demone che ci sta tenendo prigionieri».
«Allora devo subito raggiungere il centro!» esclamai impaziente. Ormai era passato un bel po' di tempo da quando ero intrappolata lì, temevo per quello che stava accadendo al mio corpo nella realtà.
«Magari fosse così semplice!» esclamò Niall «prima devi sconfiggere i demoni minori che controllano le varie aree e proteggono il loro capo!».
Sospirai, guardando verso il bacile di pietra che torreggiava poco lontano: se c'era un problema potevo essere sicura che non sarebbe stato mai facile risolverlo.
«Sai niente dei miei compagni?» chiesi speranzosa.
«Probabilmente sono intrappolati nel loro sogno, come lo eravamo io e te prima che ci liberassimo. Ma se sconfiggi i demoni minori probabilmente ridurrai l'influenza del Demone della Pigrizia, riuscendo così a raggiungere i tuoi amici!».
Ringraziai Niall e mi avviai verso il bacile, pronta a compiere la mia missione.
Attraversai diverse aree, acquisendo la capacità di avvolgere il mio corpo nelle fiamme senza bruciare e di trasformarmi rispettivamente in un golem o in uno spirito. Sconfissi tutti i demoni minori grazie ai nuovi poteri acquisiti e, ogni volta che ne sconfiggevo uno, percepivo che qualcosa in quella zona dell'Oblio cambiava.
Sconfitto l'ultimo demone minore mi ritrovai al punto di partenza, con Niall che mi guardava incredulo.
«Ce l'hai fatta sul serio! Ora puoi raggiungere il Demone della Pigrizia»
«Prima devo trovare i miei amici, ma non ho idea di come fare!»
«Beh, nell'Oblio bisogna volere per poter avere determinate cose. Forse se tu pensassi intensamente a loro mentre tocchi il bacile, forse...».
Toccai di nuovo la pietra ruvida del contenitore, dove la luce azzurrognola vorticava senza sosta; stampai nella mia mente il viso gentile di Wynne, gli occhi da gatta di Morrigan, il sorriso sincero di Alistair.

Mi trovai in uno spiazzo totalmente vuoto, tranne che per dei...cadaveri?! Osservai da vicino i corpi: erano tutti ragazzi piú o meno della mia età, tutti indossavano la tunica da apprendista. Solo in un secondo momento mi accorsi della figura inginocchiata al centro di essi.
«Wynne! Cosa fai qui?» esclamai sorpresa. Avevo immaginato che il demone creasse per ognuno di noi un sogno bello, che rispecchiasse i nostri desideri...non certo degli incubi!
«Lasciami sola, non vedi cos'ho fatto?» mi rispose sconsolata l'incantatrice anziana.
«Non crederci! É una menzogna!» la supplicai.
Wynne mi guardò con rimprovero «come puoi essere così insensibile di fronte a tanta morte?! Pensavo fossi un'amica, ma dov'eri nel momento del bisogno?»
«Wynne ti prego» dissi disperata "prova a pensare come siamo arrivati qui!»
La donna mi guardò, confusa e diffidente, poi lentamente disse "effettivamente non ricordo bene, è tutto così strano...»
«Ci ha intrappolati qui l'abominio, alla Torre del Circolo...ricordi?»
«Io...si...Ricordo qualcosa...»
Ma all'improvviso uno dei cadaveri si rianimò e parlò «no Wynne, il tuo posto è qui con noi! O vuoi abbandonarci di nuovo?»
«Via demone! Non cederò più ai tuoi inganni!» esclamò l'incantatrice, improvvisamente rinsavita.
Attaccammo insieme e in breve tempo sconfiggemmo quei falsi apprendisti, che scomparvero uno ad uno in una nuvola di fumo.
«Grazie Elionor, non avrei mai creduto di poter cadere vittima di un demone così facilmente!»
«Perfetto, ora possiamo tornare indietro e...» ma non feci in tempo a finire la frase che la mia ex-insegnante sparì nel nulla.
Rimasi impalata per una buona manciata di minuti, guardandomi attorno incredula: dove si era andata a cacciare? Tutto divenne nero all'improvviso: era evidente che, avendo interrotto il sogno di Wynne, quel luogo aveva cessato di esistere. Quando tornò la luce vidi davanti a me due donne che litigavano furiosamente. Ad una osservazione più accurata mi accorsi che altre non erano che Morrigan e...Flemeth?
«Vattene spirito, non m'inganni!» stava urlando la strega dagli occhi dorati.
«Io sono tua madre, piccola impudente! Non vuoi bene alla tua cara mamma?»
Uhm, se quello spirito voleva imitare la Strega delle Selve doveva mettersi ben più d'impegno: “cara” e “mamma” erano di sicuro due parole che Flemeth non avrebbe mai pronunciato, per lo meno non nella stessa frase.
«Smettila di tormentarmi! Oh sei tu!» esclamò Morrigan, vedendomi «aiutami a liberarmi di questo rompiscatole!»
«Ma perché non te ne sei liberata da sola se sai che è uno spirito?!» chiesi sorpresa.
«Perché è alquanto fastidioso, per essere un fastidioso inconveniente!»
Essere considerato un “fastidioso inconveniente” non piacque affatto allo spirito, che pensò bene di prendere a schiaffi il viso della mia amica.
«Oh, già meglio! Potrei quasi scambiarti per lei ora...però ormai è troppo tardi!» sogghignò la mora, spedendogli addosso uno dei suoi incantesimi di ghiaccio. Presto mi unii alla lotta anch'io, riuscendo a far scomparire in una nuvola di fumo l'ennesimo fastidioso spirito.
«Oh, finalmente! Certo, ci sarei riuscita anche da sola, ma...» Morrigan non riuscì a terminare la frase, poiché come Wynne sparì nel nulla.
«Ehi, ma vi state prendendo gioco di me?!» urlai in faccia ad Alistair. Senza che me ne fossi accorta ero stata trasportata nel suo sogno, però la mia sfuriata improvvisa non lo fece arrabbiare, anzi: mi guardò con un sorriso enorme e mi abbracciò.
«Elionor! Stavo pensando proprio a te!» esclamò entusiasta.
«Stavi pensando a me?» chiesi, arrossendo fino alla punta delle orecchie.
«Certo! Voglio presentarti una persona, so che non te ne ho mai parlato, ma lei è molto speciale per me!»
Mi portò qualche metro più in là, in mezzo ad un bel giardino di rose: una ragazza dai capelli biondo scuro e un viso angelico mi sorrise dolcemente, mentre attorno a lei giocavano alcuni bambini allegri.
«Lei è Goldanna» mi disse Alistair, guardandola con totale adorazione.
«Oh...» riuscii solamente a dire. Sapevo di essere in un sogno, ma qualcosa nel modo in cui il mio amico guardava quella bellissima ragazza mi rattristava.
«Lei è mia sorella! Da parte di madre e basta però!» mi spiegò subito dopo.
Improvvisamente la ragazza mi sembrò molto più simpatica.
«Dai rimani a cena con noi! Può rimanere vero, sorella cara?» chiese Alistair.
«Certamente, con piacere!» rispose Goldanna. Anzi, lo spirito che imitava Goldanna.
Improvvisamente mi ricordai perché ero lì «Alistair, mi dispiace dirtelo, ma devi venire via con me adesso!»
«No dai, solo per la cena!» mi rispose il biondo, con voce supplichevole.
«Si, ho già messo su la pentola sul fuoco» rincarò la dose lo spirito.
«Alistair, per favore vieni via con me! Non è tua sorella, è uno spirito che ti sta ingannando!» dissi, guardando il mio amico negli occhi.
«M-ma cosa dici, Elionor? Perchè ti inventi queste cattiverie, non è da te!»
«Ti prego, prova a pensare come sei finito qui!» esclamai, rifiutandomi di dargliela vinta.
«E va bene farò come dici tu» si arrese esasperato «anche se effettivamente non riesco a ricordare bene...»
«Ti ricordi la Torre del Circolo, l'abominio che ci ha addormentati?»
«Per il Creatore! Ora si che ricordo!» esclamò Alistair, spalancando gli occhi.
Ma lo spirito-Goldanna non ne fu molto contento: si rivolse al mio amico minacciando «e no caro fratellino, ora tu sei mio! Non vorrai andartene sul più bello?»
Alistair si parò istintivamente davanti a me, riparandosi con lo scudo, mentre lo spirito si lanciava contro di lui con un coltellaccio da cucina, apparso da chissà dove. Dopo qualche fendente ben assestato e qualche palla di fuoco, riuscimmo ad avere la meglio sulla falsa sorella. Anch'essa sparì in una nuvola di fumo.
«Grazie per avermi salvato!» mi disse Alistair sorridendomi «ora possiamo tornare...ma che mi succede? Ehi!». In men che non si dica, anche lui sparì nel nulla.
Mentre tutto intorno a me diventava nero, pregai il Creatore che non fosse successo nulla ai miei compagni. Quando tornò la luce mi ritrovai di fronte a Niall, che mi guardò speranzoso.

«Allora? Li hai trovati?»
«Si, ma sono spariti tutti!» risposi sconsolata.
«Probabilmente si sono risvegliati. Ora non ti resta che combattere il demone!».
“Come se fosse una cosa facile” pensai, cercando di trattenere il terrore che saliva nel mio petto.
«Prima che tu vada devo dirti una cosa» mi fermò Niall «non riuscirò a tornare indietro con te, è da troppo tempo che sono intrappolato qui».
«Mi dispiace, se potessi fare qualcosa io...»
«Non era questo che volevo dirti. Quando ti sveglierai dovrai recuperare dal mio corpo la pergamena con la Litania di Adralla: ti permetterà di bloccare i tentativi dei maghi del sangue di impadronirsi della tua mente».
Ringraziai e salutai Niall, incamminandomi verso il luogo dove avrei trovato il Demone della Pigrizia. Lo vidi in mezzo ad uno spiazzo libero, che mi guardava ghignando con aria di sfida. Per fortuna accanto a me apparvero all'improvviso i miei compagni, che mi diedero man forte: unendo le nostre forze riuscimmo ad avere la meglio sul demone, anche se la battaglia fu lunga e cruenta.

Ci risvegliammo nella stanza dove avevamo incontrato l'abominio, il cui cadavere giaceva ormai inerte a terra. Accanto vidi il corpo di Niall, ormai esanime: gli chiusi gli occhi e recuperai la Litania, che spuntava dalla tasca della sua tunica.
Arrivammo quindi all'ultimo piano della Torre, ma, prima di poter salire le scale per la Sala del Tormento, ci ritrovammo davanti ad uno spettacolo bizzarro: un giovane templare stava in un angolo, chino in preghiera, bloccato dietro ad una barriera arcana trasparente.
Mi avvicinai per capire se era posseduto pure lui, quando lo riconobbi.
«Cullen?!» chiesi incredula.
«Basta, smettetela di tormentarmi! Io resisterò a tutte le vostre lusinghe!» mi urlò contro lui.
«Cullen! Non mi riconosci?!»
«Certo che ti riconosco!» rispose, cadendo in ginocchio e congiungendo le mani come se fosse in preghiera «devono aver scavato in fondo nella mia testa per poter sapere quali sono i miei desideri più nascosti...e tra tutti proprio lei! Colei di cui mi sono invaghito e che rappresenta la mia vergogna!»
Arrossii violentemente di fronte a quella confessione così inaspettata: certo, i miei amici me l'avevano detto, ma non ci avevo creduto mai veramente!
«Ehm, Cullen...non sono una visione» dissi, guardandomi intorno a disagio, incrociando lo sguardo serio di Alistair, che stranamente sembrava volesse incenerire il templare con gli occhi.
Cullen mi guardò di nuovo e si rese conto che ero lì in carne ed ossa, così scattò in piedi di nuovo, ma sul suo viso apparve una smorfia quasi di disgusto «e allora perché sei tornata?»
Il tono che usò mi ferì, ma non lo diedi a vedere «dobbiamo salvare il Primo Incantatore, altrimenti Greagoir invocherà il Diritto di Annullamento!»
«È inutile, ormai sono spacciati! Uldred li avrà corrotti tutti!» ringhiò il biondo «dovete ucciderli, prima che sia troppo tardi!»
«Ragazzo, ti rendi conto di quello che stai dicendo? Potrebbero esserci degli innocenti lassù!» replicò Wynne.
«Non potete permettere che degli abomini vivano indisturbati!»
«Non rischierò di uccidere degli innocenti!» esclamai risoluta, mentre l'irritazione verso quel pallone gonfiato cresceva dentro di me.
«Voi siete pazzi! Se solo potessi liberarmi da questa prigione ci penserei io stesso!»
«Allora è un bene che tu sia bloccato lì» dissi, voltandogli le spalle e facendo cenno ai miei compagni di proseguire verso la Sala del Tormento.

Lo spettacolo che trovammo al piano superiore fu agghiacciante: Irving e gli altri incantatori anziani erano legati ad una colonna, mentre al centro della stanza c'era un gruppo di abomini che stava indirizzando contro ad un altro incantatore una magia oscura e pericolosa. Improvvisamente l'incantatore urlò, cadde a terra semisvenuto, ma subito dopo cominciò a trasformarsi sotto ai nostri increduli occhi: era diventato egli stesso un abominio.
Wynne si fece avanti coraggiosamente «smettila Uldred, per carità del Creatore!»
Solo in quel momento notai, poco lontano dagli abomini, un uomo pelato, dagli occhi piccoli e scuri, che ci guardava con uno sguardo divertito.
«Guarda guarda chi abbiamo qui...la servetta della Chiesa e la maga cocca di Irving!»
Quel commento mi colpì in pieno nell'orgoglio: non ero mai stata la cocca di nessuno, altrimenti non sarei mai diventata Custode! O no?
«Uldred, finiscila immediatamente! Se non porto Irving da Greagoir verranno uccisi tutti i maghi!»
Il mago proruppe in una risata senza gioia «Oh se Uldred fosse ancora qui forse qualche scrupolo se lo farebbe...ma non è così nel mio caso!»
«Che vuoi dire?» chiesi, domandandomi se la magia del sangue potesse dare di volta al cervello, se usata troppo a lungo.
«Ancora non l'hai capito? Ti facevo più sveglia di così...sia io che Uldred ci siamo sempre chiesti cosa vedesse in te il Primo Incantatore!»
Si volse verso gli abomini suoi sottoposti ordinandogli di continuare a torturare gli altri incantatori. Non potevamo più indugiare oltre se volevamo salvare i maghi rimasti, così attaccammo Uldred all'unisono, il quale sogghignò riparandosi dietro uno scudo spirituale.
«E così cercate lo scontro, misere creature! Allora vi accontenterò!».
Cominciò a tremare e i contorni divennero sfocati; all'improvviso raddoppiò in altezza ed in grossezza, la pelle divenne violacea e si ricoprì di scaglie dure come la pietra, il viso si deformò completamente lasciando al suo posto il ghigno orribile di un Demone della Superbia. Avevamo davanti uno dei demoni più forti di tutto l'Oblio e questo mi impietrì per qualche secondo sul posto, finché l'urlo di battaglia di Alistair mi scosse: dovevo intervenire e subito!
Lanciai a Morrigan la pergamena della Litania di Adralla e le ordinai «comincia a cantare!», sperando vivamente che le sue doti canore fossero migliori delle mie, quindi scagliai palle di fuoco a profusione verso il demone. Non vedevo più Alistair né Wynne, entrambi coperti dalla mole del mostro, il quale continuava a sferrare colpi brutali davanti a sé. “Ti prego, fa che non li abbia feriti!” pensai, girando tra le mie mani il bastone e lanciando l'unico incantesimo del ghiaccio che conoscevo, tentando di congelare sul posto la bestia. Come previsto il mio intento non ebbe l'esito sperato, ma almeno lo rallentò. Alistair spuntò di lato riuscendo a ferirlo sulla gamba, il demone urlò di rabbia, ma subito dopo produsse una risata sinistra e sollevò il braccio in alto, pronto a colpire il guerriero direttamente in testa; per fortuna riuscii a scagliare un Glifo di Paralisi all'ultimo, salvandolo da morte certa. All'improvviso sentii un forte dolore all'altezza della spalla destra, mi voltai e vidi uno degli abomini che mi sovrastava trionfante: non mi ero resa conto che anche loro avevano cominciato ad attaccarci. Per fortuna molti erano già stati abbattuti dagli incantesimi di Morrigan, la quale, continuando a cantare la Litania, mi guardò preoccupata, preparandosi a colpire l'abominio che se l'era presa con me. Quello allungò le sue mani deformi verso il mio collo, sicuramente tentando di strozzarmi, ma io mi ricoprii di elettricità e non appena mi sfiorò rimase folgorato sul posto. Mi resi conto solo in quel momento che il mostro mi aveva procurato una ferita profonda sulla spalla ed ora stavo sanguinando copiosamente; cercai di guarirmi, ma i miei progressi nella magia curativa non erano tali da consentirmi di richiudere completamente la ferita. Vagai con lo sguardo in cerca di Wynne, sperando in un aiuto in più, ma la trovai seduta sul pavimento, stremata. Strinsi i denti sopportando il dolore, mi volsi di nuovo verso il Demone della Superbia e vidi che Alistair era riuscito a metterlo in ginocchio, così decisi di finirlo con un'altra serie di palle di fuoco.
Finalmente l'energumeno crollò definitivamente a terra, ma non era ancora morto: produsse di nuovo la sua risata inquietante e mi guardò dritta negli occhi «e così pensi di poter sfuggire di nuovo al tuo destino, sciocca ragazza?».
Mi bloccai scioccata ed un senso di gelo si impadronì di me: cosa intendeva? Perchè per la seconda volta sentivo una frase del genere da parte di un demone?
Alistair gli puntò la spada alla gola «smettila demone, non hai nessun potere sulle nostre menti!»
Quello ghignò compiaciuto «dunque la maga non ricorda davvero nulla? Questo ci semplifica molto le cose».
Alistair si preparò a sferrare il colpo mortale, ma lo fermai «aspetta! Cosa intendi demone? Cosa dovrei ricordare?».
Alistair mi guardò, la spada sfiorava la gola della creatura, ferendola e facendo fuoriuscire un rivolo di sangue demoniaco «Elionor, non credergli! E' un demone, cerca solo di confonderti!».
Ma il dubbio si era insinuato in me, sentivo che c'era qualcosa che dovevo sapere, qualcosa di fondamentale.
Il demone ridacchiò di nuovo «sei destinata a cose molto più grandi dell'essere una semplice maga umana...non ti sei mai chiesta da dove derivi la forza del tuo fuoco?».
Confusa lo guardai, c'era un fondo di verità nelle sue parole. Fin da quando ero arrivata al Circolo i miei poteri erano stati notati dagli incantatori anziani, ma mai mi erano sembrati preoccupati, di conseguenza avevo sempre dato per scontato che fossero parte di me.
«In fondo lo sai di non essere mai stata normale. Ma questi poteri sono solo una cosa di poco conto rispetto a quello che il primo demone vivente della storia può fare!» continuò il demone, leggendo la confusione sul mio volto.
A quelle parole qualcosa nella mia mente si spezzò. Davanti a me sfrecciarono immagini confuse: vidi una donna castana circondata da fiamme che urlava il mio nome e si allungava tentando di afferrarmi, qualcuno che mi trascinava lontano, occhi demoniaci che mi fissavano ed infine fuoco, tutto intorno a me era in fiamme. Sentii un potere enorme che mi fluì sulle mani e senza pensare lo indirizzai verso il demone; mi accorsi di stare urlando solo quando sentii la gola bruciarmi. Non capivo più nulla.
Ad un certo punto alle mie orecchie arrivò lontana la voce di Wynne, che evidentemente si era ripresa, che urlava «no Elionor! Fermatela o finirà per uccidersi!».
Subito dopo una mano mi prese per la spalla in modo deciso e sentii i miei poteri che scemavano, la mia mente che si calmava e vacillai. Mi voltai e vidi il viso di Alistair a pochi centimetri dal mio che mi guardava tra il preoccupato ed il sofferente, quindi persi i sensi.

Note dell'autrice:
Salve a tutti! Scusatemi per il ritardo, ma tra impegni vari, Dahlia e Ser Pounce-a-lot
non ho avuto molto tempo per aggiornare! Passando al capitolo, devo dire che è stato
un vero e proprio PARTO! Mi scuso con tutti voi per la lunghezza esorbitante di questo
capitolo, ma per necessità di trama ho dovuto spiattellare tutta la parte della Torre qui!
Comunque, diciamo che ora verrà il bello...Elionor ha un passato! Ebbene si! La storia
del "demone vivente" mi è venuta in mente perchè da qualche parte ho letto che in DA
i demoni non sono considerati vivi, in quanto possono creare ma non concepire. Ora,
non so se tra le note di questa ff devo piazzare un bel "what if?", dato che le cose
cambieranno un po' dalla trama originale (più che altro le parti che coinvolgono Elionor
e, indirettamente, Alistair). Oh, non odiatemi Mellis, vi prego! :O
Ok, penso di aver detto tutto, vi invito di nuovo a scrivermi
pareri/consigli/commenti eccetera eccetera ;) ! Alla prossima!
Baci <3
Lunete

   
 
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