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Autore: Marty_199    26/05/2015    2 recensioni
L’amore..dicono sia il sentimento più bello e più sincero che una persona può provare. Ma due ragazzi rimasti soli, senza mai aver avuto una vera dimostrazione d'amore dalle famiglie possono crederci? Riescono a provarlo senza averne paura?.
Eulalia è una ragazza di diciotto anni cresciuta in orfanotrofio, nella vita ha dovuto superare difficoltà che l’hanno portata a chiudere i suoi sentimenti e ad avere paura di provare amore verso qualcuno, perché la sua vita gira intorno alla convinzione che prima o poi tutti se ne vanno.
Duncan è un ragazzo di vent’anni, molto attraente e all'apparenza superficiale. Nessuno sa del suo passato tormentato che torna ogni giorno nel suo presente. La sua vita naviga nella rabbia, mentre vive nella proiezione di una felicità che non sente davvero sua, cercata tra le cose più banali: nelle donne, nella rissa e molte volte nell'alcool.
Ma può davvero l'amore non comparire mai nella vita di una persona? Tra vari incontri e amicizie i due ragazzi all'apparenza diversi si ritroveranno a provare l'uno per l'altra il sentimento tanto temuto, potrebbe essere l'inizio di qualcosa per entrambi..che li porterà su vie del tutto inaspettate.
Genere: Azione, Comico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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                                                               PASSANDO ALTRO TEMPO INSIEME


Eulalia riaprì lentamente gli occhi, guardando dritto davanti a se vide un tetto bianco, si alzò mettendosi seduta, il piumone era marroncino chiaro, la stanza spaziosa ma molto disordinata, l’armadio era aperto e c’erano un paio di vestiti maschili buttati sul lato destro del letto.

Ad Eulalia ci vollero dei buoni cinque minuti per ricordare il perché era li e dove, quasi cascò dal letto per la fretta con cui si alzò, non era tornata all’ora stabilita da Catarina! Corse al bagno per prendere la felpa, se la rimise di tutta fretta, guardandosi di sfuggita allo specchio vide che aveva i capelli completamente scompigliati, e la guancia che aveva poggiato sul cuscino più rossa dell’altra, si fermò due minuti, giusto il tempo di presentarsi in condizioni un poco più sistemate, poi sentì la porta di casa aprirsi e corse nel salone, si era quasi scordata di chiedersi dove fosse Duncan.
Appena nel salone lo vide, le guance leggermente rosse, i capelli sistemati con la cresta bionda un po’ alla rinfusa, indossava un cappotto lungo nero, un po’ allo stile Matrix, con sotto un maglione scuro a collo alto, sotto jeans blu scuro né troppo larghi né troppo stretti, in mano teneva due buste.
<< Ciao ladra di letti>> Duncan posò sul tavolo del salone le due buste, poi si levò il cappotto alla Matrix poggiandolo sul divano.
<< Ei ladra di letti a chi?>>
<< A te, mi sono svegliato sul pavimento e tu spaparanzata sul mio bel letto>> Eulalia lo guardò accigliata, lui si era addormentato su di lei, e forse muovendosi nel sono lo aveva spostato facendolo cadere, ma era decisamente innocente era lui che infondo l'aveva voluta con sé.
<< A sì? Aspetta ma tu ti ricordi di ieri?>>

Duncan la guardò, come se ci stesse seriamente pensando, ma possibile? Davvero doveva pensarci? Eulalia ricordava tutto, la doccia, il bacio e l’essersi addormentati insieme, sembrava fatto apposta, era già la seconda volta che succedeva qualcosa tra loro e lui sembrava non ricordare. Eulalia pensò che o soffriva di Alzheimer o chissà magari aveva una parte del cervello che eliminava ricordi come quelli, nell’istante in cui succedevano.
<< Perché che è successo?>> Duncan alzò il sopracciglio, nella classica espressione di chi non ricorda o che non sa di che cosa si sta parlando, Eulalia lo guardò, impossibile che soffrisse di Alzheimer da così giovane, che lo facesse apposta a non ricordare?.
<< Ti sei addormentato su di me>> decise di saltare la parte prima, non sapeva bene neanche lei perché, ma se lui sembrava volerla dimenticare perché lei doveva ricordargliela?
<< Oh, b’é capita>> Duncan fece spallucce andando nella sua camera, e ritornando poco dopo nel salone, con i pantaloni della tuta, una maglietta normale a maniche lunghe blu, e come sembrava stare sempre per casa, scalzo, starnutì due o tre volte tirando su col naso.
<< Sì capita>> Eulalia lo guardò e appena lo vide a piedi scalzi sospirò.
<< Non andare in giro scalzo, ieri dopo la doccia sei collassato e per poco non mi prende un colpo.>>
<< Se, prima che mi dimentichi.>>
Eulalia lo vide mentre frugava nella tasca del cappotto.
<< Ho parlato con Kevin e siamo d’accordo.>>
<< Su cosa?>> Duncan tirò fuori delle chiavi e gliele tirò, Eulalia le prese al volo alzando lo sguardo interrogativo su di lui.
<< E’ la chiave di questo appartamento, Kevin si fida, puoi venire quando vuoi>> Duncan si sedette sul divano poggiando il capo all’indietro.
<< E tu ti fidi?>>
<< Forse>> Duncan rispose serio accendendo la Tv, Eulalia si sentì un po’ delusa a non aver sentito un sì deciso come risposta alla sua domanda.
<< Mi sarei sorpresa di sentire un sì, comunque io devo andare.>>
<< Okay, tranquilla tanto sono abituato a stare solo>> la voce seria di Duncan le fece stringere il cuore, e come per un flash le tornò in mente quello che aveva sentito all’ospedale, si sentiva in colpa, spiare una persona in quel modo, non l’aveva mai fatto, ma ora non riusciva a togliersi dalla mente la voce di Duncan bassa e roca, tanto sofferente mentre parlava a quella che a quanto pare doveva essere la madre.

Eppure Eulalia ricordava bene di aver sentito, la prima sera che si erano visti, Duncan dire “le guardavo sempre con mia madre” da li aveva dedotto che la madre fosse morta, Eulalia scosse la testa per togliersi dalla testa quei pensieri, da quando si impicciava così degli affari degli altri? Era sempre stato il tipo che se ne stava in disparte, eppure quel ragazzo, per quanto potesse essere scorbutico, antipatico e sì, anche abbastanza stronzo quando ci si metteva, la attraeva in un modo diverso, non era solo il fatto che fosse bello e atletico ad attrarla, era un qualcosa di più profondo e questo la spaventava.
Eulalia avrebbe tanto voluto dirgli quello che aveva visto la sera prima, ma si morse la lingua prima che le uscisse una qualsiasi domanda, non era per niente una buona idea, a meno che non volesse passare per una maniaca stalker, eppure doveva farlo. In quel momento non fu molto coerente con se stessa.
<< Duncan senti, l’atra volta quando stavi male e io sono tornata a casa, sono passata vicino un ospedale e ti ho visto, come mai eri lì?>> Eulalia saltò il momento in cui presa dalla curiosità lo aveva seguito. Duncan sembrò irrigidire le spalle, anzi si irrigidì tutto ed Eulalia si maledì per non essere stata zitta, sotto lo sguardo intenso che ora le mandava Duncan mentre la guardava, lei si passò una mano nei capelli nervosa.
<< Lì c’è mia madre>> la sua voce era talmente seria che sembrava voler impedire altre domande da parte sua, ed Eulalia non chiese altro.
<< Mi dispiace, spero che stia bene.>>
<< E’ in coma da quattro anni.>>
Eulalia si morse il labbro, e ora cosa doveva dire? Duncan aveva le spalle più curve, lo sguardo sempre con quel cipiglio serio, ma ora più cupo.
<< Vado a trovarla una volta al giorno.>>
<< Duncan mi dispiace davvero, tuo padre viene con te?>>
<< Lui è morto e mia madre è in coma, ci vado da solo>> la sua voce era roca, in quel preciso istante Eulalia avrebbe voluto sprofondare nella terra e non uscire più, con una semplice domanda era riuscita a far risalire una nota così drammatica della vita di una persona, non aveva mai pensato che la vita di Duncan nascondesse delle parti tanto dolorose.
<< Scusa non mi sarei dovuta impicciare, la smetto di fare domande giuro>> Eulalia si tormentò le mani, parlando con aria colpevole.
<< Non lo potevi sapere, fare domande è normale.>>
“Non se le risposte fanno così male per chi le da”
Eulalia avrebbe voluto rispondergli quello, ma si limitò a pensarlo, Duncan sembrava non voler dare a vedere il proprio dolore o la tristezza, ed Eulalia non voleva di certo ricordarglielo. Nessuno dei due parlò per qualche secondo, che sembrarono durare un eternità, ma poi la voce del ragazzo ruppe il silenzio imbarazzante.
<< Se devi andare vai.>>
<< Sì, se ti fa piacere torno.>>
<< Non hai la scuola?>> Duncan la guardò.
<< No, sono iniziate le vacanze.>>
<< E’ per questo che ieri Kevin non era a scuola?>> Duncan sembrava quasi sorpreso.
<< Nessuno ieri era a scuola.>> Eulalia sorrise, certe volte Duncan sembrava cascare dalle nuvole.

<< Ma tu non dovresti andare al primo anno di college?>> le chiese improvvisamente, cogliendola alla sprovvista.
<< Sì, dovrei, ma per vari motivi ho iniziato un anno dopo e quindi ora frequento ancora il liceo.>>
Duncan annuì semplicemente, Eulalia increspò le labbra in un altro sorriso avvicinandosi alla porta sul corridoio che l'avrebbe condotta alla porta d'uscita.
<< B’è vado>>
Lui gli fece di sì con la testa salutandola, Eulalia uscì e appena fuori corse verso l’orfanotrofio, questa volta si sarebbe dovuta inventare una scusa plausibile o sarebbe stata nei guai, per fortuna fuori sembrava non fare troppo freddo, splendeva il sole, e questo riscaldava il vento gelido, non aveva ancora nevicato, di solito a New York nel mese di Dicembre c'era la probabilità di neve, Eulalia sperava che anche quell’anno non facesse eccezione, le piaceva molto divertirsi in mezzo alla neve, sotto questo punto di vista era ancora una bambina.
 

 

Duncan sedeva ancora sul divano, in tv non facevano altro che trasmettere i classici film natalizi, anche se a lui non dispiacevano, gli tenevano un minimo di compagnia.
Il telefono gli squillò.
<< Pronto.>>
<< Ei Duncan, sono Kevin senti oggi parto per casa, ci si vede quando torno.>>
<< Va bene idiota, portami qualche regalo, possibilmente i soldi dell’affitto>> Duncan ghignò immaginandosi l’espressione di Kevin.
<< Si tranquillo li porto>> balbettò lui, facendolo ridere.
<< Va bene.>>
<< Ciao.>>
Duncan chiuse la chiamata, questo sarebbe stato l’ennesimo natale di merda, passato da solo davanti la tv, ma poco gli importava, di certo non era il primo, prese della birra dal frigo e bevve.
 

 

Eulalia correva per la strada, doveva arrivare il prima possibile, girò l’angolo talmente velocemente che per poco non la investirono, non si preoccupò troppo di ascoltare gli insulti provenienti dal guidatore e continuò a correre, avrebbe potuto prendere i mezzi, ma come una scema si era scordata di portarsi i soldi dietro quando era andata con Kevin a casa, era convinta che non le sarebbero serviti, la permanenza a casa di Duncan non era nei suoi programmi.
Arrivò davanti l’entrata dell’orfanotrofio a tempo di record, si piegò un momento sulle ginocchia respirando a fondo per la corsa, facendo un ultimo respiro profondo entrò. Raggiunse di fretta la sua camera, ma fu tutto inutile, davanti la sua porta era appostata Catarina come fosse pronta ad aggredire la preda, mentre si girava verso di lei e la squadrava seria.
<< Catarina mi dispiace tanto>> cominciò ma fu subito bloccata.
<< Mi hai fatto morire di paura! Di nuovo!>>

Eulalia si morse il labbro avvicinandosi a lei, con aria colpevole.
<< Scusa, solo che una mia amica stava molto male, sono dovuta rimanere con lei e mi sono addormentata a casa sua>> Catarina la scrutò, come per cercare di capire se quella fosse la verità o no, ormai Eulalia stava diventando brava a inventare bugie sul momento, forse anche troppo brava.
<< Va bene, l’importante è che non sei stata in giro di notte>> Eulalia la guardò, non aveva alcuna voglia di passare il natale chiusa nell’orfanotrofio, aveva voglia di fare qualcosa di diverso. Allungò la mano nella tasca e sentì il freddo del metallo delle chiavi dell’appartamento di Duncan
<< Senti Catarina, questi giorni potrei stare da lei? Sta ancora male e visto che è a casa da sola ho paura che potrebbe sentirsi male, di nuovo, posso?>> Eulalia per cercare di convincerla meglio gli fece gli occhioni, Catarina sospirò e sembrò doverci pensare a lungo, ma alla fine annuì.
<< Va bene io ti lascio andare, ma poi voglio la conferma che è tutto vero, me la dovrai presentare questa amica, non appena starà meglio ovvio.>> Eulalia sgranò appena gli occhi sorpresa, diavolo si era messa nei casini da sola! Non aveva nessuna amica in particolare, se non le compagne di scuola, ma nessuna aveva un legame tanto stretto con lei da sapere dell’orfanotrofio o qualsiasi cosa sulla sua vita privata.
Eulalia uscì di corsa dall’orfanotrofio, avevano appena finito di pranzare e Catarina le aveva finalmente dato il via libera, e lei non vedeva l’ora di poter riuscire, aveva intenzione di tornare a casa di Duncan ma oggi era la vigilia di natale, e non aveva intenzione di presentarsi a mani vuote.

Prese l’autobus al volo, che la portò sulla solita strada che percorreva se aveva voglia di vedere qualche negozio, lì c’è n'era uno maschile e solo pochi giorni prima aveva visto dei jeans strappati, che era sicura a Duncan sarebbero stati benissimo.
Appena arrivata percorse tutta la via a grandi e veloci falcate, fino ad arrivare al negozio che le interresava, i jeans che le interessavano erano ancora esposti, non sarebbe stato difficile trovarli, si mise ad esaminare tutti gli scaffali e li trovò molto velocemente, l’unico problema era che non sapeva bene la taglia esatta di Duncan.
Per andare sul sicuro prese quelli più larghi, infondo lui era alto e aveva molta massa muscolare, non era mingherlino, molto probabilmente gli sarebbero stati.
Li portò alla cassa.
<< Senta, caso mai questi pantaloni volessi cambiarli posso tornare?>>
<< Ma certo, basta che tiene lo scontrino>> la commessa sorrise, Eulalia pagò e prese la busta con dentro i pantaloni, le rimaneva solo una cosa da fare, andò a comprare un paio di piastrine, come quelle militari che si mettono al collo, su una fece scrivere il nome di Duncan e il cognome, non sapeva molto di lui, così si limitò a quello aggiungendoci un bel "Buon natale ragazzaccio".

Mentre l’altra la lasciò normale, se Duncan avesse voluto avrebbe potuto farsi incidere quello che voleva.
Ora che aveva tutto non le rimaneva che andare a casa di Duncan, riprese l’autobus e appena scesa alla fermata si incamminò verso casa sua, sperava che a lui non desse fastidio se si era, in un certo senso, autoinvitata a casa sua, ma non aveva voglia di restare chiusa nella sua stanza.
Appena arrivata davanti il portone di Duncan stava per citofonare, ma infilando le mani in tasca si ricordò che aveva le chiavi dell’appartamento, forse era un po’ esagerato, ma già che le aveva tanto valeva usarle.
Aprì il portone e salendo i primi gradini si ritrovò davanti la porta di Duncan, infilò la chiave e aprì, quasi si sentiva un'estranea e si ritrovò a pensare che avrebbe preferito citofonare che entrare così, ma ormai lo aveva fatto, e se Duncan aveva sentito la serratura scattare sarebbe stato ancora più da idiota richiudere e citofonare, quindi Eulalia fece un respiro profondo ed entrò percorrendo il corridoio.
<< Duncan>> arrivò al salone e vide con sorpresa che Duncan era a testa in giù, come in una verticale ma si reggeva anche con la testa, le gambe in alto leggermente divaricate, con addosso solo i pantaloni della tuta. Appena si accorse della sua presenza, in un secondo e in un modo molto sciolto cascò in capriola plastica sul pavimento e si rialzò velocemente girandosi verso di lei.
Eulalia rimase per un momento a fissarlo, ormai aveva perso il conto di tutte le volte che lo aveva visto a petto nudo.
<< Ciao, che figo.>>
Duncan sorrise appena, mentre sistemava il tappeto che aveva messo vicino il divano.
<< Intendevo quello che hai fatto>> esordì lei imbarazzata.

Duncan con sempre il sorrisetto stampato in faccia la guardò.
<< Capoeira, è uno stile di combattimento.>>
<< Wow e da quando lo fai? Insomma immagino che ce ne voglia di tempo per impararlo.>>
<< Da quando sono piccolo, non è esageratamente difficile se sei forte.>>
<< Allora non fa per me>> Eulalia sorrise e Duncan la guardò serio.
<< No non direi, sei tornata per qualcosa?>> Si sistemò i pantaloni andando verso la cucina, Eulalia nascose la busta dietro di sé il meglio possibile.
<< Non proprio, il fatto è che non avevo niente da fare.>>
<< Mh>> Duncan prese un pacchetto di patatine e si sedette sul divano di fronte a lei, cominciando a mangiare.
<< Allora non addobbi neanche un po’ la casa?>>
Duncan la guardo col sopracciglio alzato, continuando a sgranocchiare le patatine.
<< Perché dovrei?>>
<< Perché sarebbe molto più carina e allegra, insomma almeno l’albero.>>
<< No, non mi va.>>

Eulalia sbuffò.
<< Come sei triste, comunque va bene se resto un po’ qui?>> Duncan si portò indietro la frezza bionda facendo spallucce.
<< Sì>> Eulalia sorrise e si sedette sul divano accanto a lui.
<< Sai che ore sono?>>
<< Le sei, quindi è presto e dobbiamo trovare qualcosa da fare per ingannare il tempo.>> Duncan annuì e ci pensò su.
<< Sai giocare a carte?>>
<< Sì.>>
<< Anche a Strip poker?>> Duncan la guardò con sguardo di sfida ed Eulalia annuì.
<< Bene bene>> Duncan si alzò e da una mensola presente sul muro vicino la Tv, prese un mazzo di carte da Poker.
<< Giochiamo? O hai paura di perdere?>>
Eulalia lo guardò, con serietà e divertimento mischiati insieme.
<< Giochiamo, ma bisogna mettere un limite al gioco.>>
<< Ma non è divertente sennò,hai così paura di perdere? Chi vince resta vestito, chi perde si spoglia>> Duncan alzò il sopracciglio ghignando, le si avvicinò guardandola dritta in faccia ed Eulalia indurì un poco lo sguardo.
<< Scordati che mi spoglio del tutto davanti a te.>>
<< Giochiamo e scopriamolo>> Duncan fece il suo solito sorrisetto strafottente e da piacione.
<< Io gioco ma te l’ho detto, ho un limite.>>
<< Che vigliaccona>> Duncan si sedette al tavolo in cucina, ed Eulalia si sistemò davanti a lui, Duncan diede le carte e cominciarono a giocare, il primo giro non fu molto lento, anzi durò poco e a vincere fu Duncan, che sorrise soddisfatto e indico la maglietta di Eulalia, a dire che la doveva levare.
<< Cavolo>> Eulalia se la sfilò, ma sotto aveva una canottiera, sorrise soddisfatta, certo la canottiera era bianca e abbastanza trasparente, ma le bastò nascondere il tutto con i lunghi capelli rossi e nascondendosi il più possibile dietro il tavolo perché si potesse vedere il minimo. Duncan scosse la testa e sorrise.

Ripresero a giocare tra poche chiacchiere e Duncan vinse anche la seconda mano.
<< Ma si dai, leva quelli>> Duncan le fece capire che intendeva i pantaloni.
<< E dai passamela buona questa.>>
<< No, queste sono le regole.>>
Eulalia annuì, ma se li sfilò da sotto il tavolo, mettendoli subito sopra le gambe, anche se a coprirla c’era il tavolo intero, quel gesto era stato quasi istintivo. Continuarono a giocare e per fortuna le altre due partite le vinse Eulalia, Duncan si sfilò la felpa che si era messo per giocare restando a petto nudo, non che fosse una novità per lei, e nella seconda mano Duncan dovette levarsi anche i pantaloni, ma non si fece problemi a sfilarseli davanti a lei, portava i boxer, il che per fortuna coprivano, ma Eulalia aveva avuto anche l’occasione di vederlo in mutande, a pensarci con Duncan aveva fatto molte cose nonostante si conoscessero da poco e in tutte Eulalia ricordava di aver sorriso, ormai fare le cose con lui, persino giocare a Poker tanto per fare, era un modo per divertirsi e sentirsi bene.
<< Ultima sfida, chi vince resta come sta chi perde senza niente, forza>> Duncan le lanciò uno sguardo di sfida ma Eulalia fece di no scuotendo la testa.
<< E’ un gioco Eulalia, poi potrei perdere io.>>
<< Non mi importa che è un gioco, e se perdo io?>>
<< Non ti guardo se perdi>> la voce di Duncan fu quasi rassicurante, ma Eulalia non se la sentiva di continuare.
<< Tanto non c’è la farei lo stesso, è già tanto che sto così>> Eulalia si indicò, in realtà era coperta dalla canottiera che anche essendo bianca e troppo trasparente era comunque coperta dai capelli, e anche se si era levata i pantaloni li aveva sopra le gambe e di conseguenza era coperta, eppure per lei era già tanto, Duncan sospirò.
<< E va bene>> si alzò e mise apposto le carte da dove le aveva prese, si rimise solo i pantaloni e dopo aver preso una birra dal frigo si sedette sul divano, Eulalia rindossò i suoi vestiti alla svelta, fu quasi più veloce di flash nel rimetterseli, guardò Duncan e lo vide mentre ingurgitava il liquido ambrato della birra.
<< Se vuoi mangiare nel frigo ho qualcosa>>

Eulalia annuì e aprì il frigo, vedendo quello che c’era dentro, cucinò e apparecchiò alla svelta per due. Duncan tornò a sedersi al tavolo mangiarono alla svelta, chiacchierando tra loro di varie cose. Poi appena finito lasciarono tutto così e Duncan tornò sul divano con in mano una birra mentre beveva dei sorsi generosi.
<< Non bere troppo, io non c’è la faccio questa volta a riportarti sul letto mezzo morto.>> Duncan le lanciò un’occhiata infastidita senza dire una parola, e continuò a bere.
<< Auguri Duncan>> alzò la bottiglia di birra in aria poi bevve un altro generoso sorso, Eulalia sorrise appena scuotendo la testa.
<< Non bere.>>
Duncan la guardò continuando a bere, Eulalia non capiva perché facesse così, ma non voleva vederlo stare di nuovo male e gli si avvicinò mettendosi davanti a lui in piedi.
<< Ma sei sordo?>>
<< No>> bevve un altro sorso, Eulalia spazientita afferrò la bottiglia.
<< Allora smettila idiota.>>
<< No>> Duncan riafferrò la bottiglia strappandogliela dalle mani, ma Eulalia non era disposta ad arrendersi, la riafferrò tirando dalla sua parte.
<< Sì.>>
<< No... ma che>> il telefono di Duncan squillò e appena aprì il cellulare dalla chiamata si sentì una voce femminile squittante e allegra.
“Auguri amore mio!! Tanti auguri a te! Tanti auguri a te, tanti auguri Duncan!”
Persino Eulalia poté sentire quella cantilena, la ragazza aveva urlato, quando guardò Duncan non vide altre che una smorfia schifata, sembrava essere percorso da un brivido di terrore.
<< Oh mio dio e ora questa matta come aveva il mio numero?>>
<< Wow un’altra matta? Questa sembrava davvero euforica.>>
<< Che schifo, mi ha fatto quasi paura>> Duncan chiuse la chiamata buttando il telefono su un lato del divano, Eulalia si ritrovò a pensare alle parole della ragazza che gli aveva urlato "tanti auguri", che fosse il compleanno di Duncan?.
<< Aspetta tanti auguri? E' il tuo compleanno?>>
<< Se, ventuno oggi>> Duncan si passò una mano sulla faccia e riprese la bottiglia per bere, Eulalia si portò dietro l’orecchio una ciocca impertinente di capelli e lo guardò.
<< Perché non me lo hai detto?>>
<< Volevi saperlo? B’è ora lo sai, auguri a me!>> Eulalia gli strappò dalle mani la bottiglia prima che potesse bere ancora.
<< Sì mi avrebbe fatto piacere saperlo, e ora basta bere!>>

Duncan mugugnò di disappunto e si alzò guardandola.
<< Ridammela.>>
<< No, basta non ti ubriacare anche questa sera>> Eulalia si girò diretta in cucina e decisa a far sparire quella bottiglia.
<< Allora voglio qualcos’altro>> Duncan le si avvicinò prendendola per le braccia e girandola verso di sé, non c’era cattiveria nel suo gesto, ma Eulalia si accorse che stava tentando di baciarla, si scansò guardandolo seria.
<< No, te ne stai seduto e basta.>>
<< No, non mi va>> Duncan la guardò a sua volta serio, quando assumeva questo sguardo a Eulalia sembrava che le iridi scure dei suoi occhi diventassero completamente nere come tizzoni ardenti, il che gli conferiva un che di affascinante e anche abbastanza inquietante allo stesso tempo. L'alcool lo aiutava forse, ma non poteva vivere di quello, lo cambiava troppo.
<< Ti costa tanto non bere per un po’? E startene tranquillo sul divano?>>
<< Sì>> Duncan la teneva ancora per le spalle, eppure ora quella vicinanza non le dava fastidio, né sentiva più l’impulso di allontanarsi.
Improvvisamente Duncan fu scaraventato a terra dal suo cane, che gli era saltato addosso e gli stava leccava tutta la faccia.
<< Ferma, Ohè basta!>> Estel non demordeva a lasciarlo in pace e Duncan cominciò a ridere, Eulalia andò al lavandino buttando la birra rimanente, nel sentire la risata di Duncan le era venuto istintivo sorridere anche a lei. Appena si rigirò vide Duncan seduto a terra scomposto, con davanti il cane che scodinzolava, i capelli arruffati, come sempre era la frezza bionda la più disordinata, e con il sorriso spontaneo sulle labbra. Eulalia doveva ammettere che Duncan quando sorrideva era molto più bello, soprattutto in quella posizione, era maledettamente bello, sembrava essere completamente rilassato con se stesso.
Si girò un attimo per buttare la bottiglia nel secchio e quando si rigirò Duncan era scomparso.
<< Dove sei finito?>> si avvicinò al punto in cui era lui poco prima, ma subito dall’angolo vide qualcuno sbucare.
Duncan le saltò addosso, Eulalia riuscì per miracolo a non cadere a terra, ritrovandosi tra le braccia di lui e lanciando un urletto di paura.
<< Sei scemo?! Mi hai fatto prendere un colpo!>> non riuscì a nascondere una nota di divertimento dipingerle la voce, Duncan scoppiò a ridere poggiando la testa sulla sua spalla.
<< Volevo fare un agguato silenzioso, ma mi è venuto male>> le sue parole erano interrotte dalle risate, ed anche Eulalia si ritrovò a ridere.
<< Che stupido, senti che ore sono?>>
<< Bho, ma chissene è il mio compleanno, quindi fa niente.>>
<< No lo devo sapere per una cosa.>>

Duncan guardo l’orologio appeso nella cucina.
<< Mezzanotte e tre>> Eulalia non capiva come il tempo fosse passato tanto velocemente da ritrovarsi a mezzanotte, eppure a quanto pareva era volato e lei non se ne era nemmeno accorta.
Eulalia si allontanò andando verso il tavolo, la busta vi era nascosta sotto, quando si erano messi a giocare non aveva trovato nessun posto dove metterla e quello era sembrato l’unico.
<< Che stai facendo?>> Eulalia lo ignorò infilandosi sotto il tavolo e prendendo la busta, notando che per fortuna il cane non l’aveva morsa, riuscì da sotto il tavolo con la busta in mano.
<< Che è?>> Duncan la guardò interrogativo.
<< Il tuo regalo di natale e visto che è il tuo compleanno,  insomma di tutte e due, natale e compleanno>> Duncan diventò improvvisamente serio, spostando lo sguardo dalla busta a lei.
<< Non lo voglio, non mi piace il natale te l’ho detto>> tornò a sedersi sul divano ed Eulalia lo seguì.
<< Dai mi ci sono anche impegnata, insomma non è niente di che ma.>>
<< Ma non ti ho chiesto di farmi regali>> le rispose Duncan serio, continuando la frase per lei.
<< Infatti l’ho fatto di mia spontanea volontà>> Eulalia lo guardò, con ancora la busta in mano e un sorriso affettuoso sul volto.
<< E perché?>> Duncan la guardò dritta negli occhi ed Eulalia ricambiò lo sguardo.
<< Non lo so, mi faceva piacere>> Duncan sospirò e allungò la mano verso di lei.
<< Dammi qua va>> sembrava avere un tono quasi seccato.
<< Potresti almeno sorridere eh.>>
<< Dammelo e basta.>>

Eulalia sbuffò passandogli la busta, Duncan la aprì e le prime cose che tirò fuori furono le piastrine.
<< Ma che coatta>> sorrise appena poggiandole sul divano.
<< Buon natale ragazzaccio? Non la metterò mai>> annunciò tra il serio e il divertito, tirando poi fuori anche i pantaloni, li guardò un attimo poi posò uno sguardo indagatore su Eulalia.
<< Sai la mia taglia? Sei una stalker, magari sai anche quanto peso.>>
<< No scemo mi sono regolata, se ti stanno piccoli li puoi cambiare.>>
Duncan poggiò la roba sul divano.
<< Adesso sarò costretto a farti per cortesia un regalo di natale>> il ragazzo si alzò andando in camera sua, Eulalia non sapeva come prendere quel commento, di certo non era costretto a farle un regalo e stava giusto per dirglielo, quando lui tornò con qualcosa in mano, le venne vicino e Eulalia sentì le sue mani sul collo.
<< To’ prendi>> Eulalia fu percorsa da un piccolo brivido per il suo leggero tocco e portandosi le mani al collo sentì il contatto con qualcosa di metallico, era una collana, con attaccato un ciondolo.
<< E questa?>> Eulalia si alzò per guardare il riflesso della collana allo specchio più vicino, era bellissima un ciondolo a forma ottagonale con gli angoli arrotondati e nel mezzo il simbolo dello Ying e lo Yang, il tutto sembrava essere d’argento.
<< Che bella, cosa significa l’amuleto?>>
<< Se non ricordo male, il raggiungimento della pace interiore o roba così.>>

Eulalia sorrise e tornò a sedersi vicino a lui, Duncan si massaggiò le tempie.
<< Credo sia meglio che vai a riposarti.>>
<< Non mi va di dormire>> Duncan si alzò mettendosi la felpa e infilandosi le scarpe da ginnastica.
<< Perché ti vesti?>>
<< Vado da una parte>> Duncan la guardò, con uno sguardo diverso, Eulalia non riuscì a decifrarlo bene, non era serio, né sorrideva, sembrava stesse pensando.
<< Anzi andiamo da una parte.>>
<< Oh va bene>> Eulalia si rimise il giacchetto, Duncan aprì la finestra, in un secondo scavalcò e saltò giù, Eulalia si sentì mancare un battito, dove diavolo saltava quel matto?!.
<< Duncan!>> si avvicinò di corsa alla finestra affacciandosi.
<< Che strilli?>> Eulalia tirò un sospiro di sollievo, Duncan era atterrato sulle scale anti incendio, lui alzò le braccia verso di lei.
<< Dai salta>> Eulalia alzò gli occhi al cielo e saltò giù in uno strano impeto di fiducia verso di lui, si sentì afferrare dalla presa salda delle sue braccia e a seguire della sua mano.
<< Mi hai fatto prendere un colpo!>>
Duncan la guardò sorridendo e cominciò a salire le scale.
<< Esagerata, perché dovrei buttarmi dalla finestra? Non ho mica visto un miniponi.>> Eulalia ridacchiò, improvvisamente sentì un calore alla mano e andando a guardare notò che la sua mano era coperta da quella di Duncan che l’aveva presa con la sua, Eulalia si lasciò tenere per mano godendosi quel poco di contatto tra loro.
<< Dove andiamo?>>
<< Vedrai>> Eulalia rimase in silenzio, guardandolo con la coda dell’ occhio e sorridendo nel vedere le loro mani ancora intrecciate, non vedeva l’ora di scoprire dove la stesse portando Duncan.

   
 
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